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Nota Bene: Is Fassõis - ossia "I fascioni (di giunchi)", è il nome sardo di origine latina che si assegna alle straordinarie imbarcazioni degli stagni di Santa Giusta.
Il "Fassõis", lungo quattro metri e largo, al massimo, un metro, è composto, come dice il nome, da "fascioni" di giunchi che crescono sulle rive lacustri, detti "su fenu" e "sa spadua", legati in modo da rendere appuntita la prua e tronca la poppa.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Bakis Inserito il - 15/01/2007 : 18:32:46
Tratto sa “SESUJA”
Bitti il rituale dell’argia di Sebastiano Burrai.

Quando nei decenni passati a bitti si parlava dell’argia, il discorso cadeva istintivamente nella memorabile ed ultima danza-pantomima,avventa nel paese nell’ormai lontano 29 giugno 1926,definita dal nomignolo del morsicato dall’argia “Su ballu ‘e tziu Batzu”,il cui vero nome era Michele Canu.
Costui venne punto dall’argia all’eta di venti anni, mentre attendeva alla coltivazione di un orticello.
In preda a dolori lancinanti venne sotterrato in un letamaio fino al collo in periferia del paese.
Fu orchestrata una danza circolare, su ballu tundu,attorno al paziente,cui partecipavano sette vedove,sette sposate,sette nubili.
Le danzatrici portavano attorno al collo campanacci di pecore ferri di cavallo e di bue. Il ballo si risolse in un’autentica carnevalata:vi accorsero molti curiosi ed ognuno faceva a gara per lanciare una manciata di letame nel viso del povero malcapitato,che,chiuso in un’ostinata apatia si mostrava restio al sorriso.
Venne così trasportato presso altri due letamai.Una vedova improvvisò un canto : A dria drinna-un’anca ‘e linna- ei s’atera secata-addria drinnata. Ed un’altra : Un’istella tottu a bicos-a bessitu in artu mare-deus pota fiocare- dae su chelu maritos.
Poi, davanti al paziente infossato nel letame,si presentò una vecchia tutta rattrappita che dava il braccio ad un uomo con una gamba anchilosata.La sola comparsa dei due deformi fece ridere lo sventurato,che mentre veniva dissepolto,rivolse alla folla un imprecazione:Ancu cras lu acana a bois!
Quando,pertanto,nei campi,durante i mesi estivi una persona veniva punta dall’argia,cadeva prima in uno stato di prostrazione e di accasciamento, poi,in preda a dolori spasmodici e lancinanti, si contorceva come un epilettico.Bisognava caricarla e portarla immediatamente in un letamaio in fermentazione,possibilmente situato a solatio.Il paziente,spossato e come imbetito dal dolore veniva sprofondato nel letame fino al collo…



15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Anto Inserito il - 31/05/2011 : 14:48:16
"....cosi è ..se vi pare.".....dice Pirandello....non mi sembra poi così importante...io ho abboccato tardi perchè la discussione mi era proprio sfuggita....saluti Maurizio...a.
maurizio feo Inserito il - 30/05/2011 : 12:37:35
ad Anto:
No, non ne so niente: in realtà questo post mi era sfuggito del tutto e non ne conoscevo neppure l'esistenza!
Avevo inizialmente postato quel mio appunto tra le "curiosità utili" (o qualche cosa di simile), nel salottino e mi è stato d'autorità spostato qui.
Succede tutto a mia insaputa...
Anche quelle persone non le conosco
maria Inserito il - 30/05/2011 : 12:02:20
Anto ha scritto:

....si lo so maria...ma non li ho visti neanche in altri argomenti.....bho !!!!
Perchè brutta?...ma è una meraviglia !!!!!Questa Maria fifona!!!! un bacio anto


Fifonaaaaaaaaaaaaa oioi piu che fifona se ne vedo uno strillo che credo mi sentirai fino a Nugoro
basosssssssssss
Anto Inserito il - 30/05/2011 : 11:01:35
....si lo so maria...ma non li ho visti neanche in altri argomenti.....bho !!!!
Perchè brutta?...ma è una meraviglia !!!!!Questa Maria fifona!!!! un bacio anto
maria Inserito il - 30/05/2011 : 07:38:08
Anto ha scritto:

...ho visto che almeno due degli utenti che hanno partecipato alla discussione sono stati bloccati...che mai è successo Maurizio...si sono messi ad allevare Argie? Ne sai qualcosa? anto

