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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 29/03/2012 : 09:04:16
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Attenzione al contesto però...nell'Arrubiu, vicino alle ossa, sono stati trovati i fori degli spiedi! Mangiavano anche loro , e si trattavano bene.
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risosardonico
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 09:20:53
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Pasto rituale o no, è chiaro che durante tali riti si procedeva alla cottura dei cibi, ma il problema non è questo, ripeto perchè lasciare gli ambienti in quelle condizioni? resti di pasto, frammenti ceramici, focolari rituali con all'interno vasi cerimoniali, presenza di sedili banconi, spesso la presenza di oggetti votivi di pregio in quantità. Sono questi gli indizi che andrebbero esaminati con maggiore attenzione.
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risosardonico |
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meria
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Inserito il - 29/03/2012 : 10:34:03
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| risosardonico ha scritto:
Lo sforzo che devono fare le nuove generazioni di archeologi e di ricercatori indipendenti è quella di soffermarsi sui dati restituiti dai nuraghi e cercare di dare loro una interpretazione. Solo così riusciremo a comprendere la destinazione d'uso che i nuragici diedero al loro monumento più rappresentativo.
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Questo è, appunto, il metodo investigativo di cui lamentavo la mancanza nell'indagine archeologica.
Nell'era lilliana si è utilizzato un metodo sostanzialmente opposto: prima si è stabilito cos'è stata la civiltà nuragica e qual'era la funzione del nuraghe e in seguito furono adeguati gli indizi - cioè i dati restituiti dagli scavi- alla siffatta teoria. E così le tessere che compongono il quadro dei lilliani debbono descrivere necessariamente uno stato di guerra perenne. Si giunge perfino ad interpretazioni parossistiche (si pensi ai nuraghi trappola o alle pietre sferoidi = pallottole per catapulte) pur di non lasciare alito a interpretazioni diverse. Sta di fatto che il risultato di questa surreale ricostruzione del puzzle sembra un quadro dipinto a quattro mani da Dalì e Picasso e per capirlo occorre un palato fine, è roba per specialisti … ma mi faccia il piacere direbbe Totò.
Se si parte dal presupposto che i nuragici erano mediamente intelligenti quanto noi, si deve ugualmente presupporre che uno stato di guerra perenne che portò alla costruzione di migliaia di edifici avrebbe prodotto un’altissima specializzazione in materia. Invece ai nuragici l’esperienza di secoli di guerra sembra non aver insegnato nulla: continuavano a costruire giganti di pietra su cui morire affumicati lasciando donne, vecchi, bambini e i loro beni indifesi (vedi Pittau).
Un popolo di costruttori (composto da individui intelligenti) che vive in uno stato di pericolo continuo come quello descritto dai lilliani, la prima cosa che fa per poter sopravvivere in situazioni del genere è costruirsi un muro difensivo munito dei dispositivi atti alla sorveglianza che protegga l’intero villaggio. Invece, a detta dei lilliani, la strategia dei nuragici consisteva nell’arroccarsi nel nuraghe aspettando che il nemico si avvicinasse per colpirli con … le pallottole perfettamente sferoidali.
Dire nuraghe-fortezza con qualsiasi sfumatura la si voglia camuffare, significa dare al nuraghe una precisa funzione che va spiegata partendo da due dati certi: i nuragici erano persone intelligenti quanto noi e l’esperienza insegna. Buon lavoro DedaloNur.
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 29/03/2012 : 13:32:35
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E torra con la funzione nuraghe=fortino militare! Ma perché? Erano torri, semplici torri di controllo, di sorveglianza, di verifica ai confini dei territori, delle vallate, dei guadi, delle coste...non c'è guarnigione che deve difendere un singolo nuraghe, non è necessaria perché ogni torre è legata a doppia mandata con tutta una serie di altri nuraghi di pertinenza del territorio occupato dalla comunità. E' impensabile difendere un nuraghe singolo. Allo stesso modo è impensabile dimostrare la funzione nuraghe=tempio! Erano intelligenti quanto noi (forse più pratici e meno tecnologici) ed erano capaci nella sovrapposizione di pietre. La semplicità era il loro atout, tutte le sovrastrutture ideologiche sono soggettive e facilmente smontabili. Si trattava di una società a base agricola che occupava una vallata, una costa, gestiva una miniera, gestiva una peschiera, una salina...
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meria
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 14:40:36
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| .machiavelli. ha scritto:
E torra con la funzione nuraghe=fortino militare! Ma perché? Erano torri, semplici torri di controllo, di sorveglianza, di verifica ai confini dei territori, delle vallate, dei guadi, delle coste...non c'è guarnigione che deve difendere un singolo nuraghe, non è necessaria perché ogni torre è legata a doppia mandata con tutta una serie di altri nuraghi di pertinenza del territorio occupato dalla comunità. E' impensabile difendere un nuraghe singolo. Allo stesso modo è impensabile dimostrare la funzione nuraghe=tempio! Erano intelligenti quanto noi (forse più pratici e meno tecnologici) ed erano capaci nella sovrapposizione di pietre. La semplicità era il loro atout, tutte le sovrastrutture ideologiche sono soggettive e facilmente smontabili. Si trattava di una società a base agricola che occupava una vallata, una costa, gestiva una miniera, gestiva una peschiera, una salina...
