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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 10/04/2012 : 12:06:05
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| Su foristeri ha scritto:
| robur.q ha scritto:
Che lavorone!!! Cosa ne penso di Samugheo e Atzara? Di Samugheo esiste uno studio di Blasco, per Atzara non ho molti elementi. Sicuramente sono parlate di transizione: anche se usano l'articolo meridionale hanno il vocalismo settentrionale e, almeno Samugheo, anche gran parte del consonantismo. La morfologia appare invece più meridionale, come il lessico. Gli abitanti di questi comuni hanno certamente difficoltà ad identificarsi con una delle due varietà macrodialettali e letterarie. Subentrano anche fattori antropologici: il desulese Montanaru scrisse in logudorese anche se il dialetto di Desulo è decisamente di tipo meridionale, ma un barbaricino ha difficoltà ad identificarsi con la lingua delle pianure, dei campidanesi! Era una delle ragioni che mi spinse a suo tempo alla ricerca di una lingua comune, equilibrata e asettica il più possibile (il che presumeva che non potesse essere una delle varietà dialettali esistenti). La storia non sembra seguire questa via. Tu mi chiedi se accetterei la lingua di Atzara come lingua comune? L'accetterei al volo ma, guardacaso, oltre la timida segnalazione di Bolognesi, nessuna modifica è stata apportata alla LSC! Perchè? Forse perchè i settentrionali avrebbero dovuto usare l'artcolo meridionale? Temo sia proprio quella la ragione!! Prova a fare una battaglia per l'atzarese uber alles, e vediamo che ne esce fuori!! Quanto ci scommetti che gli oppositori sarebbero più dalle tue parti?
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Lavorone io, boh !
In questo campo, già sei altrettanto roburtissimo.
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Magari fossi roburtissimo! mi piacerebbe dare un contributo alla salvezza del sardo: anche se non è la mia lingua madre, ho un forte rapporto affettivo con la lingua dei miei....nonni P.s. si vede che sei tanto tempo in Francia: il tuo uso di "finalmente", ha un senso non conclusivo che, seppure indicato correttamente nei dizionari, non è nell'uso comune dell'italiano di oggi, mentre lo è in francese e anche in spagnolo. E' curioso, però lo trovo anche....elegante
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Su foristeri
Utente Medio
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Inserito il - 10/04/2012 : 21:50:00
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| robur.q ha scritto:
| Su foristeri ha scritto:
| robur.q ha scritto:
Che lavorone!!! Cosa ne penso di Samugheo e Atzara? Di Samugheo esiste uno studio di Blasco, per Atzara non ho molti elementi. Sicuramente sono parlate di transizione: anche se usano l'articolo meridionale hanno il vocalismo settentrionale e, almeno Samugheo, anche gran parte del consonantismo. La morfologia appare invece più meridionale, come il lessico. Gli abitanti di questi comuni hanno certamente difficoltà ad identificarsi con una delle due varietà macrodialettali e letterarie. Subentrano anche fattori antropologici: il desulese Montanaru scrisse in logudorese anche se il dialetto di Desulo è decisamente di tipo meridionale, ma un barbaricino ha difficoltà ad identificarsi con la lingua delle pianure, dei campidanesi! Era una delle ragioni che mi spinse a suo tempo alla ricerca di una lingua comune, equilibrata e asettica il più possibile (il che presumeva che non potesse essere una delle varietà dialettali esistenti). La storia non sembra seguire questa via. Tu mi chiedi se accetterei la lingua di Atzara come lingua comune? L'accetterei al volo ma, guardacaso, oltre la timida segnalazione di Bolognesi, nessuna modifica è stata apportata alla LSC! Perchè? Forse perchè i settentrionali avrebbero dovuto usare l'artcolo meridionale? Temo sia proprio quella la ragione!! Prova a fare una battaglia per l'atzarese uber alles, e vediamo che ne esce fuori!! Quanto ci scommetti che gli oppositori sarebbero più dalle tue parti?
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Lavorone io, boh !
In questo campo, già sei altrettanto roburtissimo.
