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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 01/05/2011 : 10:01:52
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L'Illustrissimo Prof Pittau è ormai molto fuori dai binari. La storia dei telamoni è la ciliegina sulla torta (marcia).
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Confesso che anche a me non è piaciuto gran che, in quel particolare caso...
Nella nota (1) mi accorgo adesso che le parole omofone con Sardegna (Sardò, Sandon, Sandaliotin etc), non sono "passate", probabilmente perché scritte in greco: me ne scuso...
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 01/05/2011 : 10:12:43
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Parte II -
I villaggi. Sappiamo che esistono alcuni villaggi realmente Nuragici ed altri che – pur trovandosi intorno o presso i nuraghi – sono, senz’altro, posteriori ai nuraghi stessi e non devono quindi essere inclusi nel computo. Il numero d’abitanti ipotizzato per ciascun villaggio varia da 50 a 300 persone. Se dovessimo ipotizzare che tutti i Nuraghi conosciuti facessero capo ad un villaggio e che tutti i nuraghi ed i villaggi fossero stati contemporanei, otterremo un’ipotetica popolazione totale variabile da 300.000 a 1.200.000 unità, il che è sicuramente irrealistico ed eccessivo per l’epoca e per la sede, anche a confronto con quanto detto per le restanti zone dell’Europa studiate… Ora, noi sappiamo con certezza che alcuni nuraghi non avevano un proprio villaggio satellite, essendo essi stessi edificati forse per assolvere alcune particolari funzioni specifiche di controllo del territorio e di comunicazione con la sede più importante e “centrale”. Quest’ultima – invece sì – facente capo ad un villaggio. Una situazione del genere si riscontra (ad esempio) nel territorio di Orosei ed è relativa al grande nuraghe “centrale” più importante (Nuraghe Sa Linnarta - Osana), sito su un altopiano lavico declinante verso il mare con ampia vista sulla costa e non lontano dal passo (Iann ‘e Pruna) che conduce verso la valle del rio Berchida e poi Capo Comino e Siniscola. La zona è costituita da altopiani argillosi (detti “Golleis”), poco permeabili e – seppure non certo infertili – più adatti al pascolo che alle colture; essi tendono a trasformarsi in acquitrini in seguito a pioggia abbondante. Dal sito del Linnarta si possono facilmente vedere ad occhio nudo gli altri nuraghi minori della zona, in particolare il Rampinu (sul bordo dell’altopiano, poco più a sud), il Panatta (sulle pendici impervie di pietra bianca del Monte Tuttavista, ma già al di là del fiume Cedrino(14) ) e almeno la zona in cui si trovano il nuraghe Gulunie (detto anche Osala, perché sito sulla scogliera a picco sull’omonima spiaggia. Dal Linnarta si gode ottima visibilità che si estende anche sulla costa settentrionale, Marina Grande, Foce del Cedrino, Santa Maria, Fuile ‘e Mare, ed il territorio interno retrostante) ed il nuraghe ‘e Portu (anch’esso prospiciente il mare). In questo caso quindi, avremmo (anche ammettendo che detti cinque nuraghi – molto differenti tra loro per tipologie e per dimensioni – siano stati coevi ed usati contemporaneamente) un solo villaggio (di circa 200, forse anche 300 persone), a fronte di cinque nuraghi. (Ritorneremo a questo corsivo in seguito). Pertanto, già sappiamo di dovere ridurre di molto le nostre precedenti stime ipotetiche. Se poi consideriamo che tutti i nuraghi in genere, oltre a non essere coevi, non sono stati tutti in funzione contemporaneamente (e molto probabilmente possedevano scopi e funzioni differenti, come morfologia, dimensioni e localizzazioni lasciano facilmente ipotizzare, seppure non in modo conclusivo), possiamo legittimamente abbattere ulteriormente le cifre, fino ad un più realistico totale di 50.000 – 200.000 persone, includenti uomini, donne, vecchi e bambini… Ma esistono i già citati studi che si basano sulla presunta densità di popolazione di popolazioni di cacciatori-raccoglitori e dell’incremento dovuto all’inizio dell’allevamento e della coltivazione , che parlano di una densità stimata variabile da 1 a 5 abitanti per kmq.