Nota Bene:La prima ferrovia della Sardegna - Congiungeva la miniera di San Leone al pontile della maddalena (Capoterra) dove il minerale era imbarcato su appositi velieri con destinazione Marsiglia e Corsica. La ferrovia che aveva una lunghezza totale di 15 chilometri e 400 metri fu inaugurata il 20 novembre 1862 dal principe Umberto di Savoia.
La mia terra distrutta e sventrata da cementificatori senza scrupoli… Capo Malfatano, natura incontaminata, mare cristallino e un vento che piega anche gli alberi più resistenti, il silenzio, il belare delle pecore di Efisio e il muggire delle vacche dell’ormai “famoso” Ovidio che urla incitandole a seguire il sentiero per la via di casa.. Questi sono i miei ricordi di bambina, di questa terra stupenda, l’odore della natura e della terra seccata dal sole che troppe volte ha visto il fuoco ma da cui poi si è sempre ripresa, ma dalla cementificazione non ci sarà acquazzone che la possa salvare. Solo la sensibilità umana può preservare, per i bambini che verranno, la natura stupenda che la nostra terra può offrire. Il territorio di Malfatano è caratterizzato dal colore della terra, dal giallo dei campi e delle abitazioni di un tempo, i furriadroxus, case assolutamente introspettive, che si affacciano solo sul cortile interno, che non sanno neanche cosa significhi impatto ambientale perché sono costruite con i materiali che si avevano a disposizione, la terra, le pietre e le tegole cotte da questo sole cocente da cui bisognava proteggersi. Non si inserivano nella natura, erano parte integrante di questa. Bisognerebbe imparare dai nostri progenitori come si costruisce. Non si avevano a disposizione costosi materiali o impianti tecnologici, la casa si doveva adattare all’ambiente e alle stagioni, doveva essere calda d’inverno e fresca d’estate. I condizionatori non esistevano! I nostri predecessori, coi pochi mezzi che avevano a disposizione riuscivano a fare tutto questo, preservando la natura costruivano esempi di architettura stupefacenti. La natura offriva la terra e le pietre? E loro costruivano la casa facendo uno zoccolo di pietre in modo da renderla solida e isolata dal terreno e poi cuocevano al sole il ladiri (materiale che al giorno d’oggi si sta rivalutando e sono in corso studi e ricerche da parte dell’Università degli Studi di Cagliari) e i coppi per la copertura, che aveva una struttura di legno e canne per isolare dal caldo e dal freddo (ciò che oggi noi chiamiamo “copertura ventilata”). La casa non aveva bisogno di affacciarsi verso la natura per creare un rapporto con questa, la casa era naturale e oggi guardando dall’alto il territorio le case si riconoscono solo per la caratteristica forma rettangolare e i tetti a due falde inseriti perfettamente nel territorio per composizione e colori in una natura selvaggia e a volte forse anche un po’ spietata. Però tutto questo a breve non ci sarà più. E’ in corso un’opera di cementificazione selvaggia, pari a quella avvenuta in Costa Smeralda a partire dagli anni 60, un progetto che di sardo non ha niente, anche se a detta della Sansedoni Spa : “Il Resort di Capo Malfatano si inserisce con un progetto di raffinata sensibilità, in un ambiente di selvaggia bellezza, nell’estrema punta occidentale della Sardegna, nel Comune di Teulada, a c.a 30 km da Cagliari.
L’hotel a 5 stelle articolato su più edifici, la SPA, i ristoranti, il centro sportivo, le piscine, le ville con grandi giardini si adeguano al paesaggio naturale con colta semplicità, sviluppandosi al massimo su due livelli e assecondando i movimenti dolci del terreno.