Ciao Anto
Gli utenti che son bloccati lo sono da tantissimo sai la discussione data del 2007
basos

P.s che brutto questo " Ragno Volterrano" berkkkk
Anto Inserito il - 29/05/2011 : 20:38:18
...ho visto che almeno due degli utenti che hanno partecipato alla discussione sono stati bloccati...che mai è successo Maurizio...si sono messi ad allevare Argie? Ne sai qualcosa? anto
Anto Inserito il - 29/05/2011 : 20:31:40
.....e chi ti ha frainteso?.....mi sembra più che doveroso ringraziare chi si è messo a fare pò pò di ricerca !!!!
Non conoscevi il Wagner....? ma dai capita!!! Grazie per la fiducia che mostri nei miei confronti..ma sai.... l'età incalza anche per la sottoscritta!!! figurati che dal punto di vista del nome scientifico ero ancora ferma a Latrodectus tredecimguttatus !!!!! baci maurizio.... e a presto per disquisizioni interessanti....
anto
maurizio feo Inserito il - 27/05/2011 : 21:25:48
Anto ha scritto:

Ricevuto Maurizio...grazie, è sempre un piacere saperne di più...a presto anto


Anto, non mi fraintendere, però: non vorrei che tu pensassi che io sminuisco il senso di ciò che tu hai detto...
Io sono convinto che tu sia stata più precisa di me (e che di base tu conosca l'argomento meglio di me, da punto di vista delle scienze biologiche nel senso che so di non potere pretendere d'insegnare alcunché a nessuno in questo campo e specialmente a te) e prendo senz'altro per buone le tue indicazioni e gli autori che tu hai citato, che io (confesso) non conoscevo affatto.

L'aspetto per me più interessante dell'argomento è però quello antropologico che si nasconde dietro il (quasi ormai del tutto sparito) FolkLore; comparativamente poi, quali relitti differenti dei riti antichi (presumibilmente molto simili tra loro, un tempo) ne siano rimasti in diverse regioni, probabilmente a dimostrazione dell'impronta caratteriale differente delle rispettive popolazioni.


Ciao,
M
Anto Inserito il - 27/05/2011 : 20:39:42
Ricevuto Maurizio...grazie, è sempre un piacere saperne di più...a presto anto
maurizio feo Inserito il - 27/05/2011 : 20:14:11
Anto ha scritto:

@ Maurizio carissimo....dopo tutta la ricerca (bellissima) che ti sei fatto forse bisogna segnalare che non si tratta proprio del ragno (lo cita come tu dici anche lo Spano e il Berni)...ma se vai sul Wagner Vieni a scoprire che non si tratta dell'aracnide ...ma di un insetto dal morso terribile appartenente alla famiglia dei Mutillidi (Imenottero vespiforme dove solo i maschi sono alati..la descrive bene lo zoologo Marcialis.)le tre definizioni che indichi sono riferiti all'insetto e non al ragno...che dà altri sintomi per il suo morso.....Comunque anche io ho avuto diversi dubbi sulla bontà delle mie ricerche. Vedi se puoi andare a vedere la Mutylla macrocephala...credo si tratti proprio di lei. Io ho entrambi (latrodectus e Mutylla in preparato alcoolico ma non in foto...peccato!!!!. Un saluto caro anto

Ne ero informato. Ma non ho voluto complicare ulteriormente il discorso con la Mutilla pentamaculata femmina, che non vola a differenza del maschio (e non possiede comportamenti aggressivi, a differenza dell'aracnide), e la cui puntura - molto dolorosa, ma per un tempo piuttosto breve in genere - è spesso mitizzata senz'altro, ma molto meno pericolosa di quella della Malmignatta (che è pur sempre un parente stretto della Vedova Nera: la sua puntura, inizialmente non è dolorosa; i sintomi arrivano lentamente). La mutilla è un imenottero, come fai notare anche tu e pertanto la sua puntura può essere molto dolorosa senz'altro, ma è pericolosa solo per i soggetti allergici sensibilizzati. Gli imenotteri pericolosi (cow killers e ammazza-asini, etc) hanno bisogno di essere piuttosto grossi, cosa che la mutilla non è (in genere, inferiore al cm di lunghezza). Il veleno dell'aracnide, invece, è realmente pericoloso per sua composizione chimica, e le sue dimensioni non sono poi così piccole... D'altronde i due sono popolarmente confusi nel gergo popolare non solo sardo, ma anche degli altri paesi in cui si reperiscono ambedue (ad esempio, in Grecia): un po' come avviene con altri soggetti poco piacevoli (vedi tarantola e geco, tanto per intenderci, anche se appartengono a specie diversissime). Credo che la "Taranta" pugliese, sia ciò che resta dei "riti dell'Argia" antichi della Puglia, a dimostrazione del fatto che la reale entità dell'agente lesivo mitizzato non era affatto importante, nella fantasia popolare. Importanti, antropologicamente, sono invece i motivi che portavano al recupero del soggetto lavorativo alla sua attività e del componente della comunità nell'insieme del gruppo: lo trovo affascinante.... I termini "argia", "arza", "alza" "valgia", "arxa", "asgra" e "braxia", sono tutti nomi differenti con i quali vengono chiamati (e confusi fra loro) i ragni e le mutille.

