Nota Bene:Perda Liana è il più conosciuto e il più alto fra i tacchi calcarei d'Ogliastra, raggiunge i 1293 metri slm si trova in territorio di Gairo ma è più facilmente raggiungibile partendo da Seui. Dai suoi piedi un panorama mozzafiato a 360°.
Mi sembra che chi ha partecipato a questa discussione esponendo il proprio disappunto alla costruzione in particolare del parco eolico di Is Arenas non sia contro l'eolico a prescindere.
La situazione di Malmo, che leggo essere un porto industriale, non può essere paragonata ad un territorio che ha nel paesaggio e di conseguenza nel turismo il suo presente e soprattutto il suo futuro.
Ho citato Malmo non per paragorarlo alla Sardegna ma come dismostrazione del fatto che tante critiche alle fattibilità di un progetto del genere sono infondate, vedi per esempio eventuali pericoli per la navigazione, inquinamento da oli ecc. e soprattutto per far notare che questo tipo di impianto è già esistente in paesi tradizionalmente attenti all'ecologia. Io penso che un impianto eolico off-shore sulla costa occidentale per della Sardegna (la posizione esatta poi è dettata da motivi tecnici che vanno al di la delle mie conoscenze) sarebbe un'importante risorsa. Non dimentichiamo che ciò che abbiamo oggi,cioè centrali che bruciano olio combustibile, ha un impatto sulla salute pubblica e sull'ambiente forse meno visibile ma molto più pesante.
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Lasciamo da parte i differenti caratteri paesaggistici tra Sardegna e Mare del Nord, il problema dell'impianto proposto per la costa oristanese è che si utilizzerà una tecnologia vecchia di 10 anni. Attualmente i nuovi indirizzi sono verso l'utilizzo di turbine eoliche galleggianti: aerogeneratori con pale più grandi e piloni non appoggiati direttamente sul fondale, ma ancorati mediante cavi d'acciaio al fondo marino. In questo modo si possono posizionare le turbine su fondali più profondi e più lontani dalla costa. Gli aspetti positivi è che si intercetterebbero venti più forti e costanti (quindi maggiore rendimento) ed inoltre gli impianti subiranno meno sollecitazioni strutturali.
Un nuovo parco eolico sul mare: impianti a 30 miglia dal lido di Is Arenas Parco eolico off shore
Il progetto illustrato in Provincia. Secondo gli ideatori avrebbe un impatto ambientale pari a zero. Il presidente Pasquale Onida: nessuna difficoltà se i tralicci non si vedono dalla costa.
A trenta miglia dalla costa le pale eoliche potrebbero sembrare formiche. Anche se sono centoventi, sistemate una accanto all'altra al largo della spiaggia di Is Arenas, potrebbero avere un impatto ambientale pari a zero. Neppure si vedrebbero, sostengono i progettisti di un nuovo parco che potrebbe essere realizzato oltre l'isola di Maldiventre. Quasi al limite delle acque internazionali.
IL PROGETTO Gli uffici della Capitaneria di porto ancora non hanno ricevuto alcuna richiesta per una concessione demaniale. Il progetto però è già pronto. I particolari sono stati illustrati qualche giorno fa ai tecnici dell'Amministrazione provinciale e anche i sindaci del territorio sono già stati informati. Uno dei progettisti è l'ingegnere Giuseppe Idda, che è anche consigliere di minoranza del Comune di Cuglieri. Il nome della società però ancora non si conosce e per il momento non saltano fuori neppure i nomi degli imprenditori che sono disposti a finanziare la grande opera.
IL PARCO Nello specchio d'acqua individuato per realizzare la grande centrale dovrebbero essere installati più di cento tralicci. Alti più o meno centro metri, ma quasi invisibili dalla spiaggia. Per mettere su gli impianti, la società che ha ideato il parco, ha previsto un intervento a bassissimo impatto ambientale: senza neppure scavi a grande profondità o colate di cemento sul fondale. Le pale infatti dovrebbero essere galleggianti e per mantenerle in equilibrio si dovrebbe sfruttare la forza delle correnti marine. Ogni traliccio sarà ancorato a pesi di cemento armato, che manterranno a galla tutti gli impianti senza dover devastare il mare. Preservando, prima di tutto, le praterie di posidonia. I tralicci dunque sarebbero agganciati a una sorta di ancora in cemento in grado di mantenere in piedi i grandi ventilatori senza che sia necessario realizzare alcuno scavo.
