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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/03/2012 : 11:26:41
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[media]qui vedo ci sono molti appassionati di arte tessile sarda. mi chiedevo quali notizie ci fossero sulla tessitura del lino dai tempi preistorici ai giorni nostri. vi segnalo questo bel filmato sulla produzione del lino, dai campi, alla sua battitura e infine alla sua tessitura
| documentazione delle fasi di produzione e lavorazione del lino a Busachi, piccolo centro del Barigadu (Sardegna centrale). La riproposizione, voluta dalla locale associazione culturale "Collegiu", si è avvalsa del sostegno dell'Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in Agricoltura (ERSAT) e ha visto coinvolti numerosi anziani del paese, detentori del "saper fare" per la coltivazione e per le successive lavorazioni della fibra. |
http://www.sardegnadigitallibrary.i...l=626&id=173
poi c'è anche questo pdf: www.paleoworking.net/project_file/download/poster_lino.pdf | Per quanto concerne la Sardegna, pesi da tela- io e fuseruole, rinvenuti numerosi in tutta l ’ isola, attestano indirettamente le attività di filatura e tessitura fin dalla Preistoria.
Nel territorio del Barigadu la semina, praticata o- vunque in piccole quantità per sopperire agli usi domestici, avveniva in Ottobre o in Novembre. Particolarmente rinomato era il lino di Busachi. ( L inum usitatissimum var. Usitatissimum ) che Vista al microscopio Fra le due fasi della gramolatura, il lino veniva posto ad essiccare all ’ interno del forno del pa- ne accuratamente pulito, operazione che age- è invece più alta con il fusto di ramificazioni. volava ancor di più il distacco della fibra. La fibra tratta dal lino domestico ( Linum usita- Le fibre venivano poi scapecchiate mediante u- tissimum) è la più diffusa durante la Preistoria; i no scapecchiatoi con i denti metallici. più antichi frammenti di tessuto in lino risalgono Quando la fibra era pulita iniziava la filatura, per al Neolitico Antico ( VIII-VII millennio a.C. ) e continuare un processo simile a quello del filato vengono dal Vicino Oriente ( G rotta di Nahal- di tutte le fibre tessili. Hamar in Plestina e più tardi nel villaggio di Ca- tal Huyuk in Anatolia ) . Trattamento del lino: essicazione All ’ inizio della stagione secca, nel mese di Maggio, quando la pianta diventa gialla, veniva estirpata e raccolta in piccoli fasci, successiva- mente stesi sul campo a seccare con la radice Panno di lino da un insediamento preistorico ( Svizzera ) rivolta verso l ’ estern
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per "impepare" la discussione, le fonti classiche riportano il c.d. lino sardonico, ma riferiscono la produzione di questo lino alla Colchide. poichè, vien male pensare che agricoltori sardi andassero sin nella Colchide a piantare e a tessere, potremmo leggere la notizia e l'aggettivo sardonico, nel senso che i greci, riconobbero in un particolare lino, piantato e coltivato nella colchide, le stesse caratteristiche di quello sardo, magai a loro molto più noto.
