Forum Sardegna - Piccola grande Nuoro (di Furfuraju)
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Nota Bene: Alla periferia di Goni (Ca) in località Peinconi a circa 400 m s.l.m. è presente una zona fossilifera di scisto nero a Graptoliti, minuscoli animali marini vissuti tra il Siluriano ed il Ludlow Inferiore, che formavano colonie in fondali argillosi. Si ritiene che da essi siano scaturiti gli antichi esseri marini.



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 Piccola grande Nuoro (di Furfuraju)
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furfuraju
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 08/08/2007 : 08:21:32  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di furfuraju Invia a furfuraju un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Invitato da adelasia ad intervenire in questa sezione del forum e solleticato dall’orgoglio, mi son chiesto in che modo partecipare. Ho scritto, in passato, poesie in italiano e anche una in francese (mai in sardo e mi spiace). Ma son cose andate, da tenere per me, segrete. E, poi, non mi rappresentano come sono oggi. Mi sembrerebbe di fare una scopiazzatura, un plagio nei confronti di me giovane, a volerle proporre qui. Né, in questo tempo, mi viene alcun estro poetico. Mi son detto, invece, che ho molte cose da raccontare, fatti di quand’ero bambino, di quando Nuoro era ancora una bidda, nonostante si fregi dell’appellativo di “città” da quasi due secoli.
Come ha scritto Albertina, “i ricordi dell’infanzia sono sacri” e “tornare a questo mondo è (…) come tornare a casa dopo un lungo viaggio”.
Ma come raccontarli?
I ricordi si agitano nella mia memoria confusi, lacunosi, filtrati dalla maturità dell’età avanzata. Timorosi di farsi avanti. Sono fatti che riguardano me, la mia infanzia, ma coinvolgono parenti e personaggi che magari non vogliono essere riconosciuti.

Ricordate l’inizio di “Piccolo grande uomo” in cui un Dustin Hoffman (70 anni oggi ) sapientemente truccato interpreta un vecchio di 121 anni che - dice lui - è l’unico superstite della battaglia di Little Big Horn e racconta la storia della sua vita ad un giornalista che si presenta con un magnetofono per intervistarlo?

Ecco, fate conto che, fra sessant’anni o più, io mi metta davanti ad una webcam e cominci a raccontare, a spizzichi e bocconi, la mia vita su YouTube… Sedetevi comodi, collegatevi e seguite una storia in parte vera e in parte frutto della fantasia e delle divagazioni di un ultracentenario rimbambito.

Pronti? E allora…

- Fa girare quel coso e stai zitto!

CAPITOLO I – Chissà dov’era casa mia.

I cavalli dei Carabinieri erano stupendi. Era la prima volta che li vedevo là, nel cortile della caserma Mameli, e mi sembrava di assistere ad uno spettacolo del circo equestre. Anzi di più, perché la visione dei militari sui loro destrieri mi sembrava qualcosa di proibito, da spioni indiani sul sentiero di guerra e, dunque, da osservare stando bene attenti a non farsi scorgere.

Con cinque o sei compagni di scuola avevamo costituito una squadretta di vagabondi che, in quella primavera dei nostri dieci anni, andava esplorando i dintorni di Nuoro. Allora c’era un solo istituto elementare ed ognuno di noi abitava in una zona diversa. Chi era esperto di un vicinato si incaricava di fare da guida agli altri, ma le nostre incursioni non si limitarono mai ai posti conosciuti i quali servivano, invece, solo come base di partenza per esplorare le campagne circostanti.

Lì, a Sant’Onofrio, nel boschetto di pini soprastante la caserma, ci eravamo già stati ed avevamo vissuto un momento drammatico perché una banda di ragazzini del luogo ci aveva notato nei nostri giri e ci aspettava al varco per tenderci un’imboscata. Cercarono di sconcarci a sassate, ma le nostre gambe furono più veloci delle loro pietre e non ebbero il tempo di aggiustare la mira.

