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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 13/10/2011 : 11:17:22
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A febbraio di quest’anno, la Jaca Book ha pubblicato “Gli Indoeuropei: Fatti, dibattiti, soluzioni” di Lebedynsky. (Costa la bellezza di 34,00 “euri” e in lingua originale è stato pubblicato nel 2009, quindi un testo molto recente). Lo segnalo perché contiene moltissimi spunti che interessano anche la protostoria sarda, non ultimo uno dei temi tanto cari ad alcuni “studiosi de noantri”: l’”illirico”. Cito testualmente (pag 38):
È tempo di venire al famoso “illirico”, già più volte citato e che ci ostiniamo a mettere tra virgolette, tanto la sua stessa esistenza appare incerta. La sua menzione, nella maggior parte dei manuali, come branca indipendente e ben definita dell’indoeuropeo, dipende dall’abitudine piuttosto che dalla certezza scientifica. In origine, si sarà trattato di lingue parlate, prima della diffusione del latino, nelle regioni “illiriche – grossomodo coincidenti con la vecchia Jugoslavia. In realtà, le affinità linguistiche delle principali popolazioni di questa zona, come i Peoni e i Dardani, sono sconosciute. Delle autentiche lingue illiriche, nel senso geografico del termine, non sopravvivono ormai che parole isolate, come sabaia, “birra” o rhinos “nebbia”, accanto ad appellativi come il nome o il titolo della regina vinta nel 229 a.C. dai Romani, Teutana (con una base *tewt- “popolo” ben attestata in diverse lingue europee). L’”illirico” è servito, nel XIX e nel XX secolo, da “ripostiglio” per archiviare certe lingue di cui non si sapeva bene che fare, come il veneto d’Italia, oggi considerato piuttosto come italico. La sola pista concreta sarebbe rappresentata dal messapico, lingua parimenti parlata in Italia (del sud-est), alla quale si avvicinerebbe l’onomastica della costa balcanica. Vi è forse stato, sulle due rive dell’Adriatico, un insieme di parlate che hanno rappresentato una branca distinta dell’indoeuropeo. Il messapico stesso è sfortunatamente mal compreso, come dimostra l’esempio dell’iscrizione di Vasto:
klohizisthotriamartapidovasteibasta veinanaranindaarantoavasti
Nessuna traduzione è unanimemente accettata. Eccone un campione, tratto da M.J. Mallory:
Ascolta, Giove! Thotoria Marta ha donato alla città di Basta la sua terra nella [località] di Darantoa (trad. “consensuale”). Ascolta, Giove! Sotto il teutor Amartapidius, per gli abitanti di Basta, questa legge. Essi l’hanno votata al consiglio degli anziani a Basta (O. Hass). Si presti attenzione a queste cose! Teutoria Marta compra nella città di Basta i vigneti da Darantua (M.E. Huld).
Sfortunatamente manca la traduzione con il nome di Yahwè citato trentatré volte trentatré, ma non è colpa mia. A parte questo, coloro che si dilettano nel guardare con particolare interesse al prenuragico/nuragico, troveranno parecchi temi di riflessione. Ne cito alcuni: la diffusione del vaso campaniforme; la diffusione dei gruppi linguistici nell’eneolitico/bronzo; la diffusione delle statue-stele. Coloro che amano l’etimologia, godranno come ricci leggendo il capitolo “la ricostruzione dell’indoeuropeo” in cui l’autore si sforza prima di tutto di dimostrare come l’etimologia sia disciplina di carattere scientifico (e parte citando Voltaire: “scienza nella quale le vocali non sono niente e le consonanti poca cosa”). Per chi non ama la lettura (sono sempre 220 pagine) segnalo le bellissime cartine raccolte alla fine: gli amanti delle migrazioni/battaglie/navi dalle grandi vele con gli stabilizzatori e i motori fuoribordo sul mare azzurro/distruzioni/guerrieri invincibili potranno sbizzarrirsi a rincorrere le più belle suggestioni. Meglio di Salgari e dei Misteri della Giungla Nera (e possono essere fotocopiate senza infrangere la legge nella più vicina biblioteca pubblica).