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Modificato da - DedaloNur in Data 11/03/2012 11:32:31
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/03/2012 : 11:49:56
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http://www.sardinews.it/una%20volta.html
| Il lino e la storia del suo utilizzo - Il lino è un’erba che appartiene alla famiglia delle linacee, ramificata nella parte estrema ad unica fioritura, ha foglie lisce e fiori generalmente azzurri, talvolta bianchi o violacei alle estremità. Ogni fiore produce una capsula che contiene vari semi oleosi, detti semi di lino, di forma ovale e piatta, di colore marrone-rosso e brillanti. Da questi si estrae un olio conosciuto con lo stesso nome del seme. Le fibre parallele che formano la corteccia dello stelo sono quelle che costituiscono la stoppa. La varietà di lino da olio (Linum usitatissimum var. humile) ha fusti generalmente più brevi e semi più grandi rispetto a quella da fibra (Linum usitatissimum var. usitatissimum). La fibra tratta dal lino domestico (Linum usitatissimum) è la più diffusa durante la Preistoria; i più antichi frammenti di tessuto in lino risalgono al Neolitico Antico (VIII-VII millennio a.C.) e vengono dal Vicino Oriente (Grotta di NahalHamar in Plestina e più tardi nel villaggio di Catal Huyuk in Anatolia). In Europa le testimonianze relative ai primi tessuti provengono dall’insediamento tedesco di Kuckhoven (Colonia– cultura della Bandkeramik, VI-V millennio a.C.), conservati in un antico pozzo grazie alla presenza di un ambiente umido. In Italia i tessuti in lino divennero diffusi a partire dall’Età del Bronzo, soprattutto nei villaggi palafitticoli di Ledro e Fiavè in Trentino, da dove provengono molti resti di intreccio. Semi di lino sono stati rinvenuti in Italia per la prima volta nel villaggio del Neolitico Antico della Marmotta, sul lago di Bracciano. dgfbrst
Dalla ricerca etnografica alla sperimentazione - La ricerca etnografica condotta dalla scrivente in un’area centrale dell’isola, nella regione storica del Barigadu, ha dimostrato come molte tecnologie e oggetti connessi alla lavorazione del lino, siano rimasti praticamente immutati dall’antichità fino quasi ai giorni nostri. In questo territorio la semina, praticata ovunque in piccole quantità per sopperire agli usi domestici, avveniva in ottobre o in novembre. Particolarmente rinomato era il lino di Busachi (Oristano). All’inizio della stagione secca, a maggio, quando la pianta diventa gialla, veniva estirpata e raccolta in piccoli fasci, successivamente stesi sul campo a seccare con la radice rivolta verso l’esterno. Dopo qualche tempo i fasci venivano battuti con un maglio di legno, in modo da estrarre il seme dalla capsula. Gli steli liberati dai semi, raccolti per la semina dell’anno successivo, venivano immersi in un rio, in modo che l’acqua e i microrganismi potessero indurre la decomposizione dei fusti, che facilita la successiva separazione delle fibre dalla parte legnosa. Dopo un periodo di 10-15 giorni gli steli venivano posti nuovamente ad essiccare, questa volta in posizione eretta e, successivamente, sfibrati attraverso la gramolatura effettuata qui con due differenti tipologie di gramole (s’àrgana e sa takkula). Fra le due fasi della gramolatura, il lino veniva posto ad seccare all’interno del forno del pane accuratamente pulito, operazione che agevolava ancor di più il distacco della fibra. Le fibre venivano poi scapecchiate mediante uno scapecchiatoio, una sorta di grande pettine di legno con i denti metallici (su pettene). Quando la fibra era pulita iniziava la filatura. Strumenti principali di questo procedimento erano il fuso (su fusu), la fusaiola (s’urtieddu) e la conocchia (sa cannuga). Il fuso non è altro che un’asta di legno che presentava qui, nell’estremità superiore, una capocchia emisferica sempre di legno, dotata esternamente di una scanalatura nel mezzo - utile a ricevere il filo - e di un gancio in cima al quale veniva fissato il filo. La fusaiola è una piccola massa forata in legno o pietra, di forma per lo più discoidale, che serviva a zavorrare la base del fuso e che creava un “effetto volano” necessario ad ottenere una migliore torcitura delle fibre per formare il filo. La conocchia o rocca è uno strumento di canna forato nella parte mediana; in esso si avvolgeva una determinata quantità di fibra ancora grezza (su curizone). Per formare il filo si tirava una piccola massa di fibra dalla conocchia, la si arrotolava con le dita e la si fissava al fuso; con il pollice e l’indice le si imprimeva un rapido movimento rotatorio e, mentre si tendeva man mano dell’altra fibra dalla rocca, la si faceva scorrere rapidamente con il palmo della mano dall’anca al ginocchio. Ottenuta una certa quantità di filo, si passava a realizzare la matassa mediante l’utilizzo dell’aspo (su sorbidorzu), un bastone di legno con due pioli trasversali alle estremità, orientati in direzione opposta attorno ai quali si avvolgeva, incrociandolo abilmente, il filo. Terminata questa operazione, la matassa così ottenuta veniva sistemata nell’arcaiolo (su sorbu ’e trama), attrezzo di legno che, girando su un perno, agevolava l’operazione manuale di svolgimento della matassa e di riavvolgimento del filo in gomitoli. Nell’ambito del progetto sperimentale di fabbricazione delle corde, tutte le fasi sopra descritte sono state verificate più volte. Fra di esse quelle più critiche sono risultate quelle relative alla macerazione e alla filatura. Infatti, una macerazione sbagliata incide negativamente sulla qualità della fibra così come una non perfetta filatura limita la robustezza ed uniformità del filato e, di conseguenza, del prodotto corda. Il metodo utilizzato per la produzione della corda è quello classico della torcitura ed il numero dei fili è stato calcolato sulla base di considerazioni e indicazioni che, per mancanza di spazio, verranno affrontate prossimamente in questa stessa rivista. |
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 12/03/2012 : 14:39:39
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Hai visto bene Dedalo qua ci sono tante tessitrici appassionate … Il filmato che documenta le fasi di produzione e lavorazione del lino a Busachi è molto molto interesante e bello.
