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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
cisto Inserito il - 29/10/2006 : 00:48:46
Oggi sono passato per S.Vero Milis all' uscita ho trovato un nuraghe straordinario e certamente rappresenta uno dei maggiori monumenti nuragici dell'intera isola. per dimensione e particolarità. Il NURAGHE S' URACHI
Segnalato per la prima volta nel 1935 da Antonio Taramelli, il nuraghe è stato oggetto di scavi nel 1948 da parte del prof. Giovanni Lilliu. In seguito ulteriori campagne di scavo si sono svolte a partire dal 1979 e l'indagine prosegue tuttora.
Sapete che per la stragrande maggioranza i nuraghi non sono stati ancora scavati??? saranno stati interrati da uno tzunami??? perche tutti i nuraghi del campidano sono stati interrati o rasi al suolo??? che mistero i nuraghi, a che servivano, quale funzione avevano ??? il mistero e tutt' ora irrisolto.
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Trambuccone Inserito il - 07/06/2008 : 18:53:48
Alleluja alleluja!
Veramente dei post molto piu' che interessanti.......

Come già detto e ripetuto qui e .... da altre parti, spero proprio che altri seguano l'esempio di Alfonso e vengano a discutere con noi.
Qualcuno lo ha già fatto, altri stanno arrivando.......e spero ne arriveranno altri ancora.

T.
EdoSardo Inserito il - 07/06/2008 : 17:53:13
Tanta carne al fuoco, il mio parere è che nel panorama dell' archeologia sarda qualcosa sta cambiando in meglio. Le tesi dei giovani archeologi utilizzate dai titolari di cattedra o da ricercatori per i loro lavori finalmente vengono citate, prima non succedeva, basta guardare i lavori di sintesi che ben conosciamo e si ha sempre l' idea che il professore sia un genio e che le idee, i dati, la conoscenza dei monumenti e delle problematiche relative alle antichità sarde siano esclusivamente farina del suo sacco. Certo ci sono ancora tanti lati negativi, ma a piccoli passi si sta cambiando. Solo 15-20 anni fa non sarebbe mai nata la querelle tra Moravetti e Paschina, cioè il classico caso di "copia e incolla" ai quali avevamo ormai fatto il callo.
cavalier servente Inserito il - 07/06/2008 : 15:00:04
Caro Dottor. Stiglitz,
con grande entusiasmo leggo che è nato un dibattito che finalmente esula da “tsunami, tsunamiti, shardana e fantarcheologi”: mi riferisco allo scambio di messaggi con Cicisbeo.
Proprio questo mi porta ad intervenire e a manifestare solidarietà e comprensione a Cicisbeo.
Cicisbeo scrive “È molto raro che uno studioso si confronti con gli altri attraverso canali come questo e soprattutto che accetti che persone che non conosce e che probabilmente non sono nessuno per dare giudizi, mettano in discussione il suo lavoro”.
Dottor Stiglitz i più sinceri complimenti!
Lei è uno dei pochi (insieme ad Alessandro Usai, Mauro Perra...si vedano gli interventi su www.manifestosardo.org) ad essersi messo in discussione, o meglio, che abbia messo in discussione i suoi studi e che abbia iniziato quell’opera di discesa dalle “torri d’avorio” che i vetusti accademici sardi, detentori del sapere archeologico identitario (qualcuno va doverosamente escluso) non si sono mai preoccupati di fare.
Ammirevoli gli sforzi per tracciare nuovamente quella sottile, ma necessaria linea, tra scienza archeologica e mito, e ammirevole e degno di nota il coraggio di uscire allo scoperto e parlare di archeologia anche sui blog.
Ma...ma...ma...
Non è disdicevole fare divulgazione scientifica: anzi! Se la scienza medica non avesse avuto la giusta diffusione, ci sarebbero troppe persone in fila da Vanna Marchi piuttosto che in fila per un vaccino!
La divulgazione costringe noi archeologi a dover sviluppare ipotesi di vita e di morte e ad affrontare con disgustosa semplicità la realtà materiale che ogni giorno studiamo e che vorremmo si deducesse dai fiumi di carta scientifica dove si riportano splendidi esempi archeografici (tavole e tavole di orli, fondii etc.) e pessimi risultati archeologici.