Chicca finale: Suardata (*svar-data-= dono del cielo) era il governatore di Qiltu a metà del secondo millennio. Ciò dimostra incontrovertibilmente che i nuragici occuparono la Palestina! (Infatti, cambiando la ‘v’ in ‘h’ e la ‘t’ in ‘n’ si ottiene ‘shardana’: ci può essere una prova più definitiva?)
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 13/10/2011 : 11:59:00
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quante inutili provocazioni.
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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pimobalare
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 13/10/2011 : 12:28:26
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.... sintetico
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Frangar, non flectar...(mi spezzerò ma non mi piegherò...) -Lucio Anneo Seneca-
è negli occhi degli uomini........che va a specchiarsi l'Universo « ...All those moments will be lost in time, like tears in rain... » B.Runner |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 13/10/2011 : 12:52:36
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Dedalo ha ragione: questo post non piacerà a molti...
Dal mio pdv, (e senza volere provocare chicchessia) posso affermare che credo tratti troppi temi contemporaneamente.
Personalmente, sono un accanito consumatore di testi di linguisti ed indoeuropeisti: si tratta delle mie favole preferite. Partendo dai testi di linguistica, indoeuropea e no, si può facilmente dimostrare qualsiasi teoria. E' una materia meravigliosa, duttile (si trova sempre, da qualche parte, la teoria fatta su misura per te) che permette - a chi ne trae solamente le ovvie conclusioni - di affermare: "Non lo dico io, Lo dice l'evidenza della lingua stessa". Con questo, non voglio sminuire la fatica delle ricerche e delle notti insonni dei ricercatori, né farmi beffe di loro, in alcun caso: però vorrei che si mettessero un po' d'accordo tra loro, prima di partire lancia in resta...
Perché per quanto importante internazionalmente sia l'autore (oppure, per quanto caro sia a chi legge), non se ne trovano due che dicano la medesima cosa: i nomi? Ma... i soliti noti, non conviene neppure citarli, credo, vista la loro nota e facile permalosità. Aggiungo solamente che J.P. Mallory nel suo bellissimo classico "In search of the Indoeuropeans" (titolo provocatorio e in qualche modo fuorviante, come lui medesimo spiega benissimo), riferisce che l'Urheimat (la sede d'origine, in Indoeuropeistichese) delle lingue Indoeuropeee è stata identificata in circa 21 sedi differenti, di cui una è addirittura il Polo Nord. So per esperienza personale che Massimo Pittau censura severamente chiunque si riferisca all'Etrusco come lingua non indoeuropea (che però è la tesi corrente, internazionalmente, quindi come tale va almeno citata). Blasco Ferrer - stranamente oriundo - ha trovato che i Sardi derivano dai Baschi, come la lingua sarda dalla lingua basca: ha trovato la sua quota di critica linguistica, storica e genetica. Degli Illiri (Dardani, Ardei, Dalmati, Albani, Molossi) hai già detto...E persino Francisco Villar è d'accordo con a loro attribuzione alle nebbie del Tempo, visto che se ne hanno tracce vere solo dopo il III secolo d.C. Della lingua si sa poco o nulla. (due iscrizioni sono realmente una testimonianza scarna).
Se Machiavelli ci ricorda che proprio nessuno è esente da errore, ecco qui un gruppo di ricercatori che ama convivere pericolosamente ogni giorno con l'errore, cogliendone certamente a mazzi in ogni scritto e teoria, come anche in ogni critica ricevuta... Il lettore resta indeciso ed insicuro nel mezzo del fuoco incrociato di teorie spesso contrapposte: l'unica salvezza sta nel leggere il tutto come una favola, appunto...
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 13/10/2011 : 13:08:46
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| maurizio feo ha scritto: Dal mio pdv, (e senza volere provocare chicchessia) posso affermare che credo tratti troppi temi contemporaneamente.
