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Nota Bene: Nata a Ozieri nel 1887, Maria Rosa Punzirudu è stata fra le prime donne sarde a esibirsi sul palco nel canto a chitarra. Il suo esordio risale ai primi anni venti, mentre le incisioni sono del 1930, cantando con Nicolino Cabizza e Gavino Delunas.
Fra le sue esibizioni più importanti, da ricordare quella avvenuta in Vaticano, davanti a Papa Pio XII, dove propose una toccante interpretazione di Deus ti salvet Maria.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
alessandra78 Inserito il - 21/04/2008 : 20:59:22
ciao a tutti!!!
mi chiedevo una cosa e spero qualcuno possa essermi d'aiuto...
Quando sono comparsi esattamente i pali d'Aragona nello stemma del Giudicato di Arborea?
So che nel 1353 Mariano IV tolse i pali dalle insegne...ma nn riesco a risalire al momento esatto in cui comparvero....

15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Ithokor Inserito il - 10/05/2008 : 15:49:41
Scusate l'OT - ma è un riferimento per la presenza dell'Ordine di San Lazzaro tra Baronia e Barbagia...

http://www.geodorgali.it/ambiente/Sulcale.pdf

16. “SU LEPROSARIU”, SAN LAZZARO DEI LEBBROSI A DORGALI

La lebbra (sa lepora in sardo medioevale) ha sempre suscitato terrore eppure la Sardegna e l’Albania sono le regioni d’Europa dove vi è ancora una presenza seppur molto esigua di ricoverati con questo tipo di patologia. Piccoli focolai di infezione sono stati registrati nei decenni scorsi nelle aree stagnanti delle pianure costiere. Anche nel Medioevo si affrontava in qualche modo questa temutissima patologia. Secondo certi nei primi decenni del’XIII secolo fu fondato a Capua in Campania l’ordine cavalleresco di San Lazzaro per l’assistenza ai lebbrosi. Ma
secondo altre fonti più accreditate la data di fondazione risale al 1119 a
Gerusalemme. Questa istituzione si diffuse rapidamente in tutto il continente italiano. Uno dei suoi centri più importanti fu ad Altopascio (Artupau in sardo o Suacu in dorgalese) nella Repubblica di Pisa. E’ con la presenza pisana che si diffonde in Sardegna l’Ordine di San Lazzaro e che forse a Dorgali cessò tra alterne vicende fino al 1595 (sic. ! cfr. Massimo Rassu - Pellegrini e Templari in Sardegna -
Artigianale). Però non si può escludere nemmeno che l’Ordine di San Lazzaro fu introdotto precedentemente da ordini monastici latini. Questi monaci latini, seppur dopo quelli greci, oltre che curare le loro proprietà ereditate nei secoli dall’immensa donazione terriera imperiale del Patrimonio di Costantino allora fornivano per la cura delle anime delle parrocchie dei piccoli villaggi presenti nell’agro dorgalese i
pievani, sos probbanos (Villa de Durgale a Sa Serra-Dorgali: S.Cornelio e Cipriano, Donnicalia Sancti Stefhani Ichoris a Icorè-Isportana: S.Stefano, Villa di Stopeto a Iscopidana: S.Elena e Costantino, Villa di Siffilinu a Filine: N.S. d’Itria, Corte Monastica di Thulughi: S.Elisabetta, Villa de Muru: S.Bartolomeo, Villa Longhe a Iloghe: S.Pietro di Biriddo, Villa di Nuruli a Orrule: S.Basilio, Villa di Isarle a Isalle:
S.Cristina, Villa di Dilisorre a Dilisorre: S.Pietro e S.Eulalia (Santa Lullia) più alcune possibili chiese oggi totalmente dimenticate per esempio quella di San Giovanni Portu Nonu, Portu è Onone, e il luogo di culto bizantino e mariano già allora rovinoso della Teotokes di Thulughi alle falde di Tului, entrambe sulla costa e forse qualche altra chiesa attribuita erroneamente dagli storici alla Tului sulcitana occidentale). La presenza pisana si contrappose per interessi economici a quella
dei monaci latini e nel territorio dorgalese inizia nella seconda metà del sec. XII (15.10.1143) con l’insediamento di un funzionario laico e cioè il vicario dell’Opera di Santa Maria di Pisa (Su Vigheri de Pisa accezione ancora viva nella memoria orale dorgalese) nella Donnicalia della Villa di Santo Stefano de L’Igori a Isportana. La donnicalia aveva precisi limiti territoriali attorno alla regione di Icorè e comprendeva vigne, orti, selve e salti con i servi addetti ai lavori agricoli e agli armenti e pochi uomini liberi. La Donnicalia comprendeva probabilmente anche la chiesa di Santa Maria di Siena (Cresia è Sena). A L’Igori non vigevano le leggi giudicali ma quelle della Repubblica Marinara di Pisa e quindi si caratterizzava per la sua extraterritorialità rispetto alle leggi applicate nel più vicino centro di Dorgali. Il Vicario di Pisa si affiancava al locale Mayore de Villa e finiva per essere quasi una sorta di tutore a favore della Repubblica Marinara. Esso risiedeva con qualche armato preposto all’ordine pubblico in un “castello” che allora era il palazzo di governo (“Su Casteddu”). Allora Pisa, non aveva pagato il dovuto per il possesso