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Magari fossi roburtissimo! mi piacerebbe dare un contributo alla salvezza del sardo: anche se non è la mia lingua madre, ho un forte rapporto affettivo con la lingua dei miei....nonni P.s. si vede che sei tanto tempo in Francia: il tuo uso di "finalmente", ha un senso non conclusivo che, seppure indicato correttamente nei dizionari, non è nell'uso comune dell'italiano di oggi, mentre lo è in francese e anche in spagnolo. E' curioso, però lo trovo anche....elegante
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Robur buongiorno,
Vedi quello che scrivevo nel gennaio 2010 quando mi sono iscritto nel sito :
http://www.gentedisardegna.it/topic...PIC_ID=14158
Inoltre, l'italiano l'ho imparato a scuola tra i 15 e i 17 anni.
Infatti, il Sardo è la mia lingua materna...
Unu saludu mannu.
Su foristeri.
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robur.q
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Inserito il - 11/04/2012 : 13:44:26
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Beh, il tuo italiano è perfetto però; parlassi io il sardo così....
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 11/04/2012 : 14:09:56
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Sempre continuando il giochino di cui sotto, con le medesime regole (abbi pazienza Su foristeri ) a livello provinciale, mentre Cagliari, Medio Campidano, Ogliastra, Nuoro e Oristano sono totalmente sardofone (e Carbonia-Iglesias ha solo un 7,2 % di Tabarchini), la situazione nelle province di Sassari e Olbia-Tempio è, come potete immaginare, molto differente: - nella provincia Olbia-Tempio i sardofoni (sempre teorici e potenziali, ricordiamolo) sono il 52,7 %; la provincia è sostanzialmente bilingue! Come ha già detto Su Foresteri i comuni di contatto hanno spesso gruppi o piccole comunità al loro interno che usano l'altra varietà; questo è curiosamente vero solo per i comuni sardofoni mentre non lo è per quelli corsofoni: si sono fatte anche discussioni sulla fedeltà linguistica di ciascuno dei due gruppi linguistici e sembra che l'uso e la trasmissione generazionale del gallurese sia molto più forte che tra i sardofoni, ma il discorso si fa lungo assai. Comunque a Olbia, oltre agli immigrati galluresi nel centro, vi sono paesini galluresi nel teritorio comunale come San Pasquale. Comunità corsofone sono presenti a Budoni, ma anche a Monti, Oschiri, Golfo Aranci, Padru (Biasì), Luras. - nella provincia di Sassari la situazione è assai più complicata perchè gli abitanti dei comuni corsofoni sono ben il 55,0 %, i catalani il 12,1 % e i sardofoni solo il 32,9 %, sarebbero cioè in minoranza e, cosa più importante in assoluto, non è tradizionalmente sardofono il capoluogo, cioè il centro di riferimento politico, amministrativo, economico, culturale, della provincia. Sulla non sardofonia di Sassari ci sarebbe da discutere (a parte gli immigrati), ma ne parlerò alla prossima puntata ca tengu is didus cancaraus
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Su foristeri
Utente Medio
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Inserito il - 11/04/2012 : 20:17:56
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| robur.q ha scritto:
Sempre continuando il giochino di cui sotto, con le medesime regole (abbi pazienza Su foristeri ) a livello provinciale, mentre Cagliari, Medio Campidano, Ogliastra, Nuoro e Oristano sono totalmente sardofone (e Carbonia-Iglesias ha solo un 7,2 % di Tabarchini), la situazione nelle province di Sassari e Olbia-Tempio è, come potete immaginare, molto differente: - nella provincia Olbia-Tempio i sardofoni (sempre teorici e potenziali, ricordiamolo) sono il 52,7 %; la provincia è sostanzialmente bilingue! Come ha già detto Su Foresteri i comuni di contatto hanno spesso gruppi o piccole comunità al loro interno che usano l'altra varietà; questo è curiosamente vero solo per i comuni sardofoni mentre non lo è per quelli corsofoni: si sono fatte anche discussioni sulla fedeltà linguistica di ciascuno dei due gruppi linguistici e sembra che l'uso e la trasmissione generazionale del gallurese sia molto più forte che tra i sardofoni, ma il discorso si fa lungo assai. Comunque a Olbia, oltre agli immigrati galluresi nel centro, vi sono paesini galluresi nel teritorio comunale come San Pasquale. Comunità corsofone sono presenti a Budoni, ma anche a Monti, Oschiri, Golfo Aranci, Padru (Biasì), Luras. - nella provincia di Sassari la situazione è assai più complicata perchè gli abitanti dei comuni corsofoni sono ben il 55,0 %, i catalani il 12,1 % e i sardofoni solo il 32,9 %, sarebbero cioè in minoranza e, cosa più importante in assoluto, non è tradizionalmente sardofono il capoluogo, cioè il centro di riferimento politico, amministrativo, economico, culturale, della provincia. Sulla non sardofonia di Sassari ci sarebbe da discutere (a parte gli immigrati), ma ne parlerò alla prossima puntata ca tengu is didus cancaraus
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Vedo che hai letto Mauro MAXIA ma ne hai preso quello che volevi scrivere.