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Montalbano nessuno si costruisce una nuraghe a torre singola o polilobata per controllare il territorio per il semplice fatto che è l'uomo a controllarlo e difenderlo e non serve costruire torri anche perché se non hai la forza di difenderlo, perderai torre e territorio insieme. Nel momento in cui proponi nuraghe=controllo del territorio stai dando al nuraghe qualcosa in più, di più efficace rispetto alla sola presenza dell'uomo. Questo qualcosa in più il nuraghe non lo possiede (sempre considerando il nuragico un individuo intelligente), perciò anche nell'ipotesi che ci fosse questo estremo bisogno di controllare il territorio, non avrebbero costruito nuraghi. Ci siamo?
ti saluto
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risosardonico
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 15:20:38
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@machiavelli Ma come fa a sostenere che è impossibile capire se il nuraghe fosse un luogo di culto. Il libro da cui è nata questa discussione prende in esame almeno una ventina di nuraghi che hanno restituito segni di un uso cultuale alcuni a partire dal Bronzo Medio, altri dal Bronzo Recente, altri dal Bronzo Finale, dall' età del Ferro sino a giungere al periodo storico. I dati sono stati estrapolati dagli studi degli stessi archeologi, nessuno ha inventato niente. Quello che, un buon archeologo o libero ricercatore che sia, dovrebbe fare e cercare di capire se prima di quella destinazione d'uso ognuno di quei singoli nuraghi fosse stato utilizzato per altre finalità. A volte, credo, che si ragioni senza pensare a quanti sforzi dovettero esserci dietro la costruzione di un singolo nuraghe e tutto questo solo per permettere che qualche individuo potesse salire nella terrazza del nuraghe per vedere che cosa poi? L'invasione di qualche gregge di animali, oppure l'arrivo minaccioso e frequente di nemici. Come detto prima dobbiamo fare uno sforzo ed uscire da questo tipo di ragionamento, che perdura ormai da un secolo e più, basato esclusivamente sulle ipotesi, per quanto possano sembrare calzanti. Solo i materiali rinvenuti ci permettono di trarre conclusioni vicine alla realtà. Per esempio che dire dei tanti pozzi scavati all'interno delle "fortezze" nuragiche, segnalati nel libro di Mulas, sistematicamente colmi di resti di ossa animale, tantissimi frammenti ceramici, molti dei quali non appartenenti a forme fittili atte alla raccolta dell'acqua, oppure i diversi corredi di vasi depositati integri sul fondo di questi pozzi, con chiara valenza cultuale? O non vorremo credere ancora alla storia che cadevano all'interno, mentre si attingeva l'acqua. In alcuni casi (vedi la Prisgiona) i vasi sono addiritura sedici! Per non parlare dei recenti rinvenimenti del sito di Sa Osa, ancora, purtroppo, in corso di pubblicazione.
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risosardonico |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 29/03/2012 : 15:23:14
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| meria ha scritto:
| risosardonico ha scritto:
Lo sforzo che devono fare le nuove generazioni di archeologi e di ricercatori indipendenti è quella di soffermarsi sui dati restituiti dai nuraghi e cercare di dare loro una interpretazione. Solo così riusciremo a comprendere la destinazione d'uso che i nuragici diedero al loro monumento più rappresentativo.
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Questo è, appunto, il metodo investigativo di cui lamentavo la mancanza nell'indagine archeologica.
Nell'era lilliana si è utilizzato un metodo sostanzialmente opposto: prima si è stabilito cos'è stata la civiltà nuragica e qual'era la funzione del nuraghe e in seguito furono adeguati gli indizi - cioè i dati restituiti dagli scavi- alla siffatta teoria. E così le tessere che compongono il quadro dei lilliani debbono descrivere necessariamente uno stato di guerra perenne. Si giunge perfino ad interpretazioni parossistiche (si pensi ai nuraghi trappola o alle pietre sferoidi = pallottole per catapulte) pur di non lasciare alito a interpretazioni diverse. Sta di fatto che il risultato di questa surreale ricostruzione del puzzle sembra un quadro dipinto a quattro mani da Dalì e Picasso e per capirlo occorre un palato fine, è roba per specialisti … ma mi faccia il piacere direbbe Totò.
Se si parte dal presupposto che i nuragici erano mediamente intelligenti quanto noi, si deve ugualmente presupporre che uno stato di guerra perenne che portò alla costruzione di migliaia di edifici avrebbe prodotto un’altissima specializzazione in materia. Invece ai nuragici l’esperienza di secoli di guerra sembra non aver insegnato nulla: continuavano a costruire giganti di pietra su cui morire affumicati lasciando donne, vecchi, bambini e i loro beni indifesi (vedi Pittau).
Un popolo di costruttori (composto da individui intelligenti) che vive in uno stato di pericolo continuo come quello descritto dai lilliani, la prima cosa che fa per poter sopravvivere in situazioni del genere è costruirsi un muro difensivo munito dei dispositivi atti alla sorveglianza che protegga l’intero villaggio. Invece, a detta dei lilliani, la strategia dei nuragici consisteva nell’arroccarsi nel nuraghe aspettando che il nemico si avvicinasse per colpirli con … le pallottole perfettamente sferoidali.
Dire nuraghe-fortezza con qualsiasi sfumatura la si voglia camuffare, significa dare al nuraghe una precisa funzione che va spiegata partendo da due dati certi: i nuragici erano persone intelligenti quanto noi e l’esperienza insegna. Buon lavoro DedaloNur.
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Meria, dal post di sopra sembra emergere che scrivere nel forum non serva poi a granchè.
Ti stai scagliando contro ipotesi, infatti, da cui io stesso, nelle pagine addietro ho preso le distanze.. che senso ha, dimmi, rispondere a quanto hai appena scritto, se già dietro ho detto che le teorie di lilliu degli anni 50-60 vanno abbandonate (le intuizioni generali ....in gran parte invece no) ? e se ho appena scritto come occorra basarsi sui nuovi passi avanti dell'antropologia e dell'archeologia della guerra? Repetita iuvant?
proprio in base ai nuovi sviluppi, la guerra perenne tra re-pastori immaginata dal Lilliu, a metà del secolo scorso, sembra perder senso in una società ordinata come quella nuragica, mentre di contro, è chiaro allo stesso tempo il peso della guerra (in senso ampio), e la preminenza di una aristocrazia guerriera entro quella società.
dice bene, Rsiosardonico, bisogna partire dagli indizi, fattostà che io, proprio, seguendo gli indizi ho cambiato idea. Se avessi qualche pregiudiziale verso i c.d. nuraghi templi, mica avrei sostenuto tale ipotesi in questi miei anni di frequentazione dei fora.
