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Nota Bene: La Necropoli di Anghelu Ruju ( ALGHERO) e' il più vasto sepolcreto di " domus de janas" ( case delle fate) della Sardegna centro-settentrionale.
Comprende ben 38 grotticelle artificiali pluricellulari e più di 300 stanzette scavate nella roccia.
Gli ipogei vennero escavati su una collinetta di arenaria calcarea da genti del Neolitico Recente che, non conoscendo metalli, per eseguirle utilizzarono picchi di pietra scheggiata.
Molti di questi picconi sono stati ritrovati all'esterno delle tombe e dentro una di esse venne in luce lo scheletro di un individuo circondato da numerose piccozze litiche.
Si tratta forse di ella sepoltura di un antico scalpellino che si portò nell'oltretomba gli strumenti del suo mestiere!



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Autore Discussione
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CodicediSorres

Utente Medio


Inserito il - 16/01/2009 : 13:49:42  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di CodicediSorres Invia a CodicediSorres un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nei tempi passati in Sardegna il "banditismo" e il comportamento delinquenziale non erano dovuti solo a motivi legati a ingiustizie, a povertà, a questioni di onore ecc.. A volte coinvolgeva anche persone con elevato grado di istruzione, benestanti e anche con titoli nobiliari. E alla base di ciò in genere c'era la prepotenza territoriale, il volersi arricchire ancora di più e anche la vendetta contro altre famiglie. Per esempio visionando documenti della Sardegna centrale ho potuto vedere come, nella seconda metà del 700, il ministro Bogino fosse rimasto allibito e scandalizzato nell'apprendere che un certo dott. Salvatore Scardaccio, proavvocato fiscale patrimoniale, aveva dato asilo e appoggio a un certo Cavalier Carta, della Villa di Bortigali, ritenuto un elemento pericoloso, il quale tra l'altro era riuscito anche a fuggire dal carcere di Sassari, probabilmente con l'aiuto di ulteriori connivenze. A quei tempi erano frequenti le dispute e le faide anche tra famiglie nobili. A volte loro malgrado venivano coinvolti anche elementi inseriti nell'amministrazione statale. A Ozieri, se ricordo bene, visse un certo Don De Quesada, il quale era un personaggio pericoloso e violento, che appoggiava anche bande di ribelli, il quale era ritenuto un elemento squallido anche dalle famiglie nobili della sua zona. Ordinò l'omicidio di due persone appartenenti a una famiglia nobile rivale, una delle quali credo fosse un magistrato. Questo De Quesada pare che riuscì a fuggire forse fuori dall'isola, non se ne seppe più nulla. Invece finirono sulla forca due suoi complici, padre e figlio, suoi ex servipastori, che tra l'altro non avevano alcuna immunità dovuta a titoli nobiliari.






 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: CAGLIARI  ~  Messaggi: 471  ~  Membro dal: 29/05/2008  ~  Ultima visita: 05/10/2016 Torna all'inizio della Pagina

Tharros
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 16/01/2009 : 13:59:53  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tharros Invia a Tharros un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



Mi viene da fare una domanda...ma le donne che ruolo avevano nella storia del banditismo Sardo?
Il banditismo, da quanto ne possa sapere io mi sembra si sia sviluppato soprattutto nel Nuorese, perchè?



[/quote]

Ho letto in un articolo su internet che le donne avevano una parte importante nella storia del banditismo Sardo, soprattutto quella relativa alle faide famigliari. Aveva il compito di mantenere alto l' odio per la parte avversa e spronare Su Homine ..a portare avanti la vendetta senza tentennamenti. Dopo la morte del marito no era loro permesso di uscire di casa, vestivano perennemente di nero. Per assurdo era il momento di maggior aggregazione del paese perchè tutti erano in dovere di far visita alla vedov portando doni ( cibo, soprattutto)
Non mi assumo la resposabilità di quello che scrivo, io l' ho letto ma Turritano mi correggerà, se ho detto frescacce.







