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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 15:50:29
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Sperando di far cosa gradita per gli appassionati di cronaca Sarda degli anni venti, riporto una documentazione foto giornalistica della bonifica di Terralba e il Villaggio Mussolini.
Articolo tratto dalla Rivista Mensile del Toring Club Italiano del ‘Aprile 1929[center]
1° Parte SOLENNE CONSACRAZIONE
Fra le opere pubbliche, che furono inaugurate in Italia o che videro consacrato il loro compimento il 28 Ottobre scorso (1929) non richiamò quanto avrebbe meritato l’attenzione del pubblico l’inaugurazione, avvenuta solennemente, al cospetto del Ministro Ciano, del villaggio Mussolini, in Sardegna, nella Bonifica di Terralba (Oristano).
L’inaugurazione di questo nuovo centro di vita rurale, intitolato, con sentimento augurale al nome del Capo del Governo, nel cuore di quella che era, sino a qualche anno addietro una landa incolta, paludosa, malarica, deserta, è il coronamento logico di tutto un organico, complesso piano di opere di sistemazione idraulica, di bonifica sanitaria, di trasformazione agraria, e, finalmente di colonizzazione.
Escavazione di canali di Bonifica
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Modificato da - UtOld in Data 23/04/2009 15:54:17
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UtOld
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 23/04/2009 : 15:53:39
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Poiché, se gli intenti dei promotori ed esecutori si realizzeranno, come si ha fondato motivo di credere, l’iniziativa della Società “Bonifiche Sarde” – che ha già mutato faccia a tutta una regione che sembrava dannata all’abbandono e alla desolazione, mettendo in valore terreni rimasti, per lungo volgere di tempo, in coltivati, per quanto, suscettivi di soddisfacente produttività, portando tutta una terra a un regime di coltura progredita, determinerà anche una benefica immigrazione di popolazione dall’interno dell’isola o dal continente, per completare il fabbisogno di braccia che la terra redenta richiede.
Bonifica di Terralba – La lotta contro le paludi
Anche un profano di discipline agrarie, solo che si accinga a considerare, con una sommaria visione d’assieme, l’opera svolta sinora in regione di Terralba, deve convenire che, in meno di due lustri, furono affrontati e, o, avviati alla soluzione, o risolti senz’altro, alcuni fra i più gravi problemi attinenti alla rinascita economica della Sardegna attraverso l’agricoltura, ed intendere quale importanza abbia ciò per un paese che, nel quadro generale dell’economia nazionale, figura fra le regioni che hanno un carattere preminentemente agricolo.
In fondo, s’è compiuto felicemente, e in grande scala, in terra sarda, un esperimento di quella bonifica integrale che è uno dei caposaldi della politica agraria del Governo.
(Continua)
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Modificato da - UtOld in data 23/04/2009 15:59:15 |
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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 20:15:11
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2° Parte LA SISTEMAZIONE IDRAULICA
L’indole di questa rivista non ci permette di scendere a particolari tecnici, e, tanto meno si sottoporre ai lettori dati statistici, per dimostrare tutta la grande importanza che ha, sotto vari aspetti, e non soltanto dal punto di vista agrario, la bonifica di Terralba, e quali sviluppi tale bonifica abbia avuto sino al presente periodo di appoderamento e di colonizzazione, a mezzo, oltre che di elementi indigeni, di agricoltori venuti dal lontano Polesine.
Ma ad ogni modo, senza troppo dilungarci, procureremo di dare un’idea abbastanza chiara di ciò che è, tecnicamente, l’impresa di Terralba, dell’entità dei mezzi, tecnici e finanziari, che in essa sono stati impiegati, e delle sperate sue conseguenze economiche avvenire.
La bonifica ha per teatro una rilevante porzione di quella vasta pianura, nota col nome di Campidano di Oristano, che è situata allo sbocco della vallata del Tirso, presso la costa occidentale dell’isola, contornata, per alcuni lati, dal mare e le cui acque, convergendovi, formano numerosi stagni e paludi.
