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Inserito il - 11/03/2007 : 21:40:49
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ANTONI GRAMSCI di F.Casula e M.Porru
Antonio Gramsci, capirlo in sardo Un agile biografia in limba destinata agli studenti scritta da Casula e Porru
L' anno scorso si è celebrato degnamente un anniversario deleddiano (i settant' anni dalla morte) con iniziative e manifestazioni molteplici. Nel 2007 cade un analogo appuntamento: i settant'anni della morte di Antonio Gramsci. Sono i due scrittori sardi che hanno avuto la maggiore fama internazionale, che tuttora perdura. Eppure nessuno dei due ha mai parlato dell'altro nelle sue opere. Gramsci non cita mai la Deledda (neanche quando vinse il Nobel) nei quaderni e nelle lettere. La scrittrice nuorese gli riservò un trattamento analogo. Tra aprile e maggio a Cagliari ci sarà un convegno internazionale su Gramsci. Altre manifestazioni (con l'annunciata presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano) si terranno ad Ales e Ghilarza. Fittissimo il calendario di incontri e dibattiti in tutti i circoli dei sardi sparsi nella penisola e all'estero. In concomitanza con queste iniziative uscirà un poderoso libro di Bruno Maiorca, che contiene la bibliografia gramsciana. Sarà un'occasione per rendersi conto delle traduzioni in tutto il mondo delle lettere e dei quaderni scritti in carcere. Va detto che le opere di Gramsci ( dopo un lungo periodo di ostracismo) sono state stampate e tradotte anche negli Stati Uniti, in seguito anche alla fortunata biografia scritta da Giuseppe Fiori negli anni Sessanta che ebbe una notevole diffusione internazionale. Gli anniversari sono importanti soprattutto per un aspetto. Perchè si esamina sotto una nuova luce la produzione di un autore che ha qualcosa da dire alle generazioni a lui successive. In altre parole oggi per quali motivi Gramsci è attuale? Se non lo fosse tutto si ridurrebbe a ricerca storica fine a se stessa. Che Gramsci meriti di entrare nelle scuole del nuovo millennio lo ribadiscono i curatori delle collane Omines e feminas della Alfa editrice. Con un volume interamente scritto in sardo dal titolo "Antoni Gramsci". I due autori di questa biografia ricca di immagini fotografiche in bianco e nero e a colori sono Frantziscu Casula e Matteu Porru entrambi hanno alle spalle una densa esperienza didattica sull'uso del sardo nell'insegnamento. Oltre ad aver pubblicato in passato diverse opere che valorizzano le capacità espressive della loro lingua materna. Questa nuova biografia su Gramsci è al tempo stesso sintetica e completa. Vengono ripercorse tutte le tappe dell'esistenza movimentata e drammatica dell'attore dei Quaderni dal carcere, dando un particolare risalto al Gramsci sardo. Le radici isolane di questo straordinario personaggio (che ha ispirato registi cinematografici e teatrali) vengono messe in luce anche facendo riferimento ai suoi campi d'indagine, come le tradizioni popolari e la questione della lingua. Ma gli autori del libro sottolineano anche i riflessi che hanno avuto le idee di Gramsci sugli intellettuali e gli artisti della nostra regione. Tra questi vanno citati Umberto Cardia, Michelangelo Pira, Giuseppe Dessi, Francesco Masala, Mario Ciusa Romagna e altri.Anche chi scelse schieramenti politici diversi dal partito comunista (erede diretto delle posizioni di Gramsci) per un motivo o per un altro ha riconosciuto di avere tratto stimoli e spunti del pensiero gramsciano su diverse questioni (come la letteratura e il teatro, l'autonomia e la lingua, il meridione e le fabbriche). Non tutto è stato detto e scoperto sulla vita del pensatore di Ales. Diversi punti interrogativi sono presenti nella biografia che gli ha dedicato Giuseppe Fiori, uscita quarant'anni fa, in concomitanza col convegno tenutosi a Cagliari per i trent'anni della morte. Da allora sono state trovate e pubblicate decine di altre lettere di Gramsci. Ma il grande giallo da risolvere sta a Mosca, nei fascicoli della polizia e dei servizi segreti sovietici. Solo esaminando queste carte si potrà far luce sui motivi per i quali fu tenuto in carcere in Italia, anziché tornare in Urss, in seguito a una trattativa avviata tra Stalin e Mussolini. Anche per altri aspetti ci sono zone d'ombra in una vicenda umana che gli storici del futuro capiranno meglio.