A leggervi sembra che tutti quelli che parlno di nuraghi fortezza sian dei lilliano dogmatici, mentre i fautori del nuraghe tempio, siano dei Pittau-illuministi.
per cui, ti/vi invito a considerare come sian passati i tempi dei match Lilliu vs Pittau, e che i tempi magari son maturi per altro. A partire dall'abbandono di certe dicotomie, esemplificate da questi 2 illustri campioni.
anche perchè, non vanno solo assunti gli indizi che ci fan comodo.
ciao
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Modificato da - DedaloNur in data 29/03/2012 15:28:32 |
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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risosardonico
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 15:43:04
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Scusa, Dedalonur, dici bene, i tempi dovrebbero essere maturi per altro. Ma allora ti domando: esiste una posizione ufficiale ed unitaria degli accademici circa la destinazione d'uso dei nuraghi? NO. Apprezzo molto di più studiosi come il Lilliu e il Pittau, che almeno hanno avuto il coraggio di sostenere senza se e senza ma la loro precisa posizione. Molto peggio ha fatto l'archeologia degli ultimi 30 anni che per paura della contestazione hanno affibbiato al nuraghe ogni tipo d'uso: controllo del territorio, uso cultuale ma rigorosamente dopo il X sec. a.C., fortezza, centro di potere, residenza del princeps, centro per la raccolta delle derrate del clan di turno (mi domando se poi fosse necessario erigere torri di 20 metri e passa per queste necessità). I tempi sono maturi per iniziare a dire con certezza scientifica cosa fossero queste strutture, ed i dati scaturiti nella maggior parte dei casi sino ad ora testimoniano di usi cultuali più o meno recenti (parliamo sempre della torre nuragica, non villaggi, capanne etc), non possono e non devono esistere, a mio modo di vedere, gli argumenta ex silentio.
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risosardonico |
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meria
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 16:28:40
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| DedaloNur ha scritto:
Questo è, appunto, il metodo investigativo di cui lamentavo la mancanza nell'indagine archeologica.
Nell'era lilliana si è utilizzato un metodo sostanzialmente opposto: prima si è stabilito cos'è stata la civiltà nuragica e qual'era la funzione del nuraghe e in seguito furono adeguati gli indizi - cioè i dati restituiti dagli scavi- alla siffatta teoria. E così le tessere che compongono il quadro dei lilliani debbono descrivere necessariamente uno stato di guerra perenne. Si giunge perfino ad interpretazioni parossistiche (si pensi ai nuraghi trappola o alle pietre sferoidi = pallottole per catapulte) pur di non lasciare alito a interpretazioni diverse. Sta di fatto che il risultato di questa surreale ricostruzione del puzzle sembra un quadro dipinto a quattro mani da Dalì e Picasso e per capirlo occorre un palato fine, è roba per specialisti … ma mi faccia il piacere direbbe Totò.
Se si parte dal presupposto che i nuragici erano mediamente intelligenti quanto noi, si deve ugualmente presupporre che uno stato di guerra perenne che portò alla costruzione di migliaia di edifici avrebbe prodotto un’altissima specializzazione in materia. Invece ai nuragici l’esperienza di secoli di guerra sembra non aver insegnato nulla: continuavano a costruire giganti di pietra su cui morire affumicati lasciando donne, vecchi, bambini e i loro beni indifesi (vedi Pittau).
Un popolo di costruttori (composto da individui intelligenti) che vive in uno stato di pericolo continuo come quello descritto dai lilliani, la prima cosa che fa per poter sopravvivere in situazioni del genere è costruirsi un muro difensivo munito dei dispositivi atti alla sorveglianza che protegga l’intero villaggio. Invece, a detta dei lilliani, la strategia dei nuragici consisteva nell’arroccarsi nel nuraghe aspettando che il nemico si avvicinasse per colpirli con … le pallottole perfettamente sferoidali.
Dire nuraghe-fortezza con qualsiasi sfumatura la si voglia camuffare, significa dare al nuraghe una precisa funzione che va spiegata partendo da due dati certi: i nuragici erano persone intelligenti quanto noi e l’esperienza insegna. Buon lavoro DedaloNur.
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Meria, dal post di sopra sembra emergere che scrivere nel forum non serva poi a granchè.
Ti stai scagliando contro ipotesi, infatti, da cui io stesso, nelle pagine addietro ho preso le distanze.. che senso ha, dimmi, rispondere a quanto hai appena scritto, se già dietro ho detto che le teorie di lilliu degli anni 50-60 vanno abbandonate (le intuizioni generali ....in gran parte invece no) ? e se ho appena scritto come occorra basarsi sui nuovi passi avanti dell'antropologia e dell'archeologia della guerra? Repetita iuvant?
proprio in base ai nuovi sviluppi, la guerra perenne tra re-pastori immaginata dal Lilliu, a metà del secolo scorso, sembra perder senso in una società ordinata come quella nuragica, mentre di contro, è chiaro allo stesso tempo il peso della guerra (in senso ampio), e la preminenza di una aristocrazia guerriera entro quella società.
dice bene, Rsiosardonico, bisogna partire dagli indizi, fattostà che io, proprio, seguendo gli indizi ho cambiato idea. Se avessi qualche pregiudiziale verso i c.d. nuraghi templi, mica avrei sostenuto tale ipotesi in questi miei anni di frequentazione dei fora.