Quindi vorrei invitare lei e tanti altri colleghi ad accettare, una volta per tutte, che la pubblicazione archeologico-scientifica non può essere soltanto la descrizione archeografica del dato archeologico rinvenuto (foto e disegni di materiali)! E’ finita l’epoca delle scoperte alla Schliemann, tanto più nell’epoca della comunicazione di massa!
La presenza e il dato del materiale rinvenuto sono la doverosa “conditio sine qua non” non si possono fare ipotesi e ricostruzioni storiche, ma allo stesso modo L’ÌPOTESI E LA RICOSTRUZIONE STORICA SONO LA VERA ANIMA SCIENTIFICA DELL’ARCHEOLOGIA!
Quindi è doveroso che i dati e le informazioni siano pubblici e fruibili per tutti gli studiosi, secondo lo stesso standard e senza i segreti militari ai quali il materiale archeologico è sottoposto (e non per ragioni di tutela!).
La vera capacità archeologica sta nello sviluppare la migliore soluzione storica a parità di conoscenza del dato
Poichè non voglio insistere sull’accurato elenco di sforzi e di fatica per lo studio e la pubblicazione, attraversati da lei e dal Dott. Usai e poichè non voglio sottolineare che 10 anni sono tanti...(spero che non si faccia la fine dei materiali di Antigori!), lancio una sfida a lei e a tutti quei pochi studiosi SERI che seguono il blog e la lancio a Lei, perchè in ogni caso rimane uno di quei pochi con i quali si possano scambiare ipotesi e ci si possa confrontare (non appartenendo nè all’Accademico Mondo nè alle estreme frange di tutela delle Soprintendenze), disposto a confrontarsi e a rispondere con educazione e modestia.
Poichè le difficoltà e la fatica sono e saranno tanti, sarebbe disposto a sviluppare un confronto con altri studiosi, a parità di conoscenza del dato?
Se anche altri studiosi potessero studiare gli stessi materiali di Su Padrigheddu e di S’Uraki nella prospettiva di una pubblicazione, quanta univocità avrebbero le vostre ipotesi storiche? Forse sarete in pieno accordo, o forse discordanti, o chissà...
Qui si parrà la vostra nobilitate, e qui che dovrete dimostrare chi è più archeologo e chi è più archeografo: soltanto a parità di dati la scienza si può confrontare! Altrimenti il confronto è impari...e non avrà mai uno sviluppo, relegando l’archeologia a vetusto hobby di lords e sogno di giovani bramosi di storia che devono diventare vetusti per accedere al dato!
Cordialmente Cavalier Servente.
alfonso Inserito il - 06/06/2008 : 12:51:54
Gentile Cicisbeo
se hai seguito i convegni scientifici di Sant’Antioco e di Villanovaforru avrai avuto modo si sentire anche i miei interventi, di tipo scientifico e non divulgativo, nei quali non ho presentato solo la sequenza delle fasi, ma anche i materiali ceramici sia nuragici che fenici. Non solo, ma a Sant’Antioco con Salvatore Sebis abbiamo prodotto un’analisi parallela mettendo a confronto l’insediamento di s’Urachi/Su Padrigheddu (San Vero Milis) e di Su Cungiau ‘e funtà (Nuraxinieddu); in entrambi i contesti dell’età del Ferro nuragici sono confrontabili e in entrambi ci sono materiali fenici contemporanei a quelli nuragici; insediamenti che, però, come abbiamo mostrato, hanno una storia diversa, nel senso che quello di Nuraxinieddu muore intorno alla fine dell’VIII – inizi VII mentre quello di s’Urachi, nella stessa epoca, si trasforma in un insediamento pienamente fenicio. I dati li abbiamo presentati nel 2005 e attendiamo ancora la pubblicazione; avrei preferito fossero già stati editi, visto che illustrato dati inediti e osservazioni e ragionamenti originali e inedite, che chiunque avrebbe potuto utilizzare senza neanche citarmi. Ma preferisco diffondere l’informazione anche se con il rischio di perdere la titolarità della stessa.