Lo Stagno di sassu e la Bonifica di Terralba nel campidano di Oristano
Il lettore, che guardi una appena discreta carta geografica, della Sardegna, osserva subito un’ampia fascia diagonale, pianeggiante, che va dal Golfo di Cagliari, a sud, al Golfo di Oristano, a nord-ovest. E’ nella estrema parte superiore di questa fascia che si è compiuta la bonifica, la quale costituiva un problema tecnico vasto e difficile a causa della bassa giacitura dei terreni e della difficoltà di deflusso delle acque.
Il Campidano di Oristano, agli effetti della sistemazione e della bonifica idraulica, è diviso naturalmente in tre zone contrassegnate dai tre maggiori stagni: di Cabras, di Santa Giusta e di Sassu.
Le opere occorrenti per la sistemazione del regime delle prime due zone, che formano parte di quel bacino idrografico del fiume Tirso, di cui questa rivista si è occupata a suo tempo ampiamente, sono collegate direttamente alla sistemazione di questo corso d’acqua, mentre la bonifica di Sassu o di Terralba, essendo soggetta al regime idraulico del rio Logoro e dei torrenti che scendono dal gruppo montuoso di Monti Arci, ne è indipendente.
Continua
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Modificato da - UtOld in data 23/04/2009 20:16:25 |
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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 21:53:32
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3° Parte UN TORRENTE RIDOTTO A DOVERE. Che cos’è il Rio Mogoro? E’ noto che la Sardegna non ha veri e propri fiumi. Ha bensì dei corsi d’acqua, alcuni dei quali con discreto sviluppo, quale il maggiore, Il Tirso, di oltre 150 Km. Ma tutti più o meno, a natura torrentizia e a portata variabilissima.
Tale portata per alcuni di essi, e nulla addirittura, in certi periodi dell’anno, e proprio in quell’epoca in cui l’acqua sarebbe più necessaria . S’intende facilmente come questi corsi d’acqua siano, spesso, origine di stagni e di paludi e , talora, causa di dannosi straripamenti.
Il Rio Mogoro, tributario dello stagno di Sassu, che per 8 miglia si estende lungo la costa del golfo di Oristano, è uno di questi modesti ma spesso molesti torrenti.
Si creano piantagioni di vigneti
In principio, esso scendendo dalla Gran Giara, presso Usellus, e diretto al sud, irriga una regione ferace e popolosa poi comincia a volgersi all’ovest e, piegando ad arco, tortuosamente, si dirige al nord-ovest, attraversando le campagne di Uras; finalmente, toccando Terralba, va a sboccare nello stagno di Sassu, dopo aver dato luogo a numerosi impaludamenti .
La bonifica si impernia nel prosciugamento dello stagno di sassu e degli altri stagni minori, deviando le acque del Mogoro e degli altri torrenti che si versavano in quello stagno.
E il Mogoro fu ridotto al dovere, stornandolo dal suo corso naturale, costruendogli 11 chilometri di nuovo alveo, facendolo sboccare nello stagno di Marceddì noto sinora solo per le sue prelibate arselle e impedendo quelle dannose inondazioni che erano la sua perenne minaccia.
Questa sistemazione richiese l’escavo di oltre un milione di metri cubi di terra, eseguito da quattro potenti escavatori elettrici, con norie e relativi trasportatori.
Della vastità dell’impresa sarà data un’adeguata idea dicendo che i lavori di bonifica si compirono su un comprensorio di circa 18.000 ettari; che la società iniziava la sua impresa assicurandosi la proprietà di circa 8.500 ettari di terreno, in gran parte impervi, paludosi, malarici, abbandonati, spopolati e lontani dai centri abitati, e che oggi si son costruiti 32 Km. Di arginature e 33 Km. Di strade sistemate.
Le riproduzioni fotografiche permettono di stabilire degli eloquenti raffronti fra ciò che era la piana paludosa , la steppa di Terralba, la <maremma Sarda> ciò che era il corso del fiume Mogoro, prima della sua sistemazione, e ciò che sono oggi il nuovo alveo del fiume e le zone sistemate.
