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Nota Bene: La Tomba I o Tomba dei Vasi Tetrapodi di Santu Pedru, nella strada provinciale tra Alghero e Uri , e' il primo ipogeo preistorico Sardo ed il primo del Mediterraneo ad aver restituito una "stratigrafia". Cioè una successionedi strati di riempimento intatti che ne attestano diversi momenti di uso. La tomba , preceduta da un lungo corridoio scoperto, ha un'anticella semicircolare, una grande cella centrale sostenuta da pilastri scavati nella trachite e varie celle secondarie . La cella principale presenta corna taurine scolpite ed una finta porta.
Sino alla scoperte di questo bellissimo monumento , databile alla cultura prenuragica di Ozieri ( 3200 a.C.) , si riteneva che queste grandi tombe fossero nuragiche e fossero contemporanee agli etruschi. La denominazione dell'ipogeo si deve alle grandi ciotole a quattro piedi , della cultura del Vaso Campaniforme , che restitui', i "vasi tetraposi" appunto.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Albertina Inserito il - 29/04/2007 : 15:29:14
Ho pensato al testo della nostra canzone. Voi pensate alla musica.


Proviamo a comporre
amici una canzone,
facciamoci venire
un po’ di buonumore.

Il nostro sito va
e in tutto il mondo regna
perché noi tutti siam
figli della Sardegna.

Qualcuno non è sardo,
ma è stato acquisito
per meriti raggiunti
scrivendo in questo sito.


Domenico è il capo
e lascia tutti fare,
però mi raccomando:
non fatelo arrabbiare.


L’atavica Nuragica
coi suoi provvedimenti
in riga mette tutti
se noi non stiamo attenti.

E poi arriva Ela
mitica figura,
prepara pranzi e cene:
è un mostro di bravura.


Dalla città eterna
Paola non può scordare
e la sua terra sarda
non smette mai d’amare.


Un tocco aristocratico
Adelasia garantisce:
con i suoi itinerari
insegna ed istruisce.


Caruso dalla Francia
in Trallalleros canta,
il pubblico risponde
e di questo lui si vanta.


Babballotto picciocca
in Sardegna ha trovato,
il suo cuore è palpitante
perché è innamorato.


Maragda è la mascotte
dei paradisolani
e buonumore mette
ai vicini e ai lontani.


Tranquillo in Toscana
scrive in poesia e in prosa
e a far collage di gruppo
ci pensa e poi ci prova.



In lungo e in largo Giorgiopge
la Sardegna vuol girare,
ma ogni tanto una fonte
aiutatelo a trovare.


Non è da meno Cisto:
tutto ha fotografato.
Non lo trovate mai
sprovvisto o impreparato.


Campidano è latitante,
dai fatelo tornare,
perché l’olio di ricino
noi gli dobbiamo dare.



E latitanti sono
Falco e Pierì,
non fateci aspettare,
tornate presto qui.



Nuorese è invece Carol
super impegnata
e ai problemi sociali
è sempre interessata.


Con canti e storie il sito
Barbaricina adorna;
per trovare materiale
alla sua terra torna.


I genitori invita
in America Ziama
ed essi il viaggio affrontano
quando lei li chiama.


Titti sorride e piange
perché molto emotiva
a lei vuole bene
l'intera comitiva.


E poi c'è ancora Marco,
il giovane poeta
che lo si riconosca
il babbo Pippo aspetta.


Sagitter in tutto esperto
un asso in matematica,
ma ancora più sorprende
se parla d'informatica.



Pamy di politica
non vuole mai parlare,
ma con i suoi ricordi
si lascia troppo andare.


Monteferru al cibo
è sempre interessato
ma il cinghiale sardo
è un pasto prelibato.


E Meurreddu gira
facendo il ballerino,
son pronta a scommettere
che lui è il più carino.


Afabica si sa
come cuoca è perfetta
e ogni tanto nel sito
posta una sua ricetta.


Dal Belgio può Mirella
trovare in questo sito
notizie di Villamar
del tempo attuale e antico.


Ziu Eu si tiene in forma
e a lui piace viaggiare
è legato tanto al sito,
non ce lo può negare.



Agresti ha progetti
turistici e aziendali
e bene fa perché
ha pure capitali.



Ser, i tuoi fotomontaggi
non possiamo mai scordare
dai, ti aspettiamo sempre,
vienici a trovare.



Alexa nel sito
la famiglia ha presente:
se la sente sempre accanto
col cuore e con la mente.




E Barionesa scrive
nel forum la sua poesia
e lascia trasparire
un po’ di nostalgia.



Giakarlo e Francine,
coppia eccezionale,
i loro scherzi al forum
non fanno nessun male.


Quattromori alla Sardegna
onore grande rende
e la bandiera sarda
in ogni luogo appende.


I dolci che fa Meri
sono capolavori,
assaggiare li vorremmo
per sentirne anche i sapori.


E poi ancora c'è Guilcier
artista di grande ingegno
son molto originali
i suoi lavori in legno.


