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pilicanu
Utente Medio
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Inserito il - 08/11/2008 : 09:39:06
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La realtà, cari amici, è che la lingua dei nostri antenati sta subendo un drastico cambiamento, la cui causa naturale, presumo, sia lo scarso utilizzo dell'idioma medesimo. Ritengo che sia una cosa naturale, così come i neologismi invariabilmente sono sottoposti allo scrutinio del pubblico e dei linguisti, per determinare la loro adeguatezza al linguaggio. Molti vengono accettati rapidamente, altri incontrano opposizione. Gli esperti di linguaggio muovono obiezioni ad un neologismo sulla base del fatto che un termine adatto per la cosa descritta già esiste in quella lingua. I non-esperti che disapprovano il neologismo, talvolta usano la stessa argomentazione, deridendolo come "abuso o ignoranza della lingua". Ad esempio sentite più un giovane che va a comprare le sigarette dire: ando a "s'istangu", oppure talun'altro: so essidu a s'impuddile" ecc. ecc. Ciao a tutti Pilicanu
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santana
Nuovo Utente
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Inserito il - 02/12/2008 : 16:34:32
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Tutte le lingue si evolvono. Da sempre. Penso che anche i nostri nonni dicevano la stessa cosa! Ecco perchè sono contrario all'insegnamento dei dialetti nelle scuole, cosa cavolo gilene frega ai giovani di imparare le "nostre" parlate...loro che hanno il loro slang essemmessiano?????????
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 02/12/2008 : 17:48:15
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| santana ha scritto:
Tutte le lingue si evolvono. Da sempre. Penso che anche i nostri nonni dicevano la stessa cosa! Ecco perchè sono contrario all'insegnamento dei dialetti nelle scuole, cosa cavolo gilene frega ai giovani di imparare le "nostre" parlate...loro che hanno il loro slang essemmessiano?????????
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E' vero. Questo ci distingue dalle "lingue morte". Proprio perché la nostra è una "lingua viva" non riesco a comprendere il valore (anche politico) e l'utilità (anche pratica) di quella che chiamano la nostra "lingua comune", la lingua burocratica (creata dalla nostra "Accademia della Crusca") che non sarà e non potrà mai essere (per definizione!) la lingua dell'identità. Non potrà mai avere quella "forza indipendentista" e quel "valore carismatico" che gli si vorrebbe attribuire. Detto questo, non capisco perchè non si possa (o non si debba) insegnare nelle scuole sarde la lingua sarda, sia pure nelle diverse varianti locali. Resta sempre un patrimonio culturale, storico, questo si collettivo e identitario.
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PlatinozkoSudurrak
Utente Normale
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Inserito il - 02/12/2008 : 18:45:35
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| Giuseppe ha scritto:
| santana ha scritto:
Tutte le lingue si evolvono. Da sempre. Penso che anche i nostri nonni dicevano la stessa cosa! Ecco perchè sono contrario all'insegnamento dei dialetti nelle scuole, cosa cavolo gilene frega ai giovani di imparare le "nostre" parlate...loro che hanno il loro slang essemmessiano?????????
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E' vero. Questo ci distingue dalle "lingue morte". Proprio perché la nostra è una "lingua viva" non riesco a comprendere il valore (anche politico) e l'utilità (anche pratica) di quella che chiamano la nostra "lingua comune", la lingua burocratica (creata dalla nostra "Accademia della Crusca") che non sarà e non potrà mai essere (per definizione!) la lingua dell'identità. Non potrà mai avere quella "forza indipendentista" e quel "valore carismatico" che gli si vorrebbe attribuire. Detto questo, non capisco perchè non si possa (o non si debba) insegnare nelle scuole sarde la lingua sarda, sia pure nelle diverse varianti locali. Resta sempre un patrimonio culturale, storico, questo si collettivo e identitario.
