Forum Sardegna - Paese d'ombre - Prima Parte
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Nota Bene: Bottarga - Polvere d'oro che profuma di mare. La bottarga è un alimento costituito da uova di pesce essiccate.
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 Paese d'ombre - Prima Parte
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Agresti

Moderatore




Inserito il - 20/04/2009 : 15:08:16  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Agresti Invia a Agresti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando


E' il racconto di una vita, la vita del protagonista, Angelo Uras, nato povero e orfano di padre, diventato presto possidente per una fortuità eredità, che con alterne vicende si batte con grande onestà, fino alla vecchiaia, contro gli speculatori che vorrebbero distruggere i boschi del paese, contro le ingiustizie dei potenti, contro la malvagità e la stupidità dell'uomo. Ma questo è anche il racconto di una Terra antica, quella di Sardegna, quella Terra tra il Campidano e il Sulcis, fatta pastori, contadini e miniere, fattà di povertà e miseria, di antiche credenze e superstizioni, di violenza e ingiustizia. Le vicende collettive s'inseriscono prepotentemente nella vita del protagonista, "modulo essenziale di questo racconto sono i circoli di continuità che confluiscono, s'intersecano, concentrici e vari e toccano il tempo antichissimo di Norbio, l'intimo valore della vita dei boschi e degli animali come i pensieri segreti e i sentimenti assoluti e profondi e insieme le situazioni storiche e sociali, i rapporti fra le classi" (Claudio Varese, pag IX, introduzione al romanzo). Si alternano temi e problematiche che a distanza di 35 anni, sono più che mai attuali e sconvolge la lucidità e la razionalità con cui Dessì, attraverso l'operato del protagonista, li affronta: dallo scontro sociale degli operai sfruttati nelle miniere, alla crudeltà e ripudio per la guerra, dalla giustizia sociale alla lotta per l'ambiente contro ogni speculazione, dalla messa alla berlina di facili supersitizioni a una severa critica verso alcune pratiche religiose. A questa indifferenza e arroganza del potere, allo sfruttamento e all'ignoranza degli uomini, Dessì contrappone la pazienza, la calma, la tenacia e la continua ricerca di una razionalità, mai fredda o insensibile, fondata sui sentimenti più nobili e profondi.


Giuseppe Dessì (1909 - 1977). Trascorre buona parte della sua giovinezza a Villacidro, dove, a causa dei continui trasferimenti cui il padre, generale dell’esercito, è sottoposto, trascorre lunghi periodi nella casa del nonno materno insieme alla madre. Giovane inquieto e “ragazzo indisciplinato” ma allo stesso tempo lettore avido e insaziabile, non riesce a compiere degli studi regolari e viene affidato a vari insegnanti privati. Riesce ad accedere alla biblioteca custodita in un armadio a muro, appartenuta al nonno, e ricca di testi soprattutto di carattere filosofico. Queste letture provocheranno nel giovane profondi turbamenti. Continua gli studi alla Normale di Pisa dove prenderà la laurea in Lettere nal 1936. Negli anni successivi inizia la sua carriera di insegnante nelle scuole medie superiori. Nel 1939 viene nominato Provveditore agli Studi a Sassari e quindi Ispettore presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Per il suo lavoro cambia più volte città, fino a stabilirsi a Roma, dove vive gran parte della sua vita fino alla morte, avvenuta nel 1977. Sardo del “Continente”, Dessì porterà sempre con se e lo esprimerà in tutte le sue opere, un profondo senso di appartenenza alla sua terra natale, un’intensa nostalgia per la Sardegna e per Villacidro in particolare.
A Villacidro si tiene ogni anno il Premio Letterario Giuseppe Dessì e da alcuni anni è nato un Parco Letterario che abbraccia alcuni comuni del territorio.

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Il Poetto dalla Sella del Diavolo

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callas
Salottino
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Inserito il - 20/04/2009 : 15:24:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di callas Invia a callas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
grazie Agresti!






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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 20/04/2009 : 16:29:08  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Allora...la PRIMA PARTE
Di cosa parla?

L'infanzia di Angelo Uras. La figura dell'avvocato Don Francesco Fulgenzi. La figura della mamma di Angelo, Sofia. La morte dell'avvocato. L'eredità inaspettata che eleva socialmente Angelo e Sofia.
La figura del bracciante zio Raimondo.

Fra i protagonisti permettetemi di includere i due animali: il cavallo Zurito e il cane Carignosa.







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Pedra Longa

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callas
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 20/04/2009 : 18:04:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di callas Invia a callas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Fulgenzi? ma non è Fulgheri?..Pia gli occhialini....!