A leggervi sembra che tutti quelli che parlno di nuraghi fortezza sian dei lilliano dogmatici, mentre i fautori del nuraghe tempio, siano dei Pittau-illuministi.
per cui, ti/vi invito a considerare come sian passati i tempi dei match Lilliu vs Pittau, e che i tempi magari son maturi per altro. A partire dall'abbandono di certe dicotomie, esemplificate da questi 2 illustri campioni.
anche perchè, non vanno solo assunti gli indizi che ci fan comodo.
ciao
[/quote]
No DedaloNur, il ragionamento è ben diverso. Se tu ti senti in diritto di affiancare il termine fortezza a quello di tempio, ti ricordo che hai anche il dovere (se vuoi conservare la tua credibilità) di spiegare in che modo il nuraghe poteva svolgere la funzione di fortezza, diversamente rinuncia al termine o quantomeno non lamentarti se qualcuno di fa notare l'incongruenza.
Quali sarebbero le intuizioni generali di Lilliu che andrebbero salvate? Lilliu nei suoi scritti ha mischiato visioni estremamente positivistiche a slanci di voli mistici passando sulla testa dei più grandi tradizionalisti della sua epoca. In definitiva un minestrone: su una riga affermava una cosa, due righe successive la smentiva.
Se tu appartieni al gruppo de “l’antropologia della guerra” che ritiene che la guerra sia un comportamento istintuale, sappi che tale modo di interpretare il comportamento umano è più sorpassato di Lilliu e ciò non lo dice meria, ma è l’antropologia culturale a sostenerlo da diversi decenni.
Infine, quali sarebbero gli indizi che io faziosamente trascuro?
Immagino la presenza di armi nell’iconografia nuragica!
In proposito è bene che anche tu non trascuri il fatto che l’arma ha, oltre ad utilizzo pratico, una funzione simbolica. Pensa a quante divinità del mondo antico erano armate (di arco, di spade, di pugnali o di bipenne), ma ciò, come sappiamo, non è lo specchio di una società che viveva in uno stato di perenne conflitto. L’arma è simbolo di potenza, di superiorità che bene si addice alle divinità.
ti saluto
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 29/03/2012 : 16:54:49
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Forse leggendo questo articolo qualcuno guarderà i nuraghi da un punto di vista differente:
Un’ipotesi intrigante vede i nuraghi a corridoio precedere il concepimento della prima torre. Gli archeologi, sebbene le prove stratigrafiche siano lontane dall’indicarlo in modo indiscutibile, ne paiono convinti (ed effettivamente è un’ipotesi ragionevole). Se così fosse, l’avvento della prima torre apparirebbe meno improvviso di come tanti sembrano ritenere. Si tratterebbe allora di porsi il problema della comparsa dei nuraghi a corridoio, ma, in questo caso, si tratterebbe di un chiaro esempio di proprietà emergente da un progressivo mutare della stratificazione sociale delle comunità neolitiche, con la formazione di una “classe elevata” che rivendica una posizione di prestigio attraverso l’edificazione di un edifico ad un tempo abitazione e simbolo di status, la stessa che, in un secondo momento, richiederà la costruzione di una torre. Il nuraghe a corridoio, stratigrafie alla mano, mostra lo stesso tipo di accumulo antropico delle torri, senza eccezione, indicando che funzione e logica dovevano essere gli stessi. Posta in questi termini, la comparsa della torre non appare più come una cesura, piuttosto come un’evoluzione, anche se, apparentemente, parrebbe rimanere il problema delle differenze architettoniche tra le due tipologie di edifici. Allo stesso modo, la sovrapposizione delle tipologie stratigrafiche tra nuraghe a corridoio e torri, indicandone la medesima funzione e senso, chiarisce come le errate ipotesi che vorrebbero i nuraghe dei templi o degli edifici di mero carattere simbolico, siano da scartare (pur sottolineando che l’edificio, di per sé, riveste necessariamente un forte carattere simbolico come indicatore di status e/o centro di aggregazione simbolica della comunità e/o altro). Nell’ipotesi ragionevole che il nuraghe a corridoio preceda la torre, ci troveremmo di fronte ad una classe dirigente che, in luogo circoscritto e preciso, decide di realizzare la prima con le medesime finalità che hanno portato all’edificazione dei precedenti edifici, immaginando, a ragione, visto il successo, che un edificio di questo tipo avrebbe maggiormente soddisfatto le proprie necessità. La prima torre venne edificata pensando semplicemente ad un edificio che avesse le stesse finalità di un nuraghe a corridoio, ma ne rappresentasse una versione “evoluta” sia in senso funzionale che simbolico. È bene ricordare, a tale proposito, che mentre le torri ci sono pervenute praticamente intatte, salvo la struttura del ballatoio (sulla quale si discute spesso), i nuraghe a corridoio sono mancanti dell’eventuale struttura lignea soprastante quella in pietra, la cui percentuale rispetto all’intero edificio, non è nota. Alcune osservazioni equilibrate (ad esempio il compianto Lilliu a proposito di Brunku Madugui), suggeriscono che ciò che noi chiamiamo oggi nuraghe a corridoio potesse essere un basamento per un’importante struttura lignea soprastante e, se così fosse, la struttura generale della successiva torre non sarebbe concettualmente così distante da loro. Si tratterebbe di costruire interamente in pietra un edificio fino ad allora ibrido, realizzato con un basamento in pietra ed una struttura aerea in legno. Detto per inciso, ciò spiegherebbe anche perché nacquero i nuraghi a corridoio, e precisamente come evoluzione dalla semplice capanna di pietre a secco e legno. Il nuraghe a corridoio, sarebbe insomma una capanna “elevata” e di maggiori dimensioni sviluppata da un processo di diversificazione sociale riscontrabile in tutte le società neolitiche. A questo proposito, ho sentito spesso invocare l’argomento che mancherebbero gli edifici intermedi tra nuraghi a corridoio e torre, e da ciò la conclusione che si tratti per questo di edifici privi di un legame sia funzionale che architettonico. Tale argomento cade di fronte alla constatazione che non si può costruire un