I COMMENTI L'assessorato provinciale all'Ambiente attende di conoscere ancora meglio i particolari del progetto, stessa cosa l'Amministrazione comunale di Narbolia. I rappresentanti della società (composta da una cordata di imprenditori sardi e della penisola) si sono già presentati al sindaco, Fabrizio Fais, e al presidente della Provincia, Pasquale Onida. «Io penso che il primo vincolo da porre sia quello dell'impatto ambientale - commenta Pasquale Onida - Se è vero che i tralicci risulteranno quasi invisibili dalla costa, penso che non ci saranno grosse difficoltà. Di sicuro dovremo approfondire bene questa proposta e studiare con attenzione tutti i vantaggi e tutti i rischi».
Stesso parere quello del primo cittadino di Narbolia: «Noi dobbiamo far rispettare a tutti i costi la condizione che il parco eolico non provochi nessun danno all'ambiente e non danneggi il paesaggio. Se il progetto sarà realizzato così come ci è stato presentato, a una distanza di trenta miglia credo non ci saranno grosse opposizioni». Più cauto il sindaco di San Vero Milis. «Già da qualche tempo si parlava di un progetto alternativo, che sfrutterebbe sistemi tecnologicamente più avanzati e che si dovrebbe realizzare al largo della costa, ma per il momento non abbiamo sul tavolo una proposta concreta - dice Antonello Chessa - Adesso abbiamo da portare avanti la mobilitazione contro il progetto del parco eolico nella baia di Is Arenas: fino a quando non sarà vinta questa battaglia non potremo pensare ad altri progetti. Dopo discuteremo di progetti alternativi: siamo pronti a valutare se un intervento di questo tipo è compatibile con gli interessi del territorio e con l'esigenza di tutelare il patrimonio ambientale. Una cosa è certa: non vogliamo interventi distruttivi del nostro ambiente. Discutiamo di qualunque opera, ma solo se prevede un totale rispetto per la natura, per le nostre aspirazioni turistiche e per le attività economiche del territorio, la pesca prima di tutto».
Premesso che, come ho già detto in altre occasioni, personalmente sono favorevole a questi impianti, credo che parlare di "impatto ambientale pari a zero" sia una favoletta, o peggio disinformazione. I tralicci, seppur galleggianti devono essere ancorati al fondo e non credo che le "ancore" necessarie a strutture di queste dimensioni siano piccolissime. Inoltre l'energia prodotta dovrà essere portata sulla terraferma, e anche la posa del cavo sottomarino comporta dei "sacrifici" a livello ambientale. Ripeto, io sono favorevole, ma è giusto che ci sia un'informazione corretta. Un'altro dubbio: si parla di una distanza di 30 miglia dalla costa e poi si dice "al limite delle acque territoriali"... ma da che mondo e mondo il limite delle acque territoriali è a 12 miglia
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ENERGIA Un altro progetto nel golfo di Cagliari Chieste modifiche alle linee guida regionali PIER GIORGIO PINNA ROMA. Nell’isola infuria la bufera sulle wind farm. Non cessano le polemiche sulle fonti energetiche, che vedono in campo gli operatori sardi in difesa dei mini e medi impianti basati sulle rinnovabili. E non si attenua neanche l’opera di denuncia del deputato Mauro Pili contro le mega-iniziative per l’eolico off shore. Stavolta l’esponente del Pdl, che è stato presidente della Regione prima di Renato Soru, punta l’indice su un altro progetto che riguarda il sud dell’isola. Più esattamente, l’area di fronte a Cagliari e la costruzione di una nuova centrale in mare. Idea che avrebbe dovuto essere già stata bloccata in partenza dalla nascita di Sardegna Energia, la società che la Giunta Cappellacci ha costituito per ogni programma sulle risorse alternative. Ma che secondo il parlamentare del centrodestra starebbe proseguendo l’iter. Tanto da spingerlo a presentare un’interrogazione urgente. Tutto mentre alla Regione si apre un ulteriore fronte su fotovoltaico e termodinamico. «C’è un assalto in piena regola al golfo di Cagliari da parte dei signorotti dell’eolico in trasferta sui nostri mari», tuona Pili. Stando al deputato ci si troverebbe di fronte «a una provocazione senza precedenti», dato che la società responsabile del progetto, la Energia eolica offshore della Sardegna, «è stata costituita il 17 marzo 2010, proprio quando era più alta la mobilitazione». Di qui le successive argomentazioni: «I suoi amministratori sono residenti a Messina e in Brianza. ...