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Golfo di Marinella

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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 20/04/2009 : 19:18:20  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
callas ha scritto:

Fulgenzi? ma non è Fulgheri?..Pia gli occhialini....!


...scusate è l'età e il rimbambimento totale (ancora sto smaltendo la sbronza di aria sarda)....

(incominciamo bene!!!!)







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Pedra Longa

Baunei (Ogliastra)

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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso



Inserito il - 20/04/2009 : 20:30:15  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
C'è anche la figura di Gerolamo Sanna il vaccaro colpevole della morte di Don Fulgheri.
L'arciprete Don Masala che interroga il piccolo Angelo, e vorrebbe fargli dire che Don Fulgheri, secondo lui un peccatore, si fosse ucciso, così lui avrebbe potuto negargli il funerale religioso e sepellirlo fuori dal camposanto.
Il paese di Norbio (Villacidro) vuoto con il vento di tramontana che soffia e le imposte chiuse da dove occhi indiscreti spiano Sofia quando esce a comprare il sale.
La natura, il podere Balanotti con i suo ulivi, visti da Angelo come esseri pensanti, persone o meglio come le anime che sono chiuse dentro agli alberi proprio come gli aveva detto sua mamma e come credevano in tutta Norbio.







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Panorama

Villa Sant' Antonio (Or)

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Anto
Salottino
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Inserito il - 21/04/2009 : 12:35:54  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Anto Invia a Anto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Angelo da fanciullo....vede l'mportanza delle terre avute in eredita'...inizia ad amarle di un amore profondo e sottile.. come una lama... che lo portera' da adulto a riflettere su molte cose...e a scoprirle piano . Chissa perche' mi vedo in questi sentimenti...figlia di contadino e di una terra di contadini.






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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso



Inserito il - 21/04/2009 : 13:11:28  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Angelo è ancora piccolo e già parla con gli ulivi, si, ne capisce l'importanza, è grazie alle braccia di questi immensi alberi che lui è ancora lì in loro compagia.
Mi è piaciuta molto la descrizione che il Dessì fa di Angelo e del silenzio degli ulivi, sembra quasi di percepirne i pensieri.
Fulgheri nonostante appaia burbero ha un cuore e un anima immensi, aiuta e lotta per i poveri.







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Panorama

Villa Sant' Antonio (Or)

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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 21/04/2009 : 13:54:28  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Prime impressioni…

Stile asciutto, forte, severo che concede poco al superfluo descrittivo, piacevole… splendide alcune stringate descrizioni:
“apparve come la piccola silhouette nera di un dagherrotipo nel riquadro luminoso della porta”;
“Come il giorno della veglia funebre si udiva solo il rodere di un tarlo nel canterano”;
“Era tornata in casa svelta, tirandosi dietro la sua ombra come un topo la coda”;
“Aveva già visto altri morti, ma non gli era mai capitato di trovarsi solo d’improvviso con un morto così suo”;
“Don Francesco era stato sempre il protettore, l’uomo forte e coraggioso che esce illeso da tutti pericoli e da tutte le minacce”;
“Piangeva di tenerezza. Piangeva per se stessa e per lui, per l’anima nuda di Francesco Fulgheri”; “Era una coperta di grossa lana filata e tessuta in casa da una bisnonna, uno di quegli oggetti indistruttibili che passano per le mani di generazioni e che danno, con la loro durata, il senso della precarietà della vita umana.”;
“Sofia camminava appoggiandosi con la schiena al vento che la sospingeva per la discesa."
“Solo allora la bestia cominciò ad avvicinarsi con cautela come se camminasse in punta di piedi per farsi perdonare di esistere.”
“Un cane si può averlo solo così: lo si trova in mezzo alla strada on n mezzo alla campagna, solo, affamato, si dice “ciulè” e l’affare è fatto, il patto d’amicizia è concluso.”


Bellissima la descrizione della folle corsa del calesse prima della morte dell’avvocato, lunga ma velocissima, quasi fotogrammi al rallentatore…
Altrettanto bello l’approccio e la sicura amicizia tra Angelo e la cagna Carignosa, fatta di poche parole e di piccoli gesti.

Qualche concessione al dialetto: “segare l’erba”, “mammài”, “carro a buoi”, “stradone”

Bello il personaggio di Don Francesco Fulgheri, figura di grande uomo, introverso, retto che rivela, inaspettatamente, la sua voglia di famiglia “vera” nelle attenzioni affettuose che riserva ad Angelo e Sofia che diventeranno, poi, suoi eredi universali.







