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Nota Bene: Is pastissus - Nome campidanese per dolcini molto delicati, diffusi praticamente in tutta la Sardegna. In un contenitore di pasta sottilissima si nasconde un impasto di mandorle, uova, zucchero e il tutto riposa sotto un delicato strato di glassa di zucchero. Molto spesso la superficie è impreziosita da minuti decori floreali oltre che da leggeri ricami fatti con gassa reale.



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 Ma Francesco Ciusa vinse alla Biennale o no?

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Adelasia Inserito il - 02/10/2013 : 20:52:39
Nella casa natale di Francesco Ciusa -di colui che per quanto mi riguarda è il più grande e commuovente scultore sardo-, che fronteggia e omaggia la chiesa di Santu Caralu dove riposa l’artista, nello storico rione di Santu Pedru in quel di Nuoro, una targa commemorativa recita:

” … Nel 1907, a soli 24 anni vince il Premio Internazionale per la Scultura alla VII Biennale di Venezia...”

E così credevo anch’io, confortata da numerosi riscontri in merito. L’ avevo riportato anche sul forum, in un post che giace da qualche parte, non ricordo dove…..

Ora fonti autorevoli mi riferiscono che no, non è mica vero che Francesco Ciusa vinse: si tratterebbe di un errore storico, di un’interpretazione errata perpetuata nel tempo.
Fu certamente colui che ebbe più successo, in un certo senso il vincitore morale certificato e acclamato dal temuto e autorevole critico Ugo Ojetti, che nel Corriere della Sera del 27 aprile 1907 scrisse:

Francesco Ciusa, un sardo ignoto, credo, fin’ora alle grandi Esposizioni, manda un gesso: La Madre dell’Ucciso, così profondamente osservato, reso con tanta coscienza, costruito con tanta scienza che mi sembra la più importante rivelazione della mostra di scultura.”
Ma non vinse.
Cambia qualcosa? No, perché niente toglie o aggiunge alla grandezza dello scultore: proprio per questo vorrei che emergesse la verità.

Cerco lumi sulla questione: avete conferme o disconferme?
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
maria Inserito il - 19/03/2016 : 16:38:35
Adelasia ha scritto:

Purtroppo il forum è stato sorpassato da strumenti comunicativi che sì, incrociano il mondo, ma lasciano ben poche tracce, in un intreccio di conversazioni che si divorano a vicenda e a vicenda si seppelliscono. Qui le discussioni restano: ogni tanto, ne sono convinta, qualcuno si ferma a riflettere. Tornando alla nostra, debbo dire che più conosco Ciusa, più lo ammiro e più mi convinco che la tesi più realistica sia quella che sostiene che non vinse la biennale. Anche i nuoresi pare che ormai ne abbiano preso coscienza:
http://www.unionesarda.it/articolo/...-456993.html
Un saluto, furfuraju, a te e a tutti coloro che ancora, ogni tanto, si affacciano sul forum.


Ma ciao Adelasia di tanto in tanto fa piacere di trovare un anziano/a che si affaccia alla finestra
Adelasia Inserito il - 18/03/2016 : 22:27:29
Purtroppo il forum è stato sorpassato da strumenti comunicativi che sì, incrociano il mondo, ma lasciano ben poche tracce, in un intreccio di conversazioni che si divorano a vicenda e a vicenda si seppelliscono. Qui le discussioni restano: ogni tanto, ne sono convinta, qualcuno si ferma a riflettere. Tornando alla nostra, debbo dire che più conosco Ciusa, più lo ammiro e più mi convinco che la tesi più realistica sia quella che sostiene che non vinse la biennale. Anche i nuoresi pare che ormai ne abbiano preso coscienza:
http://www.unionesarda.it/articolo/...-456993.html
Un saluto, furfuraju, a te e a tutti coloro che ancora, ogni tanto, si affacciano sul forum.



furfuraju Inserito il - 15/01/2016 : 22:31:38
Sono anni ormai che non scrivo più nel forum, ma ogni tanto vengo a leggere i post più interessanti. Facendo delle ricerche sull'Atene Sarda, mi sono imbattuto sia in questa vexata quaestio e sia nel libro In Sardegna del 1915 di Vittorio Alinari.

Scrive l'Alinari:
...ho conosciuto a Cagliari lo scultore Ciusa, magnifica tempra d' artista, che ad una recente esposizione a Firenze, inviò una figura di giovane nudo, giacente, la quale si ebbe, a ragione, la massima onorificenza, ed a Venezia, nel 1907, un'altra statua «la madre dell'ucciso» che oltre a un premio ebbe l'onore dell'acquisto da parte del Governo.