Per i parchi eolici in Sardegna è stato indagato uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini. Per lui l'accusa è corruzione. Tra le intercettazioni telefoniche spunta anche il nome del presidente della Giunta Cappellacci. A lui Verdini avrebbe chiesto di incontrare Flavio Carboni. “Sono tranquillo”, ha detto ieri Cappellacci, “in quindici mesi la Regione ha sempre detto no agli impianti eolici e ha fermato così l'assalto alla speculazione sulle energie rinnovabili".
di ANTHONY MURONI
Negli ambienti romani se ne parlava da giorni. E ora la notizia è ufficiale. Il grande business dell'eolico in Sardegna è al centro di un'inchiesta della procura di Roma, che nei giorni scorsi ha iscritto nel registro degli indagati Denis Verdini, uno dei triumviri del Pdl. L'ipotesi di reato nei suoi confronti è corruzione. Il coordinatore farebbe parte del comitato d'affari che (secondo l'ipotesi contenuta in un rapporto dei carabinieri del Ros) si sarebbe occupato in maniera illecita dei progetti sull'eolico nell'Isola. L'iscrizione di Verdini sul registro degli indagati è stata decisa dai pm Ilaria Calò, Rodolfo Sabelli e dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Nei giorni scorsi è stata anche perquisita la sede del Credito cooperativo Fiorentino, di cui Verdini è presidente.
IL GOVERNATORE Dalla relazione dei Ros che inguaia l'esponente di spicco del Pdl è spuntato fuori il nome del presidente della Giunta regionale Ugo Cappellacci, che sarebbe stato sollecitato da Verdini a favorire lo sbarco in Sardegna di un gruppo di imprenditori. La situazione, ricostruita anche attraverso l'utilizzo di pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali, sarebbe questa: il comitato d'affari coordinato dall'imprenditore di Torralba Flavio Carboni (indagato con il costruttore Arcangelo Martino, il consigliere del Sulcis Pinello Cossu, il direttore dell'Arpas Ignazio Farris e il giudice Pasquale Lombardi) sin da fine 2008 sarebbe stato interessato a inserirsi nella partita delle energie rinnovabili sarde. Per questo l'imprenditore avrebbe cercato, pare senza riuscirci, di arrivare al governatore Renato Soru, tentando di utilizzare un contatto all'interno del gruppo guidato dall'imprenditore Carlo De Benedetti. Questo almeno secondo quanto da lui raccontato in alcune telefonate intercettate. La crisi della giunta Soru e le elezioni anticipate di febbraio 2009 scompaginano i giochi di Carboni. Dopo il risultato elettorale, che premia il centrodestra e l'outsider Ugo Cappellacci, l'uomo d'affari pensa di riposizionarsi. Cerca “entrature” nel centrodestra, coinvolgendo Denis Verdini. A quest'ultimo chiede di fare da mediatore con il nuovo presidente della Regione, «affinché il suo progetto di mettere le mani sull'intera partita delle energie rinnovabili sarde possa concretizzarsi», ipotizza la procura. Verdini a questo punto chiama Cappellacci e gli chiede di partecipare a un incontro con l'uomo di affari. IL VERTICE Si svolge a Roma e al tavolo siedono lo stesso coordinatore nazionale del Pdl, il governatore sardo e l'imprenditore di Torralba. Carboni resta sul vago e chiede: «È possibile che la Regione possa valutare l'ipotesi di firmare un accordo di programma con gli imprenditori da me rappresentati, favorendo così un grande sviluppo delle energie rinnovabili?». Qua, a quanto pare, si ferma la ricostruzione contenuta nel rapporto inviato dai carabinieri alla procura di Roma.
«SONO TRANQUILLO» Per sapere com'è andata a finire non resta che affidarsi allo stesso Cappellacci, che risponde da New York, dove si trova in missione istituzionale: «Mi sembra strano che il mio nome possa essere finito nelle carte di un'inchiesta come questa - si difende - al massimo mi sarei aspettato di ricevere una medaglia». Una medaglia per aver partecipato a un vertice con Verdini e Carboni? «No, per aver fermato l'assalto alla speculazione sulle energie rinnovabili - ribatte - gli atti sono sotto gli occhi di tutti: la mia amministrazione non ha autorizzato nemmeno un impianto in 15 mesi e ha vietato in maniera imperitura l'eolico off-shore. Per quello a terra ha fissato regole così stringenti che sarà possibile realizzare solo dei mini-parchi per l'autoproduzione industriale». Anche se c'è chi ipotizza che le delibere adottate a metà marzo (costituzione della società Sardegna energia e blocco delle autorizzazioni sul fotovoltaico) possano dare alla Regione il potere di scegliere gli imprenditori da premiare. «Follia pura - conclude Cappellacci - è proprio l'esatto contrario. Nel senso che con le vecchie regole e lo strumento dell'Accordo di programma questo poteva succedere. Dopo la nostra delibera non sarà più possibile. È anche per questo che sono assolutamente tranquillo».