Questa è un'immagine della Mutilla pentamaculata femmina:
Immagine:

12,46 KB

E questa è un'immagine del Ragno Volterrano:
Immagine:

8,81 KB
Sono ambedue tratte dall'Internet, perché io personalmente non ho avuto incontri ravvicinati con loro, pur essendo stato assaggiato da diversi imenotteri e da qualche altro animale, tra cui gatti, cani, topini campagnoli, pesci greci e rettili nostrani...

P.S.: sotto la voce Mutilla Macrocephala è prima riportato un fungo, poi, finalmente un imenottero, però senza immagini.

Comunque, per dire proprio tutto, ti allego un articolo di Danilo Mainardi che riporta due casi di morte a Genova, da puntura di ragno volterrano:

Pochi in Italia gli insetti pericolosi, più nocivi i ragni

La natura del nostro Paese è tra le più sprovviste del pianeta per quanto riguarda insetti e altri artropodi pericolosi per la vita umana, ciò nondimeno ogni anno si contano alcune decine di morti causate da loro morsicature o punture. Un certo livello di pericolosità possono rappresentare calabroni, vespe e api (imenotteri), zanzare e pappataci (ditteri), cimici (emitteri), bruchi di farfalle (imenotteri), nonché zecche, ragni e scorpioni, che però, pur appartenendo anche loro alla superiore categoria degli artropodi, non sono insetti. Le morti sono di norma dovute o all' assommarsi di numerose punture, come avviene nel caso di un' aggressione da parte uno sciame di vespe o di api, con accumulo di veleno proveniente da più insetti, o alla particolare sensibilità degli individui aggrediti. In questi casi può verificarsi la più tragica delle reazioni allergiche, lo shock anafilattico, che può portare a una morte repentina. Si suole non a torto affermare che l' unico artropode che può essere effettivamente letale attraverso una singola morsicatura è il Latrodectus tredecimguttatus, meglio conosciuto come «malmignatta» o ragno volterrano, di cui molto si scrisse nell' estate del 1987, quando a Genova due persone persero la vita presumibilmente per causa sua. C' è comunque da dire che i casi di morte provocata da questo ragno sono estremamente rari. Oltre che capaci di provocare varie patologie, seppure raramente con esito mortale, direttamente attraverso l' iniezione dei loro veleni, gli insetti e altri artropodi possono rappresentare un pericolo come vettori di malattie parassitarie. L' Italia al proposito ha accumulato una lunga e dolorosa esperienza a causa della malaria, causata da un protozoo, il plasmodio, trasmesso dalla zanzara Anopheles. La zecca dei cani (Ixodes ricinus), è responsabile della meningo-encefalite e dell' artrite infiammatoria (malattia di Lyme), mentre quella dei cani e dei gatti (Rhipicephalus sanguineus), può provocare la cosiddetta febbre bottonosa (o petecchiale) dovuta al germe Rickettsia conovi. Se è vero che l' Italia è povera di specie pericolose, c' è però da dire che è in corso una sorta di globalizzazione zoologica, cioè una penetrazione e colonizzazione di specie esotiche, tra cui alcune potenzialmente pericolose come le ormai famose zanzare-tigre (Aedes). Danilo Mainardi I RISCHI PER L' UOMO: MALMIGNATTA Conosciuto anche come ragno volterrano, nel 1987 a Genova causò la morte di due persone ZECCA DEI CANI Il suo nome è Ixodes ricinus, provoca la meningo-encefalite e l' artrite infiammatoria ZANZARA-TIGRE E' una specie esotica, ma la globalizzazione zoologica l' ha portata anche in Italia

