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Agresti

Moderatore




Inserito il - 17/11/2006 : 18:02:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Agresti Invia a Agresti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Curioso.... sei sarda comunque?!!



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 Regione Sardegna  ~ Città: Sarda seu ! I'm Sardinien! Ich bin Sardisch!  ~  Messaggi: 7963  ~  Membro dal: 11/04/2006  ~  Ultima visita: 15/07/2010 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 17/11/2006 : 18:07:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
mmmmmm no.... non sono sarda...








Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 19/11/2006 : 11:08:34  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Annixedda ha scritto:


Ciao a tutti,
sono venuta a conoscenza di questo bellissimo forum inserendo la parola accabadora nel motore di ricerca. Sto facendo la tesi di laurea su sa femina accabadora e ho bisogno di un pò di bibliografia che rigurda s'accabadora e l'etnografia sarda in generale.
Qualcuno di voi è disposto ad aiutarmi?
Grazie


Ciao, benvenuta: tesi accattivante, complimenti, chi è il relatore?
Oltre i testi già citati nel post, posso riepilogarne alcuni che trattano dell’accabadora:
Angius -Casalis “Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di SM. Il re di Sardegna” (nella parte relativa a Bosa)
Della Marmora” Viaggio in Sardegna” del 1839
Smith W.”Relazione sull’isola di Sardegna” del 1828 (cap. dedicato agli abitanti della Sardegna, con particolare riferimento alle usanze della Barbagia)
“Viaggiatori dell’800 in Sardegna” curato da A. Boscolo, che riporta estretti di Domenec, R. Tennant ecc…
Bottiglioni G. “Leggende e tradizioni di Sardegna” del 1922
Alziator F.” Il folklore sardo” 1957
Liori Antonangelo “Demoni, miti e riti magici della Sardegna del 1992
“Le tradizioni popolari della Sardegna” Giampaolo Caredda del 1993
“Cara Barbagia sul filo della memoria” di Madrigalis M. del 2000

Sull’accabadora ha scritto tra gli altri Gianluca Nicoletti (l’ex straordinario e vulcanico conduttore di Golem, che Oristano ricorda per essere un fautore della “Zorrata” nonché membro della surreale “Accademia Perduta del Giudicato d’Arborea”), facilmente reperibile in internet nel sito appunto sul golem e pubblicato su “La stampa” del 1.5.2005, che cita tra l’altro la giornalista di Videolina Egidiangela Sechi, la quale risulta avere approfondito l’argomento, e un curioso fumetto edito da Bonelli.
Dell’accabadora ne scrive anche “Il messaggero sardo” di gennaio 2004, riportando una testimonianza diretta in quel di Cuglieri.
Uno sguardo potresti darlo ai testi di Dolores Turchi, studiosa delle tradizioni sarda, nella quale troverai comunque materiale interessante.
Come ho già scritto nel post, consiglio la visita al museo di Luras, anche per gli agganci che potresti trovare: ti citano la figura dell’accabadora anche se vai a vedere gli olivastri millenari (guide competenti e disponibili).
Se poi vuoi sbizzarrirti con intrecci originali, tra accabadora, coga, filonzana, attitadora (anche se un po’ arditi… e quindi senza troppi voli pindarici che rischierebbero di portarti fuori pista e con il beneplacito del relatore) non hai che da ….pescare!
In bocca al lupo!












 Regione Sardegna  ~ Città: nuoro  ~  Messaggi: 2881  ~  Membro dal: 23/05/2006  ~  Ultima visita: 07/09/2024 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 19/11/2006 : 17:37:28  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Grazie Adelasia, sei stata molto gentile! Il mio relatore è il prof. Ivo Quaranta dell'univeristà di Bologna (io studio a Bologna) e mi è sembrato molto interessato all'argomento , infatti sono contentissima! Mi possono tornare utili tutte le informazioni sulla morte e sul lutto vissuti in Sardegna e immagino che sui libri che mi hai indicati ci sarà qualcosa... Mi metto subito alla ricerca dei libri! Grazie ancora!







Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Monteferru

Moderatore




Inserito il - 10/01/2007 : 21:59:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Monteferru Invia a Monteferru un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
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Durante le vacanze Natalizie, ho chiesto ad un mio zio anziano e alla mia vecchia nonnina se sapessero qualcosa relativa a S'Accabadora. Entrambi, all'inizio non ricordavano niente e dopo qualche mio accenno sull'argomento hanno cominciato a ricordare qualcosa e di aver sentito parlare quando erano piccoli di questa pratica che diversamente a quello scritto negli altri post relativi ad altre zone della Sardegna, in Ogliastra (Ulassai e Tertenia), per accompagnare a miglior vita le persone molto sofferenti e quindi in fase terminale, veniva posto dietro il loro capo e quindi al posto del cuscino, unu Juali (trave di legno sagomata utilizzata per giungere i buoi al carro o altro attrezzo agricolo a traino).








 Regione Toscana  ~ Prov.: Firenze  ~ Città: Campi Bisenzio /Ogliastra  ~  Messaggi: 5804  ~  Membro dal: 30/04/2006  ~  Ultima visita: 14/11/2018 Torna all'inizio della Pagina

Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 10/01/2007 : 23:11:07  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Davvero grazie, Monteferru! Avevi scritto :

<<sono curioso di chiedere informazioni alla mia nonna che 90 anni per le prossime vacanze Natalizie. Poi riferirò, sicuramente ne saprà qualcosa>> e sei stato di parola. Il contributo ci illustra una ....tecnica del settore a me sconosciuta.

Più che all' accabadora mi fa pensare a terminator... Come sarebbe la storia de "su juali???!??








Modificato da - Adelasia in data 10/01/2007 23:12:04

 Regione Sardegna  ~ Città: nuoro  ~  Messaggi: 2881  ~  Membro dal: 23/05/2006  ~  Ultima visita: 07/09/2024 Torna all'inizio della Pagina

Ammutadori
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 11/01/2007 : 09:41:47  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Ammutadori Invia a Ammutadori un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Per quanto riguarda il giogo di buoi riporto un pezzo di articolo molto interessante.....

"Il sacrestano la prende alla larga, poi finalmente dopo un lungo giro tra magia e folklore, ci arriva. Si va in cantina e finalmente saltano fuori due esemplari di “giuale”. Il giogo che Egidiangela mi aveva descritto come elemento clou dei suoi studi. Era considerato un oggetto quasi sacro, chi lo rubava veniva giudicato peggio che un omicida, aveva tolto a una famiglia il più importante strumento di lavoro. Chi aveva una lunga agonia si pensava in crisi di coscienza per quel tipo di delitto e quindi per farlo finalmente morire in pace occorreva passare un giogo sul suo corpo. Poco dopo il rito pare che se ne andasse sereno.
Michelangelo non si fa più pregare: “L’ ultimo su giuale è stato fatto a un uomo che conoscevo bene negli anni 80, lo avevano trovato ferito in campagna l’avevano vegliato per otto notti in agonia, fino a che qualcuno disse che se non moriva forse aveva rubato un giogo…”
Il rituale chi lo sa non lo dice, poi non ne parlano volentieri, hanno paura, ma il giogo sterminatore incombe nelle dicerie del paese: “Noi si sa che il giogo che sta in tale casa è stato messo a quella tal persona. Porta il nome di chi ha accompagnato alla morte.” La malizia dell’interesse per un’eredità ha il sopravvento sulla sacralità di questa tradizione, ammessa e rinnegata allo stesso tempo, in un episodio di eutanasia interessata che qui tutti conoscono: “Una quarantina d’ anni fa in una casa non lontana da qui era arrivato un ospite - racconta ancora Michelangelo sotto il ritratto di un abate servo di Dio al centro del suo salottino mistico - era un signore della provincia di Sassari, compare d’olio santo di un nostro paesano. Aveva un carro, una casetta, stava bene, non era nemmeno vecchio, ho trovato il suo atto di morte nell’ archivio parrocchiale. Non era loro parente, ma aveva tenuto un figlio a cresima. Arriva qui che era già moribondo. Poco dopo in tutto il paese sa che è morto, si chiamava Ziu Flore. Suonarono le campane a morto e l’avevano composto sul tavolo all’ingresso di casa, ma i bambini si accorgono che respirava ancora. Viene il medico condotto accende un fiammifero sotto le narici, respirava davvero! Il dottore lo fa riportare a letto e sgrida la famiglia, chiede se sono impazziti quello è ancora vivo. La padrona di casa però aveva una sorella che cacciava i denti, faceva la levatrice e …le altre cose. Dopo una mezz’ora le campane suonarono nuovamente a morto. Questa volta, dopo il passaggio dell’accabadora si era sicuri che non avrebbe più respirato.”
Michelagelo muove i due gioghi di famiglia, mi spiega il rituale; al malato veniva passato il giogo lentamente sulle gambe, sul petto, si recitavano le formule che dovevano alleviare la sua coscienza dal fardello pesante del giogo rubato che gli impediva di morire in pace. Alla fine gli veniva sollevato il capo e il giogo gli veniva passato dietro alla nuca da due assistenti che lo reggevano agli estremi. Pare che, finalmente rappacificato con gli antichi codici, la vittima morisse di li a poco. Certo che nella simulazione è sin troppo chiaro che, in quella circostanza e su una persona già soffrente e debole, un colpo ben assestato di quella trave sagomata, di legno massiccio e ben pesante, su una vertebra del collo sarebbe scuramente da considerarsi fatale. "



