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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 23/03/2009 : 15:04:40
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Se ne è parlato anche in questo forum qualche volta, ma vedendo l'intervento di Gigi Sanna sul blog di Pintore http://gianfrancopintore.net/index....ia&Itemid=37, m'è venuta la voglia di dedicare una specifica discussione a questa iscrizione : la prima nella quale compare il nome Nuraghe.
Sanna fornisce una un interpretazione che mi pare abbastanza elegante e plausibile:
| nvece tenendo ben presenti gli aspetti linguistici e religiosi documentari nuragici, di cui ho detto, la iscrizione di Aidu Entos si rivela oggi in tutta la sua chiarezza; solo correggendo paleograficamente e mettendo la N della prima linea al posto di un errato IU del testo presunto. Ecco la lettura: ILI N (u)R IN NURAC SESSAR: ‘La luce di ILI ( v. per il dio semitico anche Eli, El, IL, ILU, ecc.) (è) nel nuraghe rosso |
quindi un primo problema è se accettare N al posto di IV
interessante è anche questa considerazione: | Lo stesso ‘nur-ac’ è formato da due radici: una semitica (nr/nl), l’altra indoeuropea ( ‘ag/’ak: toro |
c'è qualcuno che sappia dirmi se è così?
infine così si rivolge a Pittau:
| Lo so, lo so, tu parli di ‘mucchi di pietre’ e di ‘suffissi’. E non pochi ti hanno seguito e ti seguono ancora su questa ipotesi. Io francamente no, da un po’ di tempo, e ho il diritto -dovere di insistere che hai torto: perché ora me lo dicono per iscritto i documenti che vado (andiamo, in molti) scoprendo e studiando. Infine. Non ti dicono nulla le decine e decine di ‘nuraghi orrubiu/arrubiu’? I… nurac Sessar? Non ti dicono nulla centinaia e centinaia di toponimi con radice ‘nur/nl’ ? Non sei tu che ti interessi autorevolmente di toponomastica? Sei corso dietro al profano, amico caro, mentre tutto era straordinariamente sacro. Ma non sei il solo, se ciò ti può consolare. Con la stima di sempre |
sopratutto le ultime frasi secondo me, son da incorniciare....
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
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“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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tholoi
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 23/03/2009 : 17:56:08
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Ciao Dedalonur, temo di non avere capito bene. Sanna unisce le due lettere che ufficialmente starebbero per IV dopo ILI ? Quando visitai l'Aidu Entos, per me cosa imprescindibile se ti appassioni al tema nuraghi, la forte emozione nel poter finalmente vedere e toccare l'iscrizione è purtroppo stata smorzata dallo stato di profonda rovina in cui si trova. La parte meglio visibile sta sulla seconda riga, quella che riporta "NVRAC SESSAR", dove la distinzione tra la N e la V (u) sono abbastanza leggibili. Tornando alla riga superiore, dove stanno "ILI IVR IN", in effetti la leggibilità è molto compromessa anche se devo dire che anche qui le lettere sembrano comunque distanziate. Mi chiedo allora quale sia la parola secondo Sanna, "ILINR" ?
http://www.neroargento.com/page_gal..._gallery.htm
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Modificato da - tholoi in data 23/03/2009 18:09:03 |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 24/03/2009 : 09:23:01
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ciao tholoi forse qualcuno non sarà contento. ma mi pare di capire che l'iscrizione sia stata "restaurata" a colpi di cacciavite o punteruolo o chissà cosa.... guardate quanto è insolitamente "bianca", sembra che sia stata appena scolpita:
[URL=http://img147.imageshack.us/my.php?image=aiduentos.jpg][/URL]
| temo di non avere capito bene. Sanna unisce le due lettere che ufficialmente starebbero per IV dopo ILI ? |
esatto o per lo meno....hai inteso il problema come l'ho inteso anche io....
| dove la distinzione tra la N e la V (u) sono abbastanza leggibili |
questo credo sia uno dei punti più problematici dell'interpretazione di Sanna. Secondo lui la separazione di I e V sono dovuti ad un errore d'incisione, insieme in realtà formerebbero una N
| Mi chiedo allora quale sia la parola secondo Sanna, "ILINR" ? |
Ili continua a stare per Ili, ovvero gli Ilienses. la correzione comporta che Nr formino il vocabolo luce. Questo ho capito dall'articolo che ho lincato
ma volevo delucidazione anche sulla parola semitica (secondo Sanna) di Sessar sulla quale bisogna dar atto che sin'ora non ha ricevuto una qalche interpretazione e traduzione. Lo stesso Pittau dice il Sanna, non si azzarda a tentarne una..il che è tutto dire .