Riprendo la domanda posta da te “Mi chiedevo quali notizie ci fossero sulla tessitura del lino dai tempi preistorici ai giorni nostri”, se mi permetti Dedalo io, vorrei estendere la tua domanda anche ad altri filati come la lana, il cotone o più in generale all’origine della tessitura in Sardegna. Da queste fonti … i più antichi frammenti di tessuto in lino risalgono al Neolitico Antico (VIII-VII millennio a.C.) e vengono dal Vicino Oriente (Grotta di NahalHamar in Plestina e più tardi nel villaggio di Catal Huyuk in Anatolia). Mentre in Europa le testimonianze relative ai primi tessuti provengono dall’insediamento tedesco di Kuckhoven (Colonia– cultura della Bandkeramik, VI-V millennio a.C.), conservati in un antico pozzo grazie alla presenza di un ambiente umido. Questi frammenti sono sempre in lino??? Arriviamo in Italia i tessuti in lino divennero diffusi a partire dall’Età del Bronzo, soprattutto nei villaggi palafitticoli di Ledro e Fiavè in Trentino, da dove provengono molti resti di intreccio. Semi di lino sono stati rinvenuti in Italia per la prima volta nel villaggio del Neolitico Antico della Marmotta, sul lago di Bracciano. Anche in Sardegna (1300-900 a.C.) ????
Nel libro “Tessuti” … http://www.sardegnadigitallibrary.i...626&id=37769 a pag 84 si parla del lino, questo sembra sia presente nell’isola allo stato selvatico in diverse varietà … ma è il Linum usitatissimum o domestico quello più usato e “coltivato probabilmente fin da epoca preistorica???? In Sardegna????
Mentre è certo che si praticasse la tessitura nel periodo prenuragico (Neolitico Medio 4000 – 3500 a.C., Cultura Bonu Ighinu), come testimoniano gli strumenti per la lavorazione dei tessuti, come le fusaiole e i pesi da telaio, rinvenuti in diversi siti archeologici. Che tipo di materiale veniva utilizzato???
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 12/03/2012 : 17:32:38
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i spero che anche a questa discussione partecipi qualcu altro, perchè di questi problemi non mi sono mai occupato.
purtroppo la sardegna è la terra, granitica ma acida che è...ed io di semi di lino, non ho mai saputo nulla in alcun insediamento nuragico. però che filassero è indubbio. rmane il problema, dunque che cosa filavano? neppure della lana son rirmaste tracc | Questi frammenti sono sempre in lino??? |
se ho letto bene, sì. se vai nel pdf che ho linkato, puoi vedere chiaramente un brandello di lino di colore ocra-giallognolo..