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Il sardo più che essere vivo sta morendo. Una lingua è viva quando i genitori parlano ai propri figli in quella lingua, quando i giovani hanno interesse ad apprenderla e oggi anche quando viene usata dalle istituzioni, nelle scuole, dai giornali e televisione. Se si continua così (ossia lasciando il sardo nel ghetto domestico e confidenziale) gli do il tempo di una-due generazioni e morirà assieme agli ultimi parlanti. Rimarrà in due cazzatine folcloristiche e tutti contenti e allegri parlando un italiano con qua e là un ajò.
| Unu chi nd'iaschiat at natu “Bilinguismo significa soltanto l’uso contemporaneo della lingua del paese occupato con la lingua dei dominatori per un periodo, più o meno lungo, sino a che le nuove generazioni non abbiano più necessità della lingua madre e si esprimano nella parlata dei dominatori. Anche questa è una forma di genocidio in quanto con l’uso accorto del bilinguismo si riesce, nello spazio di una generazione, a distruggere la lingua del paese. […] Poco più di un secolo fa il catalano era diventato un dialettaccio: non esisteva letteratura, non esistevano scuole, giornali ecc. eppure un piccolo gruppo di intellettuali raccolsero vecchi scritti catalani, organizzarono concorsi letterali, cominciarono a scrivere. Oggi vi sono milioni di persone che parlano e scrivono correttamente il catalano che è ritornato ad essere una lingua vitalissima e modernissima. Potrei dirvi lo stesso per il guaraby, la lingua nazionale del Paraguay, seconda lingua insieme con lo spagnolo, per il basco, per il gallese, per il bretone, per l’irlandese, per l’ebraico di Palestina, per quale motivo dobbiamo trascurare la lingua sarda e affermare, come i deficienti del ministero della pubblica istruzione, che sono tutte sciocchezze? Noi ci battiamo perché la lingua sarda abbia la dignità di lingua nazionale, venga insegnata nelle scuole e diventi di uso pubblico anche negli atti ufficiali.”
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Modificato da - PlatinozkoSudurrak in data 02/12/2008 18:47:05 |
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 02/12/2008 : 19:09:56
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Mi perdoni se ti dico che non ho riconosciuto l'autore della tua citazione? Mi dispiace perché dice (a me pare) cose giuste e sensate. Perdonami anche se ti dico che la lingua sarda, in questi ultimi anni, mi pare malata ma non moribonda. Anzi, ti dirò di più. La frenesia (anche in senso etimologico-clinico) di una "lingua burocratico-comune" ha stimolato nuovi interessi, ha favorito nuove pubblicazioni, ha promosso nuove conventicole-associazioni-congreghe-massonerie segrete, piccole, nascoste, titubanti, ma utili allo scopo di tenere la grande malata in rianimazione, in terapia intensiva, con una grande flebo di buona volontà e di coraggio. Se qualcuno pensa che nelle congeste città-metropoli-multietniche-carnai non si parla più la vecchia lingua locale, ad esempio il cagliaritano, venga a Cagliari nei bar, alla partita, nei giardinetti, nei pressi del porto, nei bassi di Castello...e ne sentirà, come di dice, delle belle.
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Modificato da - Giuseppe in data 02/12/2008 19:11:39 |
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 02/12/2008 : 21:41:58
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Innanzitutto si deve chiarire una cosa: il processo che la lingua sarda sta subendo non è di tipo evolutivo ma di tipo sostitutivo, ed avviene progressivamente da almeno una cinquantina d' anni, chiaramente in modo più o meno profondo a seconda del luogo. Responsabile è ovviamente la lingua italiana, insegnata obbligatoriamente e chiave di accesso per l' ascesa sociale.
Il cambiamento non si percepisce dall' oggi al domani ma sul lungo termine, nel mio paese 50 anni fa non si sentiva una parola di italiano se non a scuola, oggi si vive in un bilinguismo abbastanza equilibrato ma con una particolarità: il sardo è più parlato dagli anziani, l' italiano dai giovani. Molto semplicemente questo significa che la trasmissione intergenerazionale si è interrotta (ed io ne sono uno dei tanti esempi, anche se ho discretamente recuperato).
La grafia comune così come viene utilizzata ad oggi non ha nessuna utilità da questo punto di vista, è una conquista meramente simbolica. Servirebbe a molto nel momento in cui la Regione decidesse di diffondere un insegnamento serio e moderno della lingua sarda, senza che questo venga lasciato alla buona volontà e all' improvvisazione degli insegnanti, grazie all' utilizzo di materiale didattico all' altezza e alla maggior facilità nella formazione degli insegnanti all' interno di un progetto unico.
Se poi vogliamo tranquillizzarci credendo che un giorno i sardofoni si sveglino ed inizino di colpo ad insegnare il sardo ai figli...non posso dire altro che "l' importante è crederci".