GIOVANNI MAMELI
tratto da l'Unione Sarda
Alfa Editrice € 10 pagine 47
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La mia religiosità consiste nel sentirmi parte di tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato, e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
F.De André***LIBRIDISARDEGNA***
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Inserito il - 05/04/2007 : 23:39:57
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Come promesso ad Adelasia eccomi quì a raccontarvi delle Donne di Casa Gramsci
scritto da Mimma Paulesu Quercioli, nipote di Antonio Gramsci, perchè figlia della sorella Teresina, la sua preferita.
Emerge maggiormente la figura della madre di Nino (così Antonio veniva chiamato dai suoi familiari) Peppina Marcias che a soli 37 anni si è ritrovata da sola, con sette figli da mantenere e il marito in carcere per 5 lunghi anni. In casa tutti avevano imparato a lavorare, pur di racimolare qualche lira per il mangiare. La piccola Teresina a soli otto anni confezionava una calza da uomo al giorno; Grazietta ricamava e Emma stirava; Mario e Nino lavoravano all'ufficio del catasto e anche Gennaro e Carlo si davano da fare.. Enormi sacrifici per ognuno della famiglia Gramsci pur di mandare avanti negli studi Antonio, il quale aveva più di tutti una spiccata intelligenza. Il legame tra la mamma Peppina e il figlio Antonio era profondissimo e nel periodo in cui si trovava in carcere, pian piano, si rendeva conto di quanto forte fosse sua madre e di tutti i sacrifici che aveva fatto per lui.
Introduzione I miei ricordi sulla Casa Gramsci di Ghilarza risalgono ai primi anni trenta, quando era abitata da Peppina Marcias, da Francesco Gramsci, da Grazietta l'unica dei figli rimasta con loro e da Mea, figlia di Gennaro. Mia madre lavorava alI 'ufficio postale, aveva poco tempo durante il giorno da dedicarci e perciò stavamo spesso a casa dei nonni. Devo dire che erano ore piacevolissime, perche soprattutto Grazietta aveva una particolare, affettuosa disposizione verso di noi. Sui gradini che portano dalla cucina al cortile sedevamo nelle ore tiepide a riprodurre con cartone e forbici figure di animali, carretti, barche ( «Anche noi li facevamo da piccoli, Nino era il piu bravo di tutti!» diceva mia madre). Anche la nonna ci seguiva nei giochi, stava li accanto a noi. Ogni tanto staccava una foglia da una pianta di mentuccia e ne gustava il profumo ( «L 'ha piantata Nino quando venne in vacanza nel 1912,>, sentivo dire. «Aveva anche segnato con tegole e sassi i contorni delle aiuole lungo il muro della casa del forno, proprio dove sono ancora le rose»). Come mi piaceva la casa del forno! Quando il forno era acceso (accadeva una volta la settimana) vi si mescolava il calore e il profumo del pane fresco. Le braci, sull'imboccatura, arrossavano il volto di Peppina che con la pala assestava i pani all'interno. E nonostante i suoi settanta anni sembrava ancora giovane. Cosi pure mi piaceva il pozzo al quale si accedeva attraverso uno sportello che stava in cucina, a sinistra dei fornelli. ( «È comodo per tenerci le cose al fresco e poi non è da tutti avere l'acqua in casa...»). D'inverno si stava in cucina, che era l'unico ambiente riscaldato da un bracere. Si stava tutti raccolti coi piedi sul supporto di legno. Spesso la nonna raccontava le «storie», quelle vere, della sua vita e dei suoi figli, e quelle fantastiche di zane e di tesori che cosi bene sapeva improvvisare. Accanto alle braci si teneva in caldo una piccola cuccuma di caffè. Se veniva zia Margherita Delogu, o qualche altra vecchia amica, lo si offriva. Nelle occasioni importanti si usavano le tazzine con la rosa, quelle del servizio buono, che erano sempre in mostra nella credenza della sala da pranzo. Al piano di sopra, nella camera da letto dei nonni, quella col soffitto a «cannizzada», c'era una vecchia scansia segnata dai tarli, piena di fotografie, di libri e di carte ( «Sono i libri di Nino, di quando era studente a Cagliari. Quando sarete piu grandi serviranno anche a voi»). C'erano