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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 26/01/2009 : 11:43:06
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Non vi ho abbandonato, vi ho tenuto sott'occhio tutto il tempo e mi son quasi comossa nel vedere la quantità di post inseriti, ma soprattutto nel leggere i tanti interessanti commenti sul Muto Questo fine settimana, non avendo avuto il tempo prima, ho recuperato "divorando" le prime due parti del libro.. ho dovuto mettere il freno a mano, altrimenti sarei andata avanti senza sosta e non mi sarei potuta soffermare e tenermi al passo con la vostra lettura
Parte seconda. I Vasa e i Mamia Mariangiola L’abbraccio Mestizia nella festa Odio vince amore Il battesimo del muto Una partita sleale La rivincita
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Modificato da - Agresti in Data 04/02/2009 19:20:46
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Il Poetto dalla Sella del Diavolo
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 26/01/2009 : 12:40:27
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torniamo alla bellezza dele donne gaslluresi: mariangiola è bellissima, la sua bellezza è messa in risalto dal costume tradizionale , che il costa, puntuale studioso anche di costumi ci descrive molto bene, anche se sintericamente,, anche questo seve a conferire " colore locale"... descrivo l'abito... forse so farlo meglio io( modesto!!!) naturalmente il costa , tralasciando i gioielli, parla di un abito molto simile a quello festivo, come se mariangiola lo portasse tutti i giorni,,, il che era anche possibile , considerato che era "ricca", probabilmente era la qualità delle stoffe a distinguere anito feriale da festivo...
attoron alla testa viene fasciato uno scialle di seta damascata, operato a fiorami con lunghe frangie... il colore prevalente è un rosso-franato... lo scialle è di importazione,,, il modo di circondare il viso con questo indumento è particolare e studiato per mettere in risalto i lineamenti, se il viso è bello e regolare e gli occhi sono belli ed espressivi, come nel caso di mariangiola, questo accessorio dona molto... il costa accenna fugacemente alla camicia di tela bianca che è un capo fondamentale... la sua caratteristica principale sono le amplissime maniche con un ricamo difficile e minuzioso, bianco su bianco , a bassorilievo ,eseguito sulla fitta plissettatura che raccoglie la stoffa e che si chima alchittu o razzoni... il petto della camicia è coperto da uno scialletto... il corsetto, lu cileccu, che il costa dice di velluto rosso può essere anche di altri tessuti di seta... caratteristico è il giubbetto, la camiciola, che è una giacchetta di scarlatto con maniche aperte in modo da far sboffarela camicia,,, la gonna, solitamente di tibet o lana nera o marrone scurissimo viene descritta dal costa con balza rossa... oggi reca alcune strisce rosse 8 frutto di arricchimenti folkorici)... nell'abito di gala , che dobbiamo immaginare addosso a mariangiola durante l'abbracciu, vengono portati svariati gioielli, fra cui la buttonera d'argento che pende dalle maniche del giubbetto agli, avambracci, spille d'oro " a lustrino" che fermano lo scille copriseno e quello copicapo, e dei grandissimi orecchini, che si fanno spuntare dallo scialle, in oro detti"menduleddi" con parti d'oro sfaccettare ed un fiocco di filigrana..... numerosi anelli completavano l'insieme.... ( chi vuol approfondire scorra il post sui gioielli)
ampuriesu sicuramente preciserà e posterà immagini,, cari saluti
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 26/01/2009 : 14:00:14
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dopo lo splendido inizio.. tutti latitano... banditi??? l'atmosfera del muto ha contagiato i paradisolani? e dai!! non facciamo come dicono a sassari : l'intradda di lu lioni e l'iscidda di lu mazzoni ... ovvero l'inizio da leone e la fine da volpe... ciao!!
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 26/01/2009 : 14:04:34
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Che ci vuoi fare?... oggi è lunedì... il solito schifosissimo lunedì...
A stasera...