Per l’esecuzione della bonifica idraulica sono entrate in campo tutte le diverse forme di energia, animale a vapore ed elettrica tutte le diverse branche dell’ingegneria: arginature, canalizzazioni, dighe di sbarramento, ponti, tubazioni per chilometri e chilometri, pozzi artesiani, strade ordinarie e ferroviarie, linee elettriche ecc…
Continua
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Modificato da - UtOld in data 23/04/2009 21:57:01 |
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Verosardo
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 21:58:08
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Grazie Aldo, per aver riportato qualcosa che i miei ascendenti hanno conosciuto e vissuto in prima persona. Leggerò con attenzione fino a quando vorrai continuare a postare.
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Rocce Rosse - Arbatax
Tortolì (Ogliastra)
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna
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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 22:41:28
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LA TRASFORMAZIONE AGRARIA E LA COLONIZZAZIONE.
Uno dei primi effetti di tale sistemazione è stato il miglioramento sanitario, giacchè eliminando gli impaludamenti, si attenuava il sinistro pericolo della malaria.
Alla bonifica idraulica seguì, prima ancora che questa fase fosse esaurita, la trasformazione agraria, con la costruzione di centri colonici sparsi, la messa a coltura dei terreni e il rimboschimento, e questo secondo stadio oggi è in pieno sviluppo e si intreccia alla fase della colonizzazione.
Alla documentazione fotografica associamo, nelle proporzioni più ridotte, quella descrittiva, dicendo che la trasformazione agraria si iniziava col suddividere il vastissimo territorio della Colonia in aziende di oltre 800 ettari ciascuna, promovendo un’irradiazione di abitanti dal centro , che è costituito dal nuovo villaggio Mussolini, alla diremo così, periferia.
Sorgono i centri Colonici
Ogni azienda è dodata di un centro rurale, formato di case d’Azienda, case coloniche, stalle , rimesse, granai, cantine, officine, cabina elettrica. Una rete di quasi 70 Km. Di linee trifasi, a 15 mila Volts, distanti l’una dall’altra 800 metri, distribuisce in tutta la Tenuta l’energia elettrica.
Le varie specie di colture, succedute a un profondo lavoro di dissodamento a mezzo di aratri a trazione elettrica, occupano migliaia di ettari.
Al posto della steppa e della palude, oggi sono fiorenti vigneti e frutteti, e case linde e comode, e cantine e stalle e caselli e pollai razionali, e uno Stabilimento enologico, che è quasi unico nel genere. La sola coltura a vite si estende per oltre 540 ettari. Una ferrovia Decauville corre da un capo all’altro della colonia per il trasporto dei materiali e dei prodotti. Ogni tanto sulla vasta pianura gettano ampie macchie di verde e creano recessi ombrosi ristoratori, riuscite piantagioni forestali, ampie fasce di otto dieci filari di eucalipti, dai tronchi già robusti e dalle chiome adergentesi per più metri dal suolo, ad onta dell’età giovanissima. Chi avesse percorso una decina d’anni addietro quella regione, stenterebbe molto oggi a riconoscerla , serbando ancora il ricordo del solitario e desolato campo di Sant’Anna, di sinistra rinomanza, un tempo coperto di folta foresta, rasa poi al suolo da un funzionario governativo, di eccezionale … energia, per snidarne i malviventi che vi si nascondevano e che erano il terrore della contrada.
Villaggio Mussolini – La Casa del Medico
Per ciò i sardi, che già avevano ragione di compiacimento per il fatto che nella loro isola, con le opere del Tirso e del Coghinas, si rinnovassero gli ardimenti tecnici che fecero chiamare l’Italia, in altri tempi, la patria dei grandi idraulici, debbono sentirsi ora orgogliosi nel constatare che la loro terra precorre le altre regioni in fatto di bonifica integrale. In questa tenuta si attua ora, un esperimento di colonizzazione con un primo numero di 150 braccianti venuti dal Polesine , che sarà seguito poi da altri nuclei, in modo da far luogo a mano a mano, a una popolazione fissa di 1500 e anche 2000 nuovi abitanti. Coordinata la bonifica con la utilizzazione delle acque del serbatoio del Tirso, a questo esperimento si preparano le condizioni più propizie, in quanto sono rimossi i fatti materiali che soffocano le forze produttive dell’agricoltura sarda: i corsi d’acqua, la siccità, la malaria. Dalle zone ridotte in queste condizioni capitale e lavoro più non rifuggiranno , come per il passato, in cui si invertivano i termini logici del problema della colonizzazione.