  Firma di Nevathrad 

 Regione Sardegna  ~  Messaggi: 5815  ~  Membro dal: 13/10/2008  ~  Ultima visita: 05/04/2011 Torna all'inizio della Pagina

Tharros
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 21/04/2009 : 15:13:57  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tharros Invia a Tharros un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Villacidro. Dovrebbe essere il borgo dove Dessì ha ambientato questa piccola saga famigliare nella quale il piccolo Angelo Uras entra a far parte della vita attiva del suo paese natale
attraverso due personaggi che nel bene e nel male daranno il via a questa storia segnando la strada di Angelo: il vaccaro Gerolamo Sanna, che per vendetta provoca la morte del “ protettore “ di Angelo, Don Francesco Fulgheri e lo stesso don Francesco che lascia “ tutto il suo “ in eredità al giovane Uras.
Forse questa benevolenza di Don Francesco, verso Angelo, è ispirata ad un fatto successo parecchi anni prima quando non riuscì a togliere dalle mani del boia un padre di famiglia colpevole solo di far valere i suoi diritti in un periodo nel quale i diritti della povera gente venivano dimenticati.
Fra le altre cose che Don Francesco lascia in eredità ad Angelo vi è anche Zurito, il cavallo, il quale, con altre figure più o meno importanti, accompagnerà Angelo Uras in tutta la sua storia.
La mamma di Angelo, Sofia Curreli, donna molto saggia e un po’ fuori dai sui tempi che lascia ampi spazi di decisione e di liberà al figlio adolescente e anche maturo per la sua età quando, per evitare litigi fra paesani, concede parte dell’ eredità ricevuta agli eredi legittimi ma esclusi dal testamento, avendone comunque più avanti un piccolo senso di colpa verso Don Francesco. La donna che prende tempo prima di entrare nella casa lasciatale in eredità forse scorgendovi un cambio di vita al quale non era preparata
Tzio Raimondo Collu, che in qualche modo sostituisce, anche se relativamente, la figura di Don Francesco nella vita di Angelo. Anche quando tzio Raimondo semina alla maniera antica il grano nel podere di Acquacotta, metodo che don Francesco non approvava, sente che può fidarsi di quel lavoro e di Tzio Raimondo.
Poi c’è Carignosa, un cane conosciuto casualmente e non molto considerato da Tzio Raimondo per il suo “ atteggiamento” vezzoso e servile sul quale poi si ricrederà quando il cane cacciò per loro una lepre e la portò ad Angelo.
La storia di una vita dalla sua alba fino alla vecchiaia di Angelo Uras che dovrà affrontare gli oneri e gli onori di essere un carattere aperto al nuovo di grande rispetto verso animali e cose, soprattutto verso quei boschi per i quali si sentirà responsabile. Le amicizie anche…diverse..che incontra sul suo cammino. Le tragedie e i dolori di molte perdite e le responsabilità di un uomo che ha vissuto il suo tempo.








Modificato da - Tharros in data 21/04/2009 15:18:25

 Regione Trentino - Alto Adige  ~ Prov.: Trento  ~ Città: Trento  ~  Messaggi: 4702  ~  Membro dal: 02/12/2006  ~  Ultima visita: 22/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 21/04/2009 : 22:40:51  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Ma ci siamo persi tutti per strada?





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Pia
Salottino
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Inserito il - 21/04/2009 : 23:30:55  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nevathrad ha scritto:

Ma ci siamo persi tutti per strada?


No, è solo l'inizio. In tanti hanno dato l'adesione. Domani vedrai...... incominceranno ad intervenire.
Nel frattempo ne approfitto per dirti che il tuo intervento mi è piaciuto molto, così come quello di Tharros e di Tizi.
E' decisamente un bel romanzo che permette di fare molte osservazioni, sia di forma che di contenuto.
Avremo da che perderci........







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Pedra Longa

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errante
Salottino
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Inserito il - 22/04/2009 : 08:05:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di errante Invia a errante un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Dessi, in questa prima parte con il personaggio di Don Francesco denuncia, le ingiustizie subite, e si bate, denuncia, difende i poveri. Angelo e bambino si affeziona e lo protegge lasciando a lui tutta l'eredità
per la speranza, del nuovo, contro il vecchio. con il suo affascinante raccontare Dessi non tralascia alqun particolare, dal cigolio del cancello
al tonfo di Angelo con le foglie d'olivo in mano sulla polvere calda.
Mummia e Tincone, impiccati della piazza per la legge ingiusta delle chiudenti, Don Francesco si baté, contro l'opinione di coloro che lo considerarono un pericoloso sobillatore. "rivoluzionario" una vecchia gli si avvicinò e gli chiese: Don Francesco, vi siete convertito? No, non so pregare, <pregate voi anche per me. Quest'uomo è morto per il bene di tutti>
ps. mi fermo quì, gli altri hanno commentato co impecabilità il resto, di questa prima parte.








