V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
oltre i limiti |
Inserito il - 22/03/2009 : 18:37:50 [ora] fiori offerti, idratazione forzata un tavolo di ristorante
pelle n-era in piedi a domandare ingrata
a cercare testimonianza, a datare i fatti come sequenze preordinate pronti a svelare la creazione mi soffermai , stati prefigurati in minerale raro, ordito in telai monchi azionati da energie prodotte dal canto delle vergini stolte, lo sposo arrivò, [da contratto] in ritardo offrì le vergini ai ricchi proprietari di terre intenti a partorire come vacche alimentate con olio di cotone
[qui]rappresentazione
monotona , estroflessa, quotata in borsa mammelle gonfie mobilitarono i banchieri anche se scoperti con le mani nel sacco unici a conservare nel sale il silenzio, non accusarono i mandanti per non mostrarsi secondi non chiamatele ronde nel loro tempo libero permutano il frequentare i centri commerciali con intenzioni orlate di tempo azzimo non chiamatele ronde è la loro unica occupazione paura alla paura e vacuo in nitrito compulsivo proiettato in beni ingurgitati beni che puzzano dalla testa come amici della terza via non chiamatele ronde potreste essere voi
[...ho trattenuto il fiato mentre scrivevo –voi- per non cadere, sordo, in un NOI , comunitario, misto di –voi valete- e poi vestito nel giorno della cresima, trovarmi soldato pronto-campione a mettermi dalla parte dei buoni …come giusto fra i giusti, unico fra gli unici , garanzia come garanzia dei GIUSTI, lontano dal fulcro.
Ho trattenuto il fiato per non essere travolto dalla necessità e in quel momento ho sentito una voce che faceva l’appello …vorrei dimenticare il mio nome o esporlo al sole per ricavarne pietre; ahimè, la mia voce si rifiuta di dichiarar[me] ebreo, malato di mente e insieme omosessuale e poi armeno, e zingaro, rumeno; la mia voce è barcone, canto e anche preghiera, la mia voce è nessuno, extracomunitario e morto in un cantiere, precipitato da tre metri a mezzogiorno, inutilmente, idratato e poi risorto, la mia voce è il torto posizionato in attimo di retroguardia scandito con labbra albine.
offro a qualsiasi ragione tutte le parti di me che mi rendono indistinto ma non chiedetemi l’ arbitrio sarà consumato per il troppo uso permettetemi di canzonar-mi-vi-ti….e...voto per ...voi!]
1 cercai un fratello e poi un padre li misi insieme per garantirmi l’immortalità trovai un fratello, giudizio precipitoso preso, come un osso l’osso più lungo, dimensione massima del mio ossario trovai un padre, morto senza la sua terra e costretto a ritornare muto da suo padre giovanni tracciò una linea che congiungeva se al patriarca io e mio padre ne rimanemmo esclusi l’uno di fronte all’altro ci trovammo a domandare terra d’esilio terra straniera prossima
2 si unirono per chiedere voti contarono le pecore semplicemente pecore utili a ammansire i pascoli mentre loro stupirono con le loro gesta ci fu chi chiamò l’uno salvatore e chi condottiero chi invece semplicemente duce, padre disinteressato o orlo di un mantello sottratto ai viandanti in un momento di euforia l’altro fu apostrofato oppositore, e interrogato come convertito in chiese avverse e praticante in riti di conoscenza. l’uno e l’altro si scambiarono diversi gradi di parentela padre, fratello, zio … io non posso considerarmi cugino , senza mostrarmi umile la terra mi offre solo un suono non confortato da carezze sepolto nel tempo come voce marrano nel cancellare le onde quindi semplicemente me stesso io vorrei non mostrarmi
3[andrea] il dubbio ti attraversa non per centrare te ma per cercare miele e fiori spezie gentili per accompagnare la non conoscenza trascuri ciò che sei per trascurare ciò che non vuoi cerchi un dio come risposta speculare alla tua conversione sembra amico il significato delle tue parole poi, nascondi la mano, coperta, per cancellare impronte per inchiostrare monete appena stampate
