Tharros
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 06/10/2010 : 10:35:41
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Da Olbia ad Alghero Km percorsi 236
Terra Finalmente. Nove ore di traversata, ed eccomi in Sardegna. Alle spalle un lungo anno d’attesa. Nonostante le ripetute visite nell’Isola mi aspetto di rivivere emozioni gia vissute, viverne di nuove, avere l’opportunità di conoscere cose diverse ed interessanti. Essere qui ha su di me un effetto meraviglioso. I giorni di viaggio che avrò dinanzi sapranno regalarmi con certezza quello che cerco. La Sardegna non ha mai disatteso le mie speranze perché, da qualsiasi parte si guardi, non delude mai. Spero di fare nuove amicizie, conoscere gente e far parte, per un breve periodo, di un’Isola piena di storia, di paesaggi marini e montani e di strade da percorrere nella più assoluta libertà. Le prime cose da fare ora sono: recuperare le provviste che mi serviranno oggi, il pieno di gasolio al van e altre cosette utili. Preferisco fare gli acquisti che mi servono tutte le mattine, ho il frigorifero che serve per le cose da bere; il resto lo compero di volta in volta conforme quello che mi va di mangiare. Sulla strada, che va verso S. Teodoro, c’è un centro commerciale dove trovo quello di cui ho bisogno, quindi, espletati questi semplici ma essenziali compiti mi avvio. Il traffico, fuori Olbia, è scarso, solo camper e alcune auto ma niente di che. Per ora viaggio in direzione Sassari. Lungo la strada ci sono cartelli che segnalano le stazioni della ferrovia e le uscite che indicano i paesi che sto sorpassando: Monti, Berchidda, Oschiri, Ozieri. Percorro un’ampia vallata contornata di montagne. Sulla sinistra: i Monti d’Alà, il Monte Acuto, il gruppo del Monte Limbara. Farò nuovamente questa strada più avanti fermandomi nei luoghi che hanno qualche interesse o m’incuriosiscono. Una piccola deviazione a destra prima del paese di Ardara per andare a visitare la chiesa di S. Antioco di Bisarcio con una breve sosta e qualche fotografia. Riparto dopo qualche minuto, tornando sulla statale e poi ulteriore sosta alla Chiesa di SS. Trinità di Saccargia, che io chiamo “ un bell’esempio d’architettura a righe”. Ce ne sono alcune in Sardegna sempre con lo stesso stile, ma di colore diverso. Saccargia significa “ vacca accucciata” uno strano nome per un luogo di culto. Una leggenda narra che, in tempi lontani, ogni giorno una mucca pezzata veniva in questo luogo. Aveva l’abitudine di mettersi in posizione quasi inginocchiata. Un’altra, racconta che la sposa del Giudice di Torres ebbe qui una visione, dalla quale venne a conoscenza della nascita di un figlio maschio. La nascita ebbe luogo nove mesi dopo e il Giudice fece costruire questa bellissima chiesa come ringraziamento.
