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Nota Bene: All’alba del 14 agosto di ogni anno a Guasila si tiene “sa cassa de s’acchixedda”, una sorta di gara a cavallo di significato beneaugurale di origine pagana la cui origine si perde nella notte dei tempi. Gli scapoli del paese, ostacolati dagli ammogliati, devono catturare con un laccio una giovenca “a corrus limpius” cioè il laccio deve prendere solo le corna. Al vincitore spetta un fazzoletto di seta ed una catenina d’oro. In passato le carni dell’animale catturato venivano cucinate e distribuite ai meno abbienti ora invece l'animale viene restituito indenne al proprietario.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Turritano Inserito il - 18/09/2009 : 23:37:20
Fare vino è un’arte che si tramanda nei secoli.
In Sardegna si produce vino dal tempo dei tempi: in diverse località hanno trovato dei reperti che dimostrano che la nostra Isola fosse una delle prime terre dove si praticava la produzione del vino, pare la prima nel Mediterraneo e seconda, forse, solo alla Mesopotamia (Iraq). Le prove sono grossi cumuli di vinaccioli (semi di uva) rinvenuti in diverse località della Sardegna e datati al periodo nuragico o prenuragico insieme ad antica attrezzatura atta allo scopo.
Bene questa tradizione non si è mai interrotta e continua sino ai nostri giorni. Era, anche al tempo dei Giudicati (medioevo), una risorsa importante per l’economia sarda (veniva esportato in grandi quantità nel continente europeo: Francia e Italia) al punto che le vigne erano salvaguardate con regole apposite dalle leggi del periodo: “Statuti Sassaresi” e “Carta de Logu”
Quindi in Sardegna esistevano molti vitigni autoctoni in gran parte esistenti tutt’oggi, anche se riportati in vari testi, seppure in forma dubitativa, come provenienti da oltremare (vedi per esempio il Cannonau).
Oggi le cose stanno effettivamente cambiando: sono abbastanza diffusi vitigni stranieri (per esempio “Cabernet, Barbera, Montepulciano ecc.) e anche il vecchio sistema di produzione, tramandato di padre in figlio, viene sostituito da sistemi “moderni” e ogni grande cantina commerciale ha il suo enologo.
Per “piccole” produzioni invece si usano i vecchie sani sistemi tradizionali.
Vediamo:
per fare un buon vino, prima di tutto ci vuole una buona uva ma per avere una buona uva ci vuole una buona vigna: importante è la qualità del terreno, l’ubicazione, l’esposizione, l’altitudine, il tipo di potatura e infine dei buoni vitigni.
Cominciamo dalla vigna


vigna ubicata a pochi km dal mare, in dolce pendio, esposizione al sole tutto il giorno, potata a “cordone speronato”, terreno sabbioso, argilloso/calcareo
Turritano
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Turritano Inserito il - 23/12/2009 : 23:20:17
Grazie Nuragica. Quando passi dalle mie parti, fammelo sapere: qualche bottiglia di Cagnulari e Cannonau non te la toglie nessuno
Buon Natale
Turritano
Nuragica Inserito il - 22/12/2009 : 00:11:35
Bel servizio... complimenti Turritano..
Turritano Inserito il - 21/12/2009 : 23:54:53

E’ la fine di un ciclo: la vigna riposa, in attesa della Primavera
Turritano
Turritano Inserito il - 13/12/2009 : 18:55:23
Dopo mesi di fermentazione e riposo, è venuto il momento di “ishpuntare”: travasare e assaggiare il vino nuovo (da non confondere con il “novello”)


Foto eseguita il 05.12.09, si tratta di un bel un mix di Cannonau e Cagnulari. Sapore forte e un pò asprigno, tipico del vino nuovo, fatto alla maniera antica.
Come si vede il colore, più che “rosso” è “nero”
Ciò dipende dal tipo di uva e dal metodo di fermentazione. Io uso, come già detto altre volte, il metodo antico, tardizionale: lascio l'uva pigiata, con i raspi, a fermentare nel tino per almeno una settimana prima di torchiare. Così l'uva cede al vino tutti i suoi sapori e tutto il suo colore. In altre zone (v. Barbagia e Ogliastra) lo lasciano anche 2 o 3 settimane
Turritano
gallosu Inserito il - 22/10/2009 : 09:18:48
Da noi "abbaddu" veniva chiamato "piricciou".
Turritano Inserito il - 21/10/2009 : 22:46:40
Quindi, dopo che l’uva pigiata fermenta, per un tempo variabile a seconda delle tradizioni o delle preferenze individuali, il tutto si sistema nel torchio. Dopo la torchiatura, il mosto-vino che ne deriva, si mette nelle damigiane o nelle botti mentre rimane all’interno della “gabbia” del torchio, tutta la parte solida: buccia, raspi e semi, ben compresso (pressato) a formare un cilindro. Questo sottoprodotto può essere utilizzato per produrre “abardhente” oppure, messo in infusione con una certa quantità di acqua, per ricavarne l’abbaddu (in italiano “vinello”), che a sua volta deve essere torchiato. L’”abbaddu” è come un vino fresco, molto “leggero” e di pronta beva, in attesa che il vero vino “maturi”. Quindi, alla fine, il pressato si può usare come concime.