GLI ASSEGNI Molte delle ipotesi accusatorie a carico di Verdini sarebbero basate su intercettazioni, ma anche su un giro di assegni, al quale Cappellacci (secondo il rapporto dei carabinieri) è completamente estraneo. Gli investigatori si sono imbattuti sulla questione dell'eolico sardo mentre erano alla ricerca del passaggio di un certo numero di titoli di credito, dei quali ora intendono accertare provenienza e destinazione.
Certa gente non centra mai niente ... mahhh ... ora aspettiamo e vediamo in quale altro fondale andrá ad insabbiarsi per poi scomparire quest´altra inchiestuccia !
Continua l´onda anomala ... la evidenzio a modo che ne possiamo seguire gli andamenti !
Eolico, la giunta di Cappellacci varò norme più permissive
Il governatore non smentisce l’incontro con Carboni e Verdini, entrambi indagati nell’inchiesta sugli appalti in Sardegna.
SASSARI. «Parlano i fatti: sull’eolico abbiamo cambiato rotta rispetto alla precedente amministrazione». Ha risposto così alla Nuova dagli Stati Uniti, dove si occupa tra l’altro proprio di energie pulite, il governatore Ugo Cappellacci quando sulla stampa è uscito il suo nome collegato da intercettazioni telefoniche - senza tuttavia che sia indagato - all’inchiesta della Procura di Roma su appalti e corruzione in Sardegna nel settore delle energie rinnovabili. In realtà l’inversione c’è stata, ma nel senso opposto a quello indicato da Cappellaci.
La sua giunta, infatti, da quando è in carica ha portato all’approvazione del consiglio regionale una sola norma che riguarda l’eolico. E quella norma elimina molti vincoli e non ne aggiunge nemmeno uno. Era il 7 agosto del 2009, due giorni prima della nomina a direttore dell’Arpas di uno degli indagati sardi della vicenda, Ignazio Farris. Forse solo una coincidenza. Il consiglio regionale approvava la legge numero 3. Una legge omnibus, il collegato alla finanziaria, che comprendeva come ogni anno di tutto. L’articolo 6, comma 8, modificava l’articolo 18 della legge 2 del 2007, cioè proprio l’articolo della finanziaria della giunta di Renato Soru con cui era regolata la realizzazione di impianti eolici nell’isola. La modifica introdotta dalla giunta Cappellacci riduceva le norme allora in vigore a poche righe generiche, tagliando gran parte dell’articolo 18. In particolare viene eliminato il vincolo di stipulare contratti «con primari operatori, in possesso di qualificata esperienza nel settore e di una significativa capacità produttiva», aprendo così le porte a piccole società a responsabilità limitata. E scompaiono le gare, come ha fatto in questi anni la protezione civile, con i risultati che consciamo. Viene cancellato infatti anche il terzo comma, secondo il quale «l’assegnazione delle restanti quote di energia da prodursi con impianti eolici è effettuata attraverso bandi pubblici».
Cappellacci ha poi lanciato Sardegna Energia. Per ora un’idea, una delibera di giunta da trasformare in disegno di legge e da portare alla discussione del Consiglio. Un iter ancora lungo, non uno dei «fatti» che «parlano». Resta invece a suo favore il fatto che le concessioni sono tutte bloccate. Ma nessun «no» - a parte quello generale sugli impianti off-shore - è stato finora scritto in calce a nessuna domanda. Il futuro è aperto. E potrà essere scritto con meno regole. Non è un caso se le carte sequestrate dagli uomini del Ros che indagano per la Procura di Roma riguardano proprio il 2009. Domande e risposte. Prima e dopo quella legge. Mentre non è arrivata nessuna smentita, nemmeno da parte del governatore, alla notizia pubblicata da più parti di un incontro romano, secondo alcuni al tavolo di un ristorante, per altri a cena nella casa di Loris Verdini nella zona di piazza Venezia, tra lo stesso Cappellacci, Verdini e Flavio Carboni. Perché il governatore ha accettato l’i nvito del coordinatore nazionale del Pdl a incontrare Carboni, finanziere molto discusso, per il quale la procura generale di Roma ha chiesto un mese fa la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Roberto Calvi? Sarebbe davvero interessante sapere cosa si sono detti in quella cena. E se è vero che gli incontri sono stati più di uno. Forse ne sapremo qualcosa di più nei prossimi giorni, quando Verdini sarà interrogato dalla Procura di Roma.