E poi ci sono io
mi dovete ricordare,
l'indirizzo del sito è questo,
venitemi a cercare.

http://xoomer.alice.it/amarevillamar

Scrivete anche voi nel forum.








( Continua )









15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 18:43:08
pardula ha scritto:

tra pardule e bianchini
sognam tanti bambini
speriamo nel futuro
murta è gia sicuro
ora scriviam la canzoncina
con murta e pardulina

io ci ho provato

pardulina


Vi auguro di cuore
che i vostri desideri
vi portino l'amore
che avete nei pensieri.
Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 18:41:52
Incantos ha scritto:

Grazie Albertina ... sono la più coraggiosa! Credo davvero che il mio pensiero sia comune a tutti i Paradisolani ..tu hai belle parole per tutti.. ed era giusto ringraziarti e farlo nel modo a te più caro!




Dai...mi fai piangere...
Incantos Inserito il - 20/01/2008 : 18:40:16
Grazie Albertina ... sono la più coraggiosa! Credo davvero che il mio pensiero sia comune a tutti i Paradisolani ..tu hai belle parole per tutti.. ed era giusto ringraziarti e farlo nel modo a te più caro!

Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 18:33:56
Incantos ha scritto:

Ela .. ci provo io...Grazie!


Le rime tue sicure
a tutti noi proponi
bellissime letture
poetiche canzoni

porti una fresca brezza
scrivendo con maestria
fugando la tristezza
con la tua poesia

Provo con le rime che ti son tanto care
con tanto affetto e stima
a nome di noi tutti ti voglio ringraziare
carissima Albertina... dovevo farlo prima









Il canto tu riprendi
con le tue dolci rime
e tutti noi sorprendi
con la poesia sublime.
pardula Inserito il - 20/01/2008 : 16:30:19
tra pardule e bianchini
sognam tanti bambini
speriamo nel futuro
murta è gia sicuro
ora scriviam la canzoncina
con murta e pardulina

io ci ho provato

pardulina
pardula Inserito il - 20/01/2008 : 16:26:58
brava incantos ,davvero carina!!!

pardulina
aki Inserito il - 20/01/2008 : 16:19:18
Grazie Albertina sei proprio cara è un onore far parte della grande famiglia
Incantos Inserito il - 20/01/2008 : 12:12:17
Ela .. ci provo io...Grazie!


Le rime tue sicure
a tutti noi proponi
bellissime letture
poetiche canzoni

porti una fresca brezza
scrivendo con maestria
fugando la tristezza
con la tua poesia

Provo con le rime che ti son tanto care
con tanto affetto e stima
a nome di noi tutti ti voglio ringraziare
carissima Albertina... dovevo farlo prima






Ela Inserito il - 20/01/2008 : 10:13:59
Adesso bisognerebbe scrivere di te Albertina e mi rammarico di non saperlo fare.....Mi piacerebbe dedicarti una bella poesia, ma siccome non sono capace ti inoltro tutta la mia stima....sei davvero speciale!!!!!!!

------------------------------------------------------------------------------------------------
mezus terra senza pane, che terra senza justizia .


Ela
Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 09:11:30
E poi c'è ancora Aki
che ha paura d'invecchiare;
però il suo cuore è grande
non smette mai d'amare.
Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 09:05:41
Nicode vien da Tempio,
è un gran collezionista:
seimila foto parlano
al cuore ed alla vista.
Albertina Inserito il - 20/01/2008 : 08:18:59
E sa famiglia crescidi
de tanti bella genti:
c'è puru Carlo Vacca
chi beidi des'Iglesienti.


Arceu in fotografia
doneddu su primau;
po s'attru non si scidi
chi adessi bonu o mau.
aki Inserito il - 13/01/2008 : 11:36:14
A tutti gli amici del forum

Padre mio, mi sono affezionato alla terra
quanto non avrei creduto.
È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio Tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.
Padre, non giudicarlo
questo mio parlarti umano quasi delirante,
accoglilo come un desiderio d’amore,
non guardare alla sua insensatezza.
Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà
eppure talvolta l’ho discussa.
Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego.
Quando saremo in cielo ricongiunti
sarà stata una prova grande
ed essa non si perde nella memoria dell’eternità.
Ma da questo stato umano d’abiezione
vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.
Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina,
ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi.
Qui termina veramente il cammino.
Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità.
Ma tu sai questo mistero. Tu solo.