edifico intermedio (in pietra, a secco) tra un nuraghe a corridoio ed una torre, per il semplice motivo che non starebbe in piedi: una torre realizzata in pietra a secco è un sistema complesso di conci che interagiscono, e alcune delle proprietà macroscopiche dell’edificio nel suo complesso sono proprietà emergenti indipendenti dalla volontà dei costruttori e rese necessarie da precise richieste di stabilità strutturale. Detto in altre parole, una torre nuragica non è un edificio per architetti, perché si rifiuta di adattarsi a certe richieste, imponendo forme, dimensioni e soluzioni tecniche obbligate, come cercherò di illustrare in seguito. Alcune precisazioni. La teoria della complessità descrive bene i fenomeni come la comparsa rapida, in confronto al periodo considerato, delle torri. Se la torre è una proprietà emergente della società dell’epoca, nel senso che lo è la sua giustificazione, la comparsa della prima deve aver indotto una rapida imitazione dei vicini e la sua diffusione (fenomeno non diverso da una transizione di fase in un materiale, ad esempio una fusione). Comunemente la chiamiamo “moda” ed è appunto una delle tante proprietà emergenti “misteriose” della società umana, o almeno ritenute tali finché non si ricorre alla teoria della complessità. Il fascino di quest’ultima sta proprio nel porre accanto sistemi apparentemente assai diversi tra loro (ad esempio la società umana ed un solido) ponendone in risalto la somiglianza dei comportamenti. A questo punto, dobbiamo domandarci se la torre richiese la creazione di nuove nozioni tecniche, la presenza di risorse particolarmente corpose, e divertirci a immaginare come venne edificata. Gli elementi architettonici basilari per la realizzazione di un nuraghe a corridoio e/o di una torre non erano nuovi né particolarmente rivoluzionari. La tholos, in particolare, è presente più o meno in ogni parte del mondo da tempi ben più antichi ed è una soluzione obbligata al problema di ottenere una volta chiusa in una struttura a secco circolare con uno sbraccio ampio (è una proprietà emergente di un insieme di conci che interagiscono tra loro avendo come stabilizzazione l’azione della forza di gravità e l’attrito reciproco). La precisazione è d’obbligo per puntualizzare che i sardi non la inventarono: posti di fronte al problema, ottennero la soluzione corretta, come tutti gli altri, prima e dopo di loro, che si trovarono nella necessità di farlo. Se la si vuol vedere in altri termini, anche se un architetto fantasioso disegnasse una torre a secco (cava) a sezione quadrata con un profilo rettangolare, non la si potrebbe costruire: i sardi torreani non “decisero” l’uso della tholos, furono obbligati. Quanto tempo impiegarono e quanti tentativi, non è dato sapere, tuttavia un esame delle torri giunte fino a noi ne segnala di ben realizzate, di mediocri, di eleganti, di tozze, alcune necessariamente riprese con un rifascio al fine di stabilizzarle ed evitarne il crollo. Si và dal capolavoro alla porcheria vera e propria, tra soluzioni geniali e incomprensibili sciocchezze. Allora, come adesso, c’erano i costruttori bravi, quelli mediocri e quelli incapaci: spero che questi ultimi siano stati posti in condizione di non nuocere, al contrario di quanto accade nella società odierna. Lo sviluppo delle torri in senso tecnico, a partire da realizzazioni meno sofisticate, non è ancora stato oggetto di indagine seria e completa (sebbene esistano ipotesi ragionevoli, ad esempio nell’introduzione dell’elemento architettonico costituito dalla nicchia) né lo sarà nel prossimo futuro perché richiederebbe uno sforzo enorme (la datazione di una torre necessita dell’esame stratigrafico degli accumuli antropici, quindi bisognerebbe scavare un gran numero di torri). Suppongo si possa concordare col fatto che si cominciò con torri semplici e si progredì come avviene in qualunque ramo della tecnica, non senza morti, crolli, rifacimenti e tentativi successivi di cui non c’è arrivata traccia. La torre nuragica risponde (a spanne) alle seguenti richieste del committente: “Voglio una torre in pietra nella quale si possa risiedere, con una scala interna che acceda ad un ballatoio superiore praticabile”. Di fronte a queste richieste, non si può che ottenere una torre nuragica, per il motivo ovvio che non esistono altre soluzioni: la dimensione della torre ed i fattori di forma, cioè i rapporti tra le dimensioni, risultano inoltre assai ristretti. I nuraghe sembrano tutti uguali (e nelle linee generali lo sono) perché non è possibile altrimenti. Se non fosse così, non si potrebbe costruirli. Resta inteso che ciascuna torre, naturalmente, appare differente da qualunque altra nei dettagli, spesso non secondari, il che rafforza per l’appunto l’assunto che si sia trattato di atti costruttivi isolati e non coordinati. Per chiarire in parte il concetto, sarà bene precisare che la dimensione di una torre cava a secco (diametro per altezza) dipende dalle dimensioni dei conci che si riesce a mettere in opera. Con i granelli di sabbia si può costruire una torre da osservare al microscopio, con conci di un metro cubo (possibilmente di forma allungata e di volume decrescente verso l’alto) una torre (cava) alta una ventina di metri. La distribuzione statistica delle dimensioni e dei parametri di forma delle torri risulta ristretta proprio per questo: i nostri antenati massimizzarono ciò che può essere ottenuto dalle capacità di messa in opera che avevano. Disponendo essenzialmente di forza muscolare umana e animale, di utensili di bronzo e pietra per la sbozzatura dei conci e di sistemi di cordami e legno, sistemi presenti nel bagaglio culturale delle società umane da millenni, quando decisero di realizzare la prima torre dovettero semplicemente mettere in pratica, in un progetto appena più ambizioso di un nuraghe a corridoio, il bagaglio di conoscenze che avevano già. Ci provarono un po’ di volte, e tirarono su la prima torre. Da quella, le altre. (Esistono comunque nuraghi a corridoio dotati di ambienti interni con copertura a tholos).