Mainardi Danilo
Anto Inserito il - 21/05/2011 : 19:17:44
@ Maurizio carissimo....dopo tutta la ricerca (bellissima) che ti sei fatto forse bisogna segnalare che non si tratta proprio del ragno (lo cita come tu dici anche lo Spano e il Berni)...ma se vai sul Wagner Vieni a scoprire che non si tratta dell'aracnide ...ma di un insetto dal morso terribile appartenente alla famiglia dei Mutillidi (Imenottero vespiforme dove solo i maschi sono alati..la descrive bene lo zoologo Marcialis.)le tre definizioni che indichi sono riferiti all'insetto e non al ragno...che dà altri sintomi per il suo morso.....Comunque anche io ho avuto diversi dubbi sulla bontà delle mie ricerche. Vedi se puoi andare a vedere la Mutylla macrocephala...credo si tratti proprio di lei. Io ho entrambi (latrodectus e Mutylla in preparato alcoolico ma non in foto...peccato!!!!. Un saluto caro anto
NuragheBlu Inserito il - 12/05/2011 : 22:37:07
Non è che il nome del paese Arzana ha a che fare con il ragno?
maurizio feo Inserito il - 26/04/2011 : 19:14:29
L’Argia (o Arza, o Varza o Arzolu) in Sardegna è un ragno, niente di più. È l’unico ragno pericoloso esistente in Italia (Latrodectus tredecim guttatus), in quanto il suo veleno può essere pericoloso. Dopo circa un’ora dalla puntura, in genere determina dolore addominale crampiforme, sudorazione, febbre, brividi, grave astenia, malessere generale e – qualche volta – la morte. Lo si conosce, nel resto dell’Italia, sotto altri nomi: Malmignatta, Ragno Volterrano, Bottone, Falance*.

Naturalmente, esistono anche leggende al riguardo: come potrebbe non essere altrimenti? Secondo una di queste, le arge sono anime malvage. Furono condannate, perché il giorno del Corpus Domini rifiutarono di fare omaggio a Gesù Cristo, mentre passava la processione del Sacramento. Per vendetta, presero a “mordere” con un morso mortale. Ma Gesù volle mitigare la loro pericolosità, per cui il loro “morso” determina da allora solo tre giorni di ballo e di festa. Secondo un’altra leggenda, si tramanda che tanto tempo fa, durante un Carnevale, mentre si stava svolgendo una festa in maschera, con tutte le danze e musiche tipiche della Sardegna, tutto fu interrotto dalla comparsa di un sacerdote, che passava per portare il viatico ad un moribondo: allora tutti s’inginocchiarono in segno di compunto rispetto, salvo alcuni giovani.

Il sacerdote li rimproverò, per questa loro omissione e gliene chiese il motivo. Scherzando, essi risposero in modo irriverente: “Perché noi non siamo persone, siamo Arge!”.

Ed allora – mentre un vento terribile li sollevava e li portava via con sé, una voce tonante dal Cielo pare che li condannasse a trasformarsi proprio in arge.

Si tratta come si vede, di una piccola leggenda popolare. Ma essa determinò quello che divenne “il rituale dell’Argia”.

Dato che le Arge nacquero di Carnevale, per guarire la vittima della loro puntura, si è costretti a farle ridere…

Ogni qualvolta c’era una vittima (dolorante ed in preda a grande malessere, ricordiamo…) si facevano venire tre donne: una nubile, una sposata ed una vedova, le quali erano deputate a questo compito preciso, farla ridere. Come? Ballando danze strane, buffe ed oscene, cantando filastrocche umoristiche o oltraggiose, compiendo gesti buffi o inaspettati. Tutto ciò era fatto anche allo scopo di distrarre la povera vittima dalle sue condizioni veramente vergognose: perché il rituale prevedeva che il poveretto (confuso, sudato e febbricitante…) fosse messo dentro un sacco e quindi sommerso fino al collo nel letame. (Vi sono variazioni, nelle quali a ballare sono 7 donne, nubili, maritate o vedove, a seconda dei casi diagnosticati; il malcapitato era talvolta posto in un forno caldo, oppure nel proprio letto, altre volte era posto nudo nel letame: ogni paese possiede le proprie ricette particolari).

