Nota Bene:Seulo - Su disterru de Addolì. E' impostato su un incrocio di strette diaclasi verticali che, con due salti, raggiungono la profondità di 43 metri. Camminando sul fondo, verso Nord si sbuca all'aperto a metà di una parete verticale. Verso Sud diventa impercorribile per la ristrettezza dopo 128 metri. Data la genesi della cavità sono del tutto assenti concrezioni.
Da noi "is scricchillonis" non si raccoglievano solo ed esclusivamente per un discorso di qualità del vino. Da punto di vista economico era più costoso raccogliere i singoli acini caduti a terra vuoi perchè ben maturi o vuoi per la varietà dell'uva.
Comunque anche noi su scricchiloni preferiamo lasciarlo sul fondo.
Per il resto anche noi vendemmiamo in due /tre volte. Con la prima vendemmia raccogliamo il vermentino e il bovale che giungono prima a maturazione. Dopo circa due settimane (a seconda del clima) iniziamo con la seconda (che a sua volta può essere articolata anche in due tre volte) invece raccogliamo il nuragus, la monica ed il barberone.
E domani mattina sarà dedicato a "prenzai" ossia torchiare quanto raccolto nell'ultima vendemmia.
Noi (io) i singoli acini caduti in terra non li raccogliamo, perché sarebbe una inutile perdita di tempo. Del resto quelli che cadono sono pochissimi. Per i piccoli grappoli il discorso, come già detto, è diverso: se sono ben maturi si tende a raccoglierli, se sono ancora immaturi, o di due o tre acini, si lasciano agli uccelli Turritano
Modificato da - Turritano in data 10/10/2009 23:41:51
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Turritano , queste discussioni sono nella loro essenzialità e semplicità preziose : Io sperando di non essere dissacrante nè di spezzare questa magica atmosfera vorrei postare un video di un film che - senza essere un capolavoro - rende bene l'idea dell'amore che si può nutrire per la vite , la vendemmia e la terra .
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Quel video, sicuramente rallegra l'animo e infonde ottimismo, così era nei tempi andati e così dovrebbe essere oggi. Comunque, a parte le voci in italiano, il filmato mi sembra ambientato nella California degli anni '20. Mi ricorda le vendemmie di mio nonno, solo che i cesti di uva venivano, allora, caricati sui nostri tipici carri a buoi (ormai scomparsi anche quelli) e a pigiare, dentro grandi apposite vasche, non erano tenere ragazzine, ma uomini nerboruti, più o meno giovani, con i calzoni piegati a ginocchio . Pure io, bambino, partecipavo “attivamente” alla vendemmia, anche se, a dire la verità, era più l’uva che mangiavo che quella che mettevo nel cesto. Ora è tutto diverso: si deve fare in fretta, il più presto possibile, la gente è pagata per raccogliere, non si può far festa ... e la pigiatura la fanno le macchine. La festa per la vendemmia si fa ancora, ma nelle piccole vigne familiari Un commento a parte è doveroso farlo anche per il titolo del filmato, che trovo un pochino stravagante: "Il profumo del mosto selvatico" , sarà un titolo ad effetto, però ... quale uva "selvatica"?! si vede benissimo che quell'uva è "domestica", indubbiamente qualche varietà di vite europea, raccolta da viti coltivate in filari perfettamente allineati. Ma questo non è un problema: il profumo, la tipica fragranza, lo emana anche l'uva domestica Questa è una critica al filmato (non ho potuto trattenermi), non certo a te che hai ricordato, con la gentilezza che ti distingue, un evento di gioia, poetico e romantico. Grazie Turritano
Modificato da - Turritano in data 15/10/2009 20:58:02
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Come non convenire , Turritano : stravolgono i titoli del film in un modo spudorato , tutto per accattivare lo spettatore . In effetti in titolo è "A wolk in the clouds " ed è un rifacimento di "Quattrro passi tra le nuvole " di Alessandro Blasetti , come si è arrivati al mosto selvatico ? :)) Ripeto , il film non è un capolavoro ma è fresco e brioso e quel mondo sa di antico : Napa Valley , ma potrebbe essere anche Sardegna con quel padre padrone , con le tradizioni e la bella comunità , le serenate notturne , i canti della vendemmia .... basta basta che faccio un bagno di malinconia . Scusa il fuori discussione , Turritano . Buon fine settimana , Ml.
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Quindi, dopo che l’uva pigiata fermenta, per un tempo variabile a seconda delle tradizioni o delle preferenze individuali, il tutto si sistema nel torchio. Dopo la torchiatura, il mosto-vino che ne deriva, si mette nelle damigiane o nelle botti mentre rimane all’interno della “gabbia” del torchio, tutta la parte solida: buccia, raspi e semi, ben compresso (pressato) a formare un cilindro. Questo sottoprodotto può essere utilizzato per produrre “abardhente” oppure, messo in infusione con una certa quantità di acqua, per ricavarne l’abbaddu (in italiano “vinello”), che a sua volta deve essere torchiato. L’”abbaddu” è come un vino fresco, molto “leggero” e di pronta beva, in attesa che il vero vino “maturi”. Quindi, alla fine, il pressato si può usare come concime.
Un cilindro formato dall’uva pressata
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Dopo mesi di fermentazione e riposo, è venuto il momento di “ishpuntare”: travasare e assaggiare il vino nuovo (da non confondere con il “novello”)
Foto eseguita il 05.12.09, si tratta di un bel un mix di Cannonau e Cagnulari. Sapore forte e un pò asprigno, tipico del vino nuovo, fatto alla maniera antica. Come si vede il colore, più che “rosso” è “nero” Ciò dipende dal tipo di uva e dal metodo di fermentazione. Io uso, come già detto altre volte, il metodo antico, tardizionale: lascio l'uva pigiata, con i raspi, a fermentare nel tino per almeno una settimana prima di torchiare. Così l'uva cede al vino tutti i suoi sapori e tutto il suo colore. In altre zone (v. Barbagia e Ogliastra) lo lasciano anche 2 o 3 settimane Turritano
Modificato da - Turritano in data 13/12/2009 18:58:53
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Grazie Nuragica. Quando passi dalle mie parti, fammelo sapere: qualche bottiglia di Cagnulari e Cannonau non te la toglie nessuno Buon Natale Turritano
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