L’area di Su Padrigheddu in realtà è stata “scoperta” tra il 1980-1982 tramite una prospezione di superficie. Ne venne data una rapida e immediata informazione nell’ambito di due mostre tenutesi a Cabras e in alcune conferenze. Nel catalogo delle mostre era previsto anche una scheda dell’insediamento e dei materiali, compresi disegni e foto. Purtroppo, pur avendo consegnato i testi quel catalogo non venne mai edito. Di quei dati venne data comunicazione nel 1984 in almeno tre pubblicazioni da parte di Gianni Tore, proprio con la menzione della necropoli, e nel 1987 da me. La datazione al VII sec. (oggi parlo di VIII sec.) venne avanzata sulla base delle conoscenze che allora si avevano della ceramica fenicia e, in particolare, delle anfore. Vorrei precisare che si tratta di dati provenienti da ricerche di superficie e non di scavo, e che non abbiamo corredi funerari veri e propri ma frammenti ceramici, alcuni dei quali sono tipici ed esclusivi di necropoli, mentre altri sono pertinenti all’abitato, nuragico prima e fenicio-punico e romano poi.
Il contesto di Su Padrigheddu ha una piena continuità dal Primo Ferro nuragico sino all’età romana, mentre la parte del nuraghe, oltre alla struttura del Bronzo Medio (?) – Recente, la struttura in opera isodoma del Bronzo Finale (datazione risultante dagli ultimi sondaggi) ha materiali in continuità sino all’età romana, anche se latitano, salvo qualche, eccezione i materiali fittili nuragici (tieni conto che lo scavo è ancora su strati punico-romani).
Posso anche dire che tutti gli studiosi che lo hanno chiesto hanno potuto vedere direttamente i materiali, senza alcuna eccezione.
La morte di Gianni Tore, dieci anni fa, interruppe il processo di lavoro che stavamo portando avanti. Riprendendo in mano i materiali alla ripresa degli scavi nel 2005, avendo assunto la direzione assieme ad Alessandro Usai della Soprintendenza, abbiamo ridato impulso proprio alla volontà di pubblicare tutta la documentazione degli scavi sino ad allora effettuati. Il che ha significato, per me riprendere in mano i dati di Su Padrigheddu, anche per la mia specifica competenza di quelle fasi. Riprenderli in mano, ormai, con le conoscenze emerse dalle stratigrafie di Sant’Antioco e di Sant’Imbenia in particolare. Il quadro si sta ampliando e l’unicità di S. Imbenia (e di s’Urachi) scompare, fortunatamente.
Da qui la sequenza di miei interventi nei congressi scientifici: gli studiosi hanno avuto, praticamente in tempo reale, l’evoluzione della mia ricerca su questi materiali e in generale sulla prima età del Ferro. La pubblicazioni di quei testi è, ahimè al di fuori della mia volontà, e, credimi, non vedo l’ora che avvenga.
Come ti ho già scritto stiamo predisponendo il volume con la pubblicazione dello scavo, che dovrebbe andare in porto l’anno venturo, anche perché sono in corso le analisi geologiche, comprese quelle dei materiali fenici e nuragici di Su Padrigheddu e di Nuraxinieddu, in parallelo.
Nel frattempo sono state avviate quelle tesi di laurea e, in parte concluse, di cui ti ho parlato (ho dimenticato quella in campo geologico sulle analisi dei materiali). Le tesi di laurea terminate sono depositate ovviamente all’Università e al Comune di San Vero Milis e la loro titolarità è in capo a colui/colei che l’ha fatta, con i quali ho, appunto, condiviso lo studio dei materiali rinunciando a pubblicarli io, pur provenendo da mie ricerche. Quello che posso fare è, ovviamente, di insistere perché le trasformino in pubblicazioni, nelle quali questi giovani studiosi non si limitano a fare il catalogo, ma lo studio vero e proprio. Per quanto riguarda specificamente i materiali di Su Padrigheddu, essi entreranno a far parte della pubblicazione di cui dicevo, in parte studiati da me e da Alessandro Usai e in parte da una giovane collega.