Quando, dopo alcuni giorni, tornammo, avevamo le tasche dei calzoncini colme di ghiaia prelevata dal vicino cantiere del tribunale e non ci facemmo sorprendere. Rispondemmo colpo su colpo spostandoci velocemente tra gli alberi e, non so loro, ma noi ne uscimmo indenni o quasi. Comunque sia andata per le loro teste, dopo la prova di forza ci lasciarono in pace e fummo liberi di circolare nel loro territorio, sebbene rimanessimo a reciproca distanza di sicurezza.

Anche se Sant’Onofrio rimaneva il luogo preferito per le nostre scorribande, la voglia di scoprire nuove frontiere ci portò a Biscollai e a Tanca Manna e ci spinse presto verso il monte Ortobene, la Solitudine, Borbore… e Caparedda.
Un luogo incantato, una pozza d’acqua limpida tra gli alberi in cui si poteva trovare refrigerio dopo la camminata lungo un sentiero aspro e fiancheggiato da rovi che lasciavano il ricordo delle loro spine sulle nostre gambe nude.

Un giorno salimmo fin su, al Redentore, dove già ero stato, ma solo con la corriera - il postalino lo chiamiamo noi - o con la vecchia “Balilla” di mio zio, e fu facile arrivarci. Non so come, in poco tempo ci trovammo in cima senza fatica, senza stanchezza, senza affanno alcuno. Ma si era fatto tardi. Il sole, a ponente, indugiava ancora dietro alcune nubi basse sull’orizzonte, disegnando nel cielo terso una raggiera cangiante, ma, in breve, il buio ci avrebbe impedito di ritrovare i sentieri della scorciatoia. Uno di noi, ardito, disse di conoscere una via ancora più rapida e, senza attendere, si lanciò lungo il pendio in una corsa sfrenata. Gli stemmo dietro, fiduciosi e incoscienti. Quasi volando venimmo giù a precipizio, tra l’erba alta, saltando i cespugli e le pietre più grosse, incuranti delle punture dei cardi, liberi e felici.

Qualche giorno dopo, ci ritrovammo di nuovo a Sant’Onofrio e ancora una volta indugiammo fin verso il tramonto. Così, desiderosi delle nostre case e della cena e del riposo, riprendemmo il volo: come avevamo fatto sul monte… Daiiii! …e giù per la china. C’era una pozza d’acqua davanti a me, nascosta tra l’erba. Io avevo intuito il pericolo perché sapevo che c’era, salendo ci eravamo fermati a lanciare sassi nell’acqua, ma non potevo arrestare la corsa e credevo, nella foga, di superarla con un balzo prodigioso. Vi caddi dentro, naturalmente, e una fitta lancinante al polso sinistro mi fece, per quello che mi parve un attimo, perdere i sensi.

Non so come, arrivai a casa che imbruniva e vi trovai mio padre, ché mia madre, trepidante per l’insolito ritardo, era andata a cercarmi dai parenti. Babbo, brusco ed accigliato, mi fece lavare e cambiare, ma non mi toccò con un dito, anche se le punizioni corporali erano di sua competenza.
Mamma, addetta ai rimproveri verbali, mi trovò già ricomposto e pronto per la cena ed evitai, per una volta, una lavata di testa da parte sua. Per tre giorni e più, il dolore al polso fu tremendo da sopportare. Ogni minimo movimento mi dava la scossa, ma fui abile a dissipare ogni possibile sospetto e non dissi mai niente della storta, finché il dolore si attenuò e scomparve.

Quella fu la stagione della mia emancipazione. Avevo scoperto che il mondo, al quale avevo diritto e che poteva appartenermi, era più grande di casa mia, del cortile e del vicinato. Eppure avevo già visto il mare e Cagliari e Roma, ma vi ero stato in viaggio con i miei, legato ad essi, nella sicurezza della protezione familiare.

Quando, diversi anni dopo, mio padre raccontò qualcosa della sua infanzia, per esempio di quando andava a impojare a Caparedda, capii perché, quella sera, non si era levato la cinghia.


Prossimamente (se gradito):

CAPITOLO II – Quel bambino che giocava in un cortile.