La scelta dei materiali ed il progetto del verde confermano una rilettura attenta del territorio, accompagnata dalla grande attenzione al rispetto ambientale e all’efficienza energetica. Facility e servizi a cinque stelle aggiungono massimo comfort al fascino delle strutture e dell’ambiente.” Solo parole, i fatti sono ben diversi, costruzioni in calcestruzzo armato, blocchi poroton, tetti a padiglione, piscine e archi.. Sventramenti della collina per inserire i blocchi delle abitazioni. Io sinceramente non vedo niente di raffinata sensibilità, vedo solo l’ambiente di selvaggia bellezza violentato e deturpato dalle ruspe. I colori del paesaggio verranno snaturati dalle piscine. Il sud della Sardegna è una terra arida, pochi corsi d’acqua stagionali e pochi laghi, il mare è il nostro azzurro, non una piscina artificiale posta davanti all’abitazione, il colore di Capo Malfatano è il colore della terra e tale deve rimanere, questo per me significa costruire un progetto di raffinata sensibilità. Non c’è bisogno di copiare e creare dei moderni furriadroxus, bisogna semplicemente far tesoro degli insegnamenti dei nostri padri per capire che il territorio non va snaturato, dobbiamo rispettarlo come se fosse “unu dimoniusu” da tenere a bada. Dobbiamo preservare la cultura locale perché è il nostro più grande tesoro, non possiamo svendere la nostra terra, per creare un mostro che non possiamo controllare. La nostra più grande forza è il turismo intelligente, un turismo che aiuta la Sardegna non che la cede al miglior offerente che non ha rispetto per le nostre tradizioni e le nostre necessità. Tutto questo per dire che costruire nel rispetto della natura si può e ne abbiamo nei tempi moderni pregevoli esempi, uno fra tanti la casa Moledo di Souto de Moura, un’abitazione a stecca, concepita secondo le moderne necessità ma anche secondo gli schemi di un tempo, che si inserisce nell’ambiente senza deturparlo. Un impianto planimetrico rettangolare con due o tre lati ciechi e un affaccio principale, come accadeva nei nostri tradizionali furriadroxus. La genesi parte dall’orografia che porta alla sintesi tra forme architettoniche ben precise e squadrate con la natura informe, come succedeva nelle architetture tradizionali. Questo edificio costruito a Moledo in Portogallo rispecchia di più la tradizione sarda che il nuovo Resort di Capo Malfatano, che non per altro ha vinto il premio “Mattone d’oro” e non un premio per il rispetto della natura e del paesaggio, ma del mattone, il nemico numero uno della natura! Ing. Stefania Addis
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Nevathrad
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Il nemico numero uno della natura non è certo il mattone, ma la forma che l'uomo gli fa assumere. E come tu stessa dici, altrove sono riusciti a far tesoro di cose che in Italia non riescono a prendere piede. Quanta colpa ha la politica, quanta le persone che vogliono una casa, quanta i geometri, quanta gli architetti, quanta gli ingegneri? Quanta retorica visionaria e falsamente ammantata di poetica snocciolata dai progettisti? Guarda cosa sono riusciti a fare col Corviale, le Vele o lo ZEN, in fondo mica c'è tanta differenza... Il cementificatore guadagna, il progettista guadagna, il direttore lavori guadagna, il muratore guadagna, il turista (nel nostro caso) spende ma guadagna in prestigio... Alla fine qualcuno (o qualcosa nel caso specifico) ci deve per forza rimettere, è nell'ordine delle cose... Facciamoci del male (cit.)
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... Alla fine qualcuno (o qualcosa nel caso specifico) ci deve per forza rimettere, è nell'ordine delle cose... Facciamoci del male (cit.)
Cara Neva partendo dalla tua considerazione sull'intricata vicenda che si trascina da anni nonostante il parere sfavorevole del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, colgo l'occasione per intervenire sulla diatriba in atto a Malfatano tra Associazioni ambientaliste e Società immobiliare costruttrice di quello che dovrebbe essere un progetto di "colta semplicità": una colata di cemento pari a 140.000 metri cubi su un tratto di costa di 700 ettari.
Ambiente che si è preservato nel tempo al riparo da speculazioni edilizie grazie all'impegno e tenacia di quanti hanno lottato a difesa non di interessi personali ma per il bene comune: uno dei grandi tratti di costa (circa 35 km.) ancora in gran parte integri del Mediterraneo nonostante gli episodi di Baia delle Ginestre e dell'hotel Rocce Rosse.
Bene fruibile da tutti pur sempre nel rispetto dell'ambiente e delle persone che in quel luogo vivono. Creare opportunità di lavoro per gli abitanti della zona è possibile sostenendo un progetto di sviluppo che parta dalle radici (come sostiene Stefania Addis nel precedente intervento) ovvero dal recupero di quei "furriadroxus" e di quel nucleo che un tempo costituiva il vecchio borgo di Malfatano. Riqualificare le strutture esistenti senza stravolgere irrimediabilmente l'ecosistema con l'impiego di materiali naturali rifacendosi alla tradizione è possibile.
I protagonisti di questa occasione di sviluppo devono essere i sardi. Voi avete il diritto di gestire questa opportunità. Non perdete questa occasione.
Ciò che preoccupa sono le varianti al progetto in corso di esecuzione. In sostanza è stato deciso di modificare lo strumento urbanistico comunale per venire incontro alle richieste della Società immobiliare: la rilocalizzazione di volumetrie (33.500 metri cubi), l’acquisizione di concessioni demaniali sulle ridotte spiagge e, soprattutto, la drastica decurtazione della quota alberghiera con la destinazione del 25% delle volumetrie a ville. L’intento è di “variare l’impianto urbanistico dell’attuale piano di lottizzazione per adeguarlo alle richieste del mercato turistico” con tanti saluti all'impatto ambientale.