La volontà c’è, l’entusiasmo pure, mancano i mezzi, eppure pian piano ci stiamo riuscendo; in attesa dei finanziatori facciamo la strada un passo dopo l’altro.
cordialmente
cicisbeo Inserito il - 06/06/2008 : 10:35:00
Gentile Dott. Stiglitz,
non vorrei peccare di presunzione, ma purtroppo parlo proprio perchè conosco l'argomento, leggo ogni tanto pubblicazioni scientifiche e seguo con attenzione il panorama degli studi di archeologia nuragica e fenicio punica, soprattutto il dibattito molto acceso che ha animato convegni come Sant’Antioco nel 2005 e Villanovaforru alcuni mesi fa.
E proprio per quel poco che so, vedo che negli studi editi finora sul complesso di S'Uraki il sito appare un unicum nel panorama sardo ma ancor più in quello oristanese; per questo motivo avverto l'urgenza di conoscerne la storia. Se per pubblicazione si intende dire che ci sono materiali fenici insieme a quelli nuragici, che l'insediamento ha diverse fasi di uso, e che in tale secolo ci furono dei nuovi interventi edilizi ecc.. allora stiamo parlando di cose diverse o meglio, quello di cui mi sto lamentando è un’altra cosa.
Io mi riferisco a pubblicazioni scientifiche. Indubbiamente la Sua opera nel campo dà valore all'insediamento a livello turistico e divulgativo, anzi è innegabile che tra il mondo scientifico e il cittadino curioso che vuole saperne di più ci sia una barriera che molti studiosi faticano a superare, o non vogliono superare. Non è il Suo caso, dal momento che trovo molto importante e fruttuoso il Suo operato, che consente a chiunque, digitando su un qualsiasi motore di ricerca la parola “S’Uraki”, di saperne di più su questo sito attraverso blog come questo, peraltro da una voce autorevole come la Sua. È molto raro che uno studioso si confronti con gli altri attraverso canali come questo e soprattutto che accetti che persone che non conosce e che probabilmente non sono nessuno per dare giudizi, mettano in discussione il suo lavoro.
Tuttavia io parlo della possibilità per altri studiosi di confrontare la situazione di S'Uraki con altre e magari, sulla base della pubblicazione dei materiali veri e propri, con disegni e foto, postulare altre e nuove ipotesi tutte da discutere. Però se mi permette, allo stato degli studi, appare molto difficile capire cos'era S'Uraki tra l'età del Ferro e quella fenicia, tanto più fare un paragone “ad armi pari” tra S’Uraki e Sant’Imbenia.
D'altronde, per quanto ne so io, proprio al 1995 risale la scoperta delle tombe di Su Padrigheddu. La mia domanda è: possibile che non bastino 13 anni per vedere una pubblicazione dei corredi delle tombe? Giacché ancor oggi molti studiosi discutono e si chiedono se fosse una necropoli fenicia in un insediamento indigeno, oppure nuragica con elementi indigeni, evidentemente a tuttoggi non sono molti gli strumenti "pubblici" per poterlo capire, non trova? Mi rendo perfettamente conto che i tempi della ricerca sono molto lunghi, ma dove sono le tesi di laurea di cui parla?
È possibile quindi che i contesti inediti di S'Uraki siano dimenticati negli archivi dell'Università di Cagliari?
E proprio perchè i tempi sono lunghi perchè non condividere lo studio dei materiali con, ad esempio, giovani laureandi o studiosi promettenti che di una pubblicazione si accontenterebbero di fare il catalogo?
Ad esempio, mi chiedo, se qualche giovane studioso Le chiedesse di avere la fortuna di analizzare e pubblicare, sotto la Sua guida, i materiali della necropoli di Su Padrigheddu, Lei accetterebbe?
Non dubito della validità dei tuoi studi (per carità! Io non sono nessuno per farlo), ma forse S'Uraki ha bisogno di qualche stimolo in più per apparire alla comunità scientifica e a chiunque vada a visitarlo in tutto il suo splendore.
Mi perdonerà per il mio modo forse troppo schietto e diretto di rivolgermi a Lei, sono solo le parole di una persona curiosa, che vorrebbe che le ricchezze della propria terra e i gli studi a riguardo spazzassero via tutte le fantasie che circolano da un po’ di tempo sugli Shardana e su Atlantide, minando la validità di tanti anni di tante fatiche di tanti studiosi.