Il topic di questa discussione era "...... in perigulu o nono" ; dunque sei OT.
Ovviamente, tu sei "cancaradu" da un certo campanilismo roburtissimo...
Dunque puoi continuare a giocare da solo in questa discussione.
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Modificato da - Su foristeri in data 11/04/2012 20:19:57 |
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robur.q
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Inserito il - 11/04/2012 : 21:08:00
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| Su foristeri ha scritto:
| robur.q ha scritto:
Sempre continuando il giochino di cui sotto, con le medesime regole (abbi pazienza Su foristeri ) a livello provinciale, mentre Cagliari, Medio Campidano, Ogliastra, Nuoro e Oristano sono totalmente sardofone (e Carbonia-Iglesias ha solo un 7,2 % di Tabarchini), la situazione nelle province di Sassari e Olbia-Tempio è, come potete immaginare, molto differente: - nella provincia Olbia-Tempio i sardofoni (sempre teorici e potenziali, ricordiamolo) sono il 52,7 %; la provincia è sostanzialmente bilingue! Come ha già detto Su Foresteri i comuni di contatto hanno spesso gruppi o piccole comunità al loro interno che usano l'altra varietà; questo è curiosamente vero solo per i comuni sardofoni mentre non lo è per quelli corsofoni: si sono fatte anche discussioni sulla fedeltà linguistica di ciascuno dei due gruppi linguistici e sembra che l'uso e la trasmissione generazionale del gallurese sia molto più forte che tra i sardofoni, ma il discorso si fa lungo assai. Comunque a Olbia, oltre agli immigrati galluresi nel centro, vi sono paesini galluresi nel teritorio comunale come San Pasquale. Comunità corsofone sono presenti a Budoni, ma anche a Monti, Oschiri, Golfo Aranci, Padru (Biasì), Luras. - nella provincia di Sassari la situazione è assai più complicata perchè gli abitanti dei comuni corsofoni sono ben il 55,0 %, i catalani il 12,1 % e i sardofoni solo il 32,9 %, sarebbero cioè in minoranza e, cosa più importante in assoluto, non è tradizionalmente sardofono il capoluogo, cioè il centro di riferimento politico, amministrativo, economico, culturale, della provincia. Sulla non sardofonia di Sassari ci sarebbe da discutere (a parte gli immigrati), ma ne parlerò alla prossima puntata ca tengu is didus cancaraus
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Vedo che hai letto Mauro MAXIA ma ne hai preso quello che volevi scrivere.
Il topic di questa discussione era "...... in perigulu o nono" ; dunque sei OT.
Ovviamente, tu sei "cancaradu" da un certo campanilismo roburtissimo...
Dunque puoi continuare a giocare da solo in questa discussione.
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Eh, che inutile permalosità !! Che c'entra tutto questo? Io sto portando avanti un ragionamento da un punto di vista, tu da un altro. A me non mi frega niente se i campidanesi sono più o meno dei cabisusesus; ho già spiegato il fondamento del mio punto di vista, che è "istituzionale"; non ho mica detto che i sardo-parlanti del nord non sono quanti dici tu, sto solo dicendo che, verosimilmente, saranno rappresentati da comuni che hanno un certo peso demografico, che è cosa diversa! Quelli presenti in altri comuni hanno scarsa possibilità di essere rappresentati. Siccome capisci bene l'italiano, cerca di fare uno sforzo e capire il senso complessivo del ragionamento, se ti interessa; se non t'interessa, pazienza. Se vi è cosa lontana da me è il campanilismo, mi sento a mio agio ovunque nel mondo perchè a me interessano persone e culture, non nazioni, nazionalismi grandi, piccoli o piccolissimi! Continuerò il mio discorso da solo, per arrivare a capire PERCHE' il sardo è, a mio parere, in pericolo. Cordialmente. P.s. per la verità Mauro Maxia è stato mio docente in un master universitario di linguistica (uno dei due, oltre la laurea in scienze politiche con indirizzo sociologico e la Specializzazione in Studi Sardi): non sono presuntuoso ma neppure sprovveduto.