Arma a doppio taglio ... possibilta di dar spazio a societa minori oppure permesso a societa fantasma stipulate all´istante solo per far mungere la Mucca (Sardegna) finche ha Latte (I soldoni che si possono raggirare) ?? Domanda che mi sorge spontanea ... il Latte dove va a finire ?
DE siguru No ai Vitellini della Mucca !!!
Modificato da - sarrabus72 in data 08/05/2010 10:15:10
ALGHERO - "Tanto tuonò che piovve", peggio di così, proprio, non poteva andare. Ci sarebbe anche il neo-Governatore della regione Sardegna tra gli indagati illustri nella maxi-inchiesta sugli appalti per l'eolico nell'Isola. Corruzione e abuso d'ufficio: Queste le ipotesi di reato ipotizzate dalla Procura di Roma nei confronti del presidente della Regione Ugo Cappellacci. Venerdì, a tarda sera, è arrivata la conferma, il sospetto, infatti, era già nell'aria da alcuni giorni, all'indomani delle pesanti accuse nei confronti del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini.
Denis Verdini, finito tra gli indagati per corruzione nell'ambito della stessa inchiesta, riguardante l'attività di un presunto comitato d'affari che coinvolge anche l'imprenditore sardo Flavio Carboni. Oltre a Verdini e Carboni sono coinvolti il costruttore Arcangelo Martino, il consigliere provinciale di Iglesias Pinello Cossu, il magistrato tributario Pasquale Lombardo e il consigliere dell'agenzia ambiente (Arpa) Ignazio Farris. A tutti, si aggiunge, appunto, Ugo Cappellacci. L'iscrizione nel registro degli indagati di Cappellacci è stato deciso dopo la trascrizione di numerose intercettazioni telefoniche che coinvolgono politici e imprenditori.
Il procuratore aggiunto di Roma, Capaldo e gli altri magistrati che seguono l'inchiesta - Rodolfo Sabelli ed Ilaria Calò - accusano il presidente della Sardegna di avere raccolto ed eseguito i consigli di Flavio Carboni, del senatore Marcello Dell'Utri (che non sembra indagato nell'inchiesta) e del suo coordinatore del partito, Verdini appunto. Suggerimenti per nominare come direttore generale dell'Arpa Sardegna (l'agenzia regionale che si occupa, tra l'altro, di eolico), Ignazio Farris (la nomina è rimasta secretata negli atti pubblicati sul sito istituzionale regionale).
Secondo le annotazioni dei Carabinieri del nucleo investigativo di Roma, trasmesse al Procuratore romano, Cappellacci e Carboni si sarebbero incontrati in almeno cinque-sei occasioni. La Procura da per probabile l'esistenza di un comitato d'affari coordinato da Carboni, che tentò di mettere le mani sul settore delle energie rinnovabili, con la complicità di tutti gli interessati, già dal lontano 2008. Carboni tentò di avvicinare l'allora presidente della Regione Renato Soru, inutilmente. Dopo le dimissioni e la vittoria di Cappellacci allora, chiese aiuto a Verdini. Il resto, è tutto da scrivere.
Il Governatore, già una settimana fa quando il suo nome tra gli indagati era solo un'ipotesi, aveva già dichiarato tutta la sua estraneità ai fatti: «Al massimo meriterei una medaglia - aveva sottolineato - le carte sono sotto gli occhi di tutti, la mia amministrazione non ha autorizzato un impianto eolico off-shore in 15 mesi». Ora dovrà convincere gli inquirenti e smontare il teorema accusatorio che, giorno dopo giorno, si arricchisce di fatti e indiscrezioni sempre più sconcertanti.