La ringrazio per aver risposto
Cordiali saluti

Janahome Inserito il - 06/06/2008 : 02:44:47
falkittu ha scritto:

E' vero quello che dici Janahome, in quel momento ho preso per i fondelli il turista che mi aveva posto la domanda su atlantide. Sapevo perfettamente che era la risposta che voleva sentirsi dire ed io, forse ingenuamente, ho risposto in quel modo, un si secco, senza neppure pensarci. Purtroppo fa più notizia la storia di atlantide che quella di un popolo, quello nuragico, che ha innalzato torri di 30 metri, la bellezza di 4000 anni fa; purtroppo, caro amico EdoSardo, fa più notizia la favola dello Tzunami che le 16 torri componenti il nuraghe di Orroli. Dico purtroppo perchè vorrei che non fosse così.


Ma hai perso una grande occasione:
"girare" il discorso a favore del nuraghe al posto dello Tzunami...
a sognare ci pensa già lui, ma davanti al nuraghe di Orroli non potevi che portarlo alla realtà di quella costruzione:
Torri di 4.000 anni fa
falkittu Inserito il - 06/06/2008 : 02:00:20
E' vero quello che dici Janahome, in quel momento ho preso per i fondelli il turista che mi aveva posto la domanda su atlantide. Sapevo perfettamente che era la risposta che voleva sentirsi dire ed io, forse ingenuamente, ho risposto in quel modo, un si secco, senza neppure pensarci. Purtroppo fa più notizia la storia di atlantide che quella di un popolo, quello nuragico, che ha innalzato torri di 30 metri, la bellezza di 4000 anni fa; purtroppo, caro amico EdoSardo, fa più notizia la favola dello Tzunami che le 16 torri componenti il nuraghe di Orroli. Dico purtroppo perchè vorrei che non fosse così.
Janahome Inserito il - 06/06/2008 : 00:15:00
falkittu ha scritto:

Da poco mi trovavo ad Orroli, al nuraghe Arrubiu, ed un turista milanese mi chiedeva se i nuragici fossero davvero gli atlantidei. Gli ho risposto di si. Se i turisti vengono per Atlantide e pagano il biglietto, forse potremmo riuscire ad avere i fondi che tanto servono a persone volenterose come Alfonso. Me lo auguro, se questo serve a far si che splendidi monumenti architettonici e culturali come il S'Urachi non rimangano sepolti troppo a lungo, con il loro carico di storia e di verità.


Scusate il mio intervento profano:
sono 4 anni ormai che ogni fine settimana lo dedico alle passeggiate culturali:
sono profana, nel senso che io dei nuraghi non sò tutte queste cognizioni
precise e nuove,
mi accontento di quello che le guide (se presenti) mi raccontano,
di quello che posso reperire e leggere senza troppi termini tecnici
faccio domande e spesso non ho risposte precise,
ma sommando la cosa ho informazioni.
Da tanta profanità, una domanda:
Questo si secco, che ho sottolineato nel post,
è giusto?
Voglio dire, al Louvre c'è Monna Lisa:
se io chiedessi da profana se è vera sta storia del Codice
e mi sentissi rispondere sì, secco e senza indugi,
senza cioè farmi capire che è una teoria, come tante,
che si discute ancora e che comunque è da dimostrare ma non da scartare del tutto,
andrò via convinta e ben appagata per quello che ho provato io,
ma sotto-sotto mi prende in giro il tizio che mi ha fornito l'informazione, no?
Perchè la presa in giro?
Un sì secco, senza spiegazioni, non dà informazione.
Siccome tu hai davanti tizio che si vuole sentire Aglio,
gli dici Aglio ben sapendo che esiste anche la Cipolla
e sopratutto lo Scalogno...