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robur.q
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Inserito il - 13/04/2012 : 20:57:07
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Proseguo solo soletto (e forse è meglio) con le mie linguistiche elucubrazioni; dopo la prima puntata che ha definito i confini del sistema linguistico sardo a nord, affronterò la tremenda bipartizione nord-sud. Esiste? Checchè ne dica Roberto Bolognesi, direi proprio di si: lo dice in modo molto chiaro la carta n°5 da lui elaborata; la carta individua un'area compatta nel sud, alcune piccole aree di transizione, ma due aree a nord: un'area nuorese-baroniese da una parte e la restante dall'altra; ma cosa è che definisce la prima area rispetto alla seconda? Quasi esclusivamente un unico fenomeno, ovvero la conservazione delle consonanti occlusive sorde etimologiche PTK in posizione intervocalica : ANDATUS>andatu>andadu>andau, tanto per fare un esempio semplice, in cui l'ultima fase porta al dileguo della consonante. Stranamente in alcune varietà si ha contemporaneamente la conservazione e il dileguo, nelle aree più meridionali (Barbagia di Ollolai). Questo fenomeno ricorre molto frequentemente e il "contatore" di Bolognesi scatta e scatta. Qua si evidenzia un limite nel procedimento scientifico utilizzato, peraltro utilissimo, che va pertanto sottoposto ad ulteriore analisi. Le varietà dell'area nuorese sono fortemente caratterizzate ma rimangono largamente per tutte le altre caratteristiche nell'alveo del sardo settentrionale! A questo punto vorrei fare un invito ai dialettologi: smettiamo di chiamare le due macroaree dialettali come Campidanese e Logudorese. Nel sud i "nordici" si chiamano cabesusesus, per tradizione secolare che divideva il Regno di Sardegna in due capi. Il Campidanese e il Logudorese sono le due varietà letterarie e diastratiche (si intendono strati sociali) prestigiose elaborate dai sardi nel corso del tempo. Ma dal punto di vista dialettale, il Seulese non può chiamarsi Campidanese, denominazione che implica considerazioni geografiche, storiche ed antropologiche in cui la Barbagia di Seulo non può riconoscersi! Analogamente il Baroniese non è Logudorese, non può esserlo!! Io propongo di chiamare le due macrovarietà semplicemente sardo settentrionale e sardo meridionale, così non ci sono fraintendimenti di sorta! Parlando di varietà diastratiche mi viene in mente la situazione di Sassari città: la varietà locale è di tipo corso, sia pure con profonde influenze logudoresi (reciproche peraltro), ma varie testimonianze ci indicano che quella che era la classe dominante fino a due secoli fa, la nobiltà, parlava sardo logudorese. Anzi, il Logudorese letterario è nato proprio a Sassari, con Cano o Araolla!! "Nobili di ri biddi" dicevano i sassaresi popolari e della nascente borghesia, che, con la perdita del loro ruolo sociale dominante, hanno disperso anche la lingua. Il Logudorese è nella storia di Sassari, ha avuto grande importanza nella formazione della cultura sassarese, è uscito dalla porta della storia ma vi sta rientrando dalla finestra, con gli immigrati dalla provincia. Male farebbe il Comune di Sassari a non considerarsi parte della comunità linguistica sardofona, perchè Sassari è, storicamente, bilingue! (e così accontentiamo Su Foristeri , che vede aumentare di 130.000 persone il suo conto). Analogo ragionamento si può forse fare per Castelsardo e Alghero, per rimanere alle città reali, ma probabilmente no per la Gallura. Non è un caso raro nella storia che strati sociali diversi parlino lingue diverse, basti pensare ai Franchi germanofoni nella Gallia romanza: dopo due o tre generazioni erano tutti francesi, ma i nobili guerrieri parlavano tedesco, gli altri Romance! Anche in Cagliari per lungo tempo i nobili parlavano catalano, loro lingua originaria, poi hanno elaborato una varietà cagliaritana che gli abitanti degli appenditzius stigmatizzavano come "chistionai a bucca 'e cul''e pudda"! Ma siamo andati lontano, mo mi fermo e riprendo domani, coi "confini" tra sardo meridionale e e settentrionale.