 Regione Trentino - Alto Adige  ~ Prov.: Trento  ~ Città: Trento  ~  Messaggi: 4702  ~  Membro dal: 02/12/2006  ~  Ultima visita: 22/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

Tharros
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 16/01/2009 : 14:01:18  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tharros Invia a Tharros un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tharros ha scritto:

Tharros ha scritto:




Mi viene da fare una domanda...ma le donne che ruolo avevano nella storia del banditismo Sardo?
Il banditismo, da quanto ne possa sapere io mi sembra si sia sviluppato soprattutto nel Nuorese, perchè?





Ho letto in un articolo su internet che le donne avevano una parte importante nella storia del banditismo Sardo, soprattutto quella relativa alle faide famigliari. Aveva il compito di mantenere alto l' odio per la parte avversa e spronare Su Homine ..a portare avanti la vendetta senza tentennamenti. Dopo la morte del marito non era loro permesso di uscire di casa, vestivano perennemente di nero. Per assurdo era il momento di maggior aggregazione del paese perchè tutti erano in dovere di far visita alla vedova portando doni ( cibo, soprattutto)
Non mi assumo la resposabilità di quello che scrivo, io l' ho letto ma Turritano mi correggerà, se ho detto frescacce. D' altronde, se si vogliono fare i cerchi nell' acqua bisogna pur gettare almeno un sasso...

[/quote]







Modificato da - Tharros in data 16/01/2009 14:03:05

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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 16/01/2009 : 14:10:26  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
CodicediSorres ha scritto:

Nei tempi passati in Sardegna il "banditismo" e il comportamento delinquenziale non erano dovuti solo a motivi legati a ingiustizie, a povertà, a questioni di onore ecc.. A volte coinvolgeva anche persone con elevato grado di istruzione, benestanti e anche con titoli nobiliari.
.............

Certo, i motivi come si sa, erano tanti, ma era sempre questione di mentalità comune e diffusa in Sardegna. Per forza che il "nostro Bogino" si scandalizzasse: apparteneva a un’altra cultura, lontanissima da quella sarda e che si voleva imporre immediatamente e prepotentemente in Sardegna, per cui generava altra ingiustizia, malcontento e altra reazione. Era la mano dell’oppressore, e di forche se ne intendeva… eccome se ne intendeva!
Turritano






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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 16/01/2009 : 14:30:20  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tharros ha scritto:


Ho letto in un articolo su internet che le donne avevano una parte importante nella storia del banditismo Sardo, soprattutto quella relativa alle faide famigliari. Aveva il compito di mantenere alto l' odio per la parte avversa e spronare Su Homine ..a portare avanti la vendetta senza tentennamenti. ....

Poco da correggere, solo alcune precisazioni.
Certo le donne in Sardegna avevano una parte importante nel banditismo (e non solo). Come già detto, in Sardegna vigeva una società di tipo quasi matriarcale, e spronava s’omine a un comportamento “da omine”, a mantenere alto, non tanto l’”odio” ma l’onore della famiglia con la vendetta. Dopo la morte del marito (morto di morte naturale o ammazzato), non è che “non era loro permesso di uscire di casa”, ma esse stesse non sentivano il bisogno di uscire, nessuno glielo impediva: era la consuetudine e loro erano le prime a rispettarla. Ma su quel “perennemente” avrei delle perplessità! La stessa cosa vale per il vestito nero in caso di vedovanza. Consuetudine che si è conservata sino a qualche anno fa.
Turritano






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CodicediSorres

Utente Medio


Inserito il - 17/01/2009 : 11:22:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di CodicediSorres Invia a CodicediSorres un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
CodicediSorres ha scritto:

A Ozieri, se ricordo bene, visse un certo Don De Quesada, il quale era un personaggio pericoloso e violento, che appoggiava anche bande di ribelli, il quale era ritenuto un elemento squallido anche dalle famiglie nobili della sua zona. Ordinò l'omicidio di due persone appartenenti a una famiglia nobile rivale, una delle quali credo fosse un magistrato. Questo De Quesada pare che riuscì a fuggire forse fuori dall'isola, non se ne seppe più nulla. Invece finirono sulla forca due suoi complici, padre e figlio, suoi ex servipastori, che tra l'altro non avevano alcuna immunità dovuta a titoli nobiliari.