4 le mura proteggono la città e barriere estreme sostengono il peso delle minacce insieme, tu, catena di sbarramento non puoi opporti materia oscura ti attraversa tu lo sai e ne rendi utile il suo cammino non cerchi udienze imperatori, re, senatori, sindaci o semplici assessori si mostrano solo se tu li mostri, se tu chiami il loro nome preceduto da titoli e eccellenze -non avrai altro dio se in ciò che non puoi nominare, non avrai altro potere se non in ciò che puoi amare-
si unirono per chiedere voti contarono le pecore semplicemente pecore utili nell’ammansire i pascoli mentre loro stupirono con le loro gesta
5
ho controllato il territorio strade piazze in misto lino giacca gessata e un giaccone smesso una voce -venite avanti come amministratori- venite, comunali pensieri per attardare il mio passaggio in parchi e campi ma che ci faccio , io, se anche gli alberi mostrano il nord smarrito defecare qui, proibito ai cani e a tutti quelli che offesi nel corpo esprimono pregiudizio ho controllato il territorio smesso di fabbriche e pronto per le ville schiere di scoperte chiome raccolte in sacrifici tempo rubato ai figli e al territorio spoglio e conto di voti, in progressione dividendo gli uni e gli altri e vincerò domani vincerò al superenalotto mi hanno detto -il territorio e il tuo stomaco, mangia e compone e ricompone cibi dividendo proteine da carboidrati calorie da residui e poi rifiuti solidi, liquidi, e umidi il territorio è la luce accesa all’imbrunire e il museo chiuso alla sera e poi la chiesa aperta solo in orari di ufficio e rigorosamente protetta da un militare- invece, qui, il territorio è una favola dove ronde munite di avvisatore acustico censiscono buche e intenzioni licenziose e vanità pregresse
territorio è un bisogno inespresso
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15 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
exdedalus |
Inserito il - 14/05/2010 : 11:50:21 ho trovato questo tuo testo in giro , prendila come una mia risposta
xxx
fronte
Scavato in una goccia d’acqua arrivata fuori stagione
é l’ossido di un tempo non conosciuto
o
il rumore di un catenaccio sempre chiuso e rivolto a nord
del silenzio
Potrei perdonare dio per la sua incondizionata azione o per aver voluto sacrificare
il figlio
per propria ambizione
e assoluto,
solo
non ascoltò il dolore di una mad r e p e r o n o r a r l a
lasciò
che l’acqua degli effetti, speciale, scavasse il drappo del tempio indicandolo
solco deicida fino a chiederne
apostasia
e mostrarne un semplice animale sgozzato, marrano e
dissolto in isola
ferma nel suo essere deserta e
mare
nella pioggia lasciata a se stessa
e ai pendii innaturali
è nella voce roca un lampo
ora
vuoto coesione
retro
Agi sotto l’impulso del vento a cercare sulle sughere il disegno e traccia del creato
Incanta il seguire la traccia che porta all’isola , concreta e viva isola lasciata nei visi a riflettere il campo serbato nelle notti di padri persi a contare i pugni di terra a ricolmare le fossa Pone un limite e pone una sostanza e io non riuscii a vedere la tomba di mia madre disposta a est e con la gola tesa ricolma
decise di fermasi come chi, convinto di avere delle idee deve fermarsi, non può domandare alla propria mano di farsi colmo
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oltre i limiti |
Inserito il - 10/04/2010 : 13:27:00 …fiutava l’aria umida per scoprire il nord
dall’odore
del vento
…lasciava sempre piccole impronte, solchi simmetrici, a ogni respiro
e ripetute esterno vedere allineato come un precipizio