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Modificato da - robur.q in data 13/04/2012 21:15:38 |
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robur.q
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Inserito il - 17/04/2012 : 16:18:43
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Nelle puntate precedenti ho definito la bipartizione tra sardo settentrionale e sardo meridionale tramite l'isoglossa morfo-lessicale dell'articolo determinativo plurale (is vs sos-sas). E un fenomeno molto importante non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente perchè è immediatamente riconosciuto dai locutori: è il classico fenomeno linguistico "bandiera", chi lo condivide è dei nostri, chi non lo condivide non è dei nostri. E' un meccanismo mentale che funziona a tutti i livelli, dai più allargati, ai più ristretti, il proprio paese per esempio. Un altro simbolo bandiera è costituito dall'opposizione e-o vs i-u nelle vocali finali. La terza bandiera è data dal fenomeno numericamente scarso ma qualitativamente assai significativo della conservazione della occlusive velari sorde e sonore C e G in confronto alla loro palatalizzazione. In soldoni il lat. COENAM resta "chena" nel nord e diventa "cena" nel sud. Si parla di "conservazione" perchè è l'unico caso vivente nella Romània in cui quelle lettere sono pronunciate velari come in epoca romana repubblicana e alto imperiale. La conservazione o l'innovazione non costituiscono nè merito nè demerito, al più una curiosità e un valore scientifico. Queste tre isoglosse sono quasi sovrapponibili sul territorio dell'isola, lasciando una stretta striscia di villaggi con caratteri misti. Ciò che è al di sotto di queste tre isoglosse è percepito genericamente dai locutori attivi e passivi come sardo meridionale e ciò che è al di sopra come sardo settentrionale. Vi sono altre isoglosse "bandiera" ma non sono sovrapponibili alle altre se non parzialmente e danno vita ad alcune delle subvarietà all'interno delle due macroaree: l'isoglossa della prostesi vocalica davanti a R (arrosa vs rosa) ingloba Barbagia di Ollolai, Barigadu, Guilcer; l'isoglossa della labializzazione dei nessi QU e GU (abba vs aqua) ingloba tutta l'Ogliastra, Barbage di Belvì e Seulo; ve ne sono delle altre che hanno genericamente lo stesso andamento: i dialetti barbaricini (compresa la Barbagia d'Ogliastra) sono fortemente caratterizzati all'interno della macroarea meridionale e per tali motivi non si possono definire campidanesi!! Chiedo scusa se talvolta non sono stato chiaro nè preciso. Meliu est reprehendant nos grammatici quam non intelligant populi. Next time, mie conclusioni sul "perigulu".
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robur.q
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Inserito il - 30/04/2012 : 10:18:07
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La lingua sarda è in pericolo di estinzione? Certamente si, non domani, e nemmeno dopodomani, ma nel medio periodo; le nuove generazioni, spesso anche nei paesi più lontani dalle aree urbane e costiere, hanno sempre più una conoscenza solo passiva della lingua o, al più, ne conoscono qualche espressione goliardica, con un lessico ridotto, spesso sostituito dal lessico italiano sardizzato e scarsa conoscenza delle forme grammaticali e un sostanziale analfabetismo, non avendo alcuna abitudine a scriverlo. Non dobbiamo fasciarci la testa, il sardo non è ancora morto, ma è malato grave e necessita provvedimenti pubblici per sopravvivere. Nonostante alcuni pensino che la nostra comunità regionale sia fuori dallo spazio e dal tempo, La Sardegna è una società moderna poichè le sue strutture socio-economiche sono quelle di una società moderna: i pastori ormai non esistono più, ci sono allevatori, sempre più inseriti nel mercato internazionale e aziende strutturate in maniera capitalistica; l'intero settore agro-alimentare sta subendo una profonda "selezione capitalistica" in cui sopravviveranno le più forti ed innovative. In ogni caso, solo una piccola minoranza dei sardi che lavorano è impiegata nel settore primario: la stragrande maggioranza è impiegata nel settore terziario, anche avanzato. I grandi problemi dell'economia sarda si chiamano diseconomia geografica, eccessiva dipendenza dal settore pubblico, basso tasso di attività. Le scelte per tentare di risolvere questi problemi spettano alla Regione ma i politici pensano solo ad ottenere più soldi, accentuando la dipendenza, piuttosto che competenze: si parla di riforma dello Statuto regionale da almeno trent'anni e ancora non si vede niente. Ma quello che interessa a noi qui è che in una società moderna