Io non approvo questo genere di cose:
non mi pare che sia giusto prendere in giro chicchessia
che lo scopo sia benefico o no per la Sardegna,
un conto è leggermi un libro
e sapere che intorno a quel libro c'è tanto fermento, tante opinioni
diverse,
un conto è recarmi in un sito archeologico, fare domande
e ricevere risposte così solo perchè quelle risposte pagano
Sono 4 anni che vado in giro a vedere nuraghi, palazzi, musei e quant'altro,
ho sempre pagato volentieri e ho sempre cercato quel quaderno delle
presenze da firmare,
ben cosciente del fatto che il mio piccolo contributo lo vedo davanti a me
in quel momento: quello che visito,
e che ha un enorme costo per farmelo vedere,
non ho nessun diritto di pretendere di averlo gratis
(solo in norme di sicurezza per chi lavora e per chi fà il turista si spende un patrimonio!)
e tanto meno ho diritto di conoscerlo per quello che non è.
Un milanese, un turco o un giapponese hanno i miei stessi diritti,
liberi di farsi un'opinione per conto loro,
posso dargli il mio contributo, ma non prenderli per i fondelli
perchè pagano.
***
Scusate l'O.T. lungo...

PS: rileggo il mio post: spero che questo non sia letto in tono cattivo, sò che falkittu non ha inserito il suo intervento per scatenare toni aspri, ma mi sa di tanta ingenuità...
EdoSardo Inserito il - 05/06/2008 : 21:11:50
Caro Falkittu, mi auguro che i turisti milanesi fossero ad Orroli a visitare l' eccezionale n.ghe Arrubiu, e non per visitare un' atlantide che difficilmente è qui. Hanno pagato il biglietto per visitare il nuraghe o per visitare atlantide? scusate se mi ripeto fino alla nausea: non inquiniamo la storia per fini commerciali, non ce n'è bisogno (e comunque sarebbe sbagliato), pubblicizziamo quello che esiste in Sardegna che è più che sufficiente! altro che tzunami, i nuraghi parlano da soli! gli scavi di S' Urachi, tra l' altro, hanno dimostrato che non c'è stato nessuno tzunami, visto che siamo in tema S' Urachi...
Ammutadori Inserito il - 05/06/2008 : 19:45:30
puntuale come sempre.
falkittu Inserito il - 05/06/2008 : 19:44:47
Sentiti ringraziamenti ad Alfonso per la sua umiltà. Bisogna riconoscere che non è da tutti rispondere ad ogni domanda posta in un forum. Non conoscevo il nuraghe di San Vero Milis, mi sembra che purtroppo, nonostante il vostro grosso lavoro, il sito sia un po' abbandonato, così come tanti altri in Sardegna. Sono stato in Corsica qualche anno fa. Loro hanno valorizzato la casa in cui, forse, ha dimorato Napoleone per qualche notte, facendo naturalmente pagare un biglietto di ingresso. Noi è soltanto da qualche anno che facciamo pagare per visitare i monumenti nuragici ed a chi come te, presenta progetti veri, viene risposto picche dagli organi competenti. A questo punto ben vengano le teorie dello Tzunami o di Atlantide, se poi portano soldi e fondi per i monumenti.
Da poco mi trovavo ad Orroli, al nuraghe Arrubiu, ed un turista milanese mi chiedeva se i nuragici fossero davvero gli atlantidei. Gli ho risposto di si. Se i turisti vengono per Atlantide e pagano il biglietto, forse potremmo riuscire ad avere i fondi che tanto servono a persone volenterose come Alfonso. Me lo auguro, se questo serve a far si che splendidi monumenti architettonici e culturali come il S'Urachi non rimangano sepolti troppo a lungo, con il loro carico di storia e di verità.
alfonso Inserito il - 05/06/2008 : 19:18:28
Per Cisto
dovremmo riuscire a breve a fare un intervento aperto al volontariato. Inoltre dovremo finalmente completare la recinzione.
Per il resto i mezzi sono pari zero e il taglio dell'erba non si fa senza mezzi, vista anche la dimensione dell'area. Peraltro l'erba è un fatto naturale e di per sé non fa danni.
Per la sistemazione dell'area e l'apertura al pubblico abbiamo presentato progetti (tieni conto che dobbiamo asportare la vecchia strada provinciale) e restaurare le torri, fatto che mi preoccupa di più rispetto all'erba, ma sinora l'ascolto da parte di chi ha i fondi (vedi la Regione) è pari allo zero e i privati sono più interessati ai fantomatici tzunami, più che a uno scavo scientifico.
