V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
chiaradon |
Inserito il - 20/05/2012 : 21:11:28 Ciao a tutti, vi scrivo per chiedervi se per favore, potete dirmi come si pronunciano le parole "tempus", "corpus" nella lingua campidanese. So che anche al singolare eccezionalmente mantengono la "s" ma non so se questa venga pronunciata. I miei genitori sono sardi ma non campidanesi e quindi non vivendo in Sardegna posso chiedere aiuto solo a voi. Sto cercando di studiare il campidanese ma la pronuncia talvolta non è facile e mia mamma mi aiuta per quel che può. Vi ringrazio tantissimo.
Chiara |
13 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Gonariu |
Inserito il - 27/05/2012 : 15:16:31 Rispondo a Robur.q. Anche il tuo discorso non fa una grinza, personalmente ti posso dire che a me piace spaccare il cappello in quattro (puo' darsi che sia un difetto delle persone laureate in fisica come lo sono io). Ti posso dire pero' che pur essendo di madre lingua italiana (il sardo l'ho imparato un secondo tempo andando in vacanza dai miei nonni quando ero un bambino), qualche problema con gli accenti in italiano qualche volta l'ho avuto (ad esempio la parola ciclope la leggevo con l'accento sulla i come e' anche in greco antico e non sulla o come e' nella pronuncia italiana corretta): inltre il fatto che la z in italiano abbia due suoni (sorda e sonora) in un po' di gente genera confusione anche se sono di madre lingua italiana. Mi fa inltre piacere poter parlare con un'altra persona "care studeaza limba romana" (che studia la lingua rumena, per chi non conosce il rumeno, scusa se non ho messo i segni diacritici per la pronuncia, ma ancora non so come fare), penso pero' che il corso della Assimil vada bene per un primo "bagno" con questa lingua (vi ho studiato anche io, sto finendo la "seconda ondata"), se non lo conosci ti consiglio il testo della Hoepli con tanto di cd rom (Comunicare in romeno, autrice Ileana Bunget mi pare). Una volta che ho finito la "seconda ondata comincero' quello. Saluti, a nos torrare a intendere. |
robur.q |
Inserito il - 27/05/2012 : 07:01:40 Il discorso che fai tu ha valore diverso perchè sono lingue straniere: è notorio infatti che l'italiano, privo di accenti, è un vero rompicapo per gli stranieri!!! Ma poichè il sardo è una lingua locale, saranno ben pochi gli stranieri che vorranno impararlo, e saranno persone fortemente motivate. Mah, che posso dire, la precisione è importante, ma io mi immedesimo nei poveri scolari. p.s. anch'io ho iniziato lo studio del rumeno e del greco moderno (e anche dell'ebraico) con i corsi Assimil, ma, ahimè, procedo molto lentamente . Sono uno che mette troppa carne al fuoco, no accudu.... |
Gonariu |
Inserito il - 26/05/2012 : 18:54:47 Anche il tuo discorso va bene, io penso ad un'ortografia per la lingua sarda che rappresenti in maniera migliore la lingua parlata. Ti faccio un esempio, ssia ingreco antico che in greco moderno non ho problema a leggere un testo con gli accenti giusti perche' in ogni parola si segna l'accento tonico (escluso nei monosillabi in greco moderno), in rumeno, dove l'accento non si segna su nessuna parola vado "a frago" e certe volte sbaglio (per conto mio studio rumeno e greco moderno). Quindi secondo me avere un'ortografia che renda la lingua parlata nel miglior modo possibile, tenuto conto che tante volte le lettere dell'alfabeto latino non sono sufficienti per rappresentare tutti i fonemi di una lingua, e' fortemente consigliabile. |
robur.q |
Inserito il - 26/05/2012 : 14:32:02 Gonario, la diversa apertura delle vocali in sardo esiste in tutte le varietà, dove più dove meno; e i locutori madre lingua le pronunciano e nemmeno se ne accorgono. Quel che mi domando io è l'opportunità di appesantire l'ortografia per un fenomeno, la metafonesi, che è spontaneo nel sardo, nel senso che è una legge fonetica inconsapevole che funziona. Mettere l'accento non è assolutamente necessario nel sardo settentrionale, potrebbe esserlo in quello meridionale solo in alcune parole, quelle riportate da Chiara; ma perchè dovremmo tormentare gli scolari per una cosa sostanzialmente inutile, che non è necessaria nè per la pronuncia, spontanea e, direi, innata, nè per la comprensione? Per Su tèmpus e Is témpus un locutore campidanese non ha bisogno di incaponirsi sulla vocale: capisce lo stesso!! Ripeto: la pèsca o la pésca? Ma chi se ne frega: io scrivo la pesca e sta pur tranquillo che l'uditore sa distinguere il profumo della pésca dal puzzo della pèsca |
Gonariu |
Inserito il - 26/05/2012 : 00:12:41 Rispondo a Roberto.q. Riguardo alla e ed alla o aperte e chiuse, io la differenza la sento, sia in campidanese (il campidanese che parlo io è quello di Sanluri, che, da quello che deduco dalla classificazione che fa il professor Antonio Lepori delle sub-varietà di campidanese nel suo vocabolario "Dizionario Italiano Sardo campidanese" è del tipo occidentale) sia nella sottovarietà di nuorese che parlo, quella di Orotelli che è il paese dove abito. Sarebbe opportuno riguardo all'ortografia del Sardo che se ne tenesse conto, per avere un'ortografia che sia il più vicino possibile alla pronuncia effettiva come era in Greco antico ( la lettera epsilon corrispondeva alla e chiusa e la lettera eta alla e aperta). |