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
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pilicanu
Utente Medio
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Inserito il - 02/12/2008 : 21:42:19
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Son felice e contento che qualcuno abbia accettato di parlare della nostra lingua. Come tanti emigranti mi accorgo forse più degli indigeni dei cambiamenti della lingua sarda. Grazie a Voi tutti e quanti altri vorranno partecipare
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 06/12/2008 : 08:47:48
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Unu chi nd'iaschiat at natu “Bilinguismo significa soltanto l’uso contemporaneo della lingua del paese occupato con la lingua dei dominatori per un periodo, più o meno lungo, sino a che le nuove generazioni non abbiano più necessità della lingua madre e si esprimano nella parlata dei dominatori. Anche questa è una forma di genocidio in quanto con l’uso accorto del bilinguismo si riesce, nello spazio di una generazione, a distruggere la lingua del paese. […] Poco più di un secolo fa il catalano era diventato un dialettaccio: non esisteva letteratura, non esistevano scuole, giornali ecc. eppure un piccolo gruppo di intellettuali raccolsero vecchi scritti catalani, organizzarono concorsi letterali, cominciarono a scrivere. Oggi vi sono milioni di persone che parlano e scrivono correttamente il catalano che è ritornato ad essere una lingua vitalissima e modernissima. Potrei dirvi lo stesso per il guaraby, la lingua nazionale del Paraguay, seconda lingua insieme con lo spagnolo, per il basco, per il gallese, per il bretone, per l’irlandese, per l’ebraico di Palestina, per quale motivo dobbiamo trascurare la lingua sarda e affermare, come i deficienti del ministero della pubblica istruzione, che sono tutte sciocchezze? Noi ci battiamo perché la lingua sarda abbia la dignità di lingua nazionale, venga insegnata nelle scuole e diventi di uso pubblico anche negli atti ufficiali.” -------------------------------------------- Mi dispiace ma ho già confessato di non aver riconosciuto l'autore di queste frasi. Sarà pure famoso ma non l'ho riconosciuto. Chi ha fatto la citazione potrebbe dirmelo?
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PlatinozkoSudurrak
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Inserito il - 06/12/2008 : 14:30:24
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Antonio Sìmon-Mossa.
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Giuseppe
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Inserito il - 06/12/2008 : 15:20:16
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| PlatinozkoSudurrak ha scritto:
Antonio Sìmon-Mossa.
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Diceva il mio Maestro: accontentarsi, mai. Dove posso trovare una (attendibile) biografia e una (completa) bibliografia di Sìmon Mossa? Ovviamente, come è facile intendere, sto puntando ad una migliore conoscenza della sua azione politica. Grazie e saluti.
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 06/12/2008 : 16:22:23
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La bibliografia di Mossa si concentra di fatto in un unico volume: Le ragioni dell' indipendentismo. Non era uno scrittore, ma architetto e tra l' altro morto prematuramente all' età di 55 anni. Tempo fa il sito sardegnaelibertà.it ha pubblicato alcuni stralci del libro in questione che possono essere scaricati liberamente:
http://www.sardegnaeliberta.it/docs...on_mossa.pdf (22 pagg)
http://www.sardegnaeliberta.it/docs...n_mossa2.pdf (5 pagg)
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Modificato da - Donovan in data 06/12/2008 16:25:17 |
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 06/12/2008 : 19:09:50
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Ancora grazie. Ti saluto e (se credi) ti farò sapere. Saluti.
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Turritano
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Inserito il - 06/12/2008 : 21:20:44
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| Messaggio di pilicanu
La realtà, cari amici, è che la lingua dei nostri antenati sta subendo un drastico cambiamento, la cui causa naturale, presumo, sia lo scarso utilizzo dell'idioma medesimo. Ritengo che sia una cosa naturale,......... Ciao a tutti Pilicanu
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Mi associo a quanto detto da PlatinozkoSudurrak e da Donovan: qui non si tratta di evoluzione , ma di sostituzione del Sardo con una lingua straniera, con velocità sempre più accelerata. Per questo urge utilizzare una "nostra" LSC”, altrimenti è la fine di tutto Ma questo è un argomento già abbastanza dibattuto il altre apposite discussioni. Turritano
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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