Rileggendo questa discussione mi sono accorto della presenza di una imprecisione nel mio ultimo post. Il personaggio di Ozieri ricordato per il suo disdicevole comportamento non aveva De Quesada come cognome, è un mio errore di distrazione dovuto al fatto che di solito scrivo senza documenti davanti agli occhi. Esisteva pure una famiglia con tale cognome in quella zona, ma quello a cui mi riferivo si chiamava Don Giovanni Battista De l'Arca, personaggio squallido, disonesto e violento, a capo di bande di ribelli e di "bravi", ladri di bestiame e usurpatori di terreni, etcc... Fu il mandante del duplice omicidio di cui sopra, e fu condannato a morte, ma in realtà poi la pena gli fu condonata, e non morì esule. ma bensì 80enne agli arresti domiciliari. Quello che fuggì fuori dall'isola fu un'altro De l'Arca, di nome Antioco, quasi contemporaneo all'altro, anche egli persona violenta, accusato anche per una congiura contro un Vicerè, e per tale motivo si diede alla fuga. Dunque almeno due personaggi inquietanti con tale cognome De l'Arca. Dunque il Don De Quesada che ho citato nel post, che pure è citato in tali documenti, è estraneo a tale vicenda. È giusto evidenziarlo.






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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso



Inserito il - 19/01/2009 : 11:48:48  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Babborcu scrive:
rovescio della medaglia: donna lucia delitala veniva assoldata, pare, da rcchi e nobili, per le loro vebdette.. si dice che nella piazza di chiaramonti abbia tagliato il costume con un coltello ad una povera che aveva accessori da ricca!!!

Nel Dizionario del Casalis (più di venti volumi che escono tra il 1833 e il 1856) Vittorio Angius, che ne curò le "voci" sarde. la ricorda così «era intanto dispregiatrice delle femmine, le quali troppo studiosamente si attillavano e vestivano come non conveniva alla loro condizione; che non temperavasi dall'onte anche nella chiesa e con forbici guastavano le robe.
Leggendo un pò quà e là su internet ho visto che la storia di Lucia Delitala è abbastanza incerta, e le fonti sono discordanti, non si sà effettivamente come è morta, quale fosse il suo reale aspetto, chi dice che fosse brutta coi baffi e pelosa, questo mi fa pensare che al solito se una donna combatte a torto o a ragione la si paragona comunque agli uomini, quindi non poteva essere bella.....la leggenda popolare invece dice che il suo aspetto era bellissimo e delicato.
Si parla di una famiglia nobile del paese, i Delitala, separata in due fazioni arma­te una contro l'altra, aveva diviso in due opposti schieramenti anche la popolazione, soprattutto i più poveri.
Una banditessa tutta specia­le che dovette stare gran tempo lontana dalla sua casa perché ricercata dal governo sabaudo del quale, come buona parte della sua famiglia, non sopportava il dominio predatorio. Un'eroina, quindi, per l'opinione po­polare del tempo che ne esaltò le gesta e ne pianse la triste fine.
Ma ci sono opinioni discordanti....
Se volete saperne di più leggete su:
http://www.contusu.it/20071107463/D...a-Tedde.html







  Firma di Tizi 

Panorama

Villa Sant' Antonio (Or)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Oristano  ~ Città: Villa S. Antonio/Orbassano  ~  Messaggi: 4943  ~  Membro dal: 10/09/2008  ~  Ultima visita: 01/06/2020 Torna all'inizio della Pagina

