Forum Sardegna - S'accabadora, morte, riti funebri, lutto..
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Nota Bene: Domus de Janas Il nome popolare significa letteralmente "case delle fate" ma in realtà esse sono delle tombe scavate nella roccia dalle popolazioni che vissero in Sardegna nel Neolitico, prime fra tutte quelle della cosiddetta "cultura di Ozieri", che fiorisce nel periodo compreso fra il 4000 e il 3000 a.C.



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Etnostudy

Nuovo Utente


Inserito il - 18/03/2010 : 11:17:15  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Etnostudy Invia a Etnostudy un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io non riesco a capire... E' vero che l'antropologia non è una scienza esatta, ma non ci si può ridurre sempre a dire "secondo me è così", specie davanti a delle prove... Non ci si può limitare a dire che chi non convalida l'esistenza della figura dell'accabadora sia spaventato dalla sua figura... Noi abbiamo fatto gli stessi studi, abbiamo imparato entrambe a saper discernere la validità o meno di ciascuna prova... Il problema qui non è che io la penso in un modo e tu in un altro, ed entrambe vogliamo aver ragione, questo discorso avrebbe un senso se entrambe portassimo prove a sostegno della tesi. Ma quando io ti do le prove della non esistenza di una figura così ben codificata (capisco che possa risultare affascinante, specie per un antropologo "esterno", però...) tu fai avviluppare la conversazione su se stessa e ti trinceri dietro un "secondo me è così"... Sembra una tribuna politica piuttosto che una conversazione antropologica... Sono quasi 4 anni ormai che ricerco sulla magia in Sardegna e nessuno dei miei informatori mi ha mai dato notizie dell'esistenza di persone che come unico compito avevano quello di uccidere i moribondi... Non so che dirti... Ormai, dopo che la figura dell'accabbadora è tornata alla ribalta, se dovessi andare da un informatore chiedendogli "parlami dell'accabadora" otterrei sicuramente delle storie, ma non saprei distinguere quali sono realmente accadute e quali invece sono ri-narrate in base alla domanda, spesso mi è capitato che gli informatori mi abbiano dato ciò che io volevo sentire e solo dopo che ho confrontato tra loro le informazioni mi sono accorta delle discrepanze... E riguardo al fatto che alcuni uomini abbiano alleviato le sofferenze di qualche parente, beh, non l'ho letto sui libri o in qualche documento processuale... L'ho sentito dalla viva voce di quelle persone... Forse, se ci fosse stata una persona delegata a quel compito, si sarebbero rivolti a lei, no?





 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: Sassari  ~  Messaggi: 29  ~  Membro dal: 23/01/2010  ~  Ultima visita: 04/11/2014 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 18/03/2010 : 16:10:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non credo che i miei studi mi portino all'esattezza delle conoscenze, e quindi mi riduco a dire sempre e umilmente "secondo me". Sono quasi 7 anni che studio antropologia ma ancora non riesco ad avere la presunzione di avere un dato di fatto! Inoltre non credo che in antropologia si debbano cercare delle prove valide o meno: tutte sono prove, e sta all'antropologo doverle esaminare e trarre delle conclusioni. Inoltre credo che sia un mito da sfatare l'oggettività dell'antropologo. C'è una bibliografia immensa sul problema dell'oggettività o della veridicità delle parole dell'antropologo.... e ne verrebbe fuori una discussione enorme!
Tornando alla nostra "mitica" accabadora. Io credo che tu abbia mitizzato molto questa figura, in base anche al fatto che sia "tornata di moda". Non è una figura così codificata come dici tu: ho detto anche in un altro post che l'accabadora poteva essere anche una donna comune, qualcuno l'ha definita addirittura una semplice massaia forte e, oserei dire, anche coraggiosa, che alleviava le sofferenze. E così come esistevano una levatrice, una pratica, una attittadora in paese (donne comunissime), esisteva anche una accabadora, che magari faceva anche tutte queste cose. Non è un ruolo specifico e ben delineato.
Non credo che le persone che hanno allievato le sofferenze ai propri familiari si sarebbero rivolti all'accabadora, visto che sapevano benissimo farlo e avevano anche il coraggio, e comunque non era una pratica così diffusa: non in tutti i posti c'erano persone disposte a farlo.






Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Etnostudy

Nuovo Utente


Inserito il - 19/03/2010 : 13:21:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Etnostudy Invia a Etnostudy un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io è qualche anno meno di te che studio, sono al 5° e ho quasi terminato, però difendere le mie posizioni e non trincerarmi dietro false modestie è un tratto del carattere che ho ereditato dalla mia Isola, più che dai miei studi. Penso che durante la tua ricerca sul campo avrai avuto occasione di avere a che fare con la nostra "ruvidezza": è solo apparenza, ma tu ne sembri turbata...
Tutto quello che dici ha un senso, ma la domanda che implicitamente cerco di afre dall'inizio della discussione è questa: proprio perchè non era una figura cosi ben codificata, non sempre presente, priva di caratteristiche facilmente delineabili, che senso ha farne il centro di una pubblicazione accademica??? Se non nella misura in cui, appunto, se ne analizza la genesi e le implicazioni odierne??? Sul fatto della non oggettività dell'antropologo, su questo siamo perfettamente d'accordo. Al che ti dico che, facendo un'antropologia della mia antropologia, so bene quali rischi e quali benefici mi portino il mio ruolo di antropologo "interno": la maggiore vicinanza con i soggetti mi permette di ottenere alcune informazioni che rimarrebbero inaccessibili agli esterni ma me ne preclude altre, tipiche del "primo sguardo" alla realtà che studio. Ed è proprio quel mio ruolo di antropologo interno che mi permette però, allo stesso momento, di accorgermi dei processi culturali che stanno investendo la Sardegna, comprese alcune "invenzioni" che si stanno insinuando nel panorama degli studi etnologici.
Tutto questo, però, unito alla considerazione del proprio ruolo all'interno del processo di scambio culturale tra antropologo e contesto, non può negare il fatto che gli informatori alle volte possano MENTIRTI e MANIPOLARTI. Poi è normale che tu non ne faccia motivo di biasimo nei loro confronti, ma sono dati che devi tenere in considerazione, so non altro epr chiederti la ragione del loro comportamento... L'obiettività non esiste, certo, ma non per questo tutto è opinabile con un "secondo me"... Altrimenti, la nostra disciplina finirà per essere solo una lunga sequenza di chiacchere inutili....






 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: Sassari  ~  Messaggi: 29  ~  Membro dal: 23/01/2010  ~  Ultima visita: 04/11/2014 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 07/12/2010 : 20:19:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non sono false modestie le mie: sono abituata a mettere in discussione qualsiasi cosa e anche le certezze... l'esperienza mi ha insegnato che porta molti più frutti.
Non sono assolutamente turbata dalla ruvidezza dei sardi, di cui parli... anzi, tutt'altro!

Per me ha avuto e continua ad aver senso il lavoro che ho fatto. Ho analizzato questa figura, seppur non ben codificata e delineata, come la possibilità dell'uomo di controllare la morte. A me non interessava la figura codificata, ma appunto il tentativo di controllare la morte.
Mi hanno mentito e manipolato durante la ricerca.. ma me ne sono accorta e ho fatto un'analisi anche di questo: come dici tu, anche questo fa parte del lavoro dell'antropologo.






Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina
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