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Nuraghe Succuronis
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 26/01/2009 : 14:08:56
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lunis non filo linu, martis non filo nono, mercuris est mercurinu, gioja est jobiana, chenabura non filo lana, sapadu so troppu istracca e dominiga est festa....... ma hai ragione ... il lunedi' è critico!!! ciao petru
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 26/01/2009 : 14:23:23
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Scusa Babbo', ma adesso devo uscire... esigenze di pagnotta quotidiana...
Quando passo in Lu Naragheddu, davanti alle abitazioni dei Vasa... però mi fermo un po... magari potrei incontrare Tata Catalina che va alla fonte dello stazzo a riempire lu musoni oppure Babbu Mannu Vasa che fuma beato la sua pipa... ripiena di tabacco giunto fresco fresco dalla Corsica... naturalmente di contrabbando...
saluti...
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Nuraghe Succuronis
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 26/01/2009 : 15:09:02
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| babborcu ha scritto:
lunis non filo linu, martis non filo nono, mercuris est mercurinu, gioja est jobiana, chenabura non filo lana, sapadu so troppu istracca e dominiga est festa....... ma hai ragione ... il lunedi' è critico!!! ciao petru
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A Nule
sa dumìnica b'amus festa su lunis mai non rèsta bènnere in primu 'e tuttu su martis fàttesi votu su mèrcuris sind'ànde ei-ssa gioja bènze po sas noe , po sas deghe Sa chenabura nd'a ' neghe su sàppadu su mazzone màndigat petta crua ....
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callas
Salottino
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Inserito il - 26/01/2009 : 15:38:45
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che bellissima impressione ho avuto da questi due primi paragrafi:Mariangiola e l'Abbraccio. Il corteggiamento di quei tempi è qualcosa che ormai non si assapora più, perdendo quindi tutta la poesia. un corteggiamento fatto di sguardi furtivi e timidi, ma molto eloquenti. mani che si sfiorano e parole sussurrate mentre si balla. E poi l'abbraccio:che meraviglia quella richiesta, la donna come una colomba da proteggere e difendere, concessa solo se verrà amata adeguatamente. non so voi...ma io mi sono commossa.
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santobevitore
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Inserito il - 26/01/2009 : 18:49:27
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Il racconto del corteggiamento mi ha ricordato proprio i racconti di mia nonna. Quasi 100 anni dopo i fatti del Muto, negli anni '30, non era cambiato proprio niente: prima lunghi sguardi in chiesa (di mio nonno!), poi poderosi colpi di tosse, sempre mio nonno, per avvertire mia nonna che stava passando davanti a casa sua. Tutto ciò che lei poteva fare però era affacciarsi furtivamente alla finestra (chiusa) o, se era seduta a cucire sulla porta, tenere la testa abbassata e accontentarsi che lui le fosse passato accanto. Ben inteso lei, in presenza di altri, mostrava la più assoluta indifferenza. C'erano anche le serenate, con i suonatori e un cantatore oppure, mio nonno era tecnologico, con un grammofono. Dopo un periodo non troppo breve mia nonna, durante una festa accettò di ballare il ballo sardo con mio nonno. Questo rendeva la cosa pubblica: un fotografo scattò una fotografia (ce l'ho io ora), mia nonna se la fece dare e disse a mio nonno che l'avrebbe rivista solo se si fossero sposati! Poi arrivò il fidanzamento ufficiale con i doni: fazzoletto di seta e soldi per mia nonna, per mio nonno non so. Scusate la lunghenza ma mi è sembrato simpatico farvi questo piccolo racconto
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 27/01/2009 : 08:35:22
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<< E la fierezza dei galluresi giunge a tanto , che , talvolta , essi rinunziano risolvere una questione , solo per non subire l'umiliazione d'essere i primi a proporre la soluzione . >>
Ecco qui il Costa seminatore , l' instancabile dipanatore delle vicende e dei moti dell'animo : per lui l'impianto narrativo non è mai disgiunto da quel desiderio di ricerca che lo porta ad avventurarsi nella tradizione , nella storia , nella cronaca ma soprattutto nel carattere dei sardi . Intorno questa frase , che si erge quasi ad assioma , si svilupperà tutto il racconto del romanzo e si possono trovare tante premesse per una disamina della letteratura sarda e non solo .