_____________________
coltivo una rosa bianca...






Modificato da - Agresti in Data 08/08/2007 18:39:33

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: Ventspils  ~  Messaggi: 1975  ~  Membro dal: 30/07/2007  ~  Ultima visita: 26/08/2024

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Crilo

Utente Attivo


Inserito il - 08/08/2007 : 08:27:59  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Crilo Invia a Crilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
il racconto mi e' piaciuto molto;sono curiosa di leggere altre storie! ma cosa vuol dire impojare a caparedda?






 Regione Sardegna  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 577  ~  Membro dal: 27/06/2007  ~  Ultima visita: 08/08/2013 Torna all'inizio della Pagina

furfuraju
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 08/08/2007 : 08:36:24  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di furfuraju Invia a furfuraju un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Fare il bagno (impojare) in un laghetto in località "Caparedda".

_____________________
coltivo una rosa bianca...







 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: Ventspils  ~  Messaggi: 1975  ~  Membro dal: 30/07/2007  ~  Ultima visita: 26/08/2024 Torna all'inizio della Pagina

Crilo

Utente Attivo


Inserito il - 08/08/2007 : 08:45:02  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Crilo Invia a Crilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
; una richiesta....a me piacciono le storie di banditi;per caso c'e' qualcosa a riguardo,scriveresti un'appuntino?





 Regione Sardegna  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 577  ~  Membro dal: 27/06/2007  ~  Ultima visita: 08/08/2013 Torna all'inizio della Pagina

Paradisola

Amministratore




Inserito il - 08/08/2007 : 09:09:01  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Paradisola Invia a Paradisola un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
E' gradito eccome furfuraju!! Scrivi così bene che quasi mi dispiace aver letto tutto così in fretta..attendo impaziente il secondo capitolo

Ciao, Domenico






 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 9778  ~  Membro dal: 11/04/2006  ~  Ultima visita: 30/11/2020 Torna all'inizio della Pagina

Nuragica

Moderatore




Inserito il - 08/08/2007 : 10:45:41  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Nuragica Invia a Nuragica un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bellissimo racconto furfuraju..
Mi sono immersa piacevolmente nella lettura,
e ad un certo punto mi è parso di far parte di quella simpatica
banda di "teppe".. Molto coinvolgente..
Bravissimo..
Aspettiamo il seguito..

P.S.
Prenditi pure un po' di tempo.. tanto io sono in vacanza!!


_________________________________________________
... vegno del loco ove tornar disio






 Regione Lombardia  ~ Città: trexentese inviata speciale nel nord Italia  ~  Messaggi: 15406  ~  Membro dal: 11/04/2006  ~  Ultima visita: 23/10/2020 Torna all'inizio della Pagina

luna
Salottino
Utente Attivo



Inserito il - 08/08/2007 : 15:02:28  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di luna Invia a luna un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
molto bravo complimenti , una testimonianza molto interessante,dovrebbero leggerla i ragazzi che non sanno cosa vuole dire divertirsi........
per quanto riguardo altre storie, mi piacerebbe leggerne altre........


luna







 Regione Sardegna  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 693  ~  Membro dal: 26/06/2007  ~  Ultima visita: 25/05/2011 Torna all'inizio della Pagina

Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 08/08/2007 : 16:52:38  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Messaggio di furfuraju

Invitato da adelasia ad intervenire in questa sezione del forum e solleticato dall’orgoglio, mi son chiesto in che modo partecipare. Ho scritto, in passato, poesie in italiano e anche una in francese ....


E sono ben contenta di averlo fatto, dopo aver letto la straordinaria pagina che hai scritto, con una prefazione che non è certo da meno.
Un personale affresco su una città nella quale le tue "nuove frontiere" sono ora anonimi quartieri... esiste ancora il luogo incantato? O lo era anche per l'ebbrezza della scoperta della libertà, che non era il mare, non era la lontana Cagliari, ma l'acconto sulla tua autonomia???
Volendo, ma proprio con il lanternino, muoverti un appunto... lo troverei nei titoli dei capitoli, che a mio parere meritano ben altro che il richiamo a una nota canzone dei Nomadi. A meno che non ci sia un successivo intreccio....Attendiamo incuriositi l'evoluzione del racconto, con "quel bambino che giocava in un cortile": a presto!!!!