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L'affare eolico, bufera in Sardegna blitz dei carabinieri in Regione In 8 sotto accusa: Cappellacci sarà presto interrogato a Roma. La svolta della procura a 15 giorni dal voto per il rinnovo di Province e Comuni. Pd: quadro inquietante. Il governatore indagato: sono tranquillo di ELSA VINCI
L'affare eolico, bufera in Sardegna blitz dei carabinieri in Regione Il presidente della regione Sardegna Ugo Cappellacci
ROMA - L'inchiesta sull'eolico investe la Regione Sardegna. Il governatore Ugo Cappellacci, del Pdl, è stato convocato dalla procura di Roma, presto sarà interrogato. La sua iscrizione sul registro degli indagati per abuso d'ufficio e concorso in corruzione irrompe nella campagna elettorale per le amministrative, mancano solo due settimane al rinnovo delle otto province e di 176 comuni. Lo scandalo sugli appalti travolge il centrodestra. "Aspetto tranquillo e fiducioso - dice Cappellacci - sono certo che emergeranno la correttezza e il rigore del lavoro della giunta. Nessuno ha messo le mani nella marmellata. Ho chiuso tutto a doppia mandata".
L'opposizione non gli crede e lo chiama in aula. "Il governatore mente", afferma Renato Soru, l'ex presidente della regione sarda per il Pd. "Cappellacci ha solo finto di essere contro l'eolico. Il centrodestra ha cancellato le regole lasciando la Sardegna senza nessun argine agli speculatori. Poi un anno dopo, nel marzo scorso, è intervenuto con una direttiva frettolosa e confusa". Soru avanza il sospetto che "il governatore abbia preso paura per le indagini sul G8 e i grandi appalti".
Il nome di Cappellacci ricorre nelle intercettazioni con quelli del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, e dell'imprenditore Flavio Carboni. Le registrazioni si riferiscono ad incontri, sollecitati da Verdini e poi effettivamente avvenuti, tra Cappellacci e Carboni, capofila di un gruppo di imprenditori interessati alla partita delle energie rinnovabili in Sardegna. Il Ros ha captato il pressing per ottenere la firma di un accordo di programma con gli industriali da lui rappresentati. Il governatore - sostiene l'accusa - è stato chiaro subito: no alle pale off shore e gestione diretta da parte della Regione degli impianti a terra.
Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo iscrive sul registro degli indagati due uomini di fiducia di Cappellacci: prima il direttore dell'Arpa Sardegna, Ignazio Farris, poi il commissario dell'Autorità d'ambito (Ato), Franco Piga. Entrambe le nomine si basano su uno stretto rapporto fiduciario con il governatore. Per questo l'opposizione sollecita il presidente a riferire "subito" in aula e chiede le dimissioni di Farris e Piga. L'imbarazzo coglie anche il centro destra, il capogruppo del Pdl in consiglio regionale Mario Diana invita infatti il presidente a spiegare i fatti.
Ieri l'ultimo di numerosi blitz dei carabinieri alla Regione, sono stati acquisiti i progetti sull'eolico e i documenti sulla nomina di Farris all'Arpas. I sequestri puntano a svelare gli intrecci tra politica e imprenditori del vento. Sono otto in tutto le persone sotto inchiesta. Negli ultimi due mesi sono stati sequestrati atti alla Presidenza e negli uffici degli assessorati all'Urbanistica (competente nel rilascio di nulla osta paesaggistici), all'Industria e all'Ambiente. Le indagini riguarderebbero anche alcuni terreni nel Sulcis di proprietà della famiglia del presidente del consiglio regionale sardo, Claudia Lombardo del Pdl. Che smentisce: "Non sono coinvolta in nessuna vicenda giudiziaria".
La maggioranza fa quadrato attorno al governatore. Il Pd pretende chiarezza alla vigilia del voto. "Cappellacci non è padrone di se stesso - attacca Soru - è nelle mani di chi lo ha governato da subito. Non ha alcuna autonomia, nomina il direttore dell'Arpas sotto dettatura di Verdini, figuriamoci che freno può mettere all'affare eolico".
Bufera in Giunta: Piga lascia Eolico: sequestri in Regione CAGLIARI - Giunta regionale nella bufera all'indomani dell'iscrizione del Governatore Cappellacci tra gli indagati eccellenti nell'inchiesta sul business eolico. Corruzione e abuso d'ufficio: Queste le ipotesi di reato ipotizzate dalla Procura di Roma nei confronti del presidente della Regione.
Tra gli indagati eccellenti risultano, a vario titolo, oltre al Governatore Cappellacci, Verdini, Carboni, Arcangelo Martino, il consigliere provinciale di Iglesias Pinello Cossu, il magistrato tributario Pasquale Lombardo e il consigliere dell'agenzia ambiente (Arpa) Ignazio Farris e Franco Piga, commissario dell'Autorità d'Ambito.