Entro in Sassari che sono circa le 11. Parcheggio il van e vado un po’ a zonzo, senza meta. Arrivo di fronte al Duomo e mi siedo su una panchina. In quella vicina c’è un signore che legge il giornale. Gli chiedo cosa c’è d’interessante da vedere. La risposta è - Qualcosa da vedere lo hai davanti, puoi fare un giro fino in Piazza Italia e dopo alla fontana del Rosello. Con un po’ di fortuna, girando per le strade del centro, potrebbe vedere la preparazione dei Candelieri-. Ringraziai e chiedendo ai passanti arrivai in Piazza Italia. La piazza è molto grande, a pianta quadrata con palazzi tutt’ intorno, faccio qualche foto poi m’incammino verso la fontana del Rosello, che si trova sotto il ponte omonimo. Percorro alcune stradine e passo davanti al municipio dove mi fermo per sbirciare dentro e vedo un candeliere che se ne sta solo soletto in mezzo al cortile interno. La discesa dei candelieri o “Sa Faradda” è per i sassaresi Sa Festa Manna. E’ il proseguimento di una festa importata dai toscani che restarono a Sassari fino alla fine del XII° secolo. Era consuetudine l’offerta di un certo quantitativo di cera alla chiesa di S.Maria a Pisa. Questa festa, rimase poi a Sassari anche quando i pisani tornarono nella loro terra. Periodicamente, a partire dal 1500’ ebbe luogo ogni qual volta ricomparve il terribile morbo o altre calamità. La costruzione dei candelieri venne affidata alle corporazioni (gremi) cittadine. Non fu un’occasione consolidata, molte le interruzioni nel suo svolgimento. Vi furono anche contrasti sulle dimensioni, la forma ed il peso dei candelieri. Ora, e questo dal 1979, la festa si ripete annualmente; pur avendo conservato gran parte dell’aspetto antico c’è stata un’evoluzione, mescolando il fattore religioso e goliardico. A questo punto vista la calda giornata un bagno ci starebbe proprio bene e penso che è un’ottima idea, ma prima vorrei andare a visitare un bellissimo sito qui vicino: l’altare nuragico di Monte d’Accoddi. All’entrata c’è la biglietteria dove si paga un accesso di prezzo molto modesto. Questo sito, riportato alla luce grazie all’interessamento del presidente Segni, è l’unico esempio di Ziggurath, di tipo Mesopotamico, presente in Europa e discretamente conservato. Una mezz’ ora di visita e poi verso il mare. Il posto più vicino è Platamona e lì dirigo per il bagno, il pranzo e due orette di sosta. Lascio la spiaggia, si sta facendo sera e alcuni nuvolosi non promettono nulla di buono, ed è ora di andare verso l’ultima meta della giornata. Alghero o Alguer in catalano o S’ Alighera in sardo. C’è una disputa per il nome: il significato è secondo alcuni è “Golfo riparato con un’isoletta al centro” per altri invece “posto delle alghe marine” S’ Alighera, appunto.
Una città fortezza con il nucleo storico praticamente intatto con un aspetto magico, a volte irreale. Di giorno, si possono ammirare i particolari dei vicoli con l’acciottolato in pietra, le case con le ringhiere in ferro, gli archi medioevali, le architetture che vanno dal gotico-catalano al rinascimentale. I palazzi, come quello della Curia d’epoca cinquecentesca. La chiesa, dedicata a Santa Maria, la cui costruzione risale alla seconda metà del 500’, con parti più nuove d’epoca ottocentesca. Numerosi altri luoghi di culto arredano il centro d’Alghero; la chiesa della Misericordia del 500’, San Michele del 600’ e di S. Francesco della seconda metà del 300’, verso la fine del 500’ fu restaurata a causa di un crollo e anche a cavallo degli anni 70’ e 80’ si fecero altri interventi conservativi. I vari palazzi, i vicoli percorsi da turisti che si soffermano ad ammirare le vetrine che espongono lavorazioni in oro; ma soprattutto è il corallo ad attirare l’attenzione, per il suo colore rosso vivo e per la gran perizia nella lavorazione, un prodotto fondamentale nell’economia Algherese, tanto è vero che un ramo di corallo è posto al centro dello stemma cittadino. Il lungomare è la passeggiata d’ampio respiro, con un ampio panorama sul Golfo d’Alghero su Capo Caccia e Punta del Giglio, le barchette colorate sotto i bastioni, le torri di S. Giacomo, della Polveriera e la torre de Castilla. Lo sguardo corre dal Lido di S. Giovanni fino a Fertilia, mentre sulla parte verso la città, le costruzioni militari e molte ville in stile liberty. E’ di notte, però, che Alghero mostra tutta la sua magia. Le stradine illuminate con discrezione, i giochi di luci e d’ombre incorniciano finestre e portali. Lasciato il centro raggiungo i bastioni sul lungo mare; li percorro da piazza Sulis fino al porto con molta calma. Le gelaterie, ristoranti e bar, il mercato notturno. Pittori locali, mettono in mostra i loro quadri, quasi tutti con soggetti marini o viste della città. Non mancano ovviamente gli onnipresenti cinesi, giocolieri di strada i piccoli gruppetti che suonano. In una piazzetta mi fermo ad ascoltare un duo con launeddas e fisarmonica che canta canzoni sarde attorniati da un vasto pubblico molto attento e bambini che, seduti per terra, si gustano un gelato. Passeggiando non mi accorgo del tempo che passa e ad un certo punto noto che la città si è svuotata dei passanti le vie sono meno frequentate, molta gente ha fatto ritorno alle proprie case. E’ quasi l’una di notte. Ritorno verso il van ripercorrendo le strade del centro cittadino ormai silenzioso. Solo qualche gruppetto di ragazzi sosta ancora seduto su dei gradini ma le loro voci sono basse, quasi impercettibili, come se anche loro fossero stregati da questa città.