Saludi e Trigu
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Monteferru

Moderatore




Inserito il - 12/01/2007 : 19:23:35  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Monteferru Invia a Monteferru un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ottimo articolo Ammuttadori, ieri ho letto alcuni articoli del tuo sito alcuni un pò forti da leggere ma purtroppo furono realtà.







 Regione Toscana  ~ Prov.: Firenze  ~ Città: Campi Bisenzio /Ogliastra  ~  Messaggi: 5804  ~  Membro dal: 30/04/2006  ~  Ultima visita: 14/11/2018 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 12/01/2007 : 19:35:44  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
E' bellissimo e interessantissimo questo articolo Ammutadori! Da dove proviene? se posso chiederlo ovviamente!







Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Monteferru

Moderatore




Inserito il - 12/01/2007 : 19:45:06  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Monteferru Invia a Monteferru un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Annixedda, dopo la tua tesi provvederai a farcela conoscere vero?????
sono sicuro che più di un partecipante sarebbe contento di leggerla.

Maurizio








 Regione Toscana  ~ Prov.: Firenze  ~ Città: Campi Bisenzio /Ogliastra  ~  Messaggi: 5804  ~  Membro dal: 30/04/2006  ~  Ultima visita: 14/11/2018 Torna all'inizio della Pagina

Annixedda

Utente Medio



Inserito il - 12/01/2007 : 19:47:36  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Annixedda Invia a Annixedda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ovvio che ve la farò avere!!! anzi: mi dovrete anche aiutare durante la stesura! saprete ogni passo che farò!







Città: Bologna  ~  Messaggi: 181  ~  Membro dal: 15/11/2006  ~  Ultima visita: 10/04/2015 Torna all'inizio della Pagina