Secondo Sanna si tratta della parola semitica, che sta per "Rosso", e che troverebbe riscontro nella denominazione "arrubbiu" per vari nuraghi. Insomma con l'avvento del sardo neolatino, si sarebbe effettuata la traduzione dal semitico Sessar.... Naturalmente non soffermiamoci solo sul significato letterale della parola "rosso". Quì credo che rosso vada inteso implicitamente come sacro
Questa parte dell'interpretazione forse per suggestione personale, è quella che mi convince di più. Le soluzioni proposte da Sanna possono essere tutte valide o anche una sì e l'altra no....dipende...
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Modificato da - DedaloNur in data 24/03/2009 09:27:40 |
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tholoi
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 24/03/2009 : 15:00:00
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La foto potrebbe essere anche stata ritoccata per farsi un'idea dell'iscrizione. Ti assicuro infatti che in foto è molto difficile farla leggere se non ritocchi e ti ribadisco che anche dal vivo la lettura è difficoltosa. Se si parla di errore d'incisione allora tutto il discorso va preso con le molle. Non sono ovviamente epigrafista ma bisognerebbe fare mille ipotesi su come "IV" o "N" sia stata incisa, tipo che ne so se l'incisore ha fatto per primo il tratto verticale a sn (I) e poi ha fatto il tratto obliquo troppo staccato ed ecco l'errore, allora non mi sembra abbia fatto niente per rimediare con l'ultimo tratto verticale che mi pare anch'esso essere decisamente obliquo e comunque diverso dal tratto delle altre "N" presenti. ...spero di essermi spiegato...
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 24/03/2009 : 16:51:46
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certo che ti sei spiegato. Ho i tuoi stessi dubbi infatti. Sanna deve portare prove convincenti per giustificare queta correzione.
tuttavia credo si debba notare anche un fatto. Le parole Ili, Nurac, sessar sono sarde. Credo che questo sia indubitabile. Qual'è quindi il senso dell'unica parola latina (Iur) in questa frase, anzi è plausibile un unica parola latina in mezzo a 3 termini sardi?
da chi poteva essere una frase così multilingue? per 3 parole risulterebbe incomprensibile ad un romano....e per una parola ai Sardi.
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Padio
Utente Bloccato
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Inserito il - 25/03/2009 : 20:00:15
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BANNED
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Modificato da - Padio in data 25/03/2009 20:12:18 |
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PAstore DI Orune Se dio ha creato i cretini, un motivo dovrà pur esserci! Il tutto sta a trovarlo... |
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Padio
Utente Bloccato
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Inserito il - 26/03/2009 : 07:59:35
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Trovo sconvolgente che nessuno abbia ancora interpretato la scritta incisa su un masso antistante il nuraghe Entolvos di Ortuachi.
Essa recita:
Sebbene evidentemente deturpata dai soliti vandali, si riconoscono chiaramente le componenti semitiche e/o sumero-accadiche, sebbene un povero pastore di Orune come me ne capisca poco.
Quale sarà il misterioso significato dell’epigrafe?
PADiO, il PAstore Di Orune
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 26/03/2009 : 10:10:49
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Ciao Padio
essa recita Forza Cagliari
ma a prendere per i fondelli puoi andare da un altra parte
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Normadesmond
Utente Bloccato
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Inserito il - 26/03/2009 : 19:10:16
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| Padio ha scritto:
Trovo sconvolgente che nessuno abbia ancora interpretato la scritta incisa su un masso antistante il nuraghe Entolvos di Ortuachi.
Essa recita:
Sebbene evidentemente deturpata dai soliti vandali, si riconoscono chiaramente le componenti semitiche e/o sumero-accadiche, sebbene un povero pastore di Orune come me ne capisca poco.
Quale sarà il misterioso significato dell’epigrafe?
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Se la tua intenzione era quella di evidenziare la pochezza di certi "glottologi" mi trovo completamente d'accordo con te. Mi verrebbe da dire "Viva i pastori" (che tra l'altro sono i soli depositari veri della cultura sarda).