La parola ammorbidiva l’onda, per placare il mare, e la sua terra sommersa
Ho invidiato all’isola
la terra ferma
ho preteso la sua natura
deserta
ma, ho dimenticato di chiedere a mio padre di non cancellare le orme
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exdedalus |
Inserito il - 23/03/2010 : 14:13:47 Quando si vuole attraversare un ponte, si sceglie la strada più breve per raggiungere la riva opposta, qui si preferisce il guado e si cercano acque basse e si è disposi a trovare, si aspetta. Può essere necessaria una vita intera prima di trovare un guado adatto. Qui il tempo sembra una variabile indipendente. ex |
oltre i limiti |
Inserito il - 21/03/2010 : 19:58:07 …ho bevuto vino Ora vedo del vedere i contorni di uno spazio vuoto circondato da inospitali coste d’approdo parole ipostilo in frastagliati segni ripetuti uguali a ogni respiro coste battute da onde straniere che portano fuori
Scrivi il nome scrivilo usando un liquido che puoi bere fino a vomitarne, guardandone in faccia, le strade battute … ho bevuto per vedere solo i suoni secchi e ciechi significati appesi in gabbie a ogni cardinale ricordo non vorrei ancora vivere per elemosinare un cigolio di un letto e l’odore di urina come un figlio rimasto troppo a lungo fuori casa ho bevuto vino, dimenticando il significato del sapore cadutomi vicino vomito
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oltre i limiti |
Inserito il - 10/03/2010 : 00:27:07 1
Potrei immaginare l’uso delle parole come il movimento rotatorio di una ruota che nell’agevolare l’andatura non affatica il cavallo: sempre uguale nel passo scandito dai raggi e dalla fermezza del mozzo. Potrei immaginarle cave, ossa d’uccelli, per consentire il volo privo dei rigori della gravità. E potrei immaginarle opposte, nei doppi significati e nell’atto di appoggiare, in fulcro, la leva fino a farne lanterne, poste in simmetrico andamento, al continuo sbilanciamento del passo. Avanti e dietro, fuori e dentro, ma non nella contrapposizione, opposti, nella ricerca, opposti in salvezze distinte per colori complementari. Avanti e indietro per allontanarne il punto di vista e capirne il contorno non visibile e non, certo, nell’identificare il timbro.
[Mi venne incontro un viandante e gli chiesi delle insidie del camino che aveva percorso. Mi rispose senza rallentare il suo passo, costringendomi a tornare indietro. La sua risposta m’indicò un futuro nel camino percorso. Lo stesso che avevo ripercorso nel sentire, nel pre-dire, il futuro. Ciò non fu simile al precedente mio passo più di quanto il futuro non fosse certo in ciò che la strada precedeva il racconto , e in oltre l’orizzonte apparve ancora celato dalla stessa miopia. Mi chiesi, se, nel determinare l’esistenza della via, contrapponendosi nell’indeterminazione a ciò che l’inconscio nasconde, avrei potuto allontanare la paura. Mi chiesi se fosse importante ciò che esterno a me, e ignoto, contra/pone, l’inaccessibile, mostrato racconto conosciuto nell’esperienza altrui, a determinato. Mi chiesi infine, se potesse influire il mio daltonismo dell’in-conoscenza o delle supeaffettazioni sull’esistenza del reale.]
Potrei immaginare le parole come semplici rondelle opposte nel bullone e al dato, che nel fissare e ripristinare il materiale sottratto nella foratura, distribuiscono lo sforzo fino a rendere trascurabile l’assenza di materiale contiguo. Compresi che é grazie a quel vuoto e a quella assenza di materia, imposta azione volontaria, che la ragione governa non sovrapponendosi , ma semplicemente consentendo nel fuori ciò che del dentro é Naturale. E, quanto più l’allontanarsi incrocia l’indeterminazione, artificiale, del voler comprendere, tanto più l’idea è un terreno dove non esiste il divieto di circolazione.