Tharros
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 22/01/2009 : 14:06:55  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tharros Invia a Tharros un Messaggio Privato  Rispondi Quotando


Nel codice d’onore barbaricino l’offesa deve essere vendicata. Un uomo d’onore non si può sottrarre alla vendetta. Una volta accertata la responsabilità di un’azione, la vendetta può essere eseguita. Un bandito deve essere leale coi suoi compagni, mentre mentire e giurare il falso con le forze dell’ordine e la magistratura è un atto dovuto. La vendetta deve essere progressiva e proporzionata all’offesa determinando un danno maggiore. Secondo Salvatore Tramontano verso la fine dell’Ottocento vi fu in Barbagia un boom criminale: “Criminalità e banditismo, ormai stretti legami inscindibili, raggiungono livelli quantitativi e di violenza sanguinaria, di baldanza, di intimidazione estremamente preoccupanti; omicidi efferati, assalti alle diligenze, rapine stradali, scontri a fuoco coi carabinieri, bardane con un gran numero di partecipanti, furti di bestiame assumono una frequenza impressionante. I mandanti, gli impresari dei delitti sono in genere benestanti, collegati coi gruppi di potere locali e regionali, protetti da funzionari e amministratori pubblici legati a tali consorterie. La sopraffazione e la paura entrano anche nelle aule dei tribunali; è difficile trovare testimoni, soprattutto da quando è stato abolito il giuramento e persino farli deporre in tribunale e pure le giurie venivano pesantemente condizionate”.








 Regione Trentino - Alto Adige  ~ Prov.: Trento  ~ Città: Trento  ~  Messaggi: 4702  ~  Membro dal: 02/12/2006  ~  Ultima visita: 22/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 22/01/2009 : 14:53:25  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Certo, i motivi come si sa, erano tanti, ma era sempre questione di mentalità comune e diffusa in Sardegna. Per forza che il "nostro Bogino" si scandalizzasse: apparteneva a un’altra cultura, lontanissima da quella sarda e che si voleva imporre immediatamente e prepotentemente in Sardegna, per cui generava altra ingiustizia, malcontento e altra reazione. Era la mano dell’oppressore, e di forche se ne intendeva… eccome se ne intendeva!
Turritano
[/quote]

Se ne intendeva così tanto che dalle mie parti quando si vuole augurare del male a qualcuno si dice "chi ti tiridi su buginu" forma sardizzata di Bodino.
Questo termine viene spesso anche associato a "demonio" tanto doveva essere triste la fama che aveva lasciato.






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Gallosu
http://trexentastorica.blogspot.com/

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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 22/01/2009 : 22:59:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Lapide in onore di Giò Maria Angioy e degli altri Patrioti Sardi. Piazza Tola a nel Centro Storico di Sassari
I “tiranni” a cui si accennna sono, fra gli altri: Bogino, il Conte di Moriana e Carlo felice di Savoia
Turritano






Modificato da - Turritano in data 22/01/2009 23:01:53

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Tharros
Salottino
Utente Virtuoso




Inserito il - 23/01/2009 : 09:55:26  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tharros Invia a Tharros un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ho trovato questo articolo in giro per il web che parla di una banditessa sarda...


Sul Supramonte, nel cuore aspro del montano Gennargentu, a novembre del 1913 era già inverno. Un inverno secco con certe notti di stelle, fredde che imbiancavano di gelo i picchi della montagna.
Non c'era neppure vento, la notte del 6. Si sentiva chiaramente il bramire della volpi affamate che i fuochi dei pastori, resi più vigili e insonni dalla possibilità di un agguato, ricacciavano nelle tane. Dagli ovili della valle venivano su latrati di cani, rari scampanii di greggi a riposo intenti a scuotersi di dosso l'umidore della guazza. Nessuna voce umana in quelle vaste lande di pietra e terra arida, sotto quel ciclo impassibile, indifferente alla sua stessa bellezza: il liquido silenzio umano delle notti in Barbagia che sembra quasi ubbidire alla quiete della luna, o del buio, sa la luna non c'è.