Continua
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antonellocor
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Inserito il - 23/04/2009 : 23:12:01
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Non avevo mai sentito parlare del villaggio Mussolini. Esiste ancora qualcosa, ed in tal caso oggi come è chiamato?
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Non c'è rimedio ne per la nascita ne per la morte, ciò che ci resta è cercare di goderci l'intervallo |
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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 23:38:52
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| antonellocor ha scritto:
Non avevo mai sentito parlare del villaggio Mussolini. Esiste ancora qualcosa, ed in tal caso oggi come è chiamato?
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Ciao Antonello questo il percorso:
- Villaggio Mussolini il 29 ottobre 1928
- Mussolinia il 29 dicembre 1930
- Arborea il 17 febbraio 1944
Sto trascrivendo proprio il pezzo dove si parla del Villaggio Mussolini. Dal 17 febbraio 1944, Arborea.
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Modificato da - UtOld in data 23/04/2009 23:46:30 |
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antonellocor
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Inserito il - 23/04/2009 : 23:47:50
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Alla faccia del villaggio! Dato che ormai ho dimostrato la mia ignoranza porgo un'altra domanda: se non sbaglio parecchie famiglie di Arborea sono originarie del nord Italia. Sono i discendenti dei contadini del Polesine di cui si parla negli articoli che hai postato?
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UtOld
Salottino
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Inserito il - 23/04/2009 : 23:57:37
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| antonellocor ha scritto:
Alla faccia del villaggio! Dato che ormai ho dimostrato la mia ignoranza porgo un'altra domanda: se non sbaglio parecchie famiglie di Arborea sono originarie del nord Italia. Sono i discendenti dei contadini del Polesine di cui si parla negli articoli che hai postato?
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Esattamente - I continentali a partire dall’anno 1927 nelle vesti di Braccianti diedero inizio al primo esperimento di colonizzazione – Il fascismo all’epoca risolse due problemi quello della disoccupazione e quello di un nuovo centro di vita.
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UtOld
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Inserito il - 24/04/2009 : 08:23:35
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IL VILLAGGIO MUSSOLINI
La fondazione del villaggio Mussolini risponde, fra le altre considerazioni a, quella della convenienza di tener conto della tendenza della popolazione rurale sarda, la quale, mentre <sta> sui poderi il tempo, strettamente necessario per la lavorazione dei campi <vive> e vuol vivere all’ombra del campanile del paese nativo, tendenza che produce tutte le note dannose conseguenze dell’assenteismo. Quella adottata dalla Società <Bonifiche Sarde> è una soluzione intermedia, offrendo un centro di vita comune ai coloni che non potrebbero agevolmente accedere ai paesi più prossimi, ma sempre troppo distanti dalle case coloniche.
Il pollaio razionale, sistemato in edificio di bella architettura e genialmente decorato
Il villaggio è costituito da edifici, tutti costruiti o da costruirsi appositamente, e, nella maggior parte, destinati ad uso pubblico: chiesa, scuole, ospedale, casa del medico, canonica, albergo, vivanderia, caserma, sede del Fascio, locali per riunione e per sport, nonché una casa per il Patronato provinciale dei figli dei contadini morti in guerra. Tutti questi edifici sono concepiti con criterio di modernità e di signorilità. Ampia e artistica la chiesa, con uno svelto campanile che misura, alla sommità della cuspide, 25 metri, con un orologio a suoneria e un concerto di campane. La casa del Signore servirà anche alla soddisfazione di un’esigenza materiale della popolazione, in quanto con adattamento pratico affatto nuovo nel genere, nell’interno della torre campanaria, è collocato un serbatoio d’acqua potabile della capacità di 50 metri cubi, da dedursi dalle pure sorgenti del Monte Arci, quello stesso dalle cui cave sono stati tratti i materiali da costruzione.