anche le lettere che arrivavano dal carcere e i suoi quaderni con le traduzioni di latino e di greco e gli appunti di fisica. Ogni tanto Peppina apriva la scansia, ce li mostrava e, spostandoli, li accarezzava. Nella stanza accanto c'erano i letti di Emma e di Grazietta e un grande armadio, dove un giorno, tra le altre cose, trovammo un mandolino ( «Emma e Grazietta suonavano bene», ci disse la nonna. «Adesso in questa casa tutto è silenzioso e triste. Ma quando le ragazze erano giovani...»). Al piano terra, a destra del locale d'ingresso, c'era la «camera buona», dove si entrava di rado. Era arredata come si usa in Sardegna colletto singolo, la coperta era bianca e fatta a mano, un «salottino» di vimini e la scrivania di Cicillo. «Ma dove dormivano tutti gli altri quando questa casa era abitata da dieci persone?». Nessuna delle risposte che ci venivano date riusciva a spiegare questo mistero. Perche quando si elencavano stanze e letti, mancava sempre il posto per qualcuno... Sono passati tanti anni. Ma, ogni volta che entro nella Casa Gramsci, questi e altri ricordi del passato riaffiorano. Penso a Peppina Marcias, a Teresina, a Grazietta, a Emma Gramsci e a Grazia Delogu che li hanno vissuto, hanno sofferto, hanno atteso. Mi sfiorano le loro voci, intravedo le loro immagini sfuocate dal tempo, mi tornano alla memoria brani delle loro vite che si sono intrecciate con quella di Nino. Sono state loro, la madre e le sorelle, la fonte d'informazione diretta attraverso la quale egli ha potuto approfondire sempre piu il suo rapporto con la Sardegna. E ancora sono state loro le interlocutrici ideali per evocare i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, per ritornare continuamente a Ghilarza, dove affondavano le sue radici. In que- sti ricordi egli trovò un riferimento fondamentale, non solo affettivo, che lo aiutò a sopravvivere negli anni del carcere, quando tutti i fili che lo legavano al mondo si spezzarono e la sua salute peggiorava, inesorabilmente... Ma il rapporto con Nino non basta per far risaltare queste figure femminili nella loro giusta luce. Peppina, Grazia, Teresina, Emma e Grazietta sono state importanti per se stesse, per come hanno vissuto la Joro vita, e perciò si può dire che la storia della Casa Gramsci è la loro storia. Una storia dove le donne hanno avuto un ruolo preminente e decisivo per le sorti di tutta la famiglia.
dove acquistarlo? Casa Editrice: Iskra Anno: 2003 Pagine: 160 Prezzo: € 12.50
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Adelasia
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Penna d'oro
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Inserito il - 07/04/2007 : 10:14:07
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Ti sono riconoscente, Agresti ! Una casa Gramsci sconosciuta, piccoli e grandi ricordi che mi aiutano a capire di più il personaggio e quanto siano state importanti le sue donne sarde, visto che si parla quasi sempre delle sue donne russe .... Credo proprio che lo acquisterò, dopo questo tuo gradito...antipasto!!!
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Agresti
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Inserito il - 07/04/2007 : 18:24:59
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Ho iniziato a conoscere Gramsci, credo proprio, leggendo questo libro.. Effettivamente si parla tanto di Tatiana, la cognata, poco della moglie Giulia. Comunque mi ha letteralmente comosso l'amore e il legame tra i fratelli, le sorelle e la madre della famiglia Gramsci. La signora Peppina ha atteso di rivedere suo figlio per tantissimi anni e non gli è stato mai possibile, perchè è morta prima che lui uscisse dal carcere. Volevano anche portarla a Roma, ma ormai il suo fisico malato e stanco non glielo hanno permesso.. Poi ad Antonio è stata nascosta la morte della madre, perchè non avrebbe potuto sopportare il peso di un tale dolore e quando gli viene svelato il triste segreto dice che l'aveva capito dalle lettere che riceveva, le quali emanavano proprio l'assenza di sua madre.