Continua così!
N.
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Padio
Utente Bloccato
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Inserito il - 26/03/2009 : 20:19:55
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| Normadesmond ha scritto:
| Padio ha scritto:
Trovo sconvolgente che nessuno abbia ancora interpretato la scritta incisa su un masso antistante il nuraghe Entolvos di Ortuachi.
Essa recita:
Sebbene evidentemente deturpata dai soliti vandali, si riconoscono chiaramente le componenti semitiche e/o sumero-accadiche, sebbene un povero pastore di Orune come me ne capisca poco.
Quale sarà il misterioso significato dell’epigrafe?
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Se la tua intenzione era quella di evidenziare la pochezza di certi "glottologi" mi trovo completamente d'accordo con te. Mi verrebbe da dire "Viva i pastori" (che tra l'altro sono i soli depositari veri della cultura sarda).
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N.
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Come sarebbe a dire mi verrebbe
DEVI!!!!
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 26/03/2009 : 23:44:50
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Ma perchè invece di partecipare alla discussione come persone civili, vi limitate, uno, a prendere in giro con una scritta da curva Sud,
e l'altra che si limita constatare la pochezza dei glottologi nostrani. Immagino Normadesmond che tu abbia vasta esperienza sul campo e grande conoscenza di iscrizioni in latino, greco, fenicio e non so che altro, per poter giudicare dall'alto in basso Sanna.
se così è: chapeau!
se così non è ....iscriversi all'asilo invece di rompere le scatole e non parlare nel merito...no eh?!
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kigula
Moderatore
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Inserito il - 27/03/2009 : 16:37:37
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Dai DedaloNur stavano scherzando!!! Non te la prendere che un po' di umorismo ci sta bene. Purtroppo ormai quella di trovare testimonanze di scritture antiche sembra esser diventata una passione comune, con le relative invenzioni ed esagerazioni. Io in questo campo son sempre molto scettica, soprattutto perchè ho visto molte furbate e scherzi. Comunque hai tutto il diritto di parlarne seriamente.
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tholoi
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 27/03/2009 : 16:50:01
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Comunque se non c'è, proporrei di aprire un topic apposito sul significato di depositari veri della cultura sarda. Mi sembra che la frase possa assumere e comprendere molteplici aspetti della cultura intesa in tutti i suoi sensi. Ad esempio i miei genitori, divenuti "cittadini" per forza e necessità di vita, hanno mantenuto sempre quella cultura insegnata in casa da famiglie che non erano necessariamente di pastori.
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tholoi - neroargento.com |
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Padio
Utente Bloccato
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Inserito il - 27/03/2009 : 18:57:53
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| kigula ha scritto:
Dai DedaloNur stavano scherzando!!! Non te la prendere che un po' di umorismo ci sta bene. Purtroppo ormai quella di trovare testimonanze di scritture antiche sembra esser diventata una passione comune, con le relative invenzioni ed esagerazioni. Io in questo campo son sempre molto scettica, soprattutto perchè ho visto molte furbate e scherzi. Comunque hai tutto il diritto di parlarne seriamente.
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Io sono un pastore di Orune, però Mariantonia, la mia pecora più anziana, mi ha fatto notare che la scritta Forza Cagliari è molto meno umoristica rispetto a personaggi che pretendono di interpretare il fregio di uno stampo per cuoio medievale e spacciarlo per antico sardo. Invece Mariangela (le mie pecore si chiamano tutte Mariaqualcosa), che ama molto il teatro, mi ha fatto notare che l'umorismo colpisce molto di più della seriosità (da non confondere con la serietà). Mi ha detto di averlo sentito dire da Dario Fo (che io non conosco perché ho studiato poco, però mi sa che dev'essere uno che ne capisce, e se mi capita di incontrarlo gli regalo una forma di fiore sardo - fatto col mio latte non con il latte in polvere). Mi sa che una risata spitzua più di una citazione latina. E se Mariangela (e Dario Fo) avessero ragione? Mi sa mi sa che rinnovo l'abbonamento di Mariangela per la stagione teatrale, perchè pensare rende intelligenti (e poi così mi racconta qualcosa nelle lunghe notti invernali passate nell'ovile...)