della donnicalia, e quindi corrispondeva per saldare il debito una rata annuale ai vecchi proprietari, e cioè il clero secolare, in questo caso il Vescovo di Galtellì. Fu il Vescovo Bernardo del Vescovado di Galtellì istituito come suffraganeo di quello di Pisa a vendere il 15 di ottobre 1147 con apposito rogito notarile la “Donnicalia Sancti Stephani Ichoris”. E per farlo dovette allontanare i precedenti occupanti che erano forse da almeno un secolo dei frati latini forse vittorini, peraltro già succeduti
alla cacciata dei monaci greci con lo Scisma d’Oriente (1054). Ma Pisa era insolvente e per attenuare le giuste pretese del clero secolare combinava sontuosi matrimoni tra pisani e persone locali appartenenti a famiglie influenti presso la chiesa locale, famiglie appartenenti alla locale nobiltà giudicale. La tradizione parla infatti di alcune sontuose feste con canti, sfilate e tornei di cavalli, alle quali partecipavano bellissime donne con particolari acconciature dei capelli venute da
fuori, che si svolsero a Isportana, e non si può escludere che si trattasse proprio di qualcuno di questi matrimoni. Ad una di queste feste avrebbe cantato la famosa castellana affacciandosi da “Su Casteddu Ruiu” e ad essa si ispirarono le dorgalesi per la loro particolare capigliatura. Infatti a Isportana era presente un edificio fortificato, di origine nuragica e riattato in epoca bizantina, “Su Casteddu Ruiu”, i cui
conci furono asportati nel XIX secolo per realizzare un palazzo signorile in Via Roma. Erano presenti oltre alle abitazioni degli abitanti i magazzeni per l’ammasso delle derrate destinate al commercio. Lontana un centinaio di metri dal centro urbano di Isportana più a Sud Est era presente quasi sull’alveo dell’omonimo ruscello la Cappella di Santo Stefano parrocchiale del paese. I pisani introdussero probabilmente allora la lavorazione dell’oro caratterizzata da una simbologia
prettamente toscana quale il giglio. La presenza pisana, che a periodi si accavallò, con fasi belliche alterne, a quella Genovese, favorì il commercio dei prodotti locali, pellame, formaggi, vino, olio e persino la seta che ivi si produceva, che venivano trasportati a cavallo passando per “Iscala Omines” e imbarcati da Gonone. Qui era presente un attracco che non si può escludere a priori fosse proprio quello che i
pisani segnalavano con il nome di San Giovanni Portu Nonu o Portunoni (Portu è Onone?) ubicato a “Sos Dorroles”. A Dorgali il corso d’acqua che attraversava il paese si chiamava Su rieddu de Santu Juanni a testimoniare la presenza di un edificio dedicato a questo Santo nel paese forse l’erede di qualche edificio religioso sulla costa. La presenza pisana fu preceduta nel XI secolo i cavalieri di San Giacomo di Altopascio ed i lazzariti esclusivamente per la gestione del Lazzaretto a
Dorgali fondandovi un ospedale. Essi dipendevano dalla casa madre di Altopascio (Artupau o Suacu in sardo) nella Repubblica di Pisa che in Sardegna gestivano un altro ospedale in Provincia di Sassari. Infatti a Dorgali in prossimità del ruscello nel quartiere di “Suacu” è ancora presente ancora il sito di “Sa Lepora” (La Lebbra), oggi nel centro urbano, ma nel XI secolo in aperta campagna e oltre le modeste ma
efficaci mura, almeno per il contenimento del bestiame domito, del piccolo centro abitato dell’allora Villa di Dorgali. I Lazzaretti venivano quasi sempre collocati extra muros per ragioni igieniche sanitarie. Chi aveva la sfortuna di essere colpito dalla lebbra, se sopravviveva all’inedia, conduceva il resto della sua esistenza bandito
dal consesso civile. Gli anziani tramandano che fossero soprattutto i giovani a contrarre la malattia e che l’infermità si manifestasse con una precoce perdita dei capelli. Il modello di lazzaretto più diffuso era allora costituito da un’abitazione principale, il lazzareto, che possedeva un ampio terreno di pertinenza dove i malati potevano liberamente vagare e dove erano presenti delle grotticelle o delle casupole che alloggiavano i ricoverati. Non è dato sapere che tipo di trattamento fosse riservato ai malati ma conoscendo il terrore che questa malattia suscitava è