Ma per Paska non c'erano neppure le voci degli animali, ne quella del torrente che scorreva a pochi metri dal suo rifugio. La voce muta, gelata delle persone che le stavano intorno era tutta nei loro occhi.

Supina, adagiala su una lettiga di frasche in fondo alla caverna di roccia, non avvertiva neppure il calore del fuoco acceso in un angolo. Si sentiva addosso tutto il freddo della notte. le fiamme alte che non riuscivano a scaldarla erano il rogo della sua giovinezza. Cavalcate di pensieri sconnessi e ricordi confusi andavano via-via attenuandosi nella sua mente come lo strepito di una mandria che si allontana nell'erba alta della tanca.

Quando gli occhi della giovane donna si chiusero senza che una mano pietosa ne accarezzasse le palpebre, i sei uomini vestiti da pastori che le stavano intorno la coprirono con un lenzuolo di lino candido e un pesante gabbano d'orbace. Spensero il fuoco buttandovi sopra dell'acqua. Sollevata la lettiga di frasche dal pavimento di pietra della grotta, uscirono nella notte. Il fruscio dei loro passi sulle rocce del pendio e sull'erba del fondovalle irrigidita dal gelo poteva essere anche il brucare cadenzalo delle bestie al pascolo o il battito lontano delle ali di un uccello da preda. Il passo dei banditi non muove ciottoli né urta sassi o radici iI latitante che perde il suo passo e meglio che resti nel rifugio, soprattutto la notte.

I sei uomini con la lettiga erano banditi. E anche Paska era un bandito. Camminarono per più di tre ore. dall'ombra della montagna al bianco delle case di Orgòsolo ancora lontane dall'alba.

La chiarìa delle facciate del paese sembra di notte una chiazza di latte nell'ombra cupa della conca di Sant'Ananìa. Orgòsolo, nome antico, anteriore, dicono, anche allo stesso paese, che la genie nuragica diede a quel territorio racchiuso tra le alture. Nome che richiama, a pronunciarlo, il gorgoglio dell'acqua che sgorga stretta da una fenditura della roccia, del vino bevuto dalla zucca, in piedi, la testa rovesciala all'indietro, o del sangue dall'arteria squarciata. Paese fuori dal tempo, che fa pensare alla clessidra. Vi cola lentamente, ma inflessibile, la sabbia arida dell'odio e della vendetta. Ma basta rovesciarla per avvertire il profondo fluire, allettando implacabile, dell'amicizia e dell'amore. Paese di gente che non perdona il nemico, ma che non tradisce l'amico.

Che usa parole e gesti con parsimonia e senza lusso d'inutili cortesie. Si racconta di una vecchia signora orgolese, padrona di una locanda, che per onorare un giovane poeta amico di amici, che le aveva regalato un suo libro di poesie, pranzò con loro, cosa inusuale, e alla fine del pasto prese chiodo e martello e crocifisse alla parete il libro chiuso del poeta. «Chi viene qui», gli disse, «deve sapere che tu sei stato qui e che mi hai regalalo le tue poesie; se non potranno sfogliarlo ne compreranno un'altra copia».

Arrivati in paese i sei banditi si fermarono davanti alla porta della casa di Paska. Non ci fu bisogno di bussare. I due battenti si aprirono silenziosamente. I quattro, portata dentro la giovane donna ormai fredda e pallida come il marmo, l'adagiarono su un grande tavolo, ì piedi rivolti alla porta, pronta a proseguire il suo viaggio verso l'eternità. Salutarono con un gesto della testa l'ombra oscura che si era staccata da una parete, baciarono la morta sulla fronte e uscirono in fretta.