Petru2007

Moderatore




Inserito il - 14/01/2007 : 22:17:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Petru2007 Invia a Petru2007 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
A proposito di giogo di buoi (juali) espongo brevemente un mia esperienza personale, premettendo che dalle mie parti, così come credo in tutta la Sardegna, gli attrezzi usati per il lavoro di tutti i giorni erano considerati sacri: si pensi alle numerose manifestazioni in occasione della festa di sant'Isidoro, quando i contadini portavano a far benedire gli animali e gli attrezzi di uso comune. Il solo mancare di rispetto verso questi oggetti avrebbe causato una brutta morte. Quando l'agonia del moribondo si prolungava in maniera abnorme si diceva che tale individuo nella sua vita, aveva danneggiato, o peggio ancora, distrutto un giogo o qualcosa di simile. Il rituale per alleviarne le sofferenze consisteva nel preparare un modellino dell'oggetto e collocarlo nel letto di morte, ovviamente ad insaputa del destinatario del sortilegio. Ed ora il fatto: una decina d'anni fa mi ritrovai ad assistere un parente che stava per esalare l'ultimo respiro. L'agonia si prolungava ed il pover'uomo ormai in coma da diverse ore soffriva in maniera incredibile. Ad un certo punto alcune persone anziane si guardarono in faccia e decisero che si doveva fare qualcosa per alleviare il morituro. Senza perdere tempo in lunghi discorsi a qualcuno venne l'idea di provare il vecchio sistema. Uno di loro uscì fuori dell'abitazione, ne rientrò tenendo in mano un pezzetto di legno che, con un coltello, intagliò velocemente dandogli la forma di un juali, che fu collocato sotto la federa del letto dove giaceva il moribondo. Passarono pochissimi secondi, ed il vecchio rese l'anima a Dio. Con alcuni dei presenti ci guardammo in faccia, senza parlare, sorpresi per l'epilogo della vicenda. Premesso che io non credo al soprannaturale o qualsiasi tipo di fenomeno metafisico, però quello volta rimasi perplesso; ancora oggi a distanza di diversi anni, quando incontro qualcuno dei presenti all'avvenimento non si può fare a meno di ricordare ciò.







 Regione Sardegna  ~ Città: Olbia-Tempio  ~  Messaggi: 3600  ~  Membro dal: 12/01/2007  ~  Ultima visita: 25/10/2024 Torna all'inizio della Pagina

Ammutadori
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 15/01/2007 : 15:24:47  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Ammutadori Invia a Ammutadori un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bel racconto Petru
vi posto tutto l'articolo.....
Egidiangela Secchi, la giornalista di Videolina, ha fatto una tesi sulle pratiche tradizionali sarde.. magari Annixedda può contattarla...

La terribile Accabadora

L'Accabadora (ucciditrice) non era un'assassina, perchè uccideva solo per scopi umanitari. Il termine indicava la persona addetta a facilitare il trapasso ai moribondi. In Barbagia questo compito era affidato alle donne, in Campidano agli uomini, i quali venivano quindi chiamati Accabadoris.

In rete è difficilissimo trovare informazioni riguardanti questa figura leggendaria relativa alla tradizione sarda. L'unico documento che ho trovato è tratto da un articolo apparso sulla stampa.

"La porta si apre e il moribondo dal suo letto d’agonia vede entrare la femmina accabadora. Lei è “l’accoppatrice”, tanto per rendere comprensibile il termine. È vestita di nero e una delle sue gonne è sollevata a coprirle il viso. E’ arrivata l’ ora. Lui da quel momento sa che l’abbraccio che avrà da quella donna sarà l’ ultimo della sua vita. C’ è un tempo remoto, che sopravvive nelle memorie anche recenti degli abitanti della Sardegna, in cui tutto questo è assolutamente plausibile.

Ad inseguire il filo delle prove documentali o a sviscerare le etimologie c’è da diventar matti. Accabadora dallo spagnolo acabar, terminare o ancor più dal sardo accabaddare può significare incrociare le mani al morto, o ancora mettere a cavallo e quindi far partire. Guai a chi, con esili competenze di antropologia imparaticcia, si avventura, come me, nei misteri millenari della Sardegna. Qui ogni storia, diceria, formula magica, canzone o parola, si muta e viene interpretata diversamente spostandosi anche solo di cento metri. Dirò solamente che nessuno mi ha negato di aver sentito parlare di una professionista della morte. Una donna capace di risolvere i casi disperati, soffocando, strangolando, spaccando il cranio o l’ osso del collo, a seconda delle latitudini ove operasse.