Cordialmente
alfonso Inserito il - 05/06/2008 : 19:12:51
Caro Cicisbeo
noto nel tono della tua mail una certa animosità, il che di per sé non è negativo ma indice di passione, il problema sta sempre nell’informarsi, e non è difficile, prima di muovere gravi accuse. Cercherò di risponderti sinteticamente e, spero, con chiarezza.
Primo: gli scavi e la loro pubblicazione integrale.
Intanto precisiamo che negli ultimi dieci anni abbiamo fatto 2 (due) campagne di pochi mesi, una nel 1995 e una nel 2005, con risultanti interessanti di cui è stato dato, per l’ultima (2005) un immediato e sintetico, ma completo, resoconto leggibile on line nel sito internet del Comune di San Vero Milis, con tanto di foto dello scavo. Non solo durante e dopo lo scavo abbiamo fatto varie conferenze, frequentatissime e conseguenti visite guidate nelle quali sono stati mostrati tutti i risultati dello scavo. Altrettanto era stato fatto per lo scavo del 1995. Non solo, nel sito internet del Comune stiamo mettendo tutte le pubblicazioni edite su s’Urachi. Questa parte del sito, spero entro l’anno, diventerà un sito specifico del Museo e sarà decisamente più ricco.
Vorrei chiarire che Su Padrigheddu non è cosa distinta da s’Urachi ma è la parte di area archeologica posta al di là della strada provinciale, parte integrante della complessa area di s’Urachi. Non solo i risultati dello scavo del nuraghe, ma soprattutto il riesame dei reperti di Su Padrigheddu mi hanno portato a specificare meglio la natura di quell’area e a ipotizzare la presenza di un villaggio nuragico dell’età del Ferro (VIII sec. a.C.) con presenza di materiali fenici contemporanei, segno anche della presenza stabile di questi nell’area, che spiega anche la presenza della necropoli fenicia; una situazione identica a quella di S. Imbenia di Alghero. Questo l’ho reso pubblico in tutte le conferenze divulgative che ho fatto e l’ho presentato sia in maniera generale che specifica, con i reperti, in svariati congressi scientifici di valenza nazionale e internazionale dedicati al rapporto tra nuragici e fenici: Sant’Antioco 2005; Lisbona 2005; Oristano 2006; Cagliari 2006; Roma 2006; Villanovaforru 2007. Di tutti questi, eccetto uno, sono in corso di stampa gli atti, ma il ritardo non dipende da me; solo quello di Cagliari è stato di recente edito; quelli di Sant’Antioco, Roma e Villanovaforru dovrebbero, salvo sorprese, uscire entro quest’anno. Trattandosi di atti di convegno gli studiosi, gli appassionati o le persone semplicemente interessate, hanno potuto sentire in diretta e vedere le immagini di quei materiali e di quegli scavi. Dati che ho riportato anche in tutte le conferenze divulgative che ho fatto, rendendoli quindi disponibili ancora prima della pubblicazione.
Quindi, come vedi, non solo nessuna rassegnazione, anzi cambiamento deciso nell’interpretazione, sulla base delle nuove ricerche e dei nuovi dati. Con gli studi che contemporaneamente hanno portato avanti i colleghi Usai e Sebis, sempre nell’oristanese e presentati nei convegni di Sant’Antioco e Villanovaforru stiamo dando un volto al mondo nuragico della prima età del Ferro nell’oristanese. Un percorso di studio difficilissimo, complesso, lontano dalle semplificazioni banalizzanti di tanta letteratura giornalistica. Tra gli altri ho dato anche una nuova interpretazione allo scarabeo di Monti Prama (Sant’Antioco 2005); cosa che mostro in tutte le conferenze che faccio.
La pubblicazione integrale dello scavo, che non è cosa semplice né di breve tempo, e che presuppone attività pratiche come ad esempio il disegno accurato dei pezzi (attività estremamente lenta) è prevista per l’anno venturo, in sede scientificamente prestigiosa e, quindi, garanzia di rigore, se vanno in porto alcune proposte editoriali, visti gli alti costi delle pubblicazioni scientifiche.
