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Agresti
Moderatore
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 Inserito il - 17/02/2009 : 14:22:25
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Questa parte del libro, staccandola da tutto il resto, l'ho trovata sublime,
degna della giornata di San Valentino. Si parla di un amore che già in
partenza sembra impossibile, a causa dei problemi fisici del Muto e dal tempo storico in cui questi sono collocati.
Però fino all'ultimo, l'autore ci fa sperare che si arriverà ad un lieto fine,
che ci sarà una riconversione del Muto, da terribile e solitario assassino a uomo pacifico
e innamorato dell'unica donna (ed essere umano) che lo abbia mai amato o semplicemente
tenuto in considerazione. Al padre di Gavina non dispiace questo ragazzo che tanto si da da fare,
forse la madre si darà pace e le sorelle smetteranno di burlarsi di lui.
Gavina frequenta solo il Muto, per lei diventa quasi la normalità, ha imparato a parlarci e farsi capire
con i gesti. Per lui ha un senso di pietà misto ad un'infatuazione adolescenziale.
Tutto ciò viene stravolto dall'arrivo del bel Giuseppe, il quale non aveva di meglio da fare
che spostarsi dal suo stazzo a quello dello zio, per cercare moglie e mettere la testa a posto.
Gavina mette a confronto i due uomini - il lettore, in cuor suo, spera che lei scelga il più disperato-
e sembra optare per quello che gli può garantire maggiore sicurezza e serenità..
Vista la sua indecisione e il fuggi fuggi da l'uno e dall'altro, ci pensano gli altri a
sciogliere i dubbi di Gavina. La storia finisce in malomodo.. ma mi sa che è così che doveva finire:
il Muto dopotutto era un terribile assassino, che vita mai potevano costruirsi? Che famiglia avrebbero
potuto creare?
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Modificato da - Agresti in data 17/02/2009 22:00:11 |
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 17/02/2009 : 18:57:55
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| Pia Deidda ha scritto:
Certamente amore ostacolato dalla famiglia, dal giudizio della società...
Dramma ottocentesco, dunque...
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Esatto, anche io lo vedo così: dramma ottocentesco, con soluzioni ottocentesche. Del resto Costa non aveva nessuna intenzione sociale io credo, ciò che gli premeva era raccontare una storia, anche in modo avvincente, ma senza alcun intento "rivoluzionario".
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 17/02/2009 : 22:12:02
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| santobevitore ha scritto:
Del resto Costa non aveva nessuna intenzione sociale io credo, ciò che gli premeva era raccontare una storia, anche in modo avvincente, ma senza alcun intento "rivoluzionario".
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Osservazione perfettamente pertinente...
Anche se si tratta di una finzione letteraria, non è certo molto corretto dal punto di vista sociale, prendere un povero disabile, realmente esistito, e renderlo protagonista di una storia, prima facendolo innamorare, poi facendolo piantare dalla sua presunta innamorata e infine gli fa commettere un assassinio per vendicarsi dell'oltraggio subito... eppure almeno per quest'ultimo orrendo delitto il Muto era sicuramente innocente, stando ai resoconti di quel periodo...
a questo punto è il Costa che si inventa tutta questa parte dell'opera, seguendo il consiglio di qualcuno...
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Modificato da - Petru2007 in data 17/02/2009 23:43:13 |
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/02/2009 : 23:17:38
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| Petru2007 ha scritto:
a questo punto è il Costa che si inventa tutta questa parte dell'opera, seguendo il consiglio di qualcuno...
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....sono curiosa...
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 18/02/2009 : 00:08:50
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| Pia Deidda ha scritto:
| Petru2007 ha scritto:
Gli spauracchi dei bambini, qualche volta, erano anche i protagonisti di questi racconti fantastici... si trattava di orchi terribili e bambinofagi... il più famoso era un certo Corrabbiccu, che aveva una moglie, Maria Frassata, esperta nell'arte di cucinare bambini monelli... poi, fra le donne c'era Maria Linzola e la Mamma di lu Soli.... ma il più terribile era "l'animalu di li setti capi" che nessuno aveva mai visto, ma ci assicuravano che all'epoca circolava ancora...
Un personaggio fantastico un po particolare era invece "lu puntineri"...
ma forse siamo OT... per cui è meglio chiudere il discorso...
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Però mi fai venire voglia di aprite un topic sui racconti che hanno accompagnato le nostre paure di bimbi  umhhhh...potrebbe essere un'idea...prossima..