A me ha colpito il modo di raccontare di Mimma, la quale va oltre il racconto, trasmette delle emozioni, avendo vissuto in quell'ambiente e avendo una madre così intellettualmente attiva, cosa rara per quei tempi per una donna.
Adelasia.. poi mi dirai la tua Le tue considerazioni saranno, di sicuro, più profonde!!
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 13/11/2007 : 19:50:56
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A proposito di Gramsci
Nei Quaderni del carcere la traduzione di ventiquattro fiabe, dalla raccolta dei fratelli Grimm, che Gramsci pensava di mandare ai suoi nipoti e ai suoi figli e che non furono mai spedite perchè il regolamento lo vietava, sorprese senz'altro tutti i lettori . Rimasero inedite per tanto tempo fino a che Mimma Paulesu e Elsa Fubini le organizzarono in un corpus di racconti unendole a brani dell'Albero del riccio , a racconti del periodo giovanile torinese e a reminiscenze giocose della sua infanzia a Ghilarza . Tutto si fonde nel suggestivo libro Favole di Libertà . Chi non ha mai paura di tornare all'infanzia troverà deliziosa questa raccolta e respirerà il profumo di un tempo prezioso.
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Akribia
Nuovo Utente
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Inserito il - 09/01/2008 : 09:36:40
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Aldo Accardo
La biscia e il ciarlatano. Piccole note su Gramsci
€ 5,00
“La biscia morde il ciarlatano, ossia il demagogo è la prima vittima della sua demagogia”. Il settantesimo anniversario della morte di Gramsci fornisce l’occasione per riflettere sull’attualità del suo pensiero, un tema politico tutto italiano. In tutto il mondo infatti i suoi testi continuano a esser tradotti, letti e discussi. Le piccole note su Gramsci hanno l’intento di contrastare il rischio di una rimozione del pensiero gramsciano da parte della sinistra. Non si tratta di giudicare l’attualità di un autore in base alla possibilità di trovare nella sua riflessione la risposta a questioni precise e determinate, ma di valutare quanto possa risultare fecondo nella realtà attuale il patrimonio morale, politico e culturale della sua opera.
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 03/03/2008 : 16:17:43
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UN ROMANZO SU GRAMSCI E LE SORELLE SCHUCHT di Guido Liguori
La vicenda umana e sentimentale di Gramsci, l’intreccio di amori, corrisposti o meno, che vi fu con la moglie Giulia e le sorelle di questa, Eughenia e Tania, hanno già costituito in passato lo spunto per alcuni testi teatrali. È la prima volta, invece, a quanto ci consta, che esse sono al centro di un romanzo, L’amore assente. Gramsci e le sorelle Schucht, autrice Adriana Brown, uscito per i tipi di CET - Clerico editore (Torino, 2002, pp. 139, euro 11,75). Diciamo subito che né la qualità letteraria del testo, né il background documentario sembrano all’altezza del romanzo dedicato pochi anni fa a Togliatti e anche alle sue vicende amorose dalla scrittrice irlandese Julia O’ Faolain (Ercoli e il guardiano notturno, pubblicato in Italia da Editori Riuniti nel 1999). Qui l’interesse è fornito piuttosto - ci sembra - da un altro dato: l’autrice, Adriana Brown, è nipote di Nilde Perilli, e ha usato - nel disegnare il suo racconto, che va dal soggiorno gramsciano di Serebriani Bor (il sanatorio russo dove conosce prima Ghenia e poi Iulca) alla morte del comunista sardo - «lettere, appunti, ricordi» della congiunta. Chi sia Nilde Perilli è noto a chiunque si sia occupato della biografia di Gramsci. Già amica intima (a quanto apprendiamo dal romanzo stesso) di Eugenia Schucht durante il suo soggiorno romano precedente alla prima guerra mondiale - periodo nel quale, frequentando l’Accademia delle belle arti, vi conosce appunto Nilde, e in cui «le piace frequentare la boheme internazionale e romana» (citiamo dalle note biografiche che costituiscono l’Appendice del libro) -, negli anni venti costituisce il tramite della conoscenza tra Antonio e Tania e diviene la migliore amica di quest’ultima, la sua unica confidente, benché sia la più stretta collaboratrice del medico di Mussolini, il fascista Raffaele Bastianelli. Nel periodo in cui