PADIO
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 28/03/2009 : 00:14:11
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| kigula ha scritto:
Dai DedaloNur stavano scherzando!!! Non te la prendere che un po' di umorismo ci sta bene. Purtroppo ormai quella di trovare testimonanze di scritture antiche sembra esser diventata una passione comune, con le relative invenzioni ed esagerazioni. Io in questo campo son sempre molto scettica, soprattutto perchè ho visto molte furbate e scherzi. Comunque hai tutto il diritto di parlarne seriamente.
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....ok passi pure lo scherzo, anche simpatico lo striscione.... ..........ma noto che non si discute del significato dell'iscrizione...al massimo si deridono le ipotesi...(che io stesso ho criticato...) e a me piacerebbe riflettere un po sul significato dell'iscrizione....
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 08/10/2011 : 00:16:40
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http://www.gianfrancopintore.net/in...imitstart=22
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"Quando i nuragici scrivevano in lettere latine". Pittau (2)
Alla fine della loro indipendenza e ormai sotto la dominazione dei Romani, i Sardi Nuragici fecero uso anche dell’alfabeto latino per comunicare i loro messaggi in lingua nuragica. Lo dimostra una iscrizione in caratteri latini che si trova nell’architrave del nuraghe di Aidu entos di Bortigali, però purtroppo quasi completamente illeggibile, perché la pietra è stata corrosa dal tempo. A proposito di questa iscrizione è utile fare una importante premessa. In epigrafia, relativamente ad ogni e qualsiasi lingua scritta, vale questa importante norma metodologica: «una iscrizione è “contestuale” al supporto in cui risulta iscritta, salvo prova contraria». Ciò significa ed implica che un epigrafista ha il dovere e pure l’interesse a ritenere che una iscrizione I) appartiene realmente al suo supporto, II) è stata scritta da chi ha costruito od ordinato il supporto. Su un epigrafista che in un caso specifico nega questa nota della “contestualità” cade l’obbligo di dimostrare le ragioni della sua scelta contraria.
EBBENE, A FAVORE DELLA “contestualità” dell’iscrizione del nuraghe di Aidu entos, cioè del suo appartenere realmente al monumento in cui è stata scritta e da parte di chi lo ha costruito, interviene anche un’altra prova: dei vocaboli dell’iscrizione che risultano ancora leggibili due appartengono sicuramente alla lingua nuragica, NURAC e SESSAR, mentre tutti gli altri sono semplicemente frustoli di vocaboli. Inoltre il vocabolo NURAC dà la conferma e la sicurezza della contestualità della nostra iscrizione col nuraghe in cui risulta scritta. In questo caso si determina una particolare situazione ideale: è come se il nuraghe stesso come monumento scrivesse e parlasse di se stesso. L’iscrizione dunque non è “allotria”, ossia estranea al monumento nuragico, come si è ritenuto e scritto, ma è connessa e attinente con questo. Non è affatto legittimo inferire che l’iscrizione è in lingua latina perché è scritta in alfabeto latino e poi procedere ad effettuare la seguente ricostruzione e traduzione ILI(ENSIUM) IUR(A) IN NURAC SESSAR «diritti degli Ilienses sui nuraghi (o sul nuraghe) Sessar». Vi si oppongono quattro importanti e pesanti circostanze: I) I dati storici da noi ora posseduti localizzano gli Ilienses nei monti della Barbagia e non nel Marghine dove si trova il nostro nuraghe; II) Col gruppo di lettere ILI si possono ricostruire migliaia di vocaboli latini, nessuno dei quali è possibile privilegiare sugli altri; III) È del tutto inverosimile che nell’iscrizione sia stato abbreviato, e in misura così ampia, proprio il nome del popolo di cui l’iscrizione avrebbe pubblicizzato i diritti; è come se in un certificato legale risultasse abbreviato il cognome dell’intestatario! IV) Ammesso ma non concesso che sia esatta la lettura e la ricostruzione del testo, il contenuto concettuale della ricostruzione e traduzione «diritti degli Ilienses sul nuraghe Sessar», cioè su un piccolo nuraghe di irrilevante impegno architettonico e soprattutto di nessun valore funzionale, è francamente risibile (nota 3).