le conoscenze, anche linguistiche, non avengono solo nell'ambito familiare, di gruppo, di piccola comunità, ma all'interno di istituzioni e primariamente di istituzioni scolastiche. Ricordo che alcuni anni fa il referendum costituzionale che attribuiva la competenza esclusiva delle Regioni in materia scolastica fu respinto dalla maggioranza degli italiani, SARDI COMPRESI! Siccome è facilmente intuibile che all'amministrazione centrale poco importi l'insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole, i sardi persero una grande occasione per intervenire con le loro istituzioni politiche nella normazione per l'insegnamento di lingua e cultura sarda nelle scuole. Ma siccome io sono irrimediabilmente un ottimista, voglio affrontare nel concreto i problemi che sorgono per l'effettivo utilizzo del sardo nelle scuole dell'isola. Il problema iniziale è che una lingua, affinchè possa essere insegnata nelle scuole ha bisogno di un'ortografia stabile e di una grammatica codificata. Chi si occupa di lingua sarda conosce le vicissitudini dei tentativi di costruire entrambi gli "attrezzi"! LSU, LSC ecc., io stesso sono autore di una proposta di lingua sarda comune, nell'ambito della cosiddettà "mesania" che non ha avuto alcuna accoglienza. Pazienza, io ci ho provato, non sono un linguista, tutt'al più un sociolinguista, la mia proposta, pur con alcune ingenuità linguistiche, mi sembrava decisamente più equilibrata della LSC tra le tradizioni meridionale e settentrionale. Ma, nonostante i buoni propositi dichiarati, la LSC non è stata mai emendata in alcuna direzione, e il suo fallimento ricade nella responsabilità di chi, ostinatamente, si è opposto alla sua modifica. Come abbiamo visto, creare una lingua sarda comune non è cosa facile, perchè vi si oppongono oggettive, profonde differenze fonetiche tra nord e sud, la demografia dei comuni tradizionalmente non sardofoni, le due tradizioni letterarie e diastratiche. Cosa si può fare allora? Sempre premesso che l'amministrazione scolastica sia obbligata ad insegnare IL sardo (e, gradualmente, ad insegnare IN sardo), l'unica via percorribile oggi sembra l'utilizzo delle due varianti letterarie di cui sopra, Campidanese e Logudorese lasciando ai comuni della Mesania la scelta della varietà che ritengono più vicina alla propria, linguisticamente e anche antropologicamente). Possiamo facilmente delimitare le aree di loro sicura competenza sotto e sopra le due isoglosse dell'articolo determinativo plurale e delle vocali finali, rimanendo una stretta fascia di comuni ove le due isoglosse si intrecciano. Sia il campidanese che il Logudorese hanno consolidate tradizioni ortografiche, grammaticali, lessicali e letterarie. Sono presenti ormai strumenti didattici sufficienti, mancano gli insegnanti, che debbono essere formati, e non è poco, anche, e soprattutto, in termini finanziari! Ci vogliono soldi, e non pochi! Come comportarsi nei comuni di tradizione non sardofona o mista? Premesso che la legge nazionale sulle minoranze linguistiche riconosce come tali solo il sardo e il catalano algherese (e non anche i dialetti sardo-corsi e il tabarchino), è intuibile che i bambini e i ragazzi residenti in tali comuni abbiano una competenza almeno passiva del sardo ( ed in particolare della varietà più prossima geograficamente), lasciando ai comuni stessi l'iniziativa per eventuali maggiori utilizzi del sardo nelle scuole: penso soprattutto ai comuni mistilingui, a Sassari, che come abbiamo visto, storicamente è parte integrante della comunità sardofona, la stessa Alghero. L'insegnamento delle varietà italo-romanze, non considerate minoranze linguistiche dalla legge, troverebbe, allo stato attuale della normativa, serie difficoltà ad essere inserito nell'offerta scolastica. Stanti così le cose, l'utilizzo da parte della Regione Autonoma del sardo nei suoi atti aventi valore normativo ed amministrativo è quasi impossibile, nel breve periodo almeno. Chi deve interpretare tali atti dovrebbe avere ottima conoscenza di ambedue le varianti, cosa attualmente impossibile. Nel medio e lungo periodo le nuove generazioni potranno avere competenza attiva in una delle due varianti e competenza almeno passiva dell'altra, poichè nell'insegnamento del sardo dovrà, per forza di cose, essere inserito qualche cenno dell'altra variante. Tutti problemi che non sarebbero sorti con una varietà comune; ma tant'è, questo abbiamo, e con questo dobbiamo lavorare! L'uso amministrtivo della lingua dovrebbe essere obbligatorio invece nelle province e nei comuni: ogni atto dovrebbe essere bilingue in italiano e sardo nella varietà prescelta. Abbiamo molto ancora da lavorare!!