Un cilindro formato dall’uva pressata
Marialuisa Inserito il - 16/10/2009 : 08:54:30
Come non convenire , Turritano :
stravolgono i titoli del film in un modo spudorato ,
tutto per accattivare lo spettatore .
In effetti in titolo è "A wolk in the clouds "
ed è un rifacimento di "Quattrro passi tra le nuvole "
di Alessandro Blasetti , come si è arrivati al mosto selvatico ? :))
Ripeto , il film non è un capolavoro
ma è fresco e brioso e quel mondo sa di antico :
Napa Valley , ma potrebbe essere anche Sardegna
con quel padre padrone , con le tradizioni
e la bella comunità , le serenate notturne ,
i canti della vendemmia ....
basta basta che faccio un bagno di malinconia .
Scusa il fuori discussione , Turritano .
Buon fine settimana , Ml.
Turritano Inserito il - 15/10/2009 : 20:55:37
Quel video, sicuramente rallegra l'animo e infonde ottimismo, così era nei tempi andati e così dovrebbe essere oggi. Comunque, a parte le voci in italiano, il filmato mi sembra ambientato nella California degli anni '20.
Mi ricorda le vendemmie di mio nonno, solo che i cesti di uva venivano, allora, caricati sui nostri tipici carri a buoi (ormai scomparsi anche quelli) e a pigiare, dentro grandi apposite vasche, non erano tenere ragazzine, ma uomini nerboruti, più o meno giovani, con i calzoni piegati a ginocchio .
Pure io, bambino, partecipavo “attivamente” alla vendemmia, anche se, a dire la verità, era più l’uva che mangiavo che quella che mettevo nel cesto.
Ora è tutto diverso: si deve fare in fretta, il più presto possibile, la gente è pagata per raccogliere, non si può far festa ... e la pigiatura la fanno le macchine.
La festa per la vendemmia si fa ancora, ma nelle piccole vigne familiari
Un commento a parte è doveroso farlo anche per il titolo del filmato, che trovo un pochino stravagante:
"Il profumo del mosto selvatico" , sarà un titolo ad effetto, però ... quale uva "selvatica"?! si vede benissimo che quell'uva è "domestica", indubbiamente qualche varietà di vite europea, raccolta da viti coltivate in filari perfettamente allineati. Ma questo non è un problema: il profumo, la tipica fragranza, lo emana anche l'uva domestica
Questa è una critica al filmato (non ho potuto trattenermi), non certo a te che hai ricordato, con la gentilezza che ti distingue, un evento di gioia, poetico e romantico. Grazie
Turritano
Marialuisa Inserito il - 15/10/2009 : 15:43:25
Turritano , queste discussioni sono
nella loro essenzialità e semplicità preziose :
Io sperando di non essere dissacrante
nè di spezzare questa magica atmosfera
vorrei postare un video di un film che
- senza essere un capolavoro - rende bene l'idea
dell'amore che si può nutrire per la vite ,
la vendemmia e la terra .
Turritano Inserito il - 10/10/2009 : 23:41:12

Grappolini

Noi (io) i singoli acini caduti in terra non li raccogliamo, perché sarebbe una inutile perdita di tempo. Del resto quelli che cadono sono pochissimi.
Per i piccoli grappoli il discorso, come già detto, è diverso: se sono ben maturi si tende a raccoglierli, se sono ancora immaturi, o di due o tre acini, si lasciano agli uccelli
Turritano
gallosu Inserito il - 09/10/2009 : 09:49:15
Da noi "is scricchillonis" non si raccoglievano solo ed esclusivamente per un discorso di qualità del vino.
Da punto di vista economico era più costoso raccogliere i singoli acini caduti a terra vuoi perchè ben maturi o vuoi per la varietà dell'uva.

Comunque anche noi su scricchiloni preferiamo lasciarlo sul fondo.

Per il resto anche noi vendemmiamo in due /tre volte.
Con la prima vendemmia raccogliamo il vermentino e il bovale che giungono prima a maturazione.
Dopo circa due settimane (a seconda del clima) iniziamo con la seconda (che a sua volta può essere articolata anche in due tre volte) invece raccogliamo il nuragus, la monica ed il barberone.