Sinceramente, per far ridere una persona in quelle condizioni, bisogna essere veramente bravi.

A me, non scapperebbe neanche un riso “sardonico”.

Ma sia chiaro che il rituale originale è molto più complesso di questo: esiste un primo tempo “diagnostico” nel quale di deve capire di fronte a quale Argia ci si trova.

L’Argia “pizzinna” (bambina) gradisce essere coccolata al ritmo di ninne nanne; l’Argia bagadia (nubile) o “isposa” (fidanzata) o “cojada” (sposa) o “collionada” (sedotta) gradisce molto i canti d’amore e può cercare anche dei partner nella danza, come fidanzati simbolici. L’Argia “prentoxa” (partoriente) si accompagnerà alla rappresentazione mimata di un parto. L’Argia “fiuda” (vedova), richiede una interpretazione di cordoglio e di pianto per il proprio sposo. L’Argia “beccia” (anziana) tende a richiedere la rappresentazione del torpore e dell’immobilità affianco al focolare. L’Argia “martura” (malata) può addirittura rifiutare il divertimento del ballo ed apprezzare gli scossoni del carro in movimento.

Nel “rito” l’unico scopo è quello d’individuare il tipo di Argia presente e di soddisfarne le richieste, per placarne i sintomi. Quindi possono essere eseguiti solo cani, oppure solo balli, o anche solo cori di lutto, a seconda dei casi.

Le “tecniche” diagnostiche adottate sono molteplici e – di solito – sono utilizzate tutte contemporaneamente.

La prima ad essere usata è quella musicale, cui si associa la danza.

Una volta individuata la musica adatta (che dovrebbe corrispondere a quella del paese d’origine dell’Argia), tale musica dovrà continuare, insistendo nella stessa melodia per tutti i tre giorni della cerimonia.

Il posseduto, in sintonia con il ballo, dà inizio al ballo, con o senza la presenza di altri.

(Questo ha lo scopo, spesso raggiunto, di distrarre la vittima dai continui violenti dolori).

L’individuazione dell’Argia richiede anche tecniche di tipo esorcistico, a mezzo un interrogatorio. In genere, attraverso questo dialogo, l’Argia manifesta il proprio stato d’appartenenza, i motivi della punizione e la propria provenienza.

Se tutte queste condizioni sono soddisfatte, il rito è terminato.

Si ricorre anche al travestimento: tutti il vicinato cerca nelle proprie case l’abito femminile più adatto, che la vittima (un maschio, in genere: raramente si trattava di una donna) dovrà indossare, magari simulando un parto simbolico. La ricerca dell’abito viene effettuata facendo indossare di seguito vari vestiti differenti alla vittima, fino a quando uno non venga più “rifiutato”, perché risulta gradito all’Argia.

Segni di rifiuto sono il peggioramento o il prolumgarsi dei dolori, mentre il “gradimento” si accompagna ad una remissione.

Trovato l’abito giusto, questo deve essere indossato per tutti e tre i giorni. Una volta terminato il rito ed ottenuta la guarigione, dovrà sparire.

Al posseduto da un’argia partoriente i dolori “non possono” sparire, a meno che prima non gli sia offerta una pupattola (rappresentante la figlia dell’Argia), che egli dovrà cullare al seno e vezzeggiare. È singolare che il partoriente soffra realmente di dolore addominale e l’identifichi terapeuticamente nei dolori del parto, destinati a sparire con la nascita.

L’argia punge nei mesi estivi, durante il periodo della mietitura, oppure durante la spigolatura o durante la raccolta delle fave o durante il pascolo. È per questo motivo che la vittima è quasi esclusivamente un maschio. Si è morsi durante una pausa di lavoro: all’inizio si avverte solo la puntura, ma nel giro di pochi minuti il dolore si diffonde e diviene fortissimo e violento. È acuito da vari fattori, tra cui la distanza da casa, la solitudine, l’impossibilità di una cura rapida ed efficace.

Si tratta di una malattia che simboleggia difficoltà, precarietà e durezza non di una sola vita, ma della vita di tutti: perché avviene nell’ambiente della collettività. Per questo tutta la collettività partecipa al recupero del malato, che è un individuo prezioso per la sopravvivenza di tutta la collettività.