probabile che malgrado fossero in qualche modo nutriti, a debita distanza dai frati per evitare il contagio, a loro potesse essere precluso avvicinarsi al personale preposto alla custodia il quale provvedeva alla fornitura del nutrimento dei malati.
L’Ordine di San Lazzaro consentiva ai malati di restare ed anche autogestirsi coltivando la terra in questi centri ricoverati per tutta la loro esistenza dietro la consegna di tutti i loro averi. Il priore in quei tempi poteva anche essere un lebbroso. L’Ordine di San Lazzaro a livello nazionale fu assorbito nel XVI secolo dall’Ordine di San Maurizio dei Savoia e finì per cessare la sua attività originaria. A Dorgali essendo un piccolo centro vi era un unico lebbrosario ed un ospedale. Alla
distanza di un giorno di cammino a piedi in genere sulle vie di transito principali erano presenti altri ospedali gestiti da ordini religiosi: S.Antonio di Urusè (Ospedale Sant’Antonio Abate di Vienne), S.Leonardo e S.Egidio di Locoe (Ospedale di S.Leonardo di Stagno?), S.Aronau di Olevani (vittorini o cassinesi). Nel 1838 il notaio Mereu effettuava a Dorgali delle riparazioni presso la sua abitazione e dopo aver tolto una lastra dall’uscio della sua casa ritrovò una medaglia dell’ordine di
San Lazzaro con la scritta “+ Sigillum FratRIS TIBALDI ORDO MILITIE SanCtI LAZzARI IER…L…Osolymitani”. Questa medaglia della quale ci resta un disegno di Lamarmora che la visionò riporta la resurrezione di Lazzaro, in procinto di alzarsi da un sepolcro che si apre, attorniato da Cristo e tre figure oranti, sovrastato da un grande lampadario sostenuto al soffitto da due lunghe funi. Resta nella memoria orale collettiva, a Dorgali, il ricordo sfuocato che presso un’antica abitazione di Via Vittorio Emanuele, proprio quella recentemente restaurata a regola d’arte dal Senatore Macciotta, fosse un ospedaletto. Anche la presenza a
Dorgali della Chiesa di Santa Maria Maddalena allora collocata in piena campagna nel bosco è un elemento storico importante perché questo culto è associato alla presenza di un lebbrosario di San Lazzaro e in essa si seppellivano i morti. Santa Maria Maddalena è la sorella di Lazzaro e già dall’Abbazia di San Vittore di Marsiglia nel X secolo d.C. iniziò la diffusione di questi due culti. Il Convento o eremitario che funzionava anch’esso da ospedale per altre patologie non
coincideva topograficamente con il lebbrosario, “su Lepprosariu”. L’Ospedale, “su remitarzu- l’eremitario” che non coincideva con il lebbrosario che in realtà era più simile ad un odierno convento era ubicato dietro la Chiesa di sant’Antonio allora edificata (poi in quel quartiere seguirono nel 1380 San Cornelio e sempre in quel periodo l’Assunta) ed aveva anche altre attività come l’accoglimento dei viandanti (i a viatores in latino o los caminantes per gli spagnoli da cui il dorgalese esse semper a biatorra) in transito sulla strada (la via ubicata in prossimità dell’Ospedale ancora oggi si chiama Via del Pellegrino) e l’elargizione delle elemosine agli indigenti e del pasto caldo comune sia per i ricchi che per i poveri dal calderone comune (S’Ardarone). Quest’ospedale fu gestito dalla seconda metà del XI e fino alla seconda metà del XIV secolo dai Cavalieri del Tau di San Giacomo di
Altopascio, dove “Alto Pascio” vuol dire Alto Ruscello. Nel 1341 il rettore di Dorgali si chiamava Daniel Casta e da Dorgali fu mandato a Siniscola alla Chiesa di San Giacomo. Il cognome sembra continentale e forse era un frate facente parte dell’Ordine di San Giacomo e pertanto si spostava da un’”obedentia” all’altra.
Analogamente in un tempo immediatamente successivo un altro continentale Urgelesi assunse l’incarico di Parroco di Dorgali. Infatti i sacerdoti dell’Ordine di San Giacomo assumevamo anche incarichi rettorali. Come “Suercone” vuol dire recinto di sopra “Suacu” vuol dire ruscello di Sopra, come o da Alto Pascio, da qui si è originato il nome dell’omonimo quartiere dove era ubicato S’Ospidale Remitarzu de Santu Jacu de Suacu. Infatti come testimonia il Casalis Angius il ruscello si chiamava “Sa Lepora” e non Su ‘Acu, pertanto il termine “Suacu” è
riferito al quartiere.