II dovere era stato compiuto: secondo la tradizione, chi vive fuori dalla legalità e muore in latitanza dev'essere restituito alla famiglia.

Famiglie tormentate, quelle di Orgòsolo e della Barbagia di quel tempo, coinvolte in una vicenda di faide che sconvolse anche l’assetto sociale del paese e dell'intero territorio.

«Una storia di sangue», scrive Brigaglia, «illuminata da squarci di luce orgogliosamente barbarica, come la vita di Paska Devaddis (una giovinetta costretta anche lei a prendere la via della montagna, capace di cavalcare e sparare come i suoi compagni di latitanza: quando muore, di tisi e di stenti, in montagna, i suoi compagni la trasportano di notte nel paese silenzioso e la depongono nella sua casa vuota, sul tappeto più bello, vestita con il costume da sposa che non potrà più indossare; l'autopsia sul cadavere la dichiarerà vergine, e Paska diventerà un personaggio di leggenda».

Nel libro In Assise, Ricordi di vita giudiziaria in Sardegna[1] Mario Berlìnguer, avvocato di gran grido in Sardegna e difensore di molti orgolesi, racconta così l'avvenimento: «Piombarono in Sardegna», scrive, «i grandi giornalisti avidi di coloriture sensazionali, Civinini, Calza, Lucatelli, e chi inventò un'intervista con la "dura virago", chi descrisse la "vergine amazzone" passare a cavallo con la benda gialla attorno al capo fiero, molti ne fecero una raffigurazione selvaggia e possente... e falsa. No: Paska Devaddis era una povera fanciulla gracile e malata, minala dall'etisia che non perdona; e la sua vita fra i banditi fu breve. E allora, in una notte senza stelle, i suoi compagni con un'audacia indescrivibile, essi che sapevano Orgòsolo asserragliata e gremita di truppe, ma sapevano pure che per tradizione aulica chi muore in latitanza lungi dalla sua casa è disonorato per sempre, osarono trasportare la salma della giovinetta in Orgòsolo, nella sua casa ormai chiusa e deserta perché la piccola sorellina, Carola, era stata accolta da alcuni parenti».

Quando l'alba allargò con le prime luci la luminosità dei graniti coperti di gelo, i banditi erano di nuovo nel loro rifugio sui monti e Paska era adagiata sul suo letto di fanciulla, circondata da candele accese. Si dica che la sorella, l’unica della famiglia rimasta ad attenderla, la vestì con I costume di nozze preparato da tempo. Nozze di cui si era fissata tante volte la data ma che non erano state mai celebrate perché il fidanzato Michele Manca, era in carcere accusato di omicidio.

Quella mattina del 7 novembre, fredda ma col cielo ancora limpido, i primi a visitare la casa di Paska furono i carabinieri e il medico del paese chiamati per certificare davanti alla legge la morte della giovane, vissuta alla macchia per più di un anno. Dal referto medico risulterà che Paska Devaddis era morta per tubercolosi e che aveva conservalo intatta la propria verginità.

Ma chi era Paska Devaddis dì Orgòsolo? Per il mito fu «Reina dì Orgòsoto e de bandidos sorre e sentinella. De sa disamistade in sa burraska in sa notte orgolesa fìd istella. Paska Devaddis reina e bandida». («Regina di Orgòsolo, sorella e sentinella dei banditi. Nella burrasca della faida fu la stella della notte orgolese. Pasqua Devaddis, regina e banditessa».)










Modificato da - Tharros in data 23/01/2009 09:56:41

 Regione Trentino - Alto Adige  ~ Prov.: Trento  ~ Città: Trento  ~  Messaggi: 4702  ~  Membro dal: 02/12/2006  ~  Ultima visita: 22/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

PeppeLuisiPala

Utente Attivo



Inserito il - 23/01/2009 : 10:00:34  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di PeppeLuisiPala Invia a PeppeLuisiPala un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Turritano ha scritto:


Lapide in onore di Giò Maria Angioy e degli altri Patrioti Sardi. Piazza Tola a nel Centro Storico di Sassari
I “tiranni” a cui si accennna sono, fra gli altri: Bogino, il Conte di Moriana e Carlo felice di Savoia
Turritano


...Giuanne Pèe...

m'ischis o podes narrer si custu sambenadu de su conte Moriana,...
est diventadu Morgana???

saludos...