DUNQUE L’ISCRIZIONE INCISA sull’architrave, addirittura sul “fastigio” di un edificio pubblico nuragico, col carattere di “grande iscrizione monumentale” – è stato precisato - e con lettere pur’esse “monumentali”, pur essendo scritta in alfabeto latino, conteneva un messaggio in lingua nuragica. A questa tesi non si può opporre il fatto che i caratteri latini dell’iscrizione riportano all’età dell’Impero, per il fatto che è un altro “luogo comune” quello secondo cui i Sardi abbiamo finito di costruire i loro nuraghi già con l’arrivo dei Cartaginesi in Sardegna. Io ho avuto modo di scrivere – senza essere mai contestato – che i Sardi hanno continuato a costruire i nuraghi anche in epoca romana, come dimostra il fatto che in tutti i nuraghi scientificamente scavati ed esplorati sono stati trovati numerosissimi reperti di età romana; e anche dopo la nascita di Cristo, fino all’arrivo del cristianesimo in Sardegna, come ancora dimostrano reperti cristiani di età bizantina (ad es. croci astili e inoltre lucerne cristiane assieme con le migliaia di lucerne nuragiche, puniche e romane, trovate del nuraghe Lugherras = «lucerne» di Paulilatino) e come dimostrano soprattutto circa 300 nuraghi dedicati al nome di altrettanti santi cristiani (nota 4). Un discorso analogo va fatto su una navicella nuragica di bronzo, una volta nell’Antiquarium Arborense di Oristano, da cui risulta trafugata, la quale portava la iscrizione in caratteri latini SENP sul fondo e su un fianco. Come si fa ad accettare per buona questa storiella: «oggetto, considerato prezioso, e tramandato di generazione in generazione, in una famiglia, sino a divenire proprietà di un ricco signore provinciale, in eta romana» e prospettare poi la ricostruzione del nome di costui con la formula bimembre di prenome e gentilizio romani? Perché mai ritenere “oggetto prezioso” e tramandare di generazione in generazione quella modestissima navicella nuragica? E perché “rovinare” l’ ”oggetto prezioso” incidendovi sopra il proprio prenome e gentilizio romani, addirittura ripetendo l’incisione sul fondo e sul fianco?
A MIO GIUDIZIO INVECE, sempre ai sensi della spiegata norma della “contestualità”, la navicella nuragica dell’Antiquarium Arborense riportava una iscrizione nuragica, ma trascritta in alfabeto latino, iscrizione che probabilmente era la sigla di una formula di commiato, che i parenti facevano al caro defunto, formula incisa su un oggetto che indubitabilmente apparteneva alla ideologia funeraria dei Nuragici, come pure dei Greci, degli Etruschi e dei Latini, relativa alla “navicella di Caronte”, quella che traghettava i defunti verso l’aldilà. E se è un fatto che questa navicella nuragica portava un’iscrizione nuragica ma trascritta in alfabeto latino, ciò dimostra che la “ideologia funeraria delle navicelle nuragiche” durava ancora in epoca romana e precisamente almeno fino all’ ”età tardo repubblicana”. Un analogo discorso va fatto per i segni in scrittura latina che figuravano sulla stele di una tomba di gigante di Santa Teresa di Gallura, che, secondo una testimonianza scritta ed anche iconografica dei primi dell’Ottocento, portava i segni di lettere dell’alfabeto latino, tomba che purtroppo non è stata ancora ritrovata. Come è possibile accettare l’ipotesi che quelle lettere siano state incise molto più tardi come “iscrizione confinaria” sulla stele di un monumento nuragico che tutti sapevano essere una “tomba”? Come lo sapevano sino ad almeno un cinquantennio fa tutti i Sardi, come dimostrano numerose “tombe di gigante” chiamate tuttora Monumentu, Molimentu, Munimentu? E la medesima considerazione si deve fare nell’altra ipotesi che invece si trattasse di una iscrizione latina col carattere di “epitafio”. Ma quanto numerosi e quanto gravi delitti ermeneutici o interpretativi si stanno commettendo in Sardegna con l’altra storiella del “riuso delle tombe di giganti per deposizioni funerarie in età romana”! Ma forse che non è esistito e fortissimo presso tutti i popoli e in tutti i tempi il “tabù funerario rispetto ai morti e alle loro tombe?