Ebbene...Neva non possiamo continuare a ragionare che per forza sempre qualcuno o qualcosa debba alla fine rimetterci. Abbiamo l'obbligo morale e la responsabilità oggi di ciò che lasceremo a chi verrà dopo di noi. Se ora non cominciamo a ragionare in questi termini domani si troveranno a dover fare i conti con gli errori del presente.
La mia solidarietà al Sig. Ovidio e a quanti in quel luogo sono rimasti a difesa dei propri ideali.
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Nevathrad
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Simurg, se tu hai fatto caso io non ho commentato l’inopportunità di possibili scelte, il mio parere infatti conta come l’aria fritta, purtroppo, ma l’ho fatto in un’altra maniera. E quando ho citato Moretti è proprio riferito a questo… però è anche vero che alla fine delle scelte andranno fatte… In senso generale non si può volere il turismo evitando l’accoglienza per poi lamentarsi che la maggior parte dei turisti è “saccopelista”, non si possono creare strutture senza intervenire sul territorio modificandone in maniera sensibile l’aspetto, al tempo stesso non si possono creare mostri di cemento per sopperire alle esigenze di poche parole fa… come dicevo nel mio primo post e mi cito “Quanta colpa ha la politica, quanta le persone che vogliono una casa, quanta i geometri, quanta gli architetti, quanta gli ingegneri? Quanta retorica visionaria e falsamente ammantata di poetica snocciolata dai progettisti?”. Penso di essere stata abbastanza chiara nell’esposizione, vero? Perché si dà facoltà a certi progettisti di clonare mostri e perché si approvano progetti improponibili e senza un minimo di equilibrio? I progetti non vengono fuori dal nulla e non vengono approvati per auto-acclamazione di se stessi, ci sono tanti bei passaggi intermedi e persone, tra cui la stessa “classe” lavorativa dell’ingegner Addis che ha tante belle responsabilità ma difficilmente (mai) ho visto qualcuno di loro battersi il petto… Ti sembra che io abbia citato a caso il Corviale, le Vele e lo ZEN? O è successo, piuttosto, che gli architetti responsabili di quegli scempi abbiano preferito far finta di soffrire di amnesia selettiva? O pensi che abbia detto a caso, dopo una sfilza di “categorie” che guadagnano su un progetto, che c’è sempre qualcosa che soccombe? Ovviamente, e mi sembra chiaro, l’ingegner Addis non è responsabile di tutte le brutture del mondo ma penso che dovrebbe prima di tutto fare proselitismo nel suo ambiente lavorativo (dove c’è il vero potere contrattuale mentre quello delle persone normali come noi è pari allo zero), che ce n’è un gran bisogno, invece di perorare nel nostro forum una causa qui già vinta in partenza …. (è pur vero che repetita juvant…). Architetti, ingegneri e progettisti in genere hanno fatto nascere le peggiori brutture che vediamo in giro (mentre dovrebbero essere proprio loro preposti a stimolare il nostro senso del bello sia nell’ambiente naturale che cittadino). E, magari, dicendo le stesse accorate parole in una riunione del suo ordine professionale raggiungerebbe qualche risultato insperato. Sempre che, ma io non lo so, abbiano tempo, interesse e voglia di discutere di queste cose.
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Sono perfettamente d´accordo con tutti voi quando dite che e´colpa degli ingegneri architetti e geometri, il mio grido era proprio rivolto a loro, a loro e alle amministrazioni che permettono e approvano questi scempi. io non vivo + in Sardegna da un po sono andata via schifata da cio che mi circondava, dai retrogradi con cui lavoravo e che non permettevano al mio essere di esprimersi, con la scusa cementifichiamo non isoliamo e sprechiamo ancora un po di energie tanto a noi che ce ne frega, sono andata via col magone, me ne sono per migliorare le mie capacita, per tornare un giorno e cercare di combattere le brutture insieme ai pochi e non propriamente valorizzati colleghi! siamo tutti dalla stessa parte..e non sono scomparsa nella nebbia di ottobre...