Modificato da - errante in data 22/04/2009 08:34:50

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I bastioni

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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 22/04/2009 : 09:10:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sì Errante...il cigolio...il tonfo...Il Dessì è un grande realista nelle sue descrizioni. Come diceva anche Neva...la corsa con il calesse...sembra di esserci dentro a quel calesse...e ritrovarsi appesi insieme ad Angelo sull'albero.
E, mentre descrive sensazioni ed emozioni, non tralascia, ogni tanto, di darci degli appunti di storia sarda.
Perchè Paese d'ombre è sì storia di un grande uomo, Angelo il nostro eroe, ma è, soprattutto, romanzo di denuncia. Denuncia per niente velata da falsa retorica.

E io leggendo mi soffermo, ogni qual volta si accenna, alla Natura. Vero Tizi? Anche tu hai colto questo aspetto. Vero Antonia?
Una Natura che deve essere amata e rispettata. Una natura amica che ti si può rivoltare contro se la tradisci.
Come sono attuali le pagine della piena del ruscello!
L'amore di Dessì verso la Natura ha fatto scaturire questo capolavoro.
E' un'idea mia, ma me la porterò dietro fine alla fine della lettura.







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Pedra Longa

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Tizi
Salottino
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Inserito il - 22/04/2009 : 09:16:34  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Fulgheri nonostante il suo vocione e il suo modo di fare un po’ brusco è un uomo buono, si è preso a cuore le sorti di tanta povera gente ha lottato per difendere i diritti dei poveri contadini andando contro la famigerata legge delle chiudende entrata in vigore nel 1820 e si dispera quando non riesce nel suo intento, mi ha molto colpito la morte dei due poveri contadini condannati all’ impiccagione, uno nella piazza di Norbio, il silenzio di un paese spettrale, si udiva solo il rumore del carro che trasportava i due condannati, lasciati lì appesi per tre giorni, terribile. Silenzio inteso come urla di disperazione, disapprovazione e di protesta verso i potenti che decidevano, e purtroppo decidono, della sorte della povera gente. Il silenzio di Fulgheri che si avvicina ai loro corpi e sta li fermo a capo scoperto in segno di rispetto, a chiedere perdono, si percepisce il suo dolore e la sua sconfitta, non è riuscito a salvarli da un mondo malvagio.
Si Fulgheri ha lottato ha pagato in prima persona con una condanna di detenzione scontata nel carcere di Cagliari, ma neanche questo lo ferma, continua a lottare contro gli abusi e le ingiustizie e a prendersi a cuore le sorti della povera gente come di Angelo e di sua mamma.
Fulgheri è un uomo che lotta fino alla fine, lo si legge e si percepisce nella bellissima e tragica descrizione che il Dessì fa della corsa verso la morte, mi ha trasmesso diverse sensazioni:
Paura e consapevolezza di correre verso una strada senza ritorno. “Qualche festuca di paglia passava da una vasca all’altra seguendo il filo della corrente, pensò che la vita sia regolata da leggi irreversibili alle quali gli uomini sono soggetti come i fili di paglia”
Disperazione di non riuscire a salvare la propria vita ma soprattutto quella di Angelo.
Rassegnazione, cinge con un forte abbraccio Angelo quasi a volerlo proteggere fino alla fine, come ha sempre fatto fino allora.
Ripresa e lotta per salvare almeno Angelo, tenta disperatamente cercando di uccidere il suo amato cavallo, non riesce, ma alla fine trova il modo, fa aggrappare Angelo ai rami dei tanto amati ulivi, quei rami che sembrano braccia tese ad aiutare e a salvare il ragazzo da un destino che sembrava segnato.
Gioia di esserci riuscito.
Mi è piaciuta molto anche la sua forza nel continuare a trasmettere ad Angelo sani principi, nonostante la situazione, sente il ragazzo pregare e chiedere di essere salvati in cambio lui si sarebbe fatto prete, Fungheri si arrabbia e gli urla che farsi prete senza la vocazione è peggio che morire.
Come dire non cedere mai a ricatti e cerca di seguire i tuoi pensieri e le tue convinzioni lotta per questo.
E questo Angelo se lo ricorderà…….







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Panorama

Villa Sant' Antonio (Or)

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Tizi
Salottino
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Inserito il - 22/04/2009 : 09:19:40  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Si Pia la natura è parte importantissima nel racconto.






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