L’ospedale nel villaggio Mussolini
L’ospedale capace di un buon numero di letti, avrà impianti tra i più moderni. L’alberghetto sosterrà vittoriosamente il confronto con molte altre istituzioni del genere, in Sardegna, ove, ahimè, l’industria alberghiera lascia non poco a desiderare
continua
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Modificato da - UtOld in data 24/04/2009 08:24:24 |
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UtOld
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Inserito il - 24/04/2009 : 21:16:07
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RICORDI DEL PASSATO
Nella regione ove s’è andata compiendo l’opera di risanamento e di ricostruzione, che ci siamo studiati di illustrare, affiorano ad ogni passo i ricordi storici di un popolo semplice, buono ed eroico, le tradizioni e le leggende di una stirpe che ha conservato, attraverso mille travagli e mille delusioni, pura l’anima, diritta la coscienza e intatta la fede nella Madre Patria. Sul promontorio di San Marco, che profila la sua sagoma bassa sul mare, a cavalcioni tra il mare di Sardegna e il golfo di Oristano sorgeva l’antica Tharros, la cui periferia era di quasi 4 miglia geografiche, che aveva quattro città e quaranta villaggi alle sue dipendenze; dalle sue rovine fu tratto un prezioso materiale archeologico, che arricchì di tesori il Museo d’antichità di Cagliari e diverse collezioni private. Gran parte di questo territorio è ora coperto dalle acque, che però vi lasciano scorgere avanzi di cospicui edifizi di costruzione romana, di starde, di tombe.
Lo stabilimento enologico a destra – Il caseificio a sinistra – e altri edifici per i rurali
Marceddì oggi stagno nel quale è stata costretta a morire la tortuosità del rio Mogoro, era un tempo sede della città di Neapolis, uno degli scali più importanti del commercio sardo-cartaginese, cinta di mura e provvista di acquedotto, le cui strade erano fiancheggiate di sepolcri, come a Roma e a Pompei, e in cui le acque piovane venivano raccolte in cisternoni come a Cartagine. Santa Giusta-oggi più che comune, borgo di Oristano-abitata in gran parte dai pescatori dei prossimi stagni, già sede vescovile, è nota per la artistica Chiesa e per le leggende delle sue martiri cristiane, Giusta Giustina ed Enedina. Terralba, che deve il suo nome al colore bianchiccio del terreno argilloso su cui è edificata, e che oggi dà il suo nome alla bonifica, fu più volte devastata e più volte anche distrutta. Nel 1527 subiva un orribile saccheggio da parte dei barbareschi, che la ponevano a ferro e fuoco, sequestrando quegli abitanti che non erano riusciti a mettersi in salvo. Nel 1580, quando il Fara scriveva la sua Corografia < De Rebus Sardis >, Terralba era ancora un cumulo di rovine, in mezzo a roveti di lentischi e di mirti e a fioriture di asfodeli. Nel 1640 era ancora in rovina e deserta, sicchè si deve pensare che vi fossero chiamati nuovi abitanti dal Barone di Uras, nel cui feudo il paese era compreso e che si moltiplicassero rapidamente, perché già nel 1698 vi si trovavano 217 famiglie. La vicinanza degli stagni le faceva il triste dono di un clima malarico, attenuato però da una grande ventilazione. Tuttavia gli indigeni vi sono abbastanza longevi e in paese si conserva il ricordo di un contadino morto a 127 anni nel 1888; vedovo da oltre 70 anni, lasciò 40 discendenti, vivi, di 6 generazioni. Uras è nota nella storia, per la vittoria portata nel 1470 da Leonardo Alagon, Marchese di Oristano, sull’esercito di Aragona, al comando del viceré Carroz. Fu questa la prima volta che si fece uso , in Sardegna delle artiglierei. Il Viceré sul terrore che avrebbe suscitato nei sardi il nuovo strumento bellico, era certo della vittoria, ma gli Oristanesi, non solo non si sgomentarono, ma si impadronirono dei cannoni e , tagliando la ritirata ai fuggiaschi, trassero prigionieri ad Oristano un gran numero di baroni feudali aragonesi. Sulla pianura, a nord, emerge a distanza la gran cupola del Duomo di Oristano, l’antica capitale del Giudicato di Arborea, degna erede dell’antica Tharros e patria di Eleonora, grande legislatrice e guerriera. E finalmente, nella stessa regione di bonifica, in quella località di S’Ungroni che ha dato il nome a uno dei centri colonici testè costruiti, molti anni addietro, scavando presso certi ruderi, alcuni pastori rinvenivano gli avanzi di un’antica necropoli, da cui furono estratte grandi quantità di monete e stoviglie.