Modificato da - Adelasia in data 08/08/2007 17:36:12

 Regione Sardegna  ~ Città: nuoro  ~  Messaggi: 2881  ~  Membro dal: 23/05/2006  ~  Ultima visita: 07/09/2024 Torna all'inizio della Pagina

furfuraju
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 08/08/2007 : 23:29:19  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di furfuraju Invia a furfuraju un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
[red]adelasia ha scritto:
...a mio parere meritano ben altro che il richiamo a una nota canzone dei Nomadi...

Vi ringrazio tutti per l'incoraggiamento, ma credo che, per il momento dovrete accontentarvi di un semplice assaggio.

Il secondo capitolo è pronto e lo posterò domattina, dopo averlo riletto a mente fresca.

Non è mia intenzione scrivere un libro, anche se, ritornando con la mente agli anni cinquanta, mi riaffiorano alla memoria tanti fatti e personaggi che, effettivamente, potrebbero dar corpo ad un progetto serio.

Prima o poi scriverò ancora della vecchia Nuoro, ma per il momento mi prendo una pausa di riflessione...
Tanto Nuragica è in vacanza!!! (beata lei)

Violetta (sola)

Sempre libera degg'io
Folleggiar di gioia in gioia,
Vo' che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer,
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta ne' ritrovi
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.


SEMPRE NOMADI

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coltivo una rosa bianca...







 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: Ventspils  ~  Messaggi: 1975  ~  Membro dal: 30/07/2007  ~  Ultima visita: 26/08/2024 Torna all'inizio della Pagina

Alexa
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 08/08/2007 : 23:41:39  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Complimenti aspettiamo con ansia il continuo!

Alessandra







 Regione Toscana  ~ Prov.: Pistoia  ~ Città: Quarrata  ~  Messaggi: 1114  ~  Membro dal: 31/03/2007  ~  Ultima visita: 29/10/2008 Torna all'inizio della Pagina

Baroniesa

Utente Medio



Inserito il - 08/08/2007 : 23:45:23  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Baroniesa Invia a Baroniesa un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Concordo con Adelasia, è un bellissimo affresco della vecchia Nuoro, i quartieri che hai nominato non li conosco alla perfezione ma so come sono oggi... quella pozza d'acqua limpida fra gli alberi a Caparedda è oggi forse ingabbiata nei tubi?
Non vedo l'ora di leggere il seguito






 Regione Sardegna  ~ Città: Nuoro  ~  Messaggi: 253  ~  Membro dal: 14/02/2007  ~  Ultima visita: 17/09/2011 Torna all'inizio della Pagina

furfuraju
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 09/08/2007 : 08:15:56  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di furfuraju Invia a furfuraju un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Eccomi qui, come promesso.
Dopo di che lasciatemi tranquillo, mentre tranquilla... mente mi leggo Tranquillo e, magari, intervengo in "sorridiamo" (ho in mente un paio di cosette leggere, per folleggiare un pò ).

CAPITOLO II – Quel bambino che giocava in un cortile.

Sa mastra
, bontà sua, ci faceva lavorare molto in classe e aveva la saggezza di non darci compiti scritti a casa. Potevo dunque studiare la lezione assegnata nell’immediato dopopranzo e ripassarla la mattina presto, prima della scuola.

Nell’esame di passaggio alla scuola media, fummo tutti promossi. Il regalo che ricevetti io fu un agognato paio di pattini a rotelle. Grossi, pesanti, difficili da mettere ai piedi, occorrevano scarpe robuste, scarponcini invernali anzi, ché bisognava regolarne la lunghezza e poi stringere bene i fermi, perché non scappassero in punta.