(15). Per quanto concerne la Germania, ad esempio, la media riscontrata è di solo 2 abitanti per km2, in zone definite come molto adatte all’agricoltura. (Aldenhoven Platte, periodo della Cultura della ceramica lineare, Bandkeramik). Applicando questa media eccezionalmente alta a tutta l’estensione dell’Europa si ottengono numeri che sono evidentemente errati e smentiti dagli scavi, perché il resto dell’Europa non presentava affatto condizioni altrettanto favorevoli all’agricoltura ed all’allevamento. Anche la Sardegna, per le sue scarse precipitazioni, per il forte stress termico-idrico estivo e per le sue caratteristiche orografiche, va esclusa dalle zone considerate favorevoli ad un raggiungimento di densità così elevate in quell’epoca. Alcune obiezioni possono essere legittimamente mosse a quest’ultima affermazione: sembra accertato che in passato le precipitazioni sull’isola fossero più abbondanti e meglio distribuite nel tempo di quanto non siano oggi, realizzandosi così un clima più umido. Questo può senz’altro essere vero, anche grazie alla presenza di foreste molto più estese. Si sa che le grosse concentrazioni di piante arboree contribuiscono molto al clima ed alle precipitazioni, producendo da sé nuvole sopra se stesse, di cui si servono per la propria esistenza e sopravvivenza. Ma va da sé che – una volta ridotte le grandi distese di piante arboree – la questione sicuramente è destinata a cambiare. Il ritrovamento di grandi asce di pietra in siti Corsi e Sardi del Neolitico Medio (Bonu Ighinu) suggeriscono il progressivo abbattimento di foreste e strumenti per la macina indicano l’agricoltura cerealicola come l’obiettivo finale dell’opera (16). Resta comunque il fatto che le caratteristiche di bontà del suolo e l’orografia generale non facilitano la coltivazione e non permettono colture come quelle della Mitteleuropa. Malgrado ciò, i ritrovamenti di resti di maiale, di pecora e capra, oltre che prolagus, testimoniano la presenza crescente di pastori ed allevatori, tra i cacciatori .
Note
(14) Anche un occhio inesperto non può fare a meno di notare l’estrema feracità dell’altopiano lavico da una parte, contrapposto alla scarsa e più lenta accoglienza che il Monte Tuttavista offre alla colonizzazione vegetale. Sicuramente osservazioni del genere erano molto più facili per coloro la cui vita dipendeva da esse. (15) Ammerman, A.J. e Cavalli Sforza, L.L. “La Transizione Neolitica e la Genetica di Popolazioni in Europa” – 1986 – Boringhieri, Torino. (16) Lanfranchi, F. 1990 – “L’alimentatio des hommes prehistoriques.Preparation et consommation de quelques especes vegetales”. Archeologia Corsa 12-13 (1987-88):46-53.
NB: potrei aggiungere altra ed abbondante bibliografia, sarda ed internazionale, dimostrante che i Sardi erano pastori ed allevatori, laboriosi ed onesti e non pirati da fumetti, come qualcuno insiste. Nell'articolo originale essa non figurava. Mi limito solamente a citare qui una fonte sarda: International Journal of Modern Anthropology Int. J. Mod. Anthrop. 1 : 1-121 (2008) Available online at www.ata.org.tn Review Synthetic Article Sardinian Population (Italy): a Genetic Review C.M. Calò , A. Melis , Guiseppe Vona , I.S. Piras In modo che non si pensi che la mia esterofilia mi abbagli al punto da seguire solamente piste ideologizzate e non sarde. Traggo solamente qualche frase, dal lavoro (che risale al 2008, ma che non conoscevo al momento della composizione del mio lavoro): "Thus, even from a linguistic point of view, Sardinia appears to be extremely subdivided. The greatest constant in the history of Sardinia is the persistent shortage of humans (Day, 1988). The demographic history of Sardinia is that of a population which over the centuries has battled against extinction".
"Sardinia and Corsica appear clearly isolated in this context by a strong genetic boundary (Vona et al., 2002)".