La mia opinione è che, probabilmente, la biennale fosse divisa in sezioni e che Ciusa vinse effettivamente un premio. Forse il primo premio della sezione "scultura".
Rita Niffoi Inserito il - 06/11/2013 : 19:15:52
Non c'è dubbio, quella deve essere la lettera di risposta: proprio gentile l'amico, con quel commento al vetriolo! A me sembra di aver visto la fotografia della signora Ciusa, ma non la trovo...Ho trovato una foto di Ciusa a Venezia degli anni Venti, con una signora completamente di spalle...Oh Dio, non sarà lei?!
Chissà se Cucca andava a dorso di cammello così come da ragazzino avrà cavalcato a pelo il cavallo nella Barbagia di Fonni?
Cara Adelasia, come già ti ho detto, mi incuriosiscono diverse cose. So un poco di tutto e un poco di niente, più di niente che di tutto...
Adelasia Inserito il - 05/11/2013 : 23:18:35
Rita, che piacere averti ”incontrato”: una che conosce Francesco Cucca non la trovo in giro tutti i giorni!
Sono molto curiosa della figura di questo "ex pastore sardo diventato in pratica un beduino", non a caso sto leggendo le sue lettere, che mi confermano che in quel periodo c’era un bel po’ di “gente di Nuoro” interessante.
Se poi penso che Francesco Ciusa e Grazia Deledda erano pure vicini di casa…..

In quanto alla lettera, sì, è proprio quella che ipotizzi tu, nella quale Chicchinu chiede all’amico Attilio lumi anche sulla moglie di Francesco Ciusa.
Credo però che la risposta da qualche parte ci sia, e ti spiego perché lo ipotizzo: nel libro di Maria Antonietta Boscolo “Francesco Ciusa, mio padre”, l’autrice fa riferimento a una lettera scritta da Attilio Deffenu il 20 gennaio 1908 a “un comune amico”, e ne riporta alcune frasi:

<<E ora sarei a darti le informazioni che desideri sul lavoro di Ciusa. Per farti un'idea dell'indole del lavoro del nostro illustre concittadino ti allego un frammento della “Nuova Sardegna”. Saprai che questo suo geniale lavoro il Ciusa ebbe l’onore di vederselo acquistare dal ministero per la Galleria d’Arte Moderna.
....…..la compagna della sua vita, una fanciulla che può, a parer mio, avere tutti pregi eccetto quello della bellezza. Del resto è risaputo che gli artisti mancano di buon gusto nella scelta delle loro metà, almeno in via generale.>>

Commento carino, non trovi ??

Poiché le date sono congrue e gli argomenti epistolari pure, sono arrivata alla conclusione che si tratti proprio della risposta di Attilio Deffenu alla lettera del “comune amico” Francesco Cucca.

Rita Niffoi Inserito il - 05/11/2013 : 21:58:09
Credo che la lettera di risposta non sia stata trovata. Praticamente Cucca voleva notizie su Ciusa quali il nome della moglie e il luogo dove stava per celebrarlo meglio nella sua poesia, giusto? Il nome della signora Ciusa, Vittoria, ben si prestava a rime di esaltazione! Ma queste poesie, furono poi stampate? (Forse nel volume Veglie beduine?) A proposito di Cucca, non ti piace, Adelasia, pensare a questo ex pastore sardo diventato in pratica un beduino?
Comunque, sono sempre interessanti le lettere di un tempo, soprattutto ora che nessuno ne scrive più. È il tempo degli SMS sgrammaticati e contorti, questo....
Adelasia Inserito il - 04/11/2013 : 22:38:17
Rita Niffoi ha scritto:
spesso la memoria é debole e i fatti del passato finiscono nel dimenticatoio... A me piace andare dietro una traccia, un ricordo, una fotografia, una parola talvolta, e seguirla fin che posso, e devo non posso, immaginarla...


Faccio mie le tue parole. In toto.