| Arriviamo in Italia i tessuti in lino divennero diffusi a partire dall’Età del Bronzo, soprattutto nei villaggi palafitticoli di Ledro e Fiavè in Trentino, da dove provengono molti resti di intreccio. Semi di lino sono stati rinvenuti in Italia per la prima volta nel villaggio del Neolitico Antico della Marmotta, sul lago di Bracciano. Anche in Sardegna (1300-900 a.C.) ???? |
la mia sensazione è che sia ancora più antico, ma è una mera sensazione. purtroppo, come dicevo non ho notizia di alcun frammento di tessuto. solo una bandoliera in cuoio...fu ritrovata in una tomba presso m. sirai...se non erro, ma, scomparve appena entrò l'aria.
perchè non approfondiamo la questione del lino selvatico? se è una specie autoctona, si ha già un argomento per ipotizzare che il lino, essendo presente, fosse già coltivato in Sardegna dai tempi neolitici (anche in periodo neolitico le fusaiole sono molto diffuse)
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 13/03/2012 : 08:09:57
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Quindi in Sardegna non vi è traccia di tessuti non solo per il Neolitico (antico/medio/recente) ma anche per l’età del Bronzo (Nuragico) e del Ferro???? Salvo farsi un’idea dei vestiti indossati attraverso i bronzetti. Mentre ci sono pervenuti degli strumenti come le fusaiole o/e pesi da telaio.
Il lino??? Abbiamo detto che vi è una specie autoctona, qual è e quando si è sviluppata nell’isola?? Possiamo parlare del Neolitico o anche prima??? Quando è stata coltivata, da quale civiltà (Neolitico/Bronzo/Ferro)???
Il Lino (Linum usitatissimum L.) è probabilmente originario delle zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero; sembra sia stato portato in Europa settentrionale dai Finni e dagli Indo-europei nel resto dell'Europa. La sua coltura risale sia in Europa che in Egitto ad almeno cinquemila anni fa. Da: http://www.agraria.org/coltivazioni...cee/lino.htm
so di rispondere con altre domande
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 13/03/2012 : 18:59:00
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| sartinocchja ha scritto: 1) Quindi in Sardegna non vi è traccia di tessuti non solo per il Neolitico (antico/medio/recente) ma anche per l’età del Bronzo (Nuragico) e del Ferro???? Salvo farsi un’idea dei vestiti indossati attraverso i bronzetti. Mentre ci sono pervenuti degli strumenti come le fusaiole o/e pesi da telaio.
2) Il lino??? Abbiamo detto che vi è una specie autoctona, qual è e quando si è sviluppata nell’isola?? Possiamo parlare del Neolitico o anche prima??? Quando è stata coltivata, da quale civiltà (Neolitico/Bronzo/Ferro)???
Il Lino (Linum usitatissimum L.) è probabilmente originario delle zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero; sembra sia stato portato in Europa settentrionale dai Finni e dagli Indo-europei nel resto dell'Europa. La sua coltura risale sia in Europa che in Egitto ad almeno cinquemila anni fa. Da: http://www.agraria.org/coltivazioni...cee/lino.htm
so di rispondere con altre domande
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eh ed io purtroppo devo rispondere a tutte le tue domande con un grande, non lo so. sono moderatamente sicuro del fatto che non siano stati rinvenuti ne sementi ne tessuti di lino, di epoca preistorica.
aw non erro però la demontis, per il vestiario dei bronzetti ipotizza delle sottovesti. dubito che queste fossero solo di lana...un tessuto confortevole conmme il lino...mi pare il candidato ideale..
non saprei dire quando s'iniziò a filare e tessere il lino, se non ipotzzare che, con le fusaiole si potesse filare il lino stesso...
e non ti so dire neppure quali siano le qualità di lino in sardegna, se ven nesiano di autoctone (ma possibile che non siano studi?) o se le qualità di lino in Sardegnasiano tutte importate, e in tal caso sin porrebbe il problema del come e quando..e da chi.
spiacente sartinò..
speriamo in altrii contributi più produttivi
però se non erro, la Demonsti per il vestiario dei bronzetti parlava di sottovesti , in tal caso penso che il candidato ideale potrebbe essere un tessuto comodo e leggero come il lino.