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Dato il tema (formazione dell’indoeuropeo e possibile collocazione della sua “culla”) è impossibile evitare un approccio multidisciplinare e collegare una gran mole di dati ed argomenti. Non dimenticare che stiamo parlando dell’ipotesi “Kurgàn” di Marija Gimbutas (di cui l’autore è un epigono). La struttura del saggio è corretta: dossier linguistico/dossier etnoculturale/dossier archeologico. Se si parla dell’argomento non puoi farne a meno (certo potresti non parlarne, ma non mi pare una scelta ragionevole: al massimo si può evitare di leggere il saggio). Tuttavia la parte dedicata all’archeologia ha il gran pregio di essere molto aggiornata e trattata con molto ordine (ed è per questo che ho segnalato il testo; gli argomenti pertinenti la protostoria sarda ci sono davvero e sono molto interessanti). Il brano sull’illirico (tutto il virgolettato della citazione è originale) a mio avviso rende conto piuttosto bene della difficoltà di “fare storia a orecchio”, giocando con le sostituzioni di consonanti e vocali. Mi è piaciuto riportarlo perché si parla spesso con molta noncuranza di concetti che sono tutt’altro che chiari. Se non altro è un parere (quello dell’autore) che potrebbe indurre una riflessione.
| maurizio feo ha scritto: …per quanto caro sia a chi legge |
Non è per niente rilevante, ovviamente, ma non mi è caro per niente (dato il tema sono ancora più ignorante che in altri casi). Mi sono divertito a leggerlo, questo sì, ed è stimolante (però anche l’olio di ricino è stimolante).
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Forrighesos
Utente Attivo
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Inserito il - 13/10/2011 : 14:56:16
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Modificato da - Forrighesos in data 13/10/2011 15:02:33 |
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Forrighesos
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albertune
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Inserito il - 19/10/2011 : 20:20:41
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E' tipico di quelli che non sanno, rifarsi all'ultimo ritrovato in commercio, come se per le cose umane valesse lo stesso criterio delle cose di scienza, che cioè l'ultimo chiodo caccia dentro quelli che lo precedono. Similmente saremmo portati a pensare Massimo Boldi fa più ridere di Totò, quando in realtà fa cagare i polli. Dell'illirico sappiamo molto di più di quel che tale Lebelinsky (e chi u l'è) vuole farci credere. Ci sono due ricchi volumi di Anton Mayer ai quali egli dedicò praticamente la vita, così come di Hans Krahe (autore anche lui di un ottimo volume a più mani) sono ancora validi molti studi apparsi sulle Indogermanische Forschungen. Abbiamo un volume- forse un po' datato- d'epoca panillirista di Julius Pokorny, e sulla scia del Krahe abbiamo oggi (vivente) lo studioso tedesco Paul Schmid. Insomma l'illirico va visto come una forma particolarmente antiquata di indoeuropeo che deve esseris diffuso dalle parti orientali d'Europa verso Occidente, e pare fosse una lingua fortemente (ma non completamente) satemizzata. Come noto, chi scrive, ha propugnato che anche per la Sardegna arcaica si debba parlare di un sostrato ad esso affine. Ma il mondo è pieno di pazzi, e chissà che nella loro schiera non mi ci debba iscrivere pur io
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 19/10/2011 : 20:57:40
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| albertune ha scritto: Lebelinsky (e chi u l'è)
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Grazioso gioco di parole.
E' uno che insegna all'università e i cui libri si pubblicano in Francia ed in Italia senza che debba pagarseli (strano, no?). Jaca Book, tanto per non far nomi, pubblica anche Coppens. Così, tanto per citare uno sconosciuto
Ah, dimenticavo: quando pubblica qualcosa i colleghi universitari leggono e gli rispondono... ...a lui.
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albertune
Utente Normale
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Inserito il - 20/10/2011 : 10:44:54
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Egregio Pollo Mannaro,
son perfettamente d'accordo con Lei, talché, per adeguarmi al Suo autore, anch'io sono in contatto con degli importanti studiosi (che mi leggono e recensiscono), Le faccio i nomi altisonanti di:
Mathias Huhn dell' Institut Für Sprachliche Bildung di Vienna Elton Pulë dell' Akademia e shkencave e shqiperise Anthony F.Chicken del Minnesota Institut for ancient Languages
e trai i sardi corrispondo con Mario Puddu, autore del noto dizionario.
P.S: se ne ha modo (come credo), La prego di salutarmi caramente John Little Wolf (del Burundi Institut for Monkey Language Research), col quale non sono più in corrispondenza.