"Autosomic molecular data show Sardinians as the most differentiated population in the Mediterranean basin and Europe. The genetic peculiarity of Sardinians was interpreted as the result of genetic drift and geographic isolation, with a limited genetic impact from conquests of the islands during history (Moral et al., 1994; Calò et al., 2001)".
"The Sardinian population had a slower growth and an independent evolutionary history, due to its isolation".
"Sardinia seems to maintain an Upper Palaeolithic mitochondrial background, sharing with the Iberian Peninsula the presence of haplogroup V and the highest incidence of haplogroup H".
"The examined villages present a limited number of mitochondrial lineages, indicating a reduced female gene pool."
Quindi i Sardi erano pochissimi, tanto da ricorrere forzatamente all'inbreeding, con conseguente elevato grado di consanguineità. Erano isolati. erano pastori ed allevatori. Erano (ed in parte sono ancora) discendenti diretti di alcuni progenitori del Paleolitico. L'apporto genetico dei nuovi arrivi (archeologicamente dimostrai come stranieri, perché non c'è traccia di navigazione sarda prima del 1200 a.C.) è inconsistente e non significativo... Si potrà anche chiedere il perché di questa strana questione. Io non conosco la risposta. Sono state fatte numerosissime ipotesi, ma sono solo ipotesi e come tali possono essere discusse. Alcune ipotesi le ho azzardate anche io, nel mio piccolo: ma è presto per discuterle, ora, per non cambiare discorso ed uscire dal tema..
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Modificato da - maurizio feo in data 01/05/2011 10:42:52 |
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maurizio feo
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Inserito il - 01/05/2011 : 11:45:58
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Parte III -
Il Bronzo.
Nel periodo del Bronzo iniziale, la popolazione umana non era molto numerosa in Europa. In Inghilterra si ipotizzano 0,5 abitanti/Kmq, equivalenti a 20,000 -100.000 (Brothwell 1972, 79); in Polonia e Germania, circa 0,86 ab/Kmq, il che per la Pomerania equivarrebbe a 30.000 (Ostoja-Zagòrski, 1982), e per la zona del Lausitz (79.443 Km2) a 97.000-195.000 (Buck, 1997). La zona nord Italiana delle Terramare conterebbe da 18.000 (Bronzo Medio 2) a 29.000 (BM 3), fino a 31.000 nel Bronzo Tardo. In genere si concede che la densità sia andata aumentando rapidamente tra il Bronzo Antico ed il Bronzo finale. In certe regioni (Slovacchia), nella parte iniziale del Bronzo Finale si sarebbe passati da una densità di 0,43 a 1,16 /Kmq(18) . Anche utilizzando medie di 2 ab/Kmq (sicuramente errate per eccesso, se applicate alla Sardegna, secondo quanto detto sopra, circa la qualità del terreno agricolo e le sue possibilità di produzione a fronte delle tecniche agricole di allora) si otterrebbe, per la Sardegna “nuragica” una cifra totale di soli 48.000 abitanti, che – pur essendo solamente indicativo – appare comunque molto più realistico di altri numeri proposti in precedenza altrove. Questo numero, per quanto ridotto, rappresenterebbe egualmente un notevole incremento rispetto alla popolazione sarda precedente: infatti, si calcola in 700 - 1800 individui il numero complessivo d’esseri umani precedentemente presenti in Sardegna, nel periodo del tardo Paleolitico(19) . L’incremento sarebbe dovuto al successo economico, sociale, alimentare, sanitario ed in ultima analisi demografico globale dei “Nuragici”. Il rilevante miglioramento da essi ottenuto nelle loro condizioni di vita ha definitivamente scongiurato l’estinzione della popolazione. Già nel Tardo Neolitico (S. Michele di Ozieri) le tracce archeobotaniche seppure scarse, vedono densità e localizzazione degli insediamenti deporre a favore della soluzione agricola: molti villaggi, con capanne di rami intrecciati, argilla, peli d’animale, sterco e fango (“wattle and daub”, una tecnica ancora in uso ai tempi di Sheakspeare); pestelli, mortai e macinelli, vasi e vari recipienti per conservare derrate, e falci confermano la tesi(20) . È questo il periodo in cui si ritiene inizi a formarsi una gerarchia sociale, differenziandosi così la popolazione da quella non stratificata ed ugualitaria del Neolitico Antico e Medio(21) . Si tratta, però, come si vede, di numeri oggettivamente esigui, per un territorio così vasto. Ecco, allora, che controllo visivo del territorio non può in alcun modo significare, in queste condizioni, anche controllo militare in senso stretto. Stiamo senz’altro parlando – ricordiamolo – d’epoche in cui i grandi numeri non erano mai grandi nel senso attuale del termine.