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Modificato da - robur.q in data 30/04/2012 10:22:53 |
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aquila
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Inserito il - 15/05/2012 : 13:40:16
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Perchè non si contano quante decine di migliaia di parlanti il logudorese vivono in città come Cagliari, Sassari, Alghero, Olbia Oristano ecc. che Logudoresi non sono? E poi provate a immaginare quante centinaia di migliaia di parlanti il logudorese vivono fuori della Sardegna così si può avere un quadro approssimato ma più veritiero di quanti siano i parlanti il logudorese. Aggiungo che dal punto di vista lessicale il logudorese e il campidanese sono una stessa lingua. E tando, cando nos dezidimos a faeddare una sola limba?
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 15/05/2012 : 22:44:53
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| aquila ha scritto:
Perchè non si contano quante decine di migliaia di parlanti il logudorese vivono in città come Cagliari, Sassari, Alghero, Olbia Oristano ecc. che Logudoresi non sono? E poi provate a immaginare quante centinaia di migliaia di parlanti il logudorese vivono fuori della Sardegna così si può avere un quadro approssimato ma più veritiero di quanti siano i parlanti il logudorese. Aggiungo che dal punto di vista lessicale il logudorese e il campidanese sono una stessa lingua. E tando, cando nos dezidimos a faeddare una sola limba?
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Perchè ciò che interessa non è quanti lo parlano ma quanti e quali comunità possono essere interessate alla trasmissione alle future generazioni!! Per fare esempio, i parlanti il sardo-settentrionale a Cagliari sono molte migliaia ma sono immersi in una realtà alloglotta (più italofona che sardofona per la verità) e verosimilmente sono persone che hanno partecipato alla grande immigrazione tra anni '60 e '70, sono ormai anziani, e i loro figlio avranno, nella migliore delle ipotesi, una conoscenza solo passiva della loro lingua. Quanto a "una sola limba", nei miei precedenti interventi credo di averti già risposto: l'unità si potrebbe anche fare ma non sacrificando una delle tradizioni linguistiche a favore dell'altra. Io sono cagliaritano, per me il sardo settentrionale è quasi estraneo, l'ho sentito parlare poche volte, lo capisco poco e anzi mi suscita una reazione non razionale di..... allergia. E' una battuta (anche se è vero), scusami, ma la uso per dire che i sentimenti identitari locali sono più forti di quelli a livello "insulare"!! Sono frutto di secoli e millenni, non ci si può passare sopra come un rullo compressore, la storia dei sardi è anche questo!!
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Su foristeri
Utente Medio
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Inserito il - 17/05/2012 : 13:13:25
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| robur.q ha scritto:
| aquila ha scritto:
Perchè non si contano quante decine di migliaia di parlanti il logudorese vivono in città come Cagliari, Sassari, Alghero, Olbia Oristano ecc. che Logudoresi non sono? E poi provate a immaginare quante centinaia di migliaia di parlanti il logudorese vivono fuori della Sardegna così si può avere un quadro approssimato ma più veritiero di quanti siano i parlanti il logudorese. Aggiungo che dal punto di vista lessicale il logudorese e il campidanese sono una stessa lingua. E tando, cando nos dezidimos a faeddare una sola limba?