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 27/01/2009 : 09:10:50
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marialuisa.. non filo linu... vedi? mi rendo conto che le varianti delle tradizioni diffuse in tutta la nostra isola ci arricchiscono ed uniscon... la cantilena che riportavo è del circondario di sassari..
callas::. petru mi correggerà, se sbaglio... quella tradizione l'abbracciu, si chiama anche pricunta "richiesta" ed era usata, in forma meno elaborata, anche in alcuni centri del sassarese... è una cosa di sapore medieovale, da trovatori... ma seviva a rendere meno trumatica e cruda... una situazione ricorrente ( a parte i casi direale innamoramento e "simpatia", come nel Muto) i matrimoni di interesse e combinati,, molto frequenti... alla base vi è una sorta di furto da parte del pretendente.. della donna dalla sua famiglia d'origine... che la cede... secondo le leggi non scritte della caccia o della guerra... spessissimo infatti (anche in segno di allegria e per scacciare gli spiriti) il gruppo familare del precedente inscenava un finto assalto dello stazzo della fanciulla, sparando in aria...
poi quando il pretendente entrava per riconoscere la sua agnella o colomba smarrita, gli si presentavano una alla volta le donne della casa (anche maschi travestiti da donna ho saputo) e vi era un dialogo tra i padri o i poeti, a volte molto spiritoso (questa è una colomba vecchia.. non è buona nemmeno per il brodo,, la mia è giovane e bella.. alla fine si presentava la fanciulla ,,nello splendore del suo costume festivo..
è ovvio che turro era predeterminato... che le due famigkie erano d'accordo,, ma si inscenava una gentile ipocrisia...
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Parduledda
Salottino
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Inserito il - 27/01/2009 : 09:17:59
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| babborcu ha scritto:
dopo lo splendido inizio.. tutti latitano... banditi??? l'atmosfera del muto ha contagiato i paradisolani? e dai!! non facciamo come dicono a sassari : l'intradda di lu lioni e l'iscidda di lu mazzoni ... ovvero l'inizio da leone e la fine da volpe... ciao!!
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Ciò che qui latita .... sono le tradizioni !!! L'ultimo "vero" fidanzamento che ricordo è stato quello di un'amica nell' '85 ..... Tutto secondo le usanze, ma niente di così romantico come il Costa descrive ...
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Se perderai anche tutti i tuoi beni, non disperare: potranno essere ritrovati. Se perderai l'onore, non disperare: forse potrai ricostruirti una nuova fama. Ma se perderai il coraggio, ogni via di ripresa ti sarà preclusa. Goethe
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 27/01/2009 : 09:35:31
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ormai le tradizioni, soprattutto in città, hai ragione pardule le comanda il fotografo,,, è tristissimo nei matrimoni vederlo stabilire le pose dei genitori, degli sposi, i gesti dell'avanzo di "benedizione".... ma nei paesi qualcosa resiste... certo la complessità dei rituali che accompagnavano fidanzamenti e matrimoni della nostra tradizione... è del tutto o quasi abolita (a parte discutibili revivals) il mon d'oggi, a dolu mannu, ha fretta!!! debbo dire però che qualcosa resiste... lo scambio degli anelli, i doni degli invitati, l'invito... e nei matrimoni, la preparazione del letto nuziale secondo precise regole... se ci medito bene.. sono soprattutto alcune superstizioni che resistono.. ciao
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 27/01/2009 : 09:57:31