Alessandro Bucarelli, Medico Legale e antropologo criminale dell’ Università di Sassari ha studiato molto e scritto altrettanto sulle accabadoras. A modo loro queste donne conoscevano perfettamente l’ anatomia umana, erano “praticas”, levatrici curatrici e anche capaci di uccidere con metodo e precisione: “Ne parlano ovunque, non può essere un mito, una fantasia dovuta all’ isolamento. Gli ultimi episodi certificati che si conoscono sono due. Uno a Luras nel 1929 e uno Orgosolo nel 1952. A Luras, in Gallura, l’ ostetrica del paese accabbò un uomo di 70anni. La donna però non fu condannata, il caso fu archiviato. I carabinieri, il Procuratore del Regno di Tempio Pausania e la Chiesa furono concordi che si trattò di un gesto umanitario.”

Oltre i casi documentati, moltissimi sono quelli affidati alla trasmissione orale e alle memorie di famiglia. Molti ricordano un nonno o bisnonno che comunque ha avuto a che fare con la vecchia nerovestita, tra i meno vecchi c’ è chi come Egidiangela Sechi ha voluto approfondire sul campo. Ha dedicato una parte della propria tesi di laurea sull’ eutanasia a mezzo di un giogo da buoi, questa pare fosse pratica usuale a Sindia, suo paese natale nel Nuorese: “avevo preparato un questionario sui rituali legati alla morte e l’avevo sottoposto a decine di donne anziane del posto, poi è saltata fuori a storia del giogo e ho dovuto ricominciare da capo inserendo una nuova domanda sulle accabadoras, tutte sapevano, ma non me ne avevano parlato semplicemente perché non glielo avevo chiesto”.

Con grazia e levità Egidiangela mi istilla il dubbio che al suo paese, attraverso il giustificativo di un rito purificatore, in passato fosse facile che al moribondo si desse anche un aiutino più concreto per passar a miglior vita. L’appuntamento con l’esperto di queste cose è davanti alla chiesa. Mi basta scambiare le prime parole con Michelangelo del Rio, il sacrestano del defunto parroco di Sindia, per capire che da quelle parti la morte è ancora profondamente intrisa con il quotidiano. Noi metropolitani, rifletto, ci liberiamo di ogni pensiero oltre la vita in quelle discariche di rifiuti umani a perdere che sono le moderne periferie-cimitero. Indifferenti agglomerati che sono identici alle periferie di ancora viventi. A Sindia, al contrario, fino agli anni 80 era possibile affittare prefiche professioniste specializzate in lamentazioni funebri a soggetto. Le “attittadoras” nutrivano il morto in partenza con le loro lacrime. Erano “allattatrici” perché solo chi sa dare la tetta a un bimbo per nutrirlo, è capace della dolcezza estrema di un trapasso assistito. Ancora mi si racconta di teschi sottratti al vecchio cimitero per seppellirli all’ entrata dell’ ovile, maniera efficace per fermare la moria del bestiame: “poi comunque lo rimettevano al posto suo”.
Mi si spiega come si apparecchia la tavola per la cena ai propri defunti tra il primo e il due novembre, quando le campane suonano a morto per tutta la notte senza fermarsi mai.