  Firma di PeppeLuisiPala 
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no semus italianos e...
at a esser sa malasorte chi...
no l'amus a esser MAI!



 Regione Sardegna  ~ Prov.: Oristano  ~ Città: BoSardigna - chi... no est italia  ~  Messaggi: 750  ~  Membro dal: 12/04/2006  ~  Ultima visita: 18/08/2015 Torna all'inizio della Pagina

Tizi
Salottino
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Inserito il - 23/01/2009 : 14:45:57  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tharros che tristezza la morte di Paska....sola senza nessuno che le tenesse la mano o le stesse vicino....i suoi compagni senza una parola ma con la voce dello sguardo.....in attesa che chiudesse gli occhi per poi adempiere al loro dovere quello di restituire il corpo alla famiglia.....

C'èra anche un'altra banditessa come ho scritto nella paggine precedenti
Maria Antonia detta "sa Reina" qusta è un immaggine che ho trovato su internet

Mariantonia Serra-Sanna (Sa Reìna) in un disegno di Piero Masia

La sua attivita cessò nella notte tra il 14 e il 15 Maggio meglio conosciuta come notte di S. Bartolomeo nella quale l'autorità Regia riuscì a compiere arresti eccellenti tra cui quello della Regian di Nuoro, che nel 1900 fu condannata a 18 anni di carcere.







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Panorama

Villa Sant' Antonio (Or)

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Turritano

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Inserito il - 23/01/2009 : 19:51:09  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tizi ha scritto:

che tristezza la morte di Paska....sola senza nessuno che le tenesse la mano o le stesse vicino...


Ma Tizi, come fai a dire che Paska è morta “ sola senza nessuno che le tenesse la mano o le stesse vicino....” e il fidanzato, che lei aveva voluto seguire a tutti i costi, nel bene e nel male, allora chi era, “NESSUNO” ?
Turritano






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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso



Inserito il - 23/01/2009 : 21:24:53  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tizi Invia a Tizi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Supina, adagiala su una lettiga di frasche in fondo alla caverna di roccia, non avvertiva neppure il calore del fuoco acceso in un angolo. Si sentiva addosso tutto il freddo della notte. le fiamme alte che non riuscivano a scaldarla erano il rogo della sua giovinezza. Cavalcate di pensieri sconnessi e ricordi confusi andavano via-via attenuandosi nella sua mente come lo strepito di una mandria che si allontana nell'erba alta della tanca.

Quando gli occhi della giovane donna si chiusero senza che una mano pietosa ne accarezzasse le palpebre, i sei uomini vestiti da pastori che le stavano intorno la coprirono con un lenzuolo di lino candido e un pesante gabbano d'orbace. Spensero il fuoco buttandovi sopra dell'acqua. Sollevata la lettiga di frasche dal pavimento di pietra della grotta, uscirono nella notte. Il fruscio dei loro passi sulle rocce del pendio e sull'erba del fondovalle irrigidita dal gelo poteva essere anche il brucare cadenzalo delle bestie al pascolo o il battito lontano delle ali di un uccello da preda. Il passo dei banditi non muove ciottoli né urta sassi o radici iI latitante che perde il suo passo e meglio che resti nel rifugio, soprattutto la notte.
Il fidanzato Michele Manca, da quanto ho capito era in carcere accusato di omicidio....
C'erano i suoi compagni, ma praticamente era sola.....senza nessuno che le tenesse la mano....e la immagino.... nel freddo di una caverna mentre attende la morte







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..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

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