E proprio il commissario dell'Autorità d'ambito, nominato lo scorso luglio dal Governatore Cappellacci, che secondo le indagini della procura di Roma avrebbe commesso delle irregolarità nell'assegnazione di appalti idrici per un valore di 400 milioni di euro, ha rassegnato le dimissioni (sollecitate dall'opposizione e dal capogruppo dello stesso Pdl).
Oltre alle intercettazioni, i Carabinieri nei giorni scorsi avevano proceduto con il sequestro di alcuni documenti rinvenuti in una perquisizione fatta nell'abitazione dell'indagato e negli uffici della sede dell'Autorità a Cagliari. Vista la vicenda giudiziaria che mi coinvolge - precisa Piga - nell'esprimere la massima fiducia nell'autorità giudiziaria e mettendomi a sua completa disposizione per chiarire la mia estraneità ai fatti, oltre che per ragioni di opportunità e senso di rispetto per l'ente di cui sono commissario e per l'amministrazione regionale che mi ha nominato, mi impongono di dimettermi dall'incarico pubblico che ricopro.
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L'UNIONE SARDA - Politica: Caccia ai cinque milioni di Carboni 17.05.2010 Indagini su un flusso di denaro transitato a S. Marino e Firenze Ascolta la notiziadi ANTHONY MURONI Soldi che vengono prelevati a San Marino e finiscono sui conti di Flavio Carboni e su quelli della banca fiorentina presieduta dal coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. Per chiudere il cerchio attorno al comitato d’affari che voleva allungare le mani sul business-eolico in Sardegna la procura di Roma è ora al lavoro per seguire il flusso di denaro (5 milioni di euro) che sarebbe servito per gli investimenti e per “oliare” gli ingranaggi politici e burocratici. IL RUOLO DI CARBONI. Perché ai pm il quadro di un intreccio che sembra ruotare attorno a Flavio Carboni sembra ormai chiaro: c’è un gruppo di investitori (si parla di una società emiliana, interessata a progetti per l’eolico off-shore, ma anche di altre aziende della Penisola) che si sarebbe rivolto all’uomo d’affari per ottenere una “consulenza” finalizzata ad avere, in Sardegna, una sponda sul versante burocratico e una su quello politico. Questa la teoria dell’accusa, che per avvalorarla punta sulle intercettazioni e su atti della Regione. I SOLDI. I potenziali investitori avrebbero versato 5 milioni su conti riferibili a Flavio Carboni. Soldi che lui avrebbe poi distribuito alle altre persone coinvolte nell’affare. Di quella torta farebbero parte, sempre secondo la tesi degli inquirenti, gli 800 mila euro che un collaboratore di Carboni preleva in una banca di San Marino e versa poi sui conti della Società Toscana di Edizioni srl (proprietaria del quotidiano Il Giornale di Toscana e che fra i suoi azionisti ha Denis Verdini), nella sede del Credito cooperativo fiorentino. Istituto presieduto proprio dal coordinatore nazionale del Pdl, anche lui indagato. La procura ipotizza che quei soldi possano essere serviti a oliare il sistema burocratico e politico in Sardegna. Anche se, nelle carte, il ruolo del presidente Cappellacci non è ancora chiaro. Così come quello del senatore Dell’Utri, che spunta qua e là, al telefono, a pranzo con Cappellacci e a casa di Verdini. Incrociando telefonate, incontri e atti amministrativi gli inquirenti credono di aver trovato la chiave giusta: Carboni chiede a Verdini un aiuto per piazzare Ignazio Farris alla direzione dell’Agenzia regionale per l’ambiente («La sua nomina è fondamentale, se non arriva io esco dall’affare », dice in una conversazione intercettata). Il coordinatore Pdl gira la segnalazione a Cappellacci, che la accoglie. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio nei confronti del governatore. IL PIANO. A questo punto sarebbe stata avviata la seconda fase del progetto: «Ora bisogna fare pressione sulla Regione perché autorizzi quegli impianti », si ripetono al telefono alcuni dei personaggi intercettati. A stupire gli investigatori (e pare anche Flavio Carboni) sarebbe la “svolta” anti-eolico di Cappellacci, che l’11 marzo annuncia l’adozione di tre delibere che impediscono l’autorizzazione di nuovi progetti prima di un pronunciamento del Consiglio regionale e istituiscono la società Sardegna Energia. L’IPOTESI. Una spiegazione, che sembra però non aver trovato riscontri definitivi, gli investigatori se la sono data: il 20 febbraio viene resa nota (ripresa dai giornali) la trascrizione di una telefonata tra Verdini e Cappellacci, alla quale partecipa anche l’imprenditore Fusi, effettuata nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il G8. A questo punto il governatore avrebbe realizzato che anche le altre conversazioni potessero essere state registrate. E avrebbe deciso di mostrare la sua indipendenza dai vertici romani del partito adottando una delibera che di fatto chiudeva la strada agli investitori rappresentati da Carboni. Ma l’ipotesi, per ora, non avrebbe trovato le necessarie conferme. Per questo l’inchiesta prosegue: «Ci vorrà almeno un altro mese», ha chiarito il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.