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Modificato da - DedaloNur in data 13/03/2012 19:01:13 |
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 18/03/2012 : 07:18:16
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[/quote]
aw non erro però la demontis, per il vestiario dei bronzetti ipotizza delle sottovesti. dubito che queste fossero solo di lana...un tessuto confortevole conmme il lino...mi pare il candidato ideale.. Interessante da approfondire ...
e non ti so dire neppure quali siano le qualità di lino in sardegna, se ven nesiano di autoctone [b](ma possibile che non siano studi?)[/b] o se le qualità di lino in Sardegnasiano tutte importate, e in tal caso sin porrebbe il problema del come e quando..e da chi.
Dedalo la vedo in salita ... nello specifico che riguardi la Sardegna forse c'è veramente poco ??? ... [/quote]
Tutti i principali gruppi di fibre naturali – fibre flessibili di tiglio, cotone, seta e lana – sono presenti negli antichi resti archeologici di tessuti. Tra queste le fibre vegetali di tiglio e cotone compaiono usate prima della lana o della seta. Le fibre vegetali, particolarmente il lino, sono le più antiche ad essere state usate in Egitto, Mesopotamia e in Palestina. Il cotone fa la sua prima comparsa verso il 3000 a.C. in India e ricompare più tardi in Perù insieme con fibre flessibili tratte da foglie. In Egitto la lana era considerata impura e se ne sono trovati dei resti solo in alcuni casi, per di più di dubbia antichità. Esse compaiono usate in gran quantità per la prima volta nella Scandinavia verso il 1000 a.C. ma data la sua facile deperibilità può darsi che sia stata usata altrove e molto prima.
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 21/03/2012 : 17:56:45
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… Le fonti letterarie sulla divinità protosarda Aristeo, raccontano che al tempo dei nuraghe la Sardegna era ricca di olio, latte e miele, ma anche di alberi da frutta delle campagne, del bosco e della macchia. Nel Campidano abbiamo attestazioni della vinificazione a partire dal I Ferro, ma brocchette per il vino circolavano già nel Bronzo Recente e forse già da allora fece la comparsa la bevanda inebriante. I Sardi potevano contare, inoltre, su un vasto patrimonio di animali di allevamento e su una ricca fauna venatoria. Questa ricchezza di cibo permetteva grande disponibilità per l'immediato e riserve per i mesi invernali, con lo stoccaggio di carne trattata con sale, lardo e grasso. Dal mare, dagli stagni e dai fiumi arrivavano nelle case dei villaggi, attraverso gli scambi interni, i pesci e i molluschi, come emerge dai ritrovamenti e dalle prime analisi dei resti ittici. I pesi trapezoidali e le fuseruole, rinvenuti nei villaggi, documentano l'attività tessitoria praticata con grandi telai fin dal neolitico finale. Dagli animali si ricavavano disponibilità di cibo, pelli, cuoio e di prodotti derivati come coperte, sandali, lacci, fruste e legacci. Il lino sardo era pregiato per candore e lucentezza. Il mantello di lana di pecora, la mastruca di tradizione padronale delle popolazioni dei Balari e degli Iolei delle zone interne, che valse ai Sardi il nome di Pellites, è indossato ancora oggi, privo di maniche, dai pastori.
http://pierluigimontalbano.blogspot...ardegna.html
Si presume che il “lino sardo” di cui si parla è quello domestico (Linum usitatissimum)???? … o di altra specie ???
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 21/03/2012 : 18:14:06
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dovresti chiedere a Machiavelli... è lui l'autore del misgfatto sul lino. sarei curioso anche io di capira a quali fonti attinga...
però mi viene come un sospetto...non è che il lino sardo fosse confuso con il Bisso, in antichità?
spiacente non esserti di aiuto.
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 21/03/2012 : 20:54:43
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Anzitutto ringrazio Dedalo per avermi segnalato questa discussione, apro esclusivamente la pagina dedicata all'archeologia, pertanto non avrei mai potuto rispondere. Il lino sardo non è da confondersi con il bisso, e ho scritto dei due materiali nel mio libro del 2009: Signori del mare e del metallo riferendomi, in nota, al libro di Cherchi Paba F, "Evoluzione storica dell'attività industriale agricola caccia e pesca in Sardegna, 1974, vol I, pp.96-102 segnalatomi da Giovanni Ugas, il mio professore.