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meria
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 19:20:56
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| .machiavelli. ha scritto:
Forse leggendo questo articolo qualcuno guarderà i nuraghi da un punto di vista differente:
Un’ipotesi intrigante vede i nuraghi a corridoio precedere il concepimento della prima torre. Gli archeologi, sebbene le prove stratigrafiche siano lontane dall’indicarlo in modo indiscutibile, ne paiono convinti (ed effettivamente è un’ipotesi ragionevole). Se così fosse, l’avvento della prima torre apparirebbe meno improvviso di come tanti sembrano ritenere. Si tratterebbe allora di porsi il problema della comparsa dei nuraghi a corridoio, ma, in questo caso, si tratterebbe di un chiaro esempio di proprietà emergente da un progressivo mutare della stratificazione sociale delle comunità neolitiche, con la formazione di una “classe elevata” che rivendica una posizione di prestigio attraverso l’edificazione di un edifico ad un tempo abitazione e simbolo di status, la stessa che, in un secondo momento, richiederà la costruzione di una torre. Il nuraghe a corridoio, stratigrafie alla mano, mostra lo stesso tipo di accumulo antropico delle torri, senza eccezione, indicando che funzione e logica dovevano essere gli stessi. Posta in questi termini, la comparsa della torre non appare più come una cesura, piuttosto come un’evoluzione, anche se, apparentemente, parrebbe rimanere il problema delle differenze architettoniche tra le due tipologie di edifici. Allo stesso modo, la sovrapposizione delle tipologie stratigrafiche tra nuraghe a corridoio e torri, indicandone la medesima funzione e senso, chiarisce come le errate ipotesi che vorrebbero i nuraghe dei templi o degli edifici di mero carattere simbolico, siano da scartare (pur sottolineando che l’edificio, di per sé, riveste necessariamente un forte carattere simbolico come indicatore di status e/o centro di aggregazione simbolica della comunità e/o altro). Nell’ipotesi ragionevole che il nuraghe a corridoio preceda la torre, ci troveremmo di fronte ad una classe dirigente che, in luogo circoscritto e preciso, decide di realizzare la prima con le medesime finalità che hanno portato all’edificazione dei precedenti edifici, immaginando, a ragione, visto il successo, che un edificio di questo tipo avrebbe maggiormente soddisfatto le proprie necessità. La prima torre venne edificata pensando semplicemente ad un edificio che avesse le stesse finalità di un nuraghe a corridoio, ma ne rappresentasse una versione “evoluta” sia in senso funzionale che simbolico. È bene ricordare, a tale proposito, che mentre le torri ci sono pervenute praticamente intatte, salvo la struttura del ballatoio (sulla quale si discute spesso), i nuraghe a corridoio sono mancanti dell’eventuale struttura lignea soprastante quella in pietra, la cui percentuale rispetto all’intero edificio, non è nota. Alcune osservazioni equilibrate (ad esempio il compianto Lilliu a proposito di Brunku Madugui), suggeriscono che ciò che noi chiamiamo oggi nuraghe a corridoio potesse essere un basamento per un’importante struttura lignea soprastante e, se così fosse, la struttura generale della successiva torre non sarebbe concettualmente così distante da loro. Si tratterebbe di costruire interamente in pietra un edificio fino ad allora ibrido, realizzato con un basamento in pietra ed una struttura aerea in legno. Detto per inciso, ciò spiegherebbe anche perché nacquero i nuraghi a corridoio, e precisamente come evoluzione dalla semplice capanna di pietre a secco e legno. Il nuraghe a corridoio, sarebbe insomma una capanna “elevata” e di maggiori dimensioni sviluppata da un processo di diversificazione sociale riscontrabile in tutte le società neolitiche. A questo proposito, ho sentito spesso invocare l’argomento che mancherebbero gli edifici intermedi tra nuraghi a corridoio e torre, e da ciò la conclusione che si tratti per questo di edifici privi di un legame sia funzionale che architettonico. Tale argomento cade di fronte alla constatazione che non si può costruire un edifico intermedio (in pietra, a secco) tra un nuraghe a corridoio ed una torre, per il semplice motivo che non starebbe in piedi: una torre realizzata in pietra a secco è un sistema complesso di conci che interagiscono, e alcune delle proprietà macroscopiche dell’edificio nel suo complesso sono proprietà emergenti indipendenti dalla volontà dei costruttori e rese necessarie da precise richieste di stabilità strutturale. Detto in altre parole, una torre nuragica non è un edificio per architetti, perché si rifiuta di adattarsi a certe richieste, imponendo forme, dimensioni e soluzioni tecniche obbligate, come cercherò di illustrare in seguito. Alcune precisazioni. La teoria della complessità descrive bene i fenomeni come la comparsa rapida, in confronto al periodo considerato, delle torri. Se la torre è una proprietà emergente della società dell’epoca, nel senso che lo è la sua giustificazione, la comparsa della prima deve aver indotto una rapida imitazione dei vicini e la sua diffusione (fenomeno non diverso da una transizione di fase in un materiale, ad esempio una fusione). Comunemente la chiamiamo “moda” ed è appunto una delle tante proprietà emergenti “misteriose” della società umana, o almeno ritenute tali finché non si ricorre alla teoria della complessità. Il fascino di quest’ultima sta proprio nel porre accanto sistemi apparentemente assai diversi tra loro (ad esempio la società umana ed un solido) ponendone in risalto la somiglianza dei comportamenti. A questo punto, dobbiamo domandarci se la torre richiese la creazione di nuove nozioni tecniche, la presenza di risorse particolarmente corpose, e divertirci a immaginare come venne