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oltre i limiti |
Inserito il - 06/02/2010 : 23:08:02 Faiddendi a jhenti angena
li to’ pensamenti, ripittuti comu valgogni toi
so’canti santi
e l’asculti, ventu calmu e rosi di maggiu
ma è tramontana punziuta e so’ parauli di salpi si è to’ frateddu
a dumandanni pricontu
iddu lu de sapi chi magnendi la nappedda non assuita siti *
vorrei sentirti vicino come canto bambino
scaldare la tua mano ruvida come la sughera
e vorrei saper distinguere dalla collina la differenza fra te e un carro di paglia
vorrei
vorrei mio fratello giovane a raccontare l’incanto di una semplice via
e una fonte
acqua fresca
pietra che pelle di bambino
chiede
perché?
*per i non galluresi
[parlando a persone forestiere
i tuoi pensieri , più intimi e nascosti, ripetuti come tuoi
sono canti santi
sono ascoltati, brezza e rose di maggio
ma diventano tramontana gelida e sono parole d’inganno se è un fratello
e chiedertene ragione
eppure lui sa che quando si mangia non è sufficiente la nappedda a contenere la sete]
[la nappedda è un piccolo manufatto ricavato dalla corteccia delle sughere e viene usato nella fontane campestri per bere]
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oltre i limiti |
Inserito il - 12/01/2010 : 18:33:42 isola è un momentaneo lamento, un orlo un ritorno alla deriva l’isola ha nel pensiero le radici e ne cambia i suoni per mostrarsi deserto sipario che cerca movimento per staccarsi dal fondo segna solchi di pelle munta dal lavoro e dalla terra per il troppo partorire
vorrei uccidere qualcuno senza provare dolore vorrei uccidere per suprema estinzione di me stesso per dare a dio l’inesistenza innominabile e gravida .
non si può conoscere l’isola non la si può afferrare ridurla catapulta
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errante |
Inserito il - 24/12/2009 : 08:32:36 “hai visto , gli uccelli, quando si alzano volano, sempre, verso il punto più alto, ignari delle reti”
Buon Natale, oltre! |
oltre i limiti |
Inserito il - 23/12/2009 : 17:25:29 forza paris
2010 |
oltre i limiti |
Inserito il - 23/12/2009 : 17:21:58 Quadri da una esposizione 15 Bozzetto 4 per le porte di Rotterdam
1 faceva solo conversazione…
vedere il tempo scorrere co(n)-me chiacchiere da bar per dimenticare “un figlio di puttana mi ha rubato il portafogli, forse è qualcuno che conosco”
…forse per dimenticare che ha un’anima!
2 antiche terre, sono le parole nel cercare approdo in vulcano e roccia nuova a ribollire nel ritornare luoghi e linee a tracciare
i o t
u
3 Non riconosco alle parole asilo politico Sovversive, nel nascondersi dei significati, sono piccole storie banali assise in sentenze rifatte rimate non meritano attenzione se non, quando, sporche di sangue,sono la morte di mio fratello e il giorno di natale
apro tutte le bottiglie conservate per i giorni di festa e crocifiggo le intenzione guidate da buoni propositi o dai sensi di colpa aver rubato con successo ruggine millenarie nei pensieri ereditati e nei modi di dire ut lacerati e immunizzanti semplice animale da sgozzare, ancora vivo animale a sangue caldo sicuro un colpo e sangue a scaldare sangue futuro , non per redenzione , non per eccellenza nei peccati o in blasfeme meditazioni per pigrizia viltà e per i dubbi mai raccolti
a me stesso offro i passi inutili e il talento rinsecchito dalle continue tinture e creme squisite parole
4
ho escogitato un modo per nascondermi, spogliarmi dell’ incenso dall’odore umano e pietra pronta a rotolare per ricordare che esiste rumore
ho escogitato suoni che fanno pensare a odori poveri odori di cibi da mangiare e ricordi di angoli, di polvere a arrotondare il tempo ma non a allineare piccole monete ,che nel cadere chiamano tintinnio o servitù, fino a non sapere più contare essere, non può cancellare un pensiero morto se, rivoltando, la terra lo fugge nel germogliare legione di nuovo mi stupisce la reale conquista di una necessità, di un pensiero posto in astratti pericoli. No, non sono sufficienti i colori, le parole a effetto, non sono sufficienti le voci e il sangue di un delitto, simulato, o un dolore rovistato fra i tagli, i tabernacoli remoti Eterni