Nel rituale sono contenuti alcuni elementi che potrebbero essere destabilizzanti, per una rigida comunità agropastorale conservatrice e morigerata: la latente omosessualità solo simbolica del travestito, la libera espressione di trasgressioni sessuali, che sarebbe altrimenti proibita e stigmatizzata, specialmente per una donna di paese, di qualsivoglia stato (nubile, sposata, o vedova), da parte del rigido controllo sociale esercitato dalla comunità intera su ciscuno.

Per il posseduto (o la posseduta) è facile dire “non si trattava di me” oppure “ero fuori di me” dopo avere avanzato una serie di pretese che – normalmente – non avrebbe mai avuto coraggio e licenza di avanzare e dopo avere impersonato ruoli che non potrebbero mai competergli (le). Ecco, quindi comparire l’illecito e l’osceno, che la morale corrente non permetterebbe; ecco comparire un corpo esorcistico di sole donne (con l’unica eccezione del suonatore) e la totalizzante presenza del ballo insieme, che permette di rinforzare i sentimenti d’appartenenza di ogni singolo alla stessa comunità.
L’opinione della Chiesa era naturalmente negativa, nei confronti di questi rituali, perché non vi ravvisava affatto il senso di liberazione temporanea dagli affanni di una vita dura e di stenti di tutta la comunità, né la legittima ri-appropriazione da parte della stessa di un suo componente sofferente, bensì vi ravvisava il peccato, la deviazione dal normale, l'allontanarsi dalla religione, per seguire antichi percorsi pagani.
Invece, si tratta di un rito potente, antropologicamente interessante e profondo, la testimonianza preziosa di ciò che nella realtà è quasi una psicoterapia ante litteram.
Sarebbe molto bello riesumarne la memoria e rappresentarla nuovamente: non più credendoci, naturalmente, perché nel caso medico attuale, un'iniezione di cortisonico o un'antistaminico risolvono prosaicamente e rapidamente la questione...
Ma senza cuore e senz'anima.


*Falance, ateniese, fratello d’Aracne, che imparava l’arte delle armi mentre questa si dedicava alla tessitura (Schol. ad Nicandr. Ther. 12); per aver praticato l’incesto con la sorella fu trasformato in animale che divora la sua prole.

Il nome significa "linea di battaglia, falange", ma è anche, nella forma #966;#945;#955;#940;#947;#947;#953;#959;#957;, il nome di un ragno velenoso, la tarantola o la malmignatta (Aristot. Hist. an. 555 b). Deriva dall’indoeuropeo * bhl-#601; -g-, "supporto, trave". Il greco moderno ha ancora #963;#966;#945;#955;#940;#947;#947;#953;, "ragno".







La vedova nera (Latrodectus hesperus) fa parte della famiglia delle Therididae che comprende 6 speci ed è diffusa nelle più calde regioni del mondo; è considerato uno dei ragni più velenosi che esistano. Il veleno è 15 volte più tossico di quello di un serpente a sonagli ma solo una piccola dose di liquido letale è iniettato con la sua puntura cosicché la mortalità risulta essere abbastanza contenuta. Le femmine sono di un colore nero lucente con delle macchie rossastre sulla parte bassa dell’addome. La femmina è più grande del maschio ed inoltre presenta una colorazione più vivace. La lunghezza varia dagli 8 ai 40 millimetri e il peso in media è di un grammo. La vedova nera è un animale timido e schivo e l’unico momento d’evidente attività è quello riproduttivo. Conduce una vita notturna e trascorre le ore diurne nascosta sotto qualche sasso o nella tana. La femmina “mostra” la macchia rossa posta sul ventre, così da inviare chiari segnali di minaccia a chiunque abbia intenzione di disturbarla.

Fonte:

Clara Gallini, I rituali dell’Argia, Padova Cedam, 1967

Francesco Alziator Il mito dell’Argia Ichnusa 1956, Sassari
beriberis Inserito il - 20/01/2008 : 10:07:14
Clara Gallini, La ballerina variopinta. Una festa di guarigione in Sardegna, Napoli, Liguori 1988. E' lo studio migliore sul tarantismo sardo, di un'allieva di Ernesto De Martino, il massimo studioso dell'argomento, che ha insegnato anche a Cagliari. Clara Gallini è allieva di De Martino, l'autore di testi sacri sul taraantismo italiano come Sud e magia, come La terra del rimorso eccetera.

inorabona
rosmery Inserito il - 20/01/2008 : 09:42:29
ALLUCINANTE, questo meraviglioso paese è un continuo scoprire di tradizioni......................

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