Ho lasciato per ultimo il tema che mi è più caro e che, ti confesso, mi ha fatto veramente arrabbiare, quello delle tesi di laurea. Chiedere informazioni è lecito ed è benemerito, lanciare accuse presuppone che ci si sia informati e si sappia di che cosa si sta parlando. Lo scavo di s’Urachi da sempre è stato sede di attività didattica dell’Università finalizzato proprio alla preparazione degli studenti. Dieci anni fa con Gianni Tore avevamo iniziato ad avviare lo studio dei materiali, anche se con difficoltà per l’assenza di strutture adeguate in attesa del Museo (ormai giunto in dirittura d’arrivo). Purtroppo la scomparsa prematura di Gianni Tore rallentò in un primo tempo questa attività. Poi abbiamo dato un nuovo impulso proprio alle attività didattiche. Esiste un accordo con la Cattedra di archeologia classica dell’Università di Cagliari che ha affidato varie tesi di laurea proprio sui materiali romani di s’Urachi e degli altri scavi e ricerche che ho condotto nel territorio. Tesi di laurea concluse per le quali sto insistendo con le autrici perché pubblichino i risultati, avendo io rinunciato al diritto di pubblicazione; anzi è stata una condizione che ho posto per dare il materiale per tesi di laurea. Altre tesi di laurea, di specializzazione, nonché tesine di specializzazione in varie università sono state date o sono in corso sui materiali preistorici del territorio (almeno tre), sui materiali nuragici (una), sui materiali fenici (una), su materiali di provenienza subacquea (una). Altri materiali sia nuragici che romani li ho affidati a colleghi per lo studio e la pubblicazione. Di più non potrei fare, nella pressoché totale assenza di mezzi.
Quindi credo di dare il mio contributo professionale in ogni occasione possibile, con le mie capacità, non credo di trattenere alcunché, né di tenere sottochiave segreti sconvolgenti, buoni per la fantarcheologia ma non certo per una seria ricerca scientifica che non ha risposte romboanti ogni settimana, ma un duro, lento, faticoso, spesso noioso, lavoro quotidiano.
Cordialmente

cisto Inserito il - 05/06/2008 : 19:05:23
Spero riprendano presto gli scavi di questo nuraghe, perché sono passato di li qualche giorno fa e devo dire che il nuraghe non si vede già più fra sterpaglie e arbusti, purtroppo non è un bel vedere, capisco ci vogliano soldi ma se ne spendono tanti per cose molto meno importanti.
cicisbeo Inserito il - 04/06/2008 : 17:57:20
ma quando si potrà avere una pubblicazione integrale ( o anche parziale, ci accontentiamo) dei contesti di S'Uraki?
Gli studiosi hanno aspettato con ansia di avere qualche notizia sulla necropoli fenicia e/o indigena di Su Padrigheddu (alla buonanima di Gianni Tore) e qui ormai credo che il sentimento predominante sia la rassegnazione....ma invece per il nuraghe di S'Uraki, in cui le ricerche sono vive e continuano tuttora, dobbiamo proprio accontentarci di 4 foto, una pianta, o di poter visitare il sito su appuntamento??????
Quand'è che il mondo degli studi potrà essere illuminato con importanti notizie scientifiche che potrebbero essere fondamentali per approfondire il tema dei Fenici e gli indigeni nel golfo di Oristano??

Quanti tesisti e giovani studiosi metterebbero la firma anche solo per vedere i materiali emersi nello scavo di S'Uraki??????

Scusate, non lo trovo giusto, in primis perchè chi scava ha il dovere di divulgare le sue scoperte, e poi perchè noi abbiamo il diritto di conoscere la nostra storia!!!
Per chi ha concessione di uno scavo di tale importanza (anche se tutti i siti e gli scavi hanno la loro importanza) credo che sia un dovere professionale dare il proprio contributo scientifico, dato che mi pare che le occasioni non manchino. Quindi se non si riesce a dare il proprio contributo perchè non si ha il tempo, forse è il caso di prendere il considerazione la possibilità di far studiare queste cose ad altri che possano pubblicare in tempi più consoni, dato che la pubblicazione dei materiali di S'Uraki potrebbe stravolgere gli studi in corso di tante persone!!!!!!!!



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