Io voglio saper delle accabadoras. Il sacrestano la prende alla larga, poi finalmente dopo un lungo giro tra magia e folklore, ci arriva. Si va in cantina e finalmente saltano fuori due esemplari di “giuale”. Il giogo che Egidiangela mi aveva descritto come elemento clou dei suoi studi. Era considerato un oggetto quasi sacro, chi lo rubava veniva giudicato peggio che un omicida, aveva tolto a una famiglia il più importante strumento di lavoro. Chi aveva una lunga agonia si pensava in crisi di coscienza per quel tipo di delitto e quindi per farlo finalmente morire in pace occorreva passare un giogo sul suo corpo. Poco dopo il rito pare che se ne andasse sereno.
Michelangelo non si fa più pregare: “L’ ultimo su giuale è stato fatto a un uomo che conoscevo bene negli anni 80, lo avevano trovato ferito in campagna l’avevano vegliato per otto notti in agonia, fino a che qualcuno disse che se non moriva forse aveva rubato un giogo…”
Il rituale chi lo sa non lo dice, poi non ne parlano volentieri, hanno paura, ma il giogo sterminatore incombe nelle dicerie del paese: “Noi si sa che il giogo che sta in tale casa è stato messo a quella tal persona. Porta il nome di chi ha accompagnato alla morte.” La malizia dell’interesse per un’eredità ha il sopravvento sulla sacralità di questa tradizione, ammessa e rinnegata allo stesso tempo, in un episodio di eutanasia interessata che qui tutti conoscono: “Una quarantina d’ anni fa in una casa non lontana da qui era arrivato un ospite - racconta ancora Michelangelo sotto il ritratto di un abate servo di Dio al centro del suo salottino mistico - era un signore della provincia di Sassari, compare d’olio santo di un nostro paesano. Aveva un carro, una casetta, stava bene, non era nemmeno vecchio, ho trovato il suo atto di morte nell’ archivio parrocchiale. Non era loro parente, ma aveva tenuto un figlio a cresima. Arriva qui che era già moribondo. Poco dopo in tutto il paese sa che è morto, si chiamava Ziu Flore. Suonarono le campane a morto e l’avevano composto sul tavolo all’ingresso di casa, ma i bambini si accorgono che respirava ancora. Viene il medico condotto accende un fiammifero sotto le narici, respirava davvero! Il dottore lo fa riportare a letto e sgrida la famiglia, chiede se sono impazziti quello è ancora vivo. La padrona di casa però aveva una sorella che cacciava i denti, faceva la levatrice e …le altre cose. Dopo una mezz’ora le campane suonarono nuovamente a morto. Questa volta, dopo il passaggio dell’accabadora si era sicuri che non avrebbe più respirato.”

Michelagelo muove i due gioghi di famiglia, mi spiega il rituale; al malato veniva passato il giogo lentamente sulle gambe, sul petto, si recitavano le formule che dovevano alleviare la sua coscienza dal fardello pesante del giogo rubato che gli impediva di morire in pace. Alla fine gli veniva sollevato il capo e il giogo gli veniva passato dietro alla nuca da due assistenti che lo reggevano agli estremi. Pare che, finalmente rappacificato con gli antichi codici, la vittima morisse di li a poco. Certo che nella simulazione è sin troppo chiaro che, in quella circostanza e su una persona già soffrente e debole, un colpo ben assestato di quella trave sagomata, di legno massiccio e ben pesante, su una vertebra del collo sarebbe scuramente da considerarsi fatale.

Ora siamo in Gallura, Pier Giacomo Pala direttore del museo etnografico di Luras ha impiegato 12 anni per ritrovare l’ unico esemplare di “su mazzolu”, l’ attrezzo in legno nodoso e selvatico di olivastro che da quelle parti la femmina accabadora usava per sfondare il cranio ai suoi pazienti: “Era il 1981, l’accabadora lo aveva nascosto in un muretto a secco vicino a un vecchio stazzo che una volta era stato la casa sua. Un vecchio mi aveva parlato di quella donna, ma non si ricordava il nome, ho fatto tutte le ricerche possibili sulle levatrici che operavano a Luras fino a prima dell’ultima guerra e alla fine ho capito di chi si trattasse.”
Il dottor Pala sostiene che il suo mazzolo sterminatore, di cui va molto fiero, sia senz’altro l’ultimo ancora in giro. E’ immortalato in tutte le foto del museo. Bello, anche lui pesante, di legno lucido che sembra ferro. Lo espongono in un simpatico diorama, è appoggiato sul cuscino del lettone di una tipica camera gallurese. Il letto, il cuscino, su mazzolu… e l’ accabadora aveva tutto quello che le serviva per la sua utile bisogna.