Alcuni esempi di “grandi numeri” (prima creduti tali, oggi dimostrati) errati.
§ Contrariamente a quanto riferito da Erodoto nel II libro delle Storie e dalla Bibbia le grandi piramidi di Giza non furono costruite da schiavi ma da uomini liberi. La sorprendente scoperta è dovuta all’individuazione di un’altra necropoli nelle immediate vicinanze delle tombe dei faraoni destinata ad ospitare coloro che avevano lavorato all'edificazione delle piramidi. Il fatto che “queste tombe siano costruite accanto alle piramidi dei re (tra quella di Cheope e quella di Chefren) indica che queste persone non potevano essere in alcun modo degli schiavi”, ha spiegato Zahi Hawass, il sovrintendente capo delle Antichità egiziane. Le prime sepolture d’operai vennero scoperte negli anni ‘90. Nel sito portato alla luce ora sono state ritrovate delle iscrizioni in cui gli operai si definiscono “amici di Cheope”, un ulteriore elemento per Hawass per avvalorare l'ipotesi che non si trattasse di schiavi. L’altra grande novità è che gli operai erano 10.000, un decimo di quelli indicati da Erodoto. Alla stima si è giunti grazie al ritrovamento del resoconto della fornitura giornaliera di cibo per i lavoratori: i contadini del delta del Nilo, in cambio dell'esenzione dalle tasse, inviavano ogni giorno 21 bufali e 23 pecore al campo.
§ Si deve considerare che nel 2300 a.C. l’esercito del temutissimo Sargon d’Akkad rappresentava per dimensioni il massimo sforzo possibile ad una nazione, tanto da potere essere utilizzato solo per brevi periodi all’anno(22) . Contava solo 5.400 uomini! E rimase comunque un’eccezione mostruosa, in un mondo in cui la regola era e restò fatta di eserciti molto, molto più piccoli, ancora per lunghi secoli… Fino all’età del Ferro ed alle armate di 100.000 uomini dei Faraoni.
§ C’erano davvero 1184 navi greche dinnanzi a Troia, come sostiene Omero? Oppure 102.000 uomini a bordo, come asserisce Tucidide circa 400 anni dopo? E’ improbabile. Gli Ittiti avevano 47.500 uomini alla battaglia di Qadesh nel 1274 a.C. (si tratta di uno dei più grandi eserciti menzionati nell’Età del Bronzo dai testi storici). Per le forze navali, si dice che Ugarit avesse molte più di 150 navi nel 1187(23) . Conseguentemente, la flotta greca in Aulide poteva anche contare alcune centinaia di navi, ma non 100.000 uomini. Una stima più realistica valuta tale numero attorno a 15.000(24) . Un numero per cui circa 300 navi sono sufficienti.
Comparativamente, quindi, i riferiti numeri ridotti della popolazione globale sull’isola sarda, non devono stupire più di tanto: pur costituendo un’ipotesi, essi sono giustificati da assunti ragionevoli. E – cosa importante – non escludono affatto quello che da più parti si desidera affermare: la navigazione, i commerci, le capacità belliche ed altro ancora: riportano solamente i numeri a valori più credibili per l’epoca.
Questo potrebbe anche spiegare perché – anche a fronte di prove archeologiche (indirette, ma credibili)(25) dell’esistenza di una navigazione “Nuragica” – i Fenici siano egualmente riusciti, nell’800 – 900 a.C. circa a colonizzare le coste della Sardegna, stabilendo fondaci per la propria più efficiente navigazione commerciale, probabilmente un’iniziativa internazionale, aperta al reclutamento multietnico degli equipaggi. Ciò non è naturalmente in alcuna contraddizione con la grande vetustà della navigazione nel Mediterraneo Occidentale ed anche in Sardegna, che risale ancora a prima del commercio dell’ossidiana sarda(26) . Naturalmente, la cosa sembra del tutto impossibile a chi ipotizzi numeri molto più grandi di guerrieri nuragici armati fino ai denti e detentori di una flotta estremamente aggressiva e padrona del Mediterraneo(27) .