assiste Gramsci in carcere, Tania è ospitata in casa Perilli e - stando al libro - Nilde, con le sue conoscenze nell’ambiente dei migliori medici della Capitale, l’aiuta a ottenere il ricovero di Antonio prima alla clinica Cusumano e poi alla Quisisana. Che peso ha la fantasia nella ricostruzione tentata dall’autrice? E quanto si basa sugli appunti della congiunta? E quanto di questi appunti è attendibile e supportato da riscontri oggettivi? Non siamo in grado di rispondere. A volte non si può restare che fortemente dubbiosi di fronte a certe ricostruzioni (specie se ci si imbatte in veri e propri sfondoni, tanto ingenui da muovere al sorriso, come quando si legge che Gramsci in carcere stava lavorando «a un suo programma di storia della letteratura italiana»!), altre si ha l’impressione che le notazioni sulla psicologia o sulla vita quotidiana dei protagonisti arricchisca la nostra conoscenza della vicenda gramsciana. A parte la storia sull’appartenenza di Giulia ai «servizi» sovietici (ma nell’Appendice si ammette che in realtà si tratta solo di una ipotesi), appaiono più nuovi e interessanti alcuni particolari sulla vita di Tania, avvenimenti che certo Nilde (e anche la scrittrice) poteva e possono conoscere meglio del contenuto dei Quaderni. Interessanti le parti relative ai motivi della «estraneità» di Tania rispetto alla sua famiglia: avversa al comunismo, anche per le sofferenze che da adolescente le procurano le privazioni di cui patisce in Siberia, dove è con la famiglia a causa delle idee politiche paterne; fuggita con un ufficiale zarista sposato, da cui avrebbe avuto addirittura un figlio, subito sottrattole dall’amante, Tania è - per la Brown - colei che davvero ama Gramsci, per nulla ricambiatane. Del resto, stando al libro, Antonio non avrebbe saputo ricambiare neanche il forte amore che aveva nutrito per lui Eugenia, che tradisce repentinamente appena conosce la bella Giulia, l’unica che in fondo non lo ama davvero, pur restandone per breve tempo affascinata e accettando di sposarlo. Del resto, anche il suo amore sarebbe particolare, capace di chiedere (fisicamente e psicologicamente), ma non di dare. L’amore per le sue idee, il suo partito, la sua gente, sembrerebbe quello che a cui Gramsci resta davvero preso, sia pure «astrattamente». Per il resto, si tratterebbe di una modalità di sentimento tale da giustificare ampiamente il titolo. Lasciamo agli eventuali lettori un giudizio sul romanzo e sulla sua utilità effettiva.
da Recensioni IGS Italia
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Marialuisa
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Inserito il - 06/03/2009 : 08:34:41
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Il sito Liber Liber rende fruibile all'ascolto l'audiolibro L'albero del riccio di Antonio Gramsci .
L'ascolto è reso piacevolissimo dalla lettura pacata ma interessante di Silvia Cecchini , si tratta di favole che lo scrittore ha voluto immaginare durante la detenzione forse per sentirsi più vicino ai suoi piccoli figli .
C'è molto della tradizione sarda , vi sono racconti che la fantasia dell'autore ha trasfigurato , ricordi cari della sua giovinezza in Sardegna ( su scurzone , le rane , Santu Lussurgiu ) e si troveranno anche racconti di Tolstoj , Dickens , Kipling .
Lasciamoci trasportare , torniamo bambini e viaggiamo con la fantasia !
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Modificato da - Marialuisa in data 06/03/2009 08:45:16 |
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Asinella80
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Inserito il - 06/03/2009 : 12:08:31
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Grazie Mariluisa dell'importante segnalazione....
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jomaru
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Inserito il - 13/03/2011 : 14:34:32
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Segnalo anche il libro "La famiglia Gramsci in Russia" di Giancarlo Lehner, uno spunto in più per ricomporre il puzzle del grande intellettuale sardo.
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Il mare l'abbraccia divina impronta del regale sandalo... |
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