Sul terreno bonificato cominciano a prosperare rigogliosi frutteti
SPERANZE PER L’AVVENIRE
Ricordi, questi del passato. Ma ora meglio che dai ricordi di un passato per quanto fortunoso e mobilissimo, le speranze di un promettente avvenire balzano, nella Tenuta di Terralba e nel Villaggio Mussolini, dai risultati già conseguiti dall’industre fatica dell’uomo, dall’oculato investimento di capitali nel suolo, dalla serena, tenace, quasi ieratica devozione della stirpe sarda alla terra. Così, in una plaga che pareva diventata da più decine d’anni la terra dei morti, si afferma la decisa volontà dei vivi nella natura domata, nelle zone sistemate e prosciugate, nelle zolle rotte dai vomeri e dagli erpici, nel clima avviato al risanamento, negli edifizi consacrati alla Religione, alla Scuola e all’assistenza sociale. Ed è questo, soprattutto, che vale, in una Nazione che completa il suo risorgimento politico e confida nel suo rifiorimento economico.
FINE
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Modificato da - UtOld in data 24/04/2009 21:19:52 |
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Nuragica
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Inserito il - 10/12/2009 : 21:52:15
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Bellissimo racconto, mel'ero perso.. Grazie Aldo...
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Adelasia
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Inserito il - 11/12/2009 : 19:33:05
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Io invece ringrazio la collega...non fosse per lei, che l'ha "ripescato", anch'io presumibilmente avrei perso questo post davvero interessante. Mi sono tra l'altro divertita a cercare di riconoscere gli edifici di Arborea: mi sbaglierò... ma l'ex "pollaio razionale" si è trasformato in un centro commerciale? E nell'ex ospedale mi pare di riconoscere la cosidetta struttura Avanzini, che mi ha incuriosito tutte le volte che l'ho vista, senza peraltro aver mai avuto idea della sua originaria funzione
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Adelasia
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Inserito il - 11/12/2009 : 19:50:26
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Nel testo "Mussolini in Sardegna", curato da Aldo Cesaraccio, Antonello Mattone e Giuseppe Melis Basso, vengono riportate le cronache, corredate dalle foto, sui viaggi di Mussolini nell'isola. Riporto qualche riga sulla descrizione del suo arrivo nell'allora Mussolinia:
<<...Altre grandiosi acclamazioni di fede, altre profluvie di fiori seguono il passaggio del Duce lungo la via che porta a Mussolinia. Il primo saluto della nuova città agreste, che dal nome acquista l'auspicio della sua vita immortale, viene dato al Duce dalla Gioventù del Littorio. Poi si apre l'ala folta del popolo. La manifestazione con la quale questa popolazione di rurali accoglie il Duce è un ardore di fiamma. Il Duce perviene alla sua residenza alla 20,15. Richiamato dalle invocazioni senza sosta si affaccia al balcone e risponde sorridendo salutando con braccio levato il popolo che con la sua titanica opera ha portato la vita e la luce in una vastissima mortifera piaga.>>
Vi pare una cronaca pomposa e ridondante?? Ma no!
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Modificato da - Adelasia in data 11/12/2009 20:24:15 |
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monte arci
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Inserito il - 24/01/2010 : 01:04:15
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Fantastica documentazione, e fantastiche immagini. Anche il mio Nonno, Terralbese, lavoro' alla bonifica. Poi passo' alla idrovora di Sassu, ed infine, al mattatoio comunale di Arborea. Questi impieghi, erano un riconoscimento ai sacrifici fatti durante la bonifica stessa, tra l'altro, mio nonno si becco' la Malaria, ma riusci' a debellarla, ma per un paio di anni, lui e la famiglia, si trasferirono a S. Antioco, per paura che, la moglie e i figli si ammalassero. Grazie Aldo G.
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la sardegna non e' un isola, e' un continente!
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