Nota Bene:L'ossidiana - detto anche l'oro nero della Sardegna, è un vetro vulcanico la cui formazione è dovuta al rapido raffreddamento delle lave. Ha contribuito a far nascere e crescere i primi commerci oltremarini della Sardegna, che hanno portato contatti con popoli lontani, utili al formarsi di una notevole civiltà.
Parli di Elena Ledda e della sua musica e sei costretto ad usare parole che chi legge avrà sentito almeno un migliaio di volte: la musica di Elena Ledda è struggente, dolorosa, profonda. Che novità: musica o non musica, mainstream o no, tutto oggi è drammatico e struggente; tutto è straordinariamente sincero; tutto è incredibilmente profondo. E allora dire struggente-dolorosa-profonda è come aver compiuto un abuso, è come non aver detto niente. Ma Elena Ledda ha la fortuna di poter superare le parole e annichilire le definizioni (plastificate come la musica che definiscono, irritanti per la tracotanza con cui vengono propinate). Elena Ledda, la sua voce, le sue canzoni possiedono la verità del cuore, quell’Autenticità che - udite, udite - esiste ancora e ancora pulsa incessante, seppur in situazioni poco pubblicizzate come lo è Amargura, il suo ottavo album. Elena Ledda è di Selargius, vicino a Cagliari; è un soprano appassionato della musica (i cantadores) e della limba (la lingua) della sua terra, la Sardegna. Partendo da queste premesse e con l’aiuto del maestro Lino Canavacciuolo e della tromba di Paolo Fresu (quest’ultimo in verità non così peculiare) Elena Ledda canta la sua amargura, l’amarezza. Le sue canzoni sono vere e proprie lamentazioni, inarrestabili passaggi di sofferenza con punte di disperazione, o ferite lievi ma continue, che travalicando l’oscurità della lingua scontornano il cuore, lo solcano, gli danno comprensione e verità. Dalla ninnananna via via sempre più travolgente di Carinnius alle indesiderate riflessioni della delicata title-track o di In s’ora - passando per quel urlo di eroicità inaspettatamente ritrovata in un pezzo come Nights in white satin (traduzione dell’originale dei Moody Blues, in italiano la fiacca Ho difeso il mio amore) - Amargura è un denso percorso verso la massima lamentazione finale di Tre mamas, traduzione in sardo di Tre madri di Fabrizio De Andrè. La voce della Ledda che dialoga con il violino prefico di Lino Canavacciuolo rianima pienamente la tragedia di una donna costretta ad accettare la privazione di un figlio. Difficile immaginarne una versione migliore: a chi ascolta non resta che abbandonarsi ad una forte, fortissima arresa.
Luca Barachetti
Biografia
Nata a Selargius, paese alla periferia di Cagliari, da famiglia di umili origini contadine, ha fin da bambina sviluppato un desiderio di riscatto attraverso le arti e soprattutto la musica. Ha frequentato il conservatorio del capoluogo studiando oboe e voce. Elena,nonostante le potenzialità della sua voce da soprano, ha preferito dedicare la sua carriera al genere folk, sebbene col tempo arricchito di ricerca e sperimentazione.
Al 1979 risale il suo album "Ammentos", che ha già tra i crediti quel Mauro Palmas che sarà una presenza fondamentale per la sua carriera: con lui forma nel contempo la band Suonofficina, nella quale sperimenterà un'evoluzione della musica sarda che in futuro la porterà dentro l'ambito della cosidetta world music.
Nel 1984 pubblica il nuovo album "Is Arrosas" e in quegli stessi anni è spesso ospite sul canale regionale Videolina della trasmissione musicale di folk tradizionale sardo Sardegna Canta, di cui un anno ha avuto anche l' onore della sigla d' apertura. Ma accanto a queste partecipazioni che accrescono la sua popolarità, continua la sua ansia di ricerca colta con collaborazioni con artisti quale il re della new age Andreas Wollenweider. In questo stesso periodo i Suonofficina evolvono nei Sonos, un progetto di gruppo aperto con la finalità di sperimentazione della musica etnica sulla base del patrimonio tradizionale della sua isola. [red] Negli anni 90 la carriera prosegue con la pubblicazione di "Incanti" (1993) mentre continua un'attività dal vivo che porterà Elena ad esibirsi in tutto il mondo.
All' inizio del nuovo millennio la cantante, prima superficialmente considerata sola una figura popolare, ha raggiunto ormai uno stadio di notevole apprezzamento da parte della critica. In seguito alla morte di Maria Carta nel 1994, è lei a divenire l' immagine stessa della Sardegna in musica.
I dischi "Maremannu", uscito nel 2001 e "Amargura" del 2005, confermano lo stato di grazia raggiunto e una consolidata maturità artistica. Quest'ultimo album, che vede la collaborazione di Lino Cannavaciuolo, si arrischia in sonorità a metà strada tra le vibrazioni ancestrali del patrimonio della Sardegna e quello più codificato e melodico di Napoli.