Dopo molti tentativi e molte cadute riuscii a restare ritto e dopo altri tentativi ed altre cadute imparai ad andare avanti e indietro nel corridoio di casa, dopodiché mi sentii pronto per unirmi agli altri fortunati possessori di pattini. Il luogo delle nostre evoluzioni erano i “giardinetti” nella terrazza sopra la stazione della “Satas”, dove, con un minimo di attenzione, non c’erano pericoli per sé e per gli altri. Ma in un caldo pomeriggio d’estate, quando tutti i cristiani assennati se ne stavano rinchiusi al fresco e le strade erano deserte, volli tentare una missione impossibile.

Mi portai in cima ad una salita, sul marciapiedi, e indossai i pattini. Mi misi in piedi tenendomi vicino al muro, mi assicurai che nessuno venisse su per l’erta e mi staccai puntando in basso.
Realizzai immediatamente il rischio. Chi conosce le discese di Nuoro, può capirlo e, forse, in qualche modo l’avevo capito anch’io, perché avevo evitato la più ripida, accontentandomi (per il momento!) di quella meno impegnativa. Acquistai subito velocità e, già dopo pochi metri, mi chiesi come avrei potuto fermarmi prima che il marciapiedi terminasse: non avevo spazio per curvare, cribbio! Quei pochi centimetri di alzata della cordonata erano un salto micidiale, in quelle condizioni! Mi buttai a terra da un lato, atterrando sulla spalla e cavandomela con qualche ematoma, ma salvai la testa e la spina dorsale.

*****

Questa mia passione per le discese aveva, probabilmente, una radice. Quand’ero ancora più piccolo e i miei mi portavano al cinema Eliseo per vedere qualche film di cappa e spada o un western, all’uscita scappavo via e, eccitato dalla visione dei cavalli al galoppo, dall’alto di via Roma mi lanciavo follemente nella corsa, fin dove via Deffenu ritorna in piano. Quel marciapiedi, allora, era unico, senza gradini, ed era un bel correre. I miei, dopo essere stati colti di sorpresa la prima volta, mi lasciavano andare senza timore… Almeno fintanto che non feci un ruzzolone e arrivai in basso a dùmida*. Ma, all’epoca, ero fatto di gomma e non ebbi che qualche escoriazione.

Queste esplosioni di vitalità, però, non erano la norma. Il mio terreno di gioco, sino a che non mi involai dal nido, era piuttosto il cortile di casa e le mie occupazioni ludiche erano, perlopiù, tranquille e contemplative.

Nello stretto vicinato, quando i vecchi inquilini di mia nonna si trasferirono altrove e venne ad abitare un’altra famiglia con una bambina, fui, per un paio d’anni, l’unico maschietto. Mia sorella e le sue amichette, più grandi di me, subivano con sopportazione la mia presenza tra loro e non mi degnavano di eccessiva confidenza. Da parte mia non mi andava di unirmi ai loro giochi e passatempi da femmine. In quel tempo - avrò avuto sei o sette anni - stavo, dunque, molto per conto mio e, talvolta, inventavo un compagno immaginario per sfidarlo a duello.

Il cortile circondava la casa per tre lati. Era l’ultima porzione della vasta proprietà di mio bisnonno che due guerre, il frazionamento fra gli eredi e gli espropri per la costruzione di edifici pubblici si erano portati via.

Su un lato c’era un terreno incolto, a volte affittato come deposito di materiali da costruzione, ma a volte libero, ottimo per provare lanci di ogni genere di oggetti e per prendere a calci il pallone contro il muro di cinta. Su un altro lato c’era la legnaia, la grande vasca in graniglia per lavare la biancheria grossa e lo stenditoio per il bucato e, poi, uno stretto corridoio dal quale si accedeva al giardino con i lillà e alcuni alberi da frutto, un pergolato ombroso, l’edera, invadente, che aggrediva i muri, la malva per decotti miracolosi, le aiole con crochi, calle, margherite e con le erbe aromatiche, una fila di vasi di gerani variopinti.