Modificato da - luca56 in data 17/05/2010 09:55:20
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Con la legge bavaglio non leggerete più questo articolo
ROMA - Si aggrava la posizione del coordinatore del Pdl, Denis Verdini nell'inchiesta sull'eolico in Sardegna. Accusato inizialmente di corruzione, adesso la Procura della Repubblica di Roma gli contesta anche il pesante reato di riciclaggio che sarebbe stato compiuto, secondo le ipotesi del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Rodolfo Sabelli ed Ilaria Calò, con il "faccendiere" Flavio Carboni. Ma anche la posizione di quest'ultimo si è appesantita. Carboni deve rispondere anche di associazione per delinquere in questa inchiesta che vede indagati, tra gli altri, il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il "tributarista" Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino, costruttore, Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias, Ignazio Farris, direttore generale dell'Arpa Sardegna. Tutti accusati per concorso in corruzione.(segue)
Se proprio vogliamo dirla tutta, il problema non è solo quello delle pale, ma anche quello di un piano urbanistico poco lungimirante. La zona è bella, molto bella, ma è un deserto. Luglio e agosto, a parte qualche isolato turista di passaggio, solo i sardi popolano la zona e durante il resto dell'anno è una desolazione. Egoisticamente parlando, essendo per carattere una solitaria, potrei gioirne, tanto che in ogni stagione visito la zona e, confesso, mi compiaccio per la solitudine che mi regala. Ma non è così, tutta l'area ha bisogno di essere valorizzata. A fine luglio, dunque in piena stagione, sono passata a Santa Caterina... poca gente, ho pranzato al ristorante La Terrazza, era deserto. Deserto in piena alta stagione. Chiediamoci come mai un'area così interessante non ha presa sulla gente. Io posso portare una mia esperienza personale che trovo sia abbastanza significativa. Cinque anni fa, innamoratami della zona, volevo acquistare casa a Torre del Pozzo. Trattavasi di un appartamento in una grande casa a due piani che una ditta locale stava ristruttutando con l'intento di trasformarla in 3 appartamenti. Fatto il preliminare ecco la doccia fredda: la salvacoste di Soru impediva di creare tre unità separate e la casa andava venduta in blocco.Dico io: che cambiava sotto il profilo urbanistico? Assolutamente nulla. Da notare che nel contempo esisteva un piano varato dalla Regione Sardegna per il popolamento di quella zona, piano che contrastava nettamente con la salvacoste. Insomma la solita confusione. Non sono queste le cose che devastano le coste, lo si può ben capire se si fa una capatina a Costa Rei. Morale della favola, la casa è ancora in stato di triste abbandono, un tetro edificio deturpante e cadente, tutta la zona patisce per il deserto umano che ha intorno e, dato che la zona è un deserto costruiscono le pale eoliche che qui non danno fastidio a nessuno. Questa è la logica. Vengo al dunque. La salvacoste, con il nobile intento di salvare le coste dalla speculazione edilizia, ha bloccato ogni timido tentativo di popolamento della zona. Altri hanno tentato di avvicinarsi ma tutti si sono scontrati con questo problema, in compenso la legge Soru le coste non le ha salvate affatto perché i grandi mostri di cemento continuano a nascere in tutta l'isola. Questo per dire che i motivi elettorali che hanno fatto sì che Soru usasse la salvacoste per far leva sull'emotività della gente ha mostrato il rovescio della medaglia proprio in zone come questa. Magari una legge salvacoste fatta con più intelligenza avrebbe protetto le coste dalla speculazione edilizia ma avrebbe anche fatto il bene dell'isola, della zona di Is Arenas in particolare che, senza turismo, è morta e buona solo per le pale eoliche.
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