alessandra78 Inserito il - 09/05/2008 : 19:00:05
San Lazzaro....mmmm..molto interessante...se scopri qualcosa fammi sapere!!!
Ithokor Inserito il - 09/05/2008 : 14:47:16
... molto interessanti le foto!! La torre in particolare, Wow!!
Ithokor Inserito il - 09/05/2008 : 14:41:45
Non vorrei dire stupidate Alessà, ma qualche studioso aveva azzardato
la presenza in Baronia dell'Ordine di San Lazzaro (dei cavalieri lebbrosi)
Dovrei doc. meglio...
alessandra78 Inserito il - 09/05/2008 : 13:22:40
Ciao!
E' vero Ithokor,il complesso di sant'Antonio ha molte analogie con le mansioni templari.
La torre,poi,è molto interessante...innanzitutto è a base quadrata,cosa abbastanza rara in Sardegna,maggior ragione se si pensa che si tratta di un elemento estraneo a fortificazioni murarie (come ad esempio le torri di Iglesias).
Inoltre,per quanto ho avuto modo di studiare,è un caso unico se la collochiamo all'interno di un complesso religioso.
C'è anche un altro elemento che solitamente non manca mai,il pozzo,in posizione centrale rispetto al complesso.

http://img59.imageshack.us/my.php?i...torrebq2.jpg
http://img254.imageshack.us/my.php?...mica2uk0.jpg

Leggendo i vari testi di Rassu,Delitala,Capone...nn si fa menzione di una presenza templare in queste zone...ma sicuramente andando in fondo al rapporto Arborea-Templari potrebbe venire fuori qualcosa di interessante...e in questo mi sarete sicuramente d'aiuto,come già lo siete stati...
Ithokor Inserito il - 08/05/2008 : 15:41:18
Periodo storico da approfondire sicuramente...
Mi chiedo ancora cosa si aspetti a pubblicare e tradurre
il famoso "Proceso contra los Arborea"?? Gli storici per ora ne hanno pubblicato 2 tomi su 6 (o9?)... tradotti nessuno!!
Sono una fonte preziosissima per comprendere quel periodo storico!