Mario Luzi
Albertina Inserito il - 13/01/2008 : 08:54:35
Francesco 44
è un pozzo di cultura,
competere con lui
fa sempre un po' paura.
francesco44 Inserito il - 13/01/2008 : 02:12:23
Per Albertina: percorrendo Lisboa

Lisboa,
per il viandante arrivato da altri siti
è nome dal suono compiuto come un atto d’amore,
che nel cuore entra frusciando
che scalza le radici
e lo riempie di altre memorie antiche.
È suono di reminiscenze
che insegue anche all’altro capo del mondo
chi va lontano ma non la lascia.
Può essere abbandonata Lisboa,
perché non s’allontana dagli occhi,
con le sue mura grigie pur solari,
le vie disegnate dalle ombre guizzanti delle veloci nuvole
che scorrono piene sui colli,
giocando a rimpiattino con il sole.
Lisboa,
suono lento e maturo da assaporare,
dalle sillabe curve,
carezzate dalla lingua e dalle labbra come l’ultimo bacio.
Suono che salpa da dentro la bocca con lieve schiocco
Lis-
come vela gonfiata dal vento,
per poi avviarsi col dolce sibilo
della brezza mattutina a riempire le labbra
bo-
della sorda risacca dell’onda atlantica
e infine terminare col sospiro aperto dell’amante appagato.
aa-
Lisboa,
nome modulato di canzone racchiusa in tre note,
sonorità di canto antico e sussurrato
che scivola sul Tago
aprendosi all’abbraccio del mare.
Lisboa,
città capricciosa che ti sconcerta
mentre la esplori con la cautela dell’amante
in cerca di sensualità celate,
che sconcerta chi si fa percorrere
le vie coronate di palazzi dai ricchi balconi,
dalle entrate imponenti ornate di pietre severe
dalle facciate chiazzate d'azulejos,
dalle finestre ampie e dai solidi tetti.
Case splendenti nel loro restauro,
eppure discrete in questa manifestazione di una ricchezza
che un tempo fu di famiglia
ed ora di anonima società d'azioni.
Poi, come dal nulla,
rompendo l’armonia della fila di feconde residenze,
si affianca un palazzetto con porte murate
ed il tetto cadente privato delle grondaie,
dalle finestre infrante ed muri sbrecciati
di colore grigio striato di nerofumo.
Un’antica dimora abbandonata
che vagando ne trovi tante di queste case solitarie
con le facciate adorne d’azulejos frantumate,
le occhiaie vuote delle finestre
da cui intravedi i muri interni scarnificati.
Case senza padroni
che suscitano la tristezza di una vecchia signora
che fu tanto amata ed ora è sola,
senza la dignità di una perduta ricchezza giovanile
e priva degli affetti che partirono per non tornare.
Lisboa
da vagare senza meta,
carezzata con passi lenti,
voltando un angolo rapido di volo di rondine,
attraversando un incrocio piccolo di timido e pubere bacio d’amore,
schivando con l’eleganza poetica del torero
un piccolo orgoglioso tram sferragliante,
infilando una stradina
con le case che si inchinano su essa come a proteggerla,
immergendola in un’atmosfera di riservatezza,
dove scorre l’uniformità delle facciate trascurate delle case
e delle finestre che svelano stanze calde d’umida umanità.
Lisboa
si svela nelle sensazioni accomodate di chi riconosce una figura
in vero mai vista eppure ritrovata nella memoria del sogno,
che scivola tra vie succinte nella loro essenzialità,
così volute per creare colleganza tra famiglia e famiglia,
che sfociano in una piazza vasta,
enorme nella sua improbabilità,
dominata da una statua d’un grande di tempi perduti alla vita
ma non al ricordo,
piazze fatte per raccogliere gente
e farla incontrare e cicalare.
Vie caste e dignitose salgono e scendono
intrecciate per poi trasmutarsi
in irrisolte stradine di astrusi dislivelli topologici
e infine cadere in piazzette minuscole e dislivellate,
refrigerate da un minuscolo fronzuto alberello
che sale veloce dalle pietre sconnesse di un antico acciottolato.
Lisboa,
città dei sette colli stretti tra loro
come a proteggersi dai venti freddi ed umidi dell’Atlantico
che s’incanalano lungo il Tago
seguendo come gabbiani le navi che tornano da lontano.
Sette colli dalle curve prepotenti
ed esposte senza pudore a difesa dell’assalto degli stranieri,
con stradine dai marciapiedi a scalini stretti come grondaie,
false scalinate in cui l’umida foschia dell’alba non riesce a penetrare,
inerpicate a mozzafiato verso i viali alberati
che dominano i tetti precipitati sulle balze
che separano i quartieri,
che corteggiano le piazze ombrose,
che scortano fino ai miradores
da dove si può inseguire con lo sguardo la luce
che rimbalza dai colli procaci,
che scivola carezzevole
e s’infila ora vivida ora ambrata,
tra curva e curva,
giocando tra vicoli e strade e piazze,
che illumina angoli nascosti,
oscuri recessi d’intimità umana
che si dischiudono e si spalancano spudorati
al suo bacio luminoso.
Lisboa
provoca con seduzione matura e consapevole,
sorprende con l’incanto della spontaneità impudica
e accarezza i tuoi sogni con la spigliatezza di femmina navigata
che tutti accoglie e nessuno respinge,
che si apre senza chiedere,
che aspetta d’essere indagata senza imporsi,
che non si spoglia e si fa scoprire,
che si abbandona a chi la percorre
vibrante di un’attesa che mai si consuma.


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mie poesie tradotte in sardo da tante/i care/i amiche/ci c/o:
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ICHNUSA LIBERA!

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