edificata. Gli elementi architettonici basilari per la realizzazione di un nuraghe a corridoio e/o di una torre non erano nuovi né particolarmente rivoluzionari. La tholos, in particolare, è presente più o meno in ogni parte del mondo da tempi ben più antichi ed è una soluzione obbligata al problema di ottenere una volta chiusa in una struttura a secco circolare con uno sbraccio ampio (è una proprietà emergente di un insieme di conci che interagiscono tra loro avendo come stabilizzazione l’azione della forza di gravità e l’attrito reciproco). La precisazione è d’obbligo per puntualizzare che i sardi non la inventarono: posti di fronte al problema, ottennero la soluzione corretta, come tutti gli altri, prima e dopo di loro, che si trovarono nella necessità di farlo. Se la si vuol vedere in altri termini, anche se un architetto fantasioso disegnasse una torre a secco (cava) a sezione quadrata con un profilo rettangolare, non la si potrebbe costruire: i sardi torreani non “decisero” l’uso della tholos, furono obbligati. Quanto tempo impiegarono e quanti tentativi, non è dato sapere, tuttavia un esame delle torri giunte fino a noi ne segnala di ben realizzate, di mediocri, di eleganti, di tozze, alcune necessariamente riprese con un rifascio al fine di stabilizzarle ed evitarne il crollo. Si và dal capolavoro alla porcheria vera e propria, tra soluzioni geniali e incomprensibili sciocchezze. Allora, come adesso, c’erano i costruttori bravi, quelli mediocri e quelli incapaci: spero che questi ultimi siano stati posti in condizione di non nuocere, al contrario di quanto accade nella società odierna. Lo sviluppo delle torri in senso tecnico, a partire da realizzazioni meno sofisticate, non è ancora stato oggetto di indagine seria e completa (sebbene esistano ipotesi ragionevoli, ad esempio nell’introduzione dell’elemento architettonico costituito dalla nicchia) né lo sarà nel prossimo futuro perché richiederebbe uno sforzo enorme (la datazione di una torre necessita dell’esame stratigrafico degli accumuli antropici, quindi bisognerebbe scavare un gran numero di torri). Suppongo si possa concordare col fatto che si cominciò con torri semplici e si progredì come avviene in qualunque ramo della tecnica, non senza morti, crolli, rifacimenti e tentativi successivi di cui non c’è arrivata traccia. La torre nuragica risponde (a spanne) alle seguenti richieste del committente: “Voglio una torre in pietra nella quale si possa risiedere, con una scala interna che acceda ad un ballatoio superiore praticabile”. Di fronte a queste richieste, non si può che ottenere una torre nuragica, per il motivo ovvio che non esistono altre soluzioni: la dimensione della torre ed i fattori di forma, cioè i rapporti tra le dimensioni, risultano inoltre assai ristretti. I nuraghe sembrano tutti uguali (e nelle linee generali lo sono) perché non è possibile altrimenti. Se non fosse così, non si potrebbe costruirli. Resta inteso che ciascuna torre, naturalmente, appare differente da qualunque altra nei dettagli, spesso non secondari, il che rafforza per l’appunto l’assunto che si sia trattato di atti costruttivi isolati e non coordinati. Per chiarire in parte il concetto, sarà bene precisare che la dimensione di una torre cava a secco (diametro per altezza) dipende dalle dimensioni dei conci che si riesce a mettere in opera. Con i granelli di sabbia si può costruire una torre da osservare al microscopio, con conci di un metro cubo (possibilmente di forma allungata e di volume decrescente verso l’alto) una torre (cava) alta una ventina di metri. La distribuzione statistica delle dimensioni e dei parametri di forma delle torri risulta ristretta proprio per questo: i nostri antenati massimizzarono ciò che può essere ottenuto dalle capacità di messa in opera che avevano. Disponendo essenzialmente di forza muscolare umana e animale, di utensili di bronzo e pietra per la sbozzatura dei conci e di sistemi di cordami e legno, sistemi presenti nel bagaglio culturale delle società umane da millenni, quando decisero di realizzare la prima torre dovettero semplicemente mettere in pratica, in un progetto appena più ambizioso di un nuraghe a corridoio, il bagaglio di conoscenze che avevano già. Ci provarono un po’ di volte, e tirarono su la prima torre. Da quella, le altre. (Esistono comunque nuraghi a corridoio dotati di ambienti interni con copertura a tholos).
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Non so quanto tu Montalbano possa condividere di "quest'articolo", io buona parte. Mi piace soprattutto il modo di ragionare (un sillogismo che ricorda molto da vicino quello di Desi Satta che silenziosamente ascoltavo). La moda, vorrei dire all'autore di questo scritto, è, ieri come oggi, come un forte vento. Puoi scegliere di cavalcarlo se ti conviene, oppure assecondarlo e farti semplicemente trasportare, o combatterlo se ne hai la forza e l'interesse. insomma la "moda" si segue sempre e comunque per convenienza.
Ti faccio notare che in un commento precedente hai affermato che i nuraghi a corridoio potevano essere utilizzati nei “riti di passaggio” mentre in quest’articolo si sostiene che: “La prima torre venne edificata pensando semplicemente ad un edificio che avesse le stesse finalità di un nuraghe a corridoio, ma ne rappresentasse una versione “evoluta” sia in senso funzionale che simbolico.”
Quale prendi Montalbano?
ti saluto
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 29/03/2012 : 20:52:45
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Desi...intellettuale di elevato livello culturale, condivido in toto l'articolo altrimenti non l'avrei postato. Non capisco, invece, la tua osservazione. Scelgo, ovviamente la seconda...in quanto "potevano essere usati" è un verbo che molti letterati utilizzano per la forma dubitativa...