- Ho un ricordo, che risale ad anni fa: come questa sera, percorrevo i vicoli, ancora affollati di turisti. Girato un angolo, scorsi, davanti ad una vetrina, una sagoma, immobile che guardava gli oggetti esposti. Non so perché, ma quella ragazza, di una ragazza si trattava, aveva un che di…misterioso. Indossava un vestito bianco e rosa, con dei grandi fiori, lungo fino ai piedi calzati con dei sandali chiari. Portava un bolerino ricamato a disegni sottili. I capelli, castani chiari, lunghi fino a metà della schiena. Rimasi qualche minuto ad osservarla fino a quando non si voltò girando lentamente su se stessa, come al rallentatore. Mi passò davanti, scorsi il suo viso chiaro senza segni d’abbronzatura, due occhi grandi nei quali per un attimo scorsi riflessa la luce dei lampioni, lasciando dietro di se una tenue scia di profumo, forse ciclamino. La seguii ad una certa distanza, mantenendo il suo passo. Si muoveva come se sfiorasse la strada, senza sussulti. Il vestito le ballava intorno, i capelli dondolavano da una parte all’altra del corpo. Un’esile figura di donna, mi dette la sensazione che Alghero fosse stata costruita perché lei ci potesse passeggiare. Per quasi un’ora camminammo, lei inconsapevole della mia presenza, per la città illuminata, percorremmo parte dei bastioni dove si fermò, ed io pure, a guardare il mare, forse a sentirne il profumo. Si mosse, scese una scalinata che portava verso il centro, il vestito sfiorava i gradini, i passi leggeri, girò a destra in un vicolo dove io la seguii dopo qualche secondo ma era scomparsa. Mi fermai sorpreso e un po’ avvilito. Non andai avanti, restai qualche minuto guardando il vicolo vuoto, poi mi girai e mi diressi verso la mia auto. - I passi nei vicoli hanno una debole eco, cammino quasi in punta di piedi per non disturbare coloro che dormono. Forse qualche fantasma, come nelle classiche leggende inglesi, può aver eletto dimora qualcuno di questi antichi palazzi che ormai, caballeros e senoritas, non abitano più-. Non mi rimane che scegliere il posto per la mia prima notte in Sardegna. Durante le ferie, vorrei che tutte le giornate finiscano col profumo e il rumore del mare. Una strada che da un lato sfiora il mare di Cala Inferno e dall’altra, la vista si allarga su Porto Conte ed il Golfo d’Alghero, dei quali posso solo vedere le luci, sono a Capo Caccia. Ho attraversato la Sardegna da Est ad Ovest. Quando sono sull’Isola il mio primo giorno è sempre uguale, lo stesso percorso. Alghero è il mio punto di partenza per le scorrerie dei giorni futuri. Non ho programmi né mete particolari se non di andare dove più posso, cercando di trattenere il più possibile di quanto vedrò. Per la prima volta terrò un piccolo diario di questi giorni, riportando se possibile le sensazioni che vivrò cose e luoghi che vedrò e i profumi che sentirò. Le foto saranno un ricordo di questo viaggio. E’ difficile per me spiegare perché quest’isola m’attiri tanto perché le sensazioni sono molteplici e trovarne una che abbia più valore di un’altra non è possibile. Finalmente potrò godere di quella preziosa solitudine tanto difficile da trovare durante tutto l’anno, e preziosi silenzi. Buona notte.
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Modificato da - Tharros in data 06/10/2010 10:49:16 |
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E' sempre meglio sembrare stupidi tacendo invece di darne la conferma parlando!! |
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