Note:
16)Lanfranchi,F. 1990 – “L’alimentatio des hommes prehistoriques.Preparation et consommation de quelques especes vegetales”. Archeologia Corsa 12-13 (1987-88):46-53. 17) A)Levine, M 1983. La fauna di Filiestru (Trincea D). In Trump, D.H., La grotta di Filiestru a Bonu Ighinu, Mara (SS): 109-31. Quaderni 13. Dessì Sassari. B)Vigne, J.D. 1988. Les Mammiferes Post-Glaciares de Corse, Etude Archeozoologique. Gallia Prehistoire Supplement 26. C.N.R.S., Paris. 18) A.F. Harding “Europeans Societies in the Bronze Age” – 2000 – Cambridge Univ. Press. 19) Numeri che rispondono alla definizione di “collo di bottiglia” e per i quali l’estinzione è una possibilità reale. 20) Lewthwaite, J. 1983 Neolithic societies and their Landscape 6000-2000 b.C. 146-83 Edimburgh Univ Press. – 1984a Animals and Archaeology 3: Early Herders and their flocks: 25-37. BAR Internat Series 202. Brit. Archaeol Reports, Oxford. – 1984b Progress in Mediterranean Studies Univ of Bradford. 21) Lewthwaite, J. 1984 c Pastore Padrone: the social dimensions of pastoralism in prenuragic Sardegna., The Deya Conference of Prehistory. Early settlements in the Western Mediterranean Islands and their peripheral Areas: 251-63 BAR International Series 229 Brit. Archaeol. Reports, Oxford. 22) Disattendere i confini nazionali rappresentava un rischio molto minore e certo di quanto non fossero invece l’abbandono del lavoro dei campi, l’allevamento e l’interruzione degli altri mestieri artigianali. 23) Texts from Ugarit pertaining to seafaring, in: Seagoing ships and seamanship in the bronze age levant, S. Wachsman , Texas A&M University Press, 1998. 24) Barry Strauss, La guerra di Troia, Ed Laterza, 2009, Bari. 25) Si tratta della presenza accertata, su coste spagnole ad esempio, di ceramica “nuragica” d’uso quotidiano e senza valore (quindi non oggetto di scambio commerciale), ma realizzata con impasto di terre locali. Un altro motivo logico per credere ad una navigazione “nuragica” risiede nel fatto che la distribuzione geografica stessa del Megalitismo ne dimostra la chiara vocazione marinara. 26) Di ciò si parlerà più dettagliatamente in un prossimo articolo, tutto dedicato alla navigazione. 27) Costoro ricorrono agli espedienti più vari: c’è chi scotomizza del tutto il problema, negando l’esistenza dei Fenici, e chi li sostituisce con gli indomiti e numerosissimi Shardana, talvolta identificati con i Nuragici, talaltra no; talvolta provenienti da Est, talvolta “nati” in Sardegna e poi destinati a viaggiare avanti ed indietro per il Mediterraneo.
Per quanto concerne la nota 25) ripeto che date e definizioni sono importanti, proprio per il motivo per cui le "virgolette" vengono - oppure talvolta non vengono, ad arte - usate: "Navigazione nuragica" non significa nulla ed anzi è fuorviante, per una corretta comprensione da parte dei più. Le prove indirette risalgono a non prima del 1200 a.C. Prima di allora esistono numerosissime prove di navigazione altrui. Dopo tale data, esistono "prove indirette" di navigazione sarda, a fronte di numerosissime prove dirette di moderna ed abbondante navigazione altrui: questo, per la giusta prospettiva storica, in termini di navigazione. Poi, possiamo parlare finché vogliamo delle navicelle nuragiche e dei bronzetti. Ma essi restano sempre bronzetti...
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Modificato da - maurizio feo in data 01/05/2011 11:56:51 |
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