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In effetti la prigunta (dizione aggese) era una delle fasi più spettacolari della cerimonia dell’abbrazzu (sempre dizione aggese). Consisteva in una serie di schermaglie verbali fra i rappresentanti delle due famiglie, che alla fine si concludevano in maniera sempre allegra e festosa. Visti inutili tutti i tentativi, alla fine lo sposo veniva fatto entrare nello abitazione della sua sua amata e in rapida sequenza gli venivano presentate alcune donne che immancabilmente scartava fino a quando gli veniva presentata la fanciulla oggetto della sua ricerca. Vi è da dire che le prime ad essere presentate normalmente erano vecchie decrepite, o talvolta qualche maschietto travestito, il tutto accompagnato dalle fragorose risate dei presenti. Era molto interessante la prima fase, nella quale le due parti si controbattevano verbalmente. Spesso venivano ingaggiati dei bravi poeti dialettali, e tutto il dialogo si svolgeva in rima. Naturalmente, nel succedersi degli avvenimenti, dopo l’abbrazzu, i rimatori non potevano esimersi dal declamare i cosidetti bringhisi, improvvisazioni in rima, nelle quali si declamavano le virtù dei due sponsali e si augurava loro una vita lunga e felice. Talvolta si proseguiva ad oltranza con i due rimatori, ai quali se ne aggregavano altri, presenti fra gli invitati. Nella prigunta spesso si usava il linguaggio tipico dell’abbisa-abbisa. La cerimonia descritta dal Costa, anche se rende bene l’idea di quello che succedeva, penso sia un po lontana da quello che avvenne nella realtà. È vero che, spesso, la futura sposa veniva paragonata a una colomba o a una pecorella smarrita, però secondo il linguaggio utilizzato normalmente in queste occasioni, considerato il cognome dello sposo, verrebbe da pensare ad un candido fiore da mettere in una bel vaso.
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Nuraghe Succuronis
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 27/01/2009 : 10:07:57
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Petrru, mi conforti nelle mie cognizioni di foklore gallurese, vi è da considerare la facilità che avevano un tempo le persone di esprimersi tramite rime a volte comlicatissime... in cui spesso immagini e struttura prevalevano sul contenuto... spessissimo nascosto da abbis a bbisa, come dici tu, e metafore... ma la ricerca di perfezione formale tipica dei sardi e la ricerca di bella figura portavano ad assoldare poeti "specializzat2 trovo interessante l'assalto della casa con i fucili,,, hce mi fa pensare ad antiche usanze di 2 rapimento dell'amata" ciao
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callas
Salottino
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Inserito il - 27/01/2009 : 10:20:10
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| Petru2007 ha scritto:
In effetti la prigunta (dizione aggese) era una delle fasi più spettacolari della cerimonia dell’abbrazzu (sempre dizione aggese). Consisteva in una serie di schermaglie verbali fra i rappresentanti delle due famiglie, che alla fine si concludevano in maniera sempre allegra e festosa. Visti inutili tutti i tentativi, alla fine lo sposo veniva fatto entrare nello abitazione della sua sua amata e in rapida sequenza gli venivano presentate alcune donne che immancabilmente scartava fino a quando gli veniva presentata la fanciulla oggetto della sua ricerca. Vi è da dire che le prime ad essere presentate normalmente erano vecchie decrepite, o talvolta qualche maschietto travestito, il tutto accompagnato dalle fragorose risate dei presenti. Era molto interessante la prima fase, nella quale le due parti si controbattevano verbalmente. Spesso venivano ingaggiati dei bravi poeti dialettali, e tutto il dialogo si svolgeva in rima. Naturalmente, nel succedersi degli avvenimenti, dopo l’abbrazzu, i rimatori non potevano esimersi dal declamare i cosidetti bringhisi, improvvisazioni in rima, nelle quali si declamavano le virtù dei due sponsali e si augurava loro una vita lunga e felice. Talvolta si proseguiva ad oltranza con i due rimatori, ai quali se ne aggregavano altri, presenti fra gli invitati. Nella prigunta spesso si usava il linguaggio tipico dell’abbisa-abbisa. La cerimonia descritta dal Costa, anche se rende bene l’idea di quello che succedeva, penso sia un po lontana da quello che avvenne nella realtà. È vero che, spesso, la futura sposa veniva paragonata a una colomba o a una pecorella smarrita, però secondo il linguaggio utilizzato normalmente in queste occasioni, considerato il cognome dello sposo, verrebbe da pensare ad un candido fiore da mettere in una bel vaso.
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che meraviglia...cosa si è perso!
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