E domani mattina sarà dedicato a "prenzai" ossia torchiare quanto raccolto nell'ultima vendemmia.
Turritano Inserito il - 08/10/2009 : 22:26:04
Ho capito, lo sapevo di avere delle lacune in Campidanese. Quindi ho sbagliato “boddi” (“raccogli”, “prendi”, riferito alla frutta, ortaggi ecc.) che in Logudorese sarebbe “uddìre”, “oddìre”, mentre “buddìre” o ”oddìre”, significa “bollire”. Il significato di “scricchilloi” proprio lo ignoravo e non conosco la parola omologa in Logudorese.
"Boddi su pibioi e lassa su scricchilloi?": certo, quell’usanza è osservata dai grandi proprietari di vigne, che pagano il personale per la vendemmia, non solo perché a volte si tratta di acini immaturi ma anche, e soprattutto, perché raccogliendo pochi acini, la manodopera perde tempo prezioso.
Questo non è il mio caso, perché io ho una vigna familiare e quindi piccola (2.000 m. quadri), anche se specializzata. Inoltre non pago la manodopera perché la vendemmia è una festa, che coinvolge parenti ed amici. Inoltre, come ho già avuto odo di dire, faccia quattro vendemmie l’anno (a distanza di una settimana una dall’altra, raccogliendo ogni volta i grappoli più maturi. Solo “sos scricchilloi” immaturi li lasciamo sulla pianta, come cibo autunnale per gli uccelli
Turritano
gallosu Inserito il - 07/10/2009 : 09:11:07
"Boddi su pibioi e lassa su scricchilloi?"

La traduzione è la seguente:
Raccogli gli acini (quelli che cadono per terra mentre si vendemmia) e lascia i piccoli grappoletti (mi sfugge il nome in italiano per capirci quelli composti da tre o quattro acini) che in genere quando si vendemmia non sono mai maturi e quindi rischiano di rovinare il vino.

Da noi "su scricchiloni" veniva lasciato sul fondo e veniva raccolto tardivamente (anche a novembre) quando aveva raggiunto la piena maturazione. Produceva un vino di discreta gradazione alcolica ma di gusto rustico. Infatti in genere veniva lasciato ai meno abbienti che non possedevano vigne oppure veniva raccolto a tempo perso (se ne avevano) dal personale a servizio dei grossi proprietari di vigneti.


Turritano Inserito il - 06/10/2009 : 23:20:30
gallosu ha scritto:

A Turrità, da voi non lo dite:
Boddi su pibioi e lassa su scricchilloi?

No, assolutamente non lo diciamo.
Prima di rispondere devo tradurre e, sicome ho molte lacune in Campidanese, cercherò a tastoni:
"boddi" mi sembra molto simile al Sassarese "buddi" (it. "bolli"); "lassa" e proprio uguale sia al Sassarese che al Logudorese ("lascia"): "su pibioi" dovrebbe essere il corrispondente del nostro Logudorese "su pibiolu" ("l'acino"). Non resta che "su scricchilloi": ci vado a senso e per esclusione, quindi lo traduco in italiano con "raspo" (dove stanno attaccati gli acini), be', se la traduzione è giusta, adesso posso rispondere.
Ultimamente si va diffondendo la tendenza a diraspare i grappoli, prima di mettere il pigiato a fermentare. Esistono in commercio delle macchine pigiatrici e diraspatrici allo stesso tempo, che alleggeriscono di molto il lavoro. Si ottiene un vino dal sapore (non "grado alcolico") indubbiamente più delicato, essendo molto più povero in tannino (sostanza astringente), ma non per questo è detto che così il vino sia migliore. Anzi, molti preferiscono il vino "integrale", cioè lasciato fermentare con tutti i suoi componenti (polpa degli acini, buccia, semi e raspi). Questione di gusti, io personalmente lo preferisco "integrale" ("ass'antiga") e, ti assicuro, non sono il solo. A parte il gusto, ricordiamo che il tannino è un antiossidante, cioè protegge il vino dall'ossidazione e quindi da molte malattie. Gli dà forza e (cosa non da poco) lo predispone a superare anni e anni d'invecchiamento, durante i quali il vino migliora e acquista in qualità (azioni di difesa hanno anche i polifenoli della buccia e il grado alcolico).
Turritano

PS "Gaboppu"? sarebbe il sassarese "taroppu"? sì potrebbe essere, nella vigna ne ho diverse piante. Ottimo vitigno e ottima uva bianca, buona sia per la tavola che per fare il vino. Però io non mischio, nella pigiatura, l'uva bianca con quella nera.
gallosu Inserito il - 06/10/2009 : 17:59:47
Quel cesto che vedo il alto a destra sopra le cassette cos'è Gaboppu?

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