C’era, in fondo al giardino, un’aiola brulla, per quel che ricordo mai coltivata, forse perché il suolo non aveva humus e non vi attecchivano che poche erbacce. Ma quello era il regno delle formiche le quali vi avevano costruito un grosso formicaio con diverse entrate a forma di piccolo cono, tronco in cima. Io tentai, a più riprese, di trasformare quel villaggio nuragico in una moderna città con le sue vie e i suoi palazzi, tracciando un reticolo di strade e costruendo manufatti con ogni pezzo di legno e di latta di cui venivo in possesso. Le formiche non vollero profittare del progresso piovuto gratuitamente dall’alto e si ostinarono a percorrere le loro strade e ad abitare le loro tane ipogee. Forse perché il risultato, alla fine, somigliava ad una baraccopoli piuttosto che ad una città?
Ma non mi arresi e decisi di dotare la metropoli del massimo del confort: una piscina! Scavai, dunque, la buca, un po’ con una zappa senza manico e un po’ con le unghie (per oltre un mese non ebbi bisogno che mi venissero tagliate). Con un piccolo recipiente andai e tornai, avanti e indietro, per ore, dalla fontanella alla buca, cercando di riempire quello che pareva un pozzo senza fondo. Poi, per diversi giorni, abbandonai l’impresa, finchè un benefico temporale estivo non imbibì a sufficienza la terra e la buca trattenne l’acqua.
La cosa più difficile, però, fu cercare di convincere le formiche ad entrare a mollo. Non ci fu verso. Ingrate!


*Dùmida: mio padre usò proprio questo termine per descrivere il mio rotolare, ma è detto, propriamente, del movimento della trottola che gira rapidamente su se stessa.


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Modificato da - furfuraju in data 09/08/2007 08:27:46

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: Ventspils  ~  Messaggi: 1975  ~  Membro dal: 30/07/2007  ~  Ultima visita: 26/08/2024 Torna all'inizio della Pagina

Crilo

Utente Attivo


Inserito il - 09/08/2007 : 08:35:49  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Crilo Invia a Crilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
mi ha un po' fatto impressione il gesto dello scavare,ho sentito le unghie che s'indebolivano!


voglio storie di banditi! voglio storie di banditi!






 Regione Sardegna  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 577  ~  Membro dal: 27/06/2007  ~  Ultima visita: 08/08/2013 Torna all'inizio della Pagina

furfuraju
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 09/08/2007 : 14:07:10  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di furfuraju Invia a furfuraju un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Crilo ha scritto:
voglio storie di banditi! voglio storie di banditi!


Eh! ...Banditi …banditi...

E che ne posso sapere, io ? Ma, se anche fosse…
Omertoso sono!

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coltivo una rosa bianca...







Modificato da - furfuraju in data 09/08/2007 14:09:28

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: Ventspils  ~  Messaggi: 1975  ~  Membro dal: 30/07/2007  ~  Ultima visita: 26/08/2024 Torna all'inizio della Pagina

Paradisola

Amministratore




Inserito il - 16/08/2007 : 20:49:17  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Paradisola Invia a Paradisola un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
furfuraju ha scritto:

Chi conosce le discese di Nuoro, può capirlo e, forse, in qualche modo l’avevo capito anch’io, perché avevo evitato la più ripida, accontentandomi (per il momento!) di quella meno impegnativa.


eccome se ti capisco! nel breve periodo della mia infanzia che ho trascorso a Nuoro ho disceso il vico Mughina in qualsiasi modo!!

aspetto il III capitolo






 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 9778  ~  Membro dal: 11/04/2006  ~  Ultima visita: 30/11/2020 Torna all'inizio della Pagina

Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 19/08/2007 : 21:52:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Idem: attendo il nuovo capitolo...o finirà la mia, di omertà, e fornirò alle discendenti delle tue "ingrate formiche" il nome di quel sadico palazzinaro....






 Regione Sardegna  ~ Città: nuoro  ~  Messaggi: 2881  ~  Membro dal: 23/05/2006  ~  Ultima visita: 07/09/2024 Torna all'inizio della Pagina
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