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Apro e chiudo parentesi..
Nel sito di Mogorella ci sono 56 pag di contos scritti in sardo:
santi, miracoli, leggende che incuriosivano e forse un po' anche terrorizzavano i ragazzi di quasi un secolo fa, quando se li sentivano raccontare vicino al fuoco, sa forredda..
http://www.comunedimogorella.it/doc...i/contos.pdf
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callas
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Inserito il - 19/02/2009 : 11:04:49
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..Babbò...ma dove sei finito?...gli alunni..sono senza maestro....
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babborcu
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Inserito il - 19/02/2009 : 11:16:49
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ci sono... ( ma non c'ero) ci saro' poco per impegni vari .. quando potrò e mi sembrerà il caso interverrò...
già: non c'è niente di più sublimamenteromantico dell'amore fra il muto e gavina.. e il tutto è reso più romantico dall'immersione nella natura.. il costa, come la deledda, come gavino ledda e altri,, ha una maestria particolare nel descrivere , filmare quasi, la campagna... o è la campagna sarda con la sua bellezza che finisce per imporsi??
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callas
Salottino
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Inserito il - 19/02/2009 : 11:23:47
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...ma ciaoooooo...!..e come sei romantico....
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Pia
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Inserito il - 19/02/2009 : 14:00:01
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| babborcu ha scritto:
il costa, come la deledda, come gavino ledda e altri,, ha una maestria particolare nel descrivere , filmare quasi, la campagna... o è la campagna sarda con la sua bellezza che finisce per imporsi??
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Il fascino dei tanti nostri scrittori risiede nella capacità di riuscire a carpire dalla campagna, dalla natura sarda, la sua essenza di terra "diversa" dalle altre e di trasmettercela in emozioni.
Forse il Costa nell'intero romanzo ne è stato un po' avaro. Ma è pretesa mia, solo mia.
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 19/02/2009 : 14:44:47
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si è stato avaro... e per es. la salita al monte ove è il tamburo del diavolo è troppo cronostica per soddisfarci,,, ma nei passi in cui descrive l'estate allo stazzo con gavina, le more ecc, riesce a ricordarmi alcune estati dell'infanzia (pochi anni fa!)
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santobevitore
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Inserito il - 19/02/2009 : 19:10:26
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Anche secondo me le descrizioni della natura non sono notevoli. Però sono rimasto colpito dalla descrizione del caldo nella scena dell'incontro/scontro tra Gavina e il Muto. Secondo me, in quel punto, Costa ha fatto veramente centro e ci ha regalato un quadro se non vero, almeno credibile, dal punto di vista fisico, delle percezioni e delle sensazioni. La descrizone di quel caldo afoso, snervante, quasi insopportabile, l'insistenza sull'effetto che ha sui corpi e sulla mente dei due costituiscono, a mio gusto, una delle parti migliori del romanzo, almeno di quello che ho letto sino ad ora.
Al di là dell'ambientazione sarda(spero di non andare fuori tema!) mi ha ricordato una scena di un film degli anni '60, Sedotta e abbandonata: ugualmente un dopo pranzo estivo, il sole cocente di Sicilia, su cui il registe insiste parecchio, il sudore, gli istinti di due giovani, casualmente lasciati soli, e succede ciò che è prevedibile, quasi una conseguneza naturale. Niente di nuovo sotto il sole insomma!
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Pia
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Inserito il - 19/02/2009 : 20:29:05
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Sì! Mi piace questo riferimento al film..stavo cercando in qualche angolo della memoria una scena simile.
E concordo nell'affermare che All'ombra delle spine sia un pezzo di grande letteratura.
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callas
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Inserito il - 20/02/2009 : 09:42:01
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...cosa state dicendo voi due?...forse che il Costa...con molta eleganza...ha descritto una scena...altamente sensuale?
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santobevitore
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Inserito il - 20/02/2009 : 11:27:55
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Bè, l'atteggiamento del Muto, ma anche quello di Gavina, mi sembrano abbastanza espliciti, tenendo conto dell'epoca, ci sono richiami ai sensi e al corpo abbastanza evidenti, vedi il pezzo sul braccio di Gavina...
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callas
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Inserito il - 20/02/2009 : 11:33:30
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Santuzzo..la mia era pura ironia....avevo capito..che ..quei due...soli soletti...
è il Costa che mi stupisce....di tanto ardire...
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Il Muto di Gallura - PARTE III - Gli amori
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