E’ in Barbagia, nella Sardegna più restia all’ onta della civilizzazione, che l’accabadora ha un modo di operare che la rende ancora più vicina a una madre. E’ a Orgosolo, che il professor Bucarelli ci aveva detto, negli anni 50 ancora qualcuno apriva le porte di casa all’accabadora, qui è figura di mitologie dimenticate, quando operava era come se volesse risucchiare la vittima attraverso la matrice che l’ha generata. A Desulo c’ è un proverbio: “Canno lompia est s’ ora, benit s’accabadora” Quando è il momento lei arriva: “Se qualcuno era malato e soffriva molto la famiglia chiamava questa donna che andava e lo strangolava, la pagavano cinque litri di grano o come potevano- è la trascrizione del racconto di Maria Fiori classe 1902. E’ morta nel 96, ma è stata una delle poche testimoni dirette del rito. L’ accabadora non era benvoluta, ma neppure odiata, nessuno comunque la frequentava perché ammazzava la gente. Era indispensabile perché non c’ erano le medicine per non far soffrire.” E dai ricordi di chi vive da quelle parti sembra che la sterminatrice di moribondi abbia lasciato quasi un fondo di nostalgia per come compiva quell’atto estremo suscitando terrore ed erotismo incollati assieme.
La donna si accovacciava dietro al capezzale e stringeva la testa del morente tra le sue gambe. Lo accarezzava e cominciava a cullarlo come fosse un bambino. Gli cantava la stessa ninna nanna che lui si sarà sentito cantare dalla propria madre, quando finalmente l’agonizzante torna infante lei lo uccide con la forma più sensuale di strangolamento. Se non basta lo soffoca con un cuscino.

Antonangelo Liori, nativo di Desulo, ha ricostruito storie di simili abbracci letali in anni di ricerca in Barbagia e più in generale nell’area del Nuorese. Ha variamente scritto su demoni, miti e riti della Sardegna: “Ho interrogato una signora di Belvì, molto anziana morta un paio di anni fa, mi ha raccontato di queste donne che uccidevano per mestiere. In particolare mi ha parlato di un’ accabadora nota a tutti come il corvo, perché vedova. Quando questa nel 1922 si prese tra le gambe il figlio di un certo Antioco, con cui la sua famiglia era in lotta per una vecchia faida, la signora compose una canzoncina per ricordare l’evento. ”I versi sono crudi e intrisi di sete di vendetta: “su figiu 'e antiogu mortu in coa 'e crobu tinni etto 'e fogu de fogu tinne etto e a s'Iferru t'imbetto”. "il figlio di Antioco è morto nel grembo del corvo, ti ricoprirò di fuoco, di fuoco di ricopro, e ti aspetto all'inferno”. Catena di sangue eterna e spietata che nemmeno la sterminatrice riesce a spezzare. L’ odio non ammette attenuanti, alla donna sarà sembrata una morte troppo invidiabile, quando ha visto l’accabadora che strozzava quel nemico di famiglia stringendolo tra le cosce."

Gianluca Nicoletti (La Stampa 1/maggio/2005)




Saludi e Trigu
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Monteferru

Moderatore




Inserito il - 15/01/2007 : 16:04:52  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Monteferru Invia a Monteferru un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ammuttadori, hai steso buona parte della tesi di annixedda.

saluti Maurizio








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Adelasia

Moderatore

Penna d'oro


Inserito il - 15/01/2007 : 16:35:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Adelasia Invia a Adelasia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
adelasia ha scritto:

Sull’accabadora ha scritto tra gli altri Gianluca Nicoletti, l’ex straordinario e vulcanico conduttore di Golem, facilmente reperibile in internet nel sito appunto sul golem e pubblicato su “La stampa” del 1.5.2005, che cita tra l’altro la giornalista di Videolina Egidiangela Sechi, la quale risulta avere approfondito l’argomento...

Come ho già scritto nel post, consiglio la visita al museo di Luras, anche per gli agganci che potresti trovare...



Eh, Annixedda Annixedda, se tu fossi stata un po' più attenta a quanto ti segnaliamo non avresti neanche fatto quelle domanda ad Ammutadori...
Quello che ti riporto è infatti una parte di quanto ti avevo suggerito in questo post nel lontano novembre...









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