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Perchè ciò che interessa non è quanti lo parlano ma quanti e quali comunità possono essere interessate alla trasmissione alle future generazioni!! Per fare esempio, i parlanti il sardo-settentrionale a Cagliari sono molte migliaia ma sono immersi in una realtà alloglotta (più italofona che sardofona per la verità) e verosimilmente sono persone che hanno partecipato alla grande immigrazione tra anni '60 e '70, sono ormai anziani, e i loro figlio avranno, nella migliore delle ipotesi, una conoscenza solo passiva della loro lingua. Quanto a "una sola limba", nei miei precedenti interventi credo di averti già risposto: l'unità si potrebbe anche fare ma non sacrificando una delle tradizioni linguistiche a favore dell'altra. Io sono cagliaritano, per me il sardo settentrionale è quasi estraneo, l'ho sentito parlare poche volte, lo capisco poco e anzi mi suscita una reazione non razionale di..... allergia. E' una battuta (anche se è vero), scusami, ma la uso per dire che i sentimenti identitari locali sono più forti di quelli a livello "insulare"!! Sono frutto di secoli e millenni, non ci si può passare sopra come un rullo compressore, la storia dei sardi è anche questo!!
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Altri l'avevano scritto, io l'ho scritto : Itte si podet faghere, campanilista sese !
E aggiungo puru chi custhu si podet seguramente giamade campanilismu de alsthu livellu !
I sentimenti identitari locali sono più forti, bohh ! No ddu potzu cumprendi...
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Modificato da - Su foristeri in data 17/05/2012 13:15:56 |
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 18/05/2012 : 07:27:24
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OH SU FORISTERI, quella del campanilismo è l'accusa francamente divertente di coloro che vogliono imporre il logudorese a tutti i sardi, via LSU o LSC; difendere la propria identità locale non è campanilismo e, attenzione, la frittata si può facilmente rigirare: coloro che sono contrari all'ufficializzazione della lingua sarda possono accusare di campanilismo i favorevoli; il discorso è lo stesso: che ce ne facciamo del sardo? abbiamo l'italiano, impariamo l'inglese e basta = che ce ne facciamo del campidanese (o del sassarese o gallurese)? abbiamo la LSC (logudorese malamente cammuffato), impariamo la LSC e basta!!! = rullo compressore!! Mi sa che qua l'unico vero campanilista sei tu, oltre a essere manicheo e ad avere serie difficoltà a comprendere qualche piccola, ironica provocazione. Ma si sa, l'ironia non è proprio il forte dei francesi, ancor meno l'autoironia !!! Au revoir
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Su foristeri
Utente Medio
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Inserito il - 19/05/2012 : 15:01:19
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| robur.q ha scritto:
OH SU FORISTERI, quella del campanilismo è l'accusa francamente divertente di coloro che vogliono imporre il logudorese a tutti i sardi, via LSU o LSC; difendere la propria identità locale non è campanilismo e, attenzione, la frittata si può facilmente rigirare: coloro che sono contrari all'ufficializzazione della lingua sarda possono accusare di campanilismo i favorevoli; il discorso è lo stesso: che ce ne facciamo del sardo? abbiamo l'italiano, impariamo l'inglese e basta = che ce ne facciamo del campidanese (o del sassarese o gallurese)? abbiamo la LSC (logudorese malamente cammuffato), impariamo la LSC e basta!!! = rullo compressore!! Mi sa che qua l'unico vero campanilista sei tu, oltre a essere manicheo e ad avere serie difficoltà a comprendere qualche piccola, ironica provocazione. Ma si sa, l'ironia non è proprio il forte dei francesi, ancor meno l'autoironia !!! Au revoir
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Tue ses una pessone peifetta in guasi tottu sos rezistros !
Bae in bonora, su roburtissimu...
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 20/05/2012 : 08:24:49
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| Su foristeri ha scritto:
| robur.q ha scritto:
OH SU FORISTERI, quella del campanilismo è l'accusa francamente divertente di coloro che vogliono imporre il logudorese a tutti i sardi, via LSU o LSC; difendere la propria identità locale non è campanilismo e, attenzione, la frittata si può facilmente rigirare: coloro che sono contrari all'ufficializzazione della lingua sarda possono accusare di campanilismo i favorevoli; il discorso è lo stesso: che ce ne facciamo del sardo? abbiamo l'italiano, impariamo l'inglese e basta = che ce ne facciamo del campidanese (o del sassarese o gallurese)? abbiamo la LSC (logudorese malamente cammuffato), impariamo la LSC e basta!!! = rullo compressore!! Mi sa che qua l'unico vero campanilista sei tu, oltre a essere manicheo e ad avere serie difficoltà a comprendere qualche piccola, ironica provocazione. Ma si sa, l'ironia non è proprio il forte dei francesi, ancor meno l'autoironia !!! Au revoir
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bai in bonora tui puru, su foristeri.
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