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 29/03/2012 : 21:23:33
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scusami machiavelli, ma chi è l'autore? e perchè dovrebbe gettare nuova luce sui nuraghi per guardarli da un punto di vista differente?
io non ci trovo spunti interessanti. ad esempio, il nuraghe a corridoio---> societù gerarchizzata è un assioma ben presente nella letteratura, già da parecchio tempo. nessuna luce nuova, solo una riconferma.
anzitutto meglio correggere un po di cose, perchè l'autore/autrice riipete per 2 volte il medesimo errore, presumo che non si tratti di un refuso, ma solo di un po di confusione nelle cronologie:
| .machiavelli. ha scritto: , si tratterebbe di un chiaro esempio di proprietà emergente da un progressivo mutare della stratificazione sociale delle comunità neolitiche, (...) Posta in questi termini, la comparsa della torre non appare più come una cesura, piuttosto come un’evoluzione, Allo stesso modo, la sovrapposizione delle tipologie stratigrafiche tra nuraghe a corridoio e torri, indicandone la medesima funzione e senso, chiarisce
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| . Il nuraghe a corridoio, sarebbe insomma una capanna “elevata” e di maggiori dimensioni sviluppata da un processo di diversificazione sociale riscontrabile in tutte le società neolitiche. |
non si tratta di un processo di gerarchizzazione delle società neolitiche, in quanto la società neolitica s'era già gerarchizzata da se nel 3000 a.C. , e quando i nuraghi si affermarono era già bella che estinta. Infatti sapete meglio di me che i nuraghi a corridoio, sono dell'età del bronzo o antico (secndo i ribassisti) 1700 a.C. o primo bronzo medio secondo le teorie ufficiali.
In mezzo tra il neolitico ed i nuraghi c'è tutto l'eneolitico, 2500 a.C. in poi nel quale una società con una qualche stratificazione sociale s'era già affermata come pare evidente dalle statue stele armate
qundi, forse, quando i nuraghe a corridoio si affermarono, una società molto/abbastanza gerarchizzata era già presente, e di questa al limite si può pensare ad ua riorganizzazione, sempre che non ci sia una cesura più profonda.
| come le errate ipotesi che vorrebbero i nuraghe dei templi o degli edifici di mero carattere simbolico, |
queste considerazioni non faranno contento meria.
| È bene ricordare, a tale proposito, che mentre le torri ci sono pervenute praticamente intatte, salvo la struttura del ballatoio (sulla quale si discute spesso), i nuraghe a corridoio sono mancanti dell’eventuale struttura lignea soprastante quella in pietra, la cui percentuale rispetto all’intero edificio, non è nota. Alcune osservazioni equilibrate (ad esempio il compianto Lilliu a proposito di Brunku Madugui), suggeriscono che ciò che noi chiamiamo oggi nuraghe a corridoio potesse essere un basamento per un’importante struttura lignea soprastante e, se così fosse, la struttura generale della successiva torre non sarebbe concettualmente così distante da loro. Si tratterebbe di costruire interamente in pietra un edificio fino ad allora ibrido, realizzato con un basamento in pietra ed una struttura aerea in legno |
questo di primo acchito è interessante.
ma è un ipotesi basata su di un altra ipotesi. inoltre non ho capito come si dovrebbe immaginare questa sovrastruttura lignea (che per carità, potrebbe pure esserci stata) ad esempio, nell'albucciu, cosa dovrei immaginare?
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Modificato da - DedaloNur in data 29/03/2012 21:27:51 |
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 29/03/2012 : 22:36:04
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Perché pensi che il modo di vivere gerarchizzato del Neolitico si fosse estinto? C'è continuità lungo tutto il calcolitico. Lo dimostrano le ceramiche, le sepolture, il simbolismo. le armi.
Una società che prosegue il suo cammino, dal Neolitico al Calcolitico e al nuragico, senza brusche cesure, senza invasioni che cambiano il corso della storia, senza religione che sovrasta la concretezza...insomma...una società "normale", con evoluzione "normale", senza picchi eccelsi, senza trogloditi che assorbono senza filtri tutto ciò che arriva dall'esterno. Genti con la mente rivolta alla ricerca del benessere e aperte verso le innovazioni che il contatto con altre genti portava quotidianamente.
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meria
Utente Normale
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Inserito il - 29/03/2012 : 22:53:02
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@ DedaloNur,
Ho affermato di condividere buona parte dello scritto non tutto.
Sul passo che tu citi "Allo stesso modo, la sovrapposizione delle tipologie stratigrafiche tra nuraghe a corridoio e torri, indicandone la medesima funzione e senso, chiarisce come le errate ipotesi che vorrebbero i nuraghe dei templi o degli edifici di mero carattere simbolico, siano da scartare (pur sottolineando che l’edificio, di per sé, riveste necessariamente un forte carattere simbolico come indicatore di status e/o centro di aggregazione simbolica della comunità e/o altro". Sono d'accordo che col nuraghe a tholos si prosegue una tradizione culturale che, a mio avviso, è di origini neolitiche e passa anche attraverso il nuraghe a corridoio.
L’errore dell’autore risiede nell’assioma che il nuraghe a corridoio non possa essere un luogo di culto. È la premessa che è sbagliata non il ragionamento.
Se l’autore avrebbe riflettuto un po’su quanto asseriva si sarebbe accorto che se il suo ragionamento lo applica in maniera a ritroso sul fenomeno del cosiddetto riutilizzo si troverebbe ad affermare (per rimanere coerente con la sua teoria del continuum): siccome nell’età del ferro i nuraghi sono luoghi di culto, lo erano anche nelle età precedenti. Come vedi in parte sono d’accordo con l’autore.
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