CodicediSorres |
Inserito il - 25/05/2012 : 22:55:47 Certo, posso fare direttamente riferimento a cognomi oggetto di ricerche personali da parte di conoscenti. Per esempio il cognome Salaris. Anticamente attestato (tra metà 300 e metà 500) tra la Planargia e la zona di Bolotana, ma anche in alcune zone circostanti a tale fascia (poi ovviamente ciò non esclude presenze sporadiche in altre zone). Nei documenti più antichi appunto tale cognome è sempre (o forse quasi sempre) documentato nella forma Salari, senza la S finale. Ma in seguito tale cognome si modifica (nelle stesse zone) nella forma con la S finale, Salaris. Il secondo esempio è quello del cognome Virde, a volte scritto Irde, diffuso in origine all'incirca nelle stesse zone che ho indicato più sopra, ma anche in qualche altra. Anche tale cognome in seguito subirà la metamorfosi verso la forma Virdis. E ciò si nota anche nei documenti. A volte si nota la coesistenza nello stesso villaggio delle due forme, nei periodi di transizione, ma poi prevale quella con la S finale. E per vari individui e vari rami nei documenti si nota il passaggio dalla forma antica a quella attuale. Per esempio nel 1570 un Bartolo Salari, e a fine 500 un di lui figlio invece citato come Leonardo Salaris (ma magari anche lui in altri documenti qualche volta viene citato con la forma antica). È solo un esempio, ma ne possono esistere tanti altri. Ovviamente mi riferisco a quei Salaris e Virde documentati in quelle zone. Ma forse lo stesso discorso potrebbe valere per quelli in periodi più recenti attestati in altre zone, perché è probabile che abbiano un legame con le zone di antica attestazione. |
robur.q |
Inserito il - 25/05/2012 : 21:46:05 Non ho capito bene la domanda Codice, puoi fare qualche esempio? |
CodicediSorres |
Inserito il - 24/05/2012 : 22:06:49 Non sono esperto in tali questioni, però mi stavo chiedendo una cosa, anche se forse non direttamente attinente con il quesito di cui al presente topic. Proprio nei giorni scorsi mi chiedevo come mai vari cognomi anticamente attestati nella Sardegna centrale e settentrionale si siano poi successivamente evoluti e attestati in forme caratterizzate dalla "S" finale, pur rimanendo sempre attestati nelle medesime aree. Per quale motivo non hanno mantenuto la forma originaria, documentata per esempio fino a tutto il 500 o a volte anche fino al 600? E perché alcuni cognomi, sempre di quelle zone, hanno invece conservato la forma antica priva della "S" finale? |
robur.q |
Inserito il - 24/05/2012 : 18:13:24 Per quanto l'apertura delle suddette vocali varia assai: è molto aperta nel campidanese centrale, meno nel cagliaritano, quasi impercettibile. Ci cascò anche il sommo Wagner, che non s'accorse che la "o" di "domu" non è affatto aperta nel Sulcis, in Ogliastra e a Cagliari, tanto che si è ipotizzato un etimologia DOMU e non DOMO, come in tutte le altre varietà del sardo. La questione dell'apertura delle vocali è francamente una cosa da puristi e rischia di complicare molto l'insegnamento del sardo. E' come se gli insegnanti di italiano s'incaponissero con la differenza tra la pèsca e la pésca. Chi di noi le pronuncia sciaquando i panni in Arno? |
Gonariu |
Inserito il - 24/05/2012 : 13:40:51 Rispondo a Chiara per la sua domanda sulla pronuncia di "tempus" e "corpus". La "s" finale di tempus e corpus si pronuncia sempre, sia che tempus e corpus siano intesi al singolare (su tempus, su corpus), sia che siano intesi al plurale (is tempus, is corpus). Al singolare la e di tempus è chiusa mentre al plurale è aperta; analogamente per la o di corpus, al singolare è chiusa e al plurale è aperta. Auguri per lo studio del campidanese. |
chiaradon |
Inserito il - 21/05/2012 : 19:21:45 Grazie ragazzi, mi avete dato un grande aiuto; siete veramente gentili. Un saluto, Chiara
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Verosardo |
Inserito il - 21/05/2012 : 08:22:55 | robur.q ha scritto:
Si Chiara, la s finale si pronuncia, e quindi singolare e plurale si pronunciano allo stesso modo; oddio, ci sarebbe la differenza di apertura della prima vocale, chiusa al singolare e aperta al plurale ma per il momento lascia perdere, non è poi così importante, il significato si capisce dal contesto.
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Spiegazione esaustiva. Quoto. Per te sarà più chiaro proprio sentendo "dal vivo" la pronuncia del singolare e plurale. Auguri per lo studio |
robur.q |
Inserito il - 21/05/2012 : 08:04:29 Si Chiara, la s finale si pronuncia, e quindi singolare e plurale si pronunciano allo stesso modo; oddio, ci sarebbe la differenza di apertura della prima vocale, chiusa al singolare e aperta al plurale ma per il momento lascia perdere, non è poi così importante, il significato si capisce dal contesto. |
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