Sul rapporto Templari-Arborea, che ho avanzato, pour parler, devo direche mi ha incuriosito il fatto che nella chiesa di Sant'Antonio vi fosse un ospedale e una torre difensiva, che sono le classiche strutture in uso degli ordini crociati (Ospitalieri, Templari, Teutonici)....
Adelasia Inserito il - 05/05/2008 : 01:07:01
La storia dei Templari in Sardegna e i possibili legami con gli Arborea è un argomento alquanto intrigante...da post tutto ad hoc.

In quanto all'affrancamento degli Arborea dalla sudditanza catalano-aragonese, mi piace sottolineare il ruolo straordinario e assolutamente determinante di Mariano IV in contrapposizione a quello del fratello Giovanni, figura tutt'altro che insignificante ma palesemente filoaragonese.
Quando Mariano eliminò dallo stemma ogni traccia che richiamasse l'antico vassallaggio, Giovanni credo fosse già in carcere per ordine del fratello, che pare avesse inutilmente cercato di portarlo dalla sua parte.
Ithokor Inserito il - 02/05/2008 : 16:23:12
Si potrebbe essere cronologicamente ancora più precisi nel dire che con Mariano IV l’emblema dei Serra-Bas, come giustamente hai già detto, subisce un processo di eliminazione graduale dei pali catalani passando (come si vede chiaramente nell’immagine che ho postato, pubblicata su: Barbara Fois, L’emblema dei quattro mori) da una posizione privilegiata, in alto sovrastante l’albero, poi in posizione centrale e dunque paritaria con l’albero (come nelle raffigurazione di Orosei), ed ancora sottostante rispetto all’albero ed in fine i pali catalani spariscono dall’emblema dei Serra-Bas.
E dunque la raffigurazione di Orosei dovrebbe collocarsi “a metà” del periodo in questione che hai citato, nel quale gli Arborea prendono coscienza del loro ruolo di guida della Naciò Sardesca in contrasto con gli invasori catalano-aragonesi.
Consigliatissimo a questo proposito il libro di Franciscu Sedda: La vera storia della bandiera dei sardi, Ed. Condaghes, €18,00

Mia ricostruzione dell'immagine in origine pubblicata in bianco e nero:

http://img521.imageshack.us/my.php?...olor2jj7.jpg


ps. La storia sui Templari era solo una divagazione... un pour parler , a me interessa, invece, la raffigurazione con l'albero diradicato!
Ithokor Inserito il - 02/05/2008 : 15:19:21
Molto interessante e plausibile la tua ricostruzione! Le raffigurazioni, in base alle date che hai citato, si collocherebbero perfettamente in quell'ambito storico!
Solo un dubbio sull'origine della chiesa: cercando in internet mi dice che la chiesa è duecentesca, in base a questo, e alle croci patenti rosse, avevo avanzato la teoria templare... ma la tua ricostruzione non fa' una grinza!
alessandra78 Inserito il - 01/05/2008 : 14:05:06
Sull'ultima affermazione...il passaggio dai templari agli antoniani...nn credo..
se non altro perchè,come avevo scritto in precendenza,la chiesa si colloca nella metà del XIV secolo (data accertata non solo per l'iscrizione a cui facevo riferimento nel post precedente,ma anche per la collocazione iconografica degli affreschi,sempre al XIV secolo)..
Se non sbaglio,lo scioglimento dell'ordine templare risale al 1312,così come la bolla papale che decreta la cessione dei beni templari all'ordine di San Giovanni....
In più,a conferma del 1349 potrebbe proprio venire in aiuto la storia di questa insegna..se i pali fossero stati aggiunti in seguito all'accordo tra Ugone II e Giacomo II (1323) e levati da Mariano IV nel 1353,vuol dire che la chiesa deve collocarsi per forza tra questi 30 anni...
Una curiosità...Secondo quanto riportato da Zedda e Santoro,Timbora di Roccabertì ottiene Orosei come pegno dal re di Aragona in seguito ad un prestito da lei concesso al sovrano nel 1350...in realtà pare che ufficiosamente fosse già proprietaria del paese,ma che desiderasse acquistarlo a titolo definitivo (nell'Archvio della Corona di Aragona è stato trovato il primo contratto di cessione della Villa di Orosei a Timbora,datato 1349)....interessante no?
Ithokor Inserito il - 01/05/2008 : 11:07:54
Bella scoperta davvero Alessà!!
A me pare proprio l'emblema dei Serra-Bas, e la croce patente rossa ricorda molto, come giustamente dici tu, quella di Norbello, che pare appartenesse all'ordine dei Cavalieri Templari.
A questo proposito sarebbe da considerare il rapporto intrattenuto dai giudici arborensi con l'antico ordine crociato (tutto ancora da indagare!)
Secondo alcuni studiosi (cercherò di recuperare le fonti) la presenza dei templari in Sardegna è di antica data ed in particolare nel giudicato d'Arborea, in seguito ad un matrimonio del giudice Barisone con una nobildonna catalana nel 1151+o-, numerose famiglie di templari catalani (Torroja, Sagardia, Gurgo, Cervera) si insediarono nel giudicato ricoprendo numerose cariche statali!