Intanto proseguo la discussione su Ciusa che, anche se sta assumendo le caratteristiche di un duetto, so che interessa davvero a tanti: non credo ci sia in circolazione un quesito simile.
Nel corso dell'approfondimento della faccenda mi sono imbattuta in una interessante lettera, proveniente dalla Tunisia, della quale riporto qualche stralcio estrapolandolo dal testo Francesco Cucca Lettere ad Attilio Deffenu (1907/1917), a cura di Simona Pilia (Cuec ed.):

Tabarca, 25.12.1907
Mio carissimo Attilio,
……....poi ho un’altra opera da compiere ed è per Francesco Ciusa. "Sogno" è una poesia a lui dedicata, perché è stato il mio primo vero amico dell’infanzia…Ed ora per un piccolo eco che ho udito del suo premio ( figurati l’ho sentito da Pedru Cocco che si trovava qui di passaggio), ho fatto "Prima gloria". Conto quanto prima dedicargli queste poesie…Però con cortese sollecitudine, per non pigliare un granchio, ti sarei grato se mi informi minutamente intorno il suo resultato….Scrivimi lungamente.
Un abbraccio dal tuo lontano
Chicchinu



Non resta che recuperare la lettera di risposta…..
Rita Niffoi Inserito il - 03/11/2013 : 21:58:25
Non ho notizia del personaggio oranese che ispirò Ciusa per la sua opera " Il nomade"; l'artista dichiarò che si trattava di un ricordo della sua infanzia. Certo Adelasia hai ragione, Ciusa fu amico di Delitala fin dai tempi in cui l'artista oranese era ancora agli inizi e i due collaborarono in diverse occasioni. Io però mi riferivo a rapporti più diretti con il mio paese, dei quali non ho, tuttavia, nessuna notizia. É pur vero che molte volte fatti e avvenimenti, vengono dimenticati. Per esempio pochi ricordano che negli anni Venti del secolo scorso (mentre Ciusa si trovava a Orgosolo) Remo Branca fu a Orani, penso ospite di suoi parenti morti senza discendenti, e si interessò in particolare di intaglio del legno e di xilografia, ma anche di ceramica.
Come dicevo, spesso la memoria é debole e i fatti del passato finiscono nel dimenticatoio... A me piace andare dietro una traccia, un ricordo, una fotografia, una parola talvolta, e seguirla fin che posso, e dovo non posso, immaginarla...
Adelasia Inserito il - 02/11/2013 : 23:48:58
Rita, sai se il "nomade", il viaggiante venditore di scarpe oranese, sia stato identificato? Te lo chiedo perché quasi tutti i personaggi che hanno ispirato Ciusa mi pare abbiano un nome. In quanto alla dimensione della scultura, in effetti Remo Branca scrive che in origine rappresentava una figura intera, anche se fa intendere che fu lo scultore stesso ad accorgersi che "non aveva bisogno delle gambe per andare perché il luogo lontano era già tutto negli occhi e sulla fronte...Tagliò il passo, ma lasciò le mani , quasi nascoste..."

In quanto a Orani, a mio parere i legami con il tuo paese li aveva, e che legami!
Ecco cosa gli scrisse Mario Delitala il 19 gennaio del 1947:
"Caro Francesco,
ti avevo promesso di alleviarti gli ultimi anni con la mia amicizia....
Ora sono qui ad Orani, in attesa di una insperata fortuna, che mi lasci ancora tra le case del mio bellissimo paese, a fare quadri, ossia a sognare, a dipingere. Tu che fai?...muoviti! riprendi a camminare verso Orgosolo
..."
Forse perché proprio a Orgosolo, come riporti tu, Francesco Ciusa aveva vissuto pochi anni prima, trovandovi ispirazione per il "Fromboliere", il cosiddetto Davide barbaricino, la sua magnifica, commuovente, ultima opera.
Rita Niffoi Inserito il - 31/10/2013 : 18:55:09
Recentemente ho letto del periodo che Ciusa trascorse a Orgosolo, sfollato in tempo di guerra, ma soprattutto alla ricerca di esperienze e stimoli per la sua arte. Lì nacquero alcune sue opere. Non ho invece trovato tracce dell'artista a Orani, il mio paese, anche se è noto che la scultura " Il nomade" fu ispirata a un venditore di scarpe oranese, che appunto si spostava da un paese all'altro con la sua mercanzia. Solo da poco ho letto che tale statua, originariamente a figura intera, subì un vero e proprio crollo strutturale durante un trasloco e così vennero eliminate le gambe...
Rita Niffoi Inserito il - 24/10/2013 : 18:52:45
Riprendo la divagazione sulle maledizioni. Anche da noi "sas manos siccas" è una maledizione diciamo frequente. Poi un'equivalente è: " sas manos che su 'e Milis, chi innettavat s'aranzu chin sos pedes". Letteralmente, " che tu abbia le mani come quel tale di Milis, il quale (essendo monco) sbucciava le arance con i piedi" . E scusate se è poco! Ma un'altra maledizione, rivolta a chi si dà troppo da fare con mani e anche con i piedi, con cattiveria ancora maggiore augura: " sas manos e sos pedes che su 'e Milis, chi lu vocavana in giru in d una canisteddha". Ossia: " Che tu abbia mani e piedi come quel tale di Milis, il quale ( essendo privo sia degli arti superiori che di quelli inferiori) veniva portato in giro dentro un canestro!" Massimo sadismo!
Si, Adelasia, ho scritto il vocabolario Oranese e questo lavoro fa parte dei miei interessi, che sono abbastanza vari, pur se penalizzati dagli impegni del mio lavoro ( che è bellissimo). Ora ho in stampa un libro di preghiere. Naturalmente sono lavori da dilettante, ma ti ringrazio per le belle parole!
Adelasia Inserito il - 24/10/2013 : 00:11:20
Sto leggendo "Francesco Ciusa, mio padre", di Antonietta Ciusa Mascolo ( Nuoro, Ed Il Maestrale, 1999). Bel libro.
Tanto successo e incontrastato trionfo, ma nessuna traccia del presunto primo premio: eppure l'autrice racconta perfino che l'opera venne acquisita dalla Galleria d'arte romana per 6000 lire e che all'autore venne assegnato il premio "Città di Firenze" elargito dalla Camera di Commercio e Arti della città toscana.
La figlia di cotanto padre descrive amenità e periodi bui della sua famiglia, sempre con leggerezza, con molto affetto e con palpabile nostalgia. Vi ho scoperto che un grande ammiratore di Francesco Ciusa era Jack London, e che durante il viaggio di nozze i suoi genitori furono ospiti di Puccini che in loro onore suonò al pianoforte la sua ultima opera: Madama Butterfly.
Insomma, da Santu Pedru all'Olimpo....
Adelasia Inserito il - 23/10/2013 : 23:44:10
Rita Niffoi ha scritto:

.. sas manos..

siccas!!!
In perfetta sintonia con La dolorante anima sarda, come puoi notare.
A dire il vero ho sentito anche la versione "sas manos de ghera" ( o "de chera"), appropriato frastinzu rivolto agli incendiari.

( P.S. - Sei la Rita Niffoi del Vocabolario Oranesu-Italianu / Italianu-Oranesu? Complimenti!!! Oltre che di pargoli ti intendi di tanti altri argomenti, davvero brava.
Chiedo venia per questo piccolo volo pindarico, ma quando ci vuole...)
Rita Niffoi Inserito il - 23/10/2013 : 19:04:22
Si, ero a conoscenza del fatto che fu Ciusa stesso ad amputare le braccia alla statua, e capisco le tue sensazioni davanti all'opera in questione. A proposito di maledizioni, permettimi una curiosità. In un tuo simpatico commento sull'altare della cattedrale di Nuoro, deplorando il fatto che qualcuno si fosse permesso di demolire un'opera di Ciusa, finivi la frase con l'inizio di un "irrocu" a me familiare: sas manos.. Potresti dirmi la fine della frase? Vorrei confrontarla con le tre versioni, se così si può dire, che si usano nel mio paese.
Adelasia Inserito il - 23/10/2013 : 17:17:51
A me "La dolorante anima sarda" ha invece comunicato molto.
E' straziante, mi impressiona.

Come avevo già scritto nel forum l'opera, che raffigura una donna che rivolge il suo sguardo aspro, sbarrato, livido e senza lacrime non al suo bambino (che, con la testa china è stretto tra le sue ginocchia) ma al cielo, non ha più le braccia, palesemente rivolte anch’esse in alto, lassù.
Si potrebbe pensare a un danneggiamento, ma non è così: nelle “Pagine per un’autobiografia” è lo stesso Ciusa a raccontare il tragico ricordo di una giovane donna alla quale era stato ammazzato il marito e che, straziata, tra le nere prefiche piangenti
a un certo punto… più terribile ancora, solleva le braccia, incrociandole nei polsi, dopo averle girate dall’alto in basso, e disegnando un cerchio che le congiunge sul punto dove si genera la vita, facendo le fiche con ambo le mani, grida con voce rauca, quasi bestiale: "A tottu su mundu, chi si sicchete!" ( "A tutto il mondo, che inaridisca!").
Quella maledizione verso il cielo Ciusa la riprodusse fedelmente: ma poi, forse impressionato dalla potenza della sua opera e dell’imprecazione, e pare anche su consiglio della moglie Vittoria Cocco, scelse di non immortalare quel gesto, e troncò per sempre quelle braccia che egli stesso aveva plasmato.

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