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 20/10/2011 : 11:24:30
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| albertune ha scritto:
Egregio Pollo Mannaro,
son perfettamente d'accordo con Lei, talché, per adeguarmi al Suo autore, anch'io sono in contatto con degli importanti studiosi (che mi leggono e recensiscono), Le faccio i nomi altisonanti di:
Mathias Huhn dell' Institut Für Sprachliche Bildung di Vienna Elton Pulë dell' Akademia e shkencave e shqiperise Anthony F.Chicken del Minnesota Institut for ancient Languages
e trai i sardi corrispondo con Mario Puddu, autore del noto dizionario.
P.S: se ne ha modo (come credo), La prego di salutarmi caramente John Little Wolf (del Burundi Institut for Monkey Language Research), col quale non sono più in corrispondenza.
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Gentilissimo albertune, capisco che neppure il professor John Little Wolf (del Burundi Institute for Monkey Language Research), voglia più corrispondere con lei, ad esempio perché in inglese si dice “Institute” (e non Institut, come scrive lei), ma non mi pare un buon motivo per prendersela. Quanto al pagarsi i propri libri, la casa editrice con la quale pubblica Mario Puddu (mio parente per parte di uovo) è un ottimo esempio: la ringrazio per la citazione.
PS – Non sapevo che conoscesse mio cugino Tonio Fried Chicken, trasferitosi in Minnesota per godere del clima paradisiaco: sarà mia premura salutarlo da parte sua (essendo pennuto accomodante, non credo le leverà il saluto per l’errorino: se accadesse metterò io una buona parola).
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 20/10/2011 : 11:49:42
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
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albertune
Utente Normale
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Inserito il - 20/10/2011 : 11:50:18
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Povero Pollo, come ci cadi sempre. Non ti sei ancora rifatto dalla scottatura della perifrasi passiva, ricorderai certo, che stai a sindacare sulla mia ignoranza. Sei talmente presuntuoso che non ti sei accorto che ci sono altri due errori, nel testo. Conoiscessi altre lingue oltre all'inglese e al tuo afrocampidanese...
Vedi dunque che l'ignorante è colui che non assolve appiENO aL SUO DOVERE DI CRITICO, e tu caro mio Cinzio, lo sei
SCORDIALMENTE
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 20/10/2011 : 13:08:37
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| albertune ha scritto:
Povero Pollo, come ci cadi sempre. Non ti sei ancora rifatto dalla scottatura della perifrasi passiva, ricorderai certo, che stai a sindacare sulla mia ignoranza. Sei talmente presuntuoso che non ti sei accorto che ci sono altri due errori, nel testo. Conoiscessi altre lingue oltre all'inglese e al tuo afrocampidanese...
Vedi dunque che l'ignorante è colui che non assolve appiENO aL SUO DOVERE DI CRITICO, e tu caro mio Cinzio, lo sei
SCORDIALMENTE |
Ma gentilissimo albertune, l'unico che, irato, ha interrotto il dotto carteggio è stato Little Wolf. Perché metterLa in imbarazzo ulteriormente? Su, non trascenda; una buona notizia per Lei: Fried Chicken mi comunica che La citerà nel nuovo lavoro sull'origine illirica del pollo fritto. Contento?
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Modificato da - pollo mannaro in data 20/10/2011 13:09:18 |
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albertune
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Inserito il - 20/10/2011 : 13:21:25
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Strano,
ho sempre pensato che il pollo fritto l'avessero inventato e cucinato in quel di Ardauli...
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 20/10/2011 : 13:43:26
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| albertune ha scritto:
Strano,
ho sempre pensato che il pollo fritto l'avessero inventato e cucinato in quel di Ardauli...
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Ah… ma allora si trascende…. …solo che per trascendere, come dire, per sferrare colpi bassi bisogna conoscere il bersaglio…essere idonei. Perché c’è chi è idoneo e chi no… mica sono idonei tutti, no? Ma non stavamo parlando di Illirico? Forse siamo OT.
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albertune
Utente Normale
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Inserito il - 20/10/2011 : 14:08:49
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A pensar male degli altri si fa peccato, ma quasi sempre si indovina
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