Nonostante Elena Ledda sia originaria del sud dell'isola, le sue canzoni sono prevalentemente in logudorese, la variante settentrionale della lingua sarda considerata generalmente più letteraria e musicale, ma sporadicamente ha anche cantato in lingua campidanese e gallurese, e persino in lingua catalana. L' artista selargina ha collaborato con Fabrizio De Andrè, Lester Bowie, Don Cherry, Andreas Wollenweider, Savina Yannatou, Maria del Mar Bonet, Paolo Fresu, Noa e Andrea Parodi.
Modificato da - bakkiseddu in Data 10/06/2008 17:19:49
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La sua voce, melodiosa e struggente, evoca armonie che sanno di medioriente e di fado. Difficile dimenticarla mentre si esibisce sulle rive della laguna di Santa Giusta, riempendo la notte con una musica che proviene dall'anima: forse anche Othoca si è risvegliata per ascoltarla.
27 feb 2008 21.00 ETNIKA Teatro Comunale SAN GAVINO 28 feb 2008 21.00 ETNIKA Teatro Verdi SASSARI 29 feb 2008 21.00 ETNIKA Teatro Civico ALGHERO 1 mar 2008 21.00 ETNIKA Teatro Eliseo NUORO 2 mar 2008 21.00 ETNIKA Teatro del Conservatorio CAGLIARI 3 mar 2008 21.00 ETNIKA Teatro Centrale CARBONIA 5 mar 2008 21.00 ETNIKA Teatro Comunale TREVISO 15 mar 2008 21.00 BOXIS PO PASCA MANNA Chiesa Iglesias 18 mar 2008 21.00 Etnafest Catania 19 mar 2008 21.00 BOXIS PO PASCA MANNA ( parrocchia San Giorgio) QUARTUCCIU CA 13 apr 2008 21.00 Paolo Fresu, Antonello Salis, Elena Ledda, Kocani Orkestar Saint Vincent 18 apr 2008 21.00 ETNIKA Teatro Nuovo TORINO 4 mag 2008 18.00 Contivizos tra Deus e recreu CREMONA 28 mag 2008 21.00 ETNIKA Teatro Verdi PISA 2 giu 2008 21.00 Sonos ’e memoria SINGAPORE 18 lug 2008 21.00 Trio Ledda Marcotulli Palmas Junas ( francia) 19 lug 2008 21.00 Sonos ’e memoria Junas ( francia) 27 set 2008 21.00 Sonos ’e memoria NEW YORK
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bravissima cantante e interprete della nostra isola ma, per me, troppo consevatrice. Durante un concerto disse che per lei non era giusto che pseudo gruppi che dicevano di fare musica sarda la facessero con troppi suoni che non facevano parte della nostra tradizione(chitarre e batterie,per intenderci gruppi rock o giù di lì). Secondo me è grazie a questi gruppi (per citarne alcuni, janas, cordas et cannas ecc)che la musica sarda ha ritrovato interesse da parte dei giovani e non solo!
Modificato da - serdianesu in data 09/03/2008 16:08:43
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Serdianesu de nascita,Guasillesu de adozioni. salludi e trigu!
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Elena Ledda (Selargius, 1959) è una cantante e cantautrice italiana in lingua sarda; è attualmente considerata la voce femminile sarda di maggior successo.
No, miss, hai colto una delle caratteristiche di Elena Ledda -che a me piace molto, ma a piccole dosi: reinterpreta il canto sardo in chiave "mediterranea", e non ne avrebbe bisogno. Ha tecnica e timbro per riuscire convincente senza trasformare quel che canta in musica da suk. Le critiche maggiori le muovo a chi le tradusse in sardo: "tre madri" di Fabrizio de Andrè. Lei fu bravissima e dolente, la sua voce fu il prologo ideale ad Antonella Ruggiero che cantava "Ave Maria", sempre di de' Andrè... Ma quella poesia fu tradotta in modo pedestre! perchè non tenere le rime anche in sardo?
Titu non ses fizu 'e Deus Ma pro te morit su coro meu... Non mi pare così irrispettoso dell'originale!
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Inserito il - 09/06/2008 : 16:49:18
dr folk ha scritto:
No, miss, hai colto una delle caratteristiche di Elena Ledda -che a me piace molto, ma a piccole dosi: reinterpreta il canto sardo in chiave "mediterranea", e non ne avrebbe bisogno. Ha tecnica e timbro per riuscire convincente senza trasformare quel che canta in musica da suk. Le critiche maggiori le muovo a chi le tradusse in sardo: "tre madri" di Fabrizio de Andrè. Lei fu bravissima e dolente, la sua voce fu il prologo ideale ad Antonella Ruggiero che cantava "Ave Maria", sempre di de' Andrè... Ma quella poesia fu tradotta in modo pedestre! perchè non tenere le rime anche in sardo?
Titu non ses fizu 'e Deus Ma pro te morit su coro meu... Non mi pare così irrispettoso dell'originale!
Cercherò di scoltarla anche in altre canzoni
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