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Capo Malfatano è la logica conseguenza delle scelte politiche fatte dai sardi (si, minuscolo). Scelte sia macropolitiche che micropolitiche a livello locale. Se mando un costruttore al potere piuttosto che un imprenditore agricolo le scelte saranno ovviamente diverse. Se poi al potere sale un costruttore che è anche editore di quotidiani, la speculo-edilo-crazia, passatemi il neologismo, la frittata è servita. Aggiungiamo la fatale mancanza di capacità critica della maggioranza dei lettori di quotidiani, aggravata dalla mancanza di una controinformazione (c'era, ma purtroppo la E-Polis è fallita), e ci ritroviamo con un paese in rivolta contro i bastardi ambientalisti rei di voler condannare gli abitanti della zona a morire di fame. Chi glielo dice a costoro che i loro amministratori trovano piu conveniente che qualcuno che vuole guadagnare un sacco di soldi devasti un gioiello (che, preciso, è di tutti i Sardi e non di proprietà degli abitanti di Teulada) come la zona di Tuerredda, agognata dal resto del mondo proprio perchè "è Tuerredda"!? Mi chiedo se sia mai stata presa in considerazione la possibilità di adeguare le strutture gia esistenti, come ha scritto giustamente Nevathrad <<dal recupero di quei "furriadroxus" e di quel nucleo che un tempo costituiva il vecchio borgo di Malfatano>>, magari favorendo privati nel organizzare servizi di supporto quali trasporti e accoglienza. Miopia? Coscienza sporca? Ignoranza o ipocrisia? Ricordo vari esempi a riguardo. Un comune della Sardegna esisteva una zona pregiatissima dal punto di vista ambientale, impervia e accessibile solo con i fuoristrada di privati cittadini autorizzati al trasporto di turisti. In alternativa ci si poteva avviare a piedi. Invece che potenziare strutture ricettive all'ingresso della strada (bar, ristorazione, stazione di partenza dei mezzi, B&B, agriturismo etc... un amministratore decise di asfaltare la strada cosi che chiunque potesse arrivarci con i propri mezzi. Naturalmente non poteva mancare il ristorante sul luogo, ovviamente gestito da parenti o "amici" di detto amministratore. Risultato: distruzione delle peculiarietà del sito, distruzione di una economia diffusa a favore di pochi. Però, sai che figata quando a Milano piuttosto che a Domus de Maria qualcuno dira: Ma daiii, non sei mai andata a vedere tal posto? Ma è semplicissimo arrivarci! Bene, alla spiaggia di Tuerredda sarà ancora così facile arrivarci?.
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Sono figlio di un ingegnere, di uno che faceva della qualità della progettazione il suo mestiere. E non perchè era mio padre, ma era bravo; certamente non era un ambientalista, ma era uno che voleva sfruttare la risorsa senza dannaggiarla. Se vogliamo fare del turismo il volano per far arrivare denaro e lavoro nelle nostre comunità, dobbiamo metterci in testa che ci può essere una via di mezzo tra la sacrale immobilità e la distruzione del paesaggio e delle risorse. Ma dobbiamo metterci in testa che non possiamo sperare, in una terra marginale ed economicamente sottosviluppata, di dar lavoro ai nostri giovani con.....qualche Land Rover con le quali portare, dopo molti sobbalzi, pochi volenterosi in luoghi bellissimi ma scomodi. Chi crede lo si possa fare non ha alcuna cognizione di economia.
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Carissima Stefania, le tue parole mi hanno strappato il cuore. E fatto tornare alla mente ricordi lontani, molto lontani....Tu parli di Capo Malfatano come la tua terra. Ebbene, non passa estate che io vada con la mente a quel lembo di terra. E' tanti, tantissimi anni che non vado più lì ma io vi ho trascorso tante vacanze. Nel silenzio, solo col rumore del vento...senza luce, acqua. Solo la natura. Ricordo ogni cespuglio, ogni pietra, ogni sentiero, ogni caletta, ogni roccia....mi chiedo sempre se ora è come la ricordo. E per quanto tempo potrà esserlo ancora...mi han detto che ora c'è una strada asfaltata. Allora c'era solo una strada in mezzo ai cespugli piena di buche. Ma ci piaceva così...era speciale. Lo so, seguo le notizie e mi duole il cuore. Come a te. Sai se posso rivedere da qualche parte la trasmissione citata che parla di Capo Malfatano? So che ti stupirai....è un po' come se ti conoscessi....anche se è passato tanto tempo....anche se non eri ancora nata...magari ti spiegherò... Un caro saluto. Paola
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Ma io avevo sentito dire che Capo Malfatano era stato "svenduto" alla Marcegaglia... se è confermato, visto cosa ha concluso a La Maddalena, direi che come al solito i sardi laveranno le stoviglie e i cessi, il resto andrà a personale "più qualificato e all'altezza della situazione..." e la Signora Marcegaglia si prenderà la buona rendita di tutto per ben 90 anni Alitalia ci sta costando tanto... Cemento, cemento... ma non avete ancora capito che la cultura del cemento è dei Massoni? ma come si fa a ignorare ancora ste cose? Non dico che non bisogna mettere niente, ma colate di cemento... diamo ancora soldi a chi ne ha già tanti e ci prende solo a pedate. Inchiniamoci anche a questo ora...