SARÀ STATA CERTAMENTE una iscrizione funeraria quella incisa in caratteri latini sulla stele della citata tomba di gigante, ma sarà stata una iscrizione in lingua nuragica relativa ad una “tomba collettiva” di un intero villaggio nuragico (nota 5). Inoltre sono da citare, come esempi di messaggi nuragici scritti però in alfabeto latino, le due tabellae defixionis di piombo, rinvenute nel villaggio nuragico di Linn’arta di Orosei ed ora sistemate nel Museo Archeologico di Nùoro: le lettere sono sicuramente latine, ma dei vocaboli quasi nessuno si può spiegare col lessico latino, mentre almeno uno, ripetuto tre volte, è sicuramente nuragico, NURGO, il quale corrisponde sorprendentemente al toponimo odierno Nurgòe di Irgoli (villaggio confinante) e al mediev. Nurgoi (CSPS 190) (nota 6). Infine è probabilmente un sesto esempio di iscrizione nuragica scritta in caratteri latini, quella incisa in un masso che si trova nei pressi del piccolo nuraghe che è vicinissino alla chiesa parrocchiale di Suni (OR) (nuovo chiarissimo esempio di sincretismo nuragico-cristiano). Io ho pubblicato in due occasioni la fotografia di questa iscrizione, ma non ne ho mai approfondito lo studio né mi risulta che l’abbia fatto qualche altro studioso (nota 7). Torno alla mia conclusione ultima ed essenziale, anche per ribadirla: a mio fermo giudizio, non è mai esistita una “scrittura propriamente ed esclusivamente nuragica”,come del resto non è esistita una “scrittura propriamente ed esclusivamente fenicia o greca od etrusca o romana”. Per trascrivere i loro messaggi in lingua nuragica i Sardi hanno adoperato di volta in volta, col passare dei secoli, l’alfabeto fenicio, quello greco e quello latino.
(nota 3) Questa ricostruzione e traduzione è di Lidio Gasperini, Ricerche epigrafiche in Sardegna, in AA. VV., Sardinia antiqua, Cagliari 1992; è l’epigrafista latino resosi famoso quando, improvvisandosi epigrafista etrusco, prese la grossa cantonata circa l’iscrizione etrusca trovata ad Allai (OR) (cfr. volume 9 (tomo 2) della serie «L'Africa Romana» (Sassari 1992).
(nota 4) Cfr. M. Pittau, La Sardegna Nuragica, II edizione, Cagliari 2006, Edizioni della Torre, §§ 35-38.
(nota 5) La questione di queste tre iscrizioni latine su monumenti nuragici è esposta da Raimondo Zucca, Sufetes Africae et Sardiniae, Roma, Carrocci edit., 2004, pagg. 118-125). Io apprezzo ed ammiro la consueta cura dell’egregio collega, ma contesto alla radice le sue interpretazioni. Inoltre esprimo meraviglia per il fatto che egli abbia ignorato il mio studio L’iscrizione nuragica in lettere latine del nuraghe Aidu Entos, che compare nel mio libro «Ulisse e Nausica in Sardegna», Nùoro 1994, pagg. 189 e segg.
(nota 6) Pubblicate la prima volta da R. Caprara in AA. VV., Sardegna centro-orientale – dal neolitico alla fine del mondo antico, Sassari 1978, pagg. 152-154, tavv. 1 e 2. Purtroppo si deve dubitare alla radice sia della lettura sia delle integrazioni proposte dal Caprara, posto che questi è un archeologo medioevale e non un epigrafista latino. Cfr. M. Pittau, La Lingua dei Sardi Nuragici e degli Etruschi, Sassari 1981, pag. 277; A. Mastino e T. Pinna, Negromanzia, divinazione, malefici, ecc., in «Epigrafia romana in Sardegna», Atti del Convegno di S. Antioco del 14 e 15 luglio 2007, pag. 28, figg. 25-26, 27-28.
(nota 7) M. Pittau, Lessico Etrusco-Latino comparato col Nuragico, Sassari 1984 (in vendita nella Libreria Koinè di Sassari), II pag. della copertina; M. Pittau, Ulisse e Nausica in Sardegna cit. pag. 205. Di recente ha pubblicato il disegno dell’iscrizione, fatto dal geometra Lello Fadda di Ghilarza, Attilio Mastino, Suni e il suo territorio, Suni 2003, pag. 101, definendola semplicemte “enigmatica” . |
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Modificato da - DedaloNur in data 08/10/2011 00:24:10 |
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