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 26/03/2012 : 09:39:42
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| .machiavelli. ha scritto:
Anzitutto ringrazio Dedalo per avermi segnalato questa discussione, apro esclusivamente la pagina dedicata all'archeologia, pertanto non avrei mai potuto rispondere. Il lino sardo non è da confondersi con il bisso, e ho scritto dei due materiali nel mio libro del 2009: Signori del mare e del metallo riferendomi, in nota, al libro di Cherchi Paba F, "Evoluzione storica dell'attività industriale agricola caccia e pesca in Sardegna, 1974, vol I, pp.96-102 segnalatomi da Giovanni Ugas, il mio professore.
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Grazie machiavelli, … io ho trovato delle informazioni che trattano del lino (in generale), in E.Singer, E.J. Holmyard, A.R. Hall, T.I. Williams, “Storia della Tecnologia”, ed. Paolo Boringhieri, Torino, vol.I-II., spero di trovare nel tuo libro informazioni sul “lino sardo”, diverso dal lino domestico (Linum usitatissimum), o “linu burdu” (selvatico), come viene chiamato nel libro “Tessuti” … http://www.sardegnadigitallibrary.i...626&id=37769, pag 84.
Come specie di lino selvatico ho trovato: http://www.floradisardegna.it/displ...um=21&pos=17 Linaceae Linum bienne Miller Lino selvatico. Mi chiedo se ne esistono delle altre?????
Per quanto riguarda la differenza tra lino e bisso, a grandi linee. Il bisso è una seta naturale ottenuta da un filamento che secernono alcuni molluschi (pinna nobilis) la cui lavorazione si è sviluppata nell’area mediterranea, vedi (Chiara Vigo). http://www.chiaravigo.com/wordpress/il-bisso
E’ anche vero che nell'antichità con il termine "bisso" si indicavano tessuti pregiati diversi (seta, cotone, lino). Oggi il termine “bisso” indica tessuti molto leggeri e trasparenti, ad armatura a tela, in cotone o lino adatti al ricamo.
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 31/03/2012 : 11:38:25
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Interessante: Nota bene: Nella Sala Nuragica del Museo Sanna di Sassari si trova la prima attestazione diretta della filatura in Sardegna. Da S'Adde 'e s'Ulumu - Usini provengono vaghi di collana in bronzo, di età nuragica, che conservano i residui di una cordicella di fibre vegetali filata a più capi. http://www.museosannasassari.it/ind...ilt-nuragica
Quindi abbiamo un frammento di cordicella di fibre vegetali filata a più capi (civiltà nuragica 2800-500 a.C.) … fibra vegetale come lino, canapa, … resta da capire cosa è successo prima
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 31/03/2012 : 12:33:21
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ottimo, non lo sapevo...
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 31/03/2012 : 12:34:09
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| sartinocchja ha scritto: Quindi abbiamo un frammento di cordicella di fibre vegetali filata a più capi (civiltà nuragica 2800-500 a.C.) … fibra vegetale come lino, canapa, … resta da capire cosa è successo prima
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nuragico...1700 a.C. (?)- 500 a.C.
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 31/03/2012 : 19:18:41
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| DedaloNur ha scritto:
| sartinocchja ha scritto: Quindi abbiamo un frammento di cordicella di fibre vegetali filata a più capi (civiltà nuragica 2800-500 a.C.) … fibra vegetale come lino, canapa, … resta da capire cosa è successo prima
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nuragico...1700 a.C. (?)- 500 a.C.
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sorry ... 1700 Ok!
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DedaloNur
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Inserito il - 01/04/2012 : 09:15:12
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| sartinocchja ha scritto:
Interessante: Nota bene: Nella Sala Nuragica del Museo Sanna di Sassari si trova la prima attestazione diretta della filatura in Sardegna. Da S'Adde 'e s'Ulumu - Usini
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se riesco, vado a fare un po di foto, allora...ma ci saranno slo i vaghi di collana...
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