Ti dirò di più, senza farla molto lunga: quando l’ordine dei templari venne violentemente soppresso, ai primi del trecento, tutti i suoi beni passarono ad altri ordini monastici. In particolare le chiese dei templari vennero riconsacrate e ‘reintitolate’, per cancellare ogni traccia della loro presenza.
Dunque è possibile che anche la chiesa duecentesca di Sant’Antonio appartenesse ai Templari ed in seguito alla loro soppressione sia passata -agli Antoniani?- e riconvertita al loro culto nella metà del trecento.

Ci sentiamo.
Ithokor
alessandra78 Inserito il - 01/05/2008 : 00:06:33
Ciao...
mi ero ripromessa di postare le foto il prima possibile....ma invece...sempre con molta calma!!!!!
A parte gli scherzi,grazie Ithokor per le foto e le dritte sulle insegne...e anche a te Adelasia...

http://img248.imageshack.us/my.php?...icatott3.jpg

Questa è una delle tante sinopie presenti a Sant'Antonio...oltre alle croci di consacrazione...molto simili,se non identiche a quelle di Norbello...
http://img259.imageshack.us/my.php?...roce1tx7.jpg

La chiesa è stata consacrata nel 1349...all'interno di una nicchia della chiesa è presente tale iscrizione "1349 ab incarnasione"..che gli studiosi hanno valutato come "incarnazione pisana"....anche questa è una sinopia in minio rosso ...molto probabilmente contemporanea alle croci di consacrazione...

Fatemi sapere cosa ne pensate...soprattutto sull'insegna...secondo voi è lo stemma dei Serra-Bas?

Ithokor Inserito il - 25/04/2008 : 10:32:27
La chiesa duecentesca di Sant'Antonio Abate, alla quale era annesso un ospedale che venne poi adibito a brefotrofio, all'interno della quale si notano tracce di affreschi del XIV sec., nel cortile si trova una torre di difesa contro i saraceni;
Non è che quell'insegna è una croce patente rossa... ?? Sono curioso Alessà...

Ecco alcuni esempi de "la Bandera dels sards" (la bandiera dei sardi), come i catalao-aragonesi chiamavano il vessillo dell'albero diradicato verde:

http://img247.imageshack.us/my.php?...bare1kt0.jpg

http://img247.imageshack.us/my.php?...bare2eu5.jpg

http://www.emigratisardi.com/IMG/Im...image004.jpg

alessandra78 Inserito il - 24/04/2008 : 12:17:05
E' proprio vero...siete stati MOLTO d'aiuto!!!!
Anzi,appena capisco come postare le foto (...un pò tarda la ragazza....)voglio farvi vedere un'insegna presente nella chiesa di S.Antonio Abate di Orosei...tra l'altro argomento della mia tesi di laurea....
..CIAO!!!
Adelasia Inserito il - 23/04/2008 : 23:00:25
L'importante è confontarsi e discuterne: non succede spesso, intorno alla nostra storia.
E speriamo di essere stati d'aiuto ad Alessandra78...il nostro forum è speciale anche per questo: qui si trova ciò che altrove potrebbe non esserci

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