Prenditi l’impero e incoronati ma lasciami morire lungo una strada secondaria in modo che le mie carni, decomposte, siano cibo per gli uccelli “hai visto , gli uccelli, quando si alzano volano, sempre, verso il punto più alto, ignari delle reti” Lascia che le mie idee perdendo l’acqua mostrino polvere così da sparirne presenza cadendo tu , giovanni, non hai accusato, e consumi la mia vita senza ricamare invisibile unzione
5 …
6 da un giorno di natale
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oltre i limiti |
Inserito il - 19/12/2009 : 10:51:24 Quadri da una esposizione 14 [bozzetto 3 – le porte di Rotterdam ]
1
e guardi dalla feritoia Normale giro di notte n o r m a l e come dormire in un letto che sogna davanzale protetto e s b a r re un letto compagno, elettrochoc vorrei vivere un giorno libero , senza le note di Beethoven senza un letto vorrei vivere con un ricordo di dolore violento un giorno da perdere fra braccia e gambe, da portare e coprire vuoti di preghiere in punto di morte
sono morto di giorno, io sono morto di notte nessuno e tu continui a guardare la feritoia
2
[si sono mostrati, in questi giorni, come lumache dopo un pioggia estiva Si sono mostrati armati, corazzati da impropri dolori e nelle loro navi si sono mostrati agli approdi sono malati di mente , sono labili, circoscritti -hanno detto-
o menti]
3 [ nevica]
Vorrei accompagnarmi in questa notte di neve con un a chitarra di vento banale di una rima stinta meritarsi una carezza e un sorriso in metropolitana o l’anonimato in un treno scavato dalle sopraffazione dei do maggiore o dei fa diesis Una notte laureata oscuro ripetersi di fiocchi caduti neve invernale sana cadenza nelle lingue degli spalatori e negli odori di kebab
Ma tanto suggerisco il prosciutto, quello crudo quello allevato con cura e a norma e poi..
poi vorrei accompagnarmi nel cercare una terra famigliare terra segnata con il sangue dei riti quotidiani vorrei accompagnarmi a un tempo che non si rimette e non cambia come quello di una volta
…e poi ascolto
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Inserito il - 19/12/2009 : 00:30:16 Quadri da una esposizione 12
Bozzetto 2 per le porte di Rotterdam
1 rovisto fra le parole rimaste Parole, ancora, con un po’ di musica e con un senso tirato per i capelli, un po’ di pane a rassomigliare le beghe e la lotta di classe. Parole sbagliate e sporche d’inchiostro, cerco fra le verdure ancora buone da mangiare, ma per mancanza di specchio sono munte, labbra chiuse che mandano un popolo a costruire le biche in valli vuote di pioggia Popolo venduto per poche braccia e mio padre ride, ancora a contare i ceppi della vigna ormai sfatta e ridotta a un acerbo frutto mio padre ride mio padre, a tracciare la strada in linea con i ricordi d’infanzia racconti, soglie o strade da abbeverare misurate da voci riportate come auguri di pasqua o segno di pace nella domenica delle palme
2 rovisto rovisto e trovo un pendolo lasciato a ricordo di un pensiero condito con olio di oliva consumato nei giorni di quarantena e una rete lega i piano di ogni sussurro,incredule statuine usate testimonianza, ero lì , a capire ciò che la vita cerca, fra chi non ha era brutta, quella vita, come l’odore che da giorni mi accompagna odore lasciato, presenza e parente incredulo “lasciatelo stare, è malato, non ha parole o talenti, è solo … o forse … “ o forse è andato a cercare una canzone che si possa cantare accompagnandosi con la sola chitarra e senza fratelli un gioco interrotto contando le vertebre rotte e ammansite dal dolore
3 rovisto nella rabbia della notte, aspettando la neve, e immaginando complotti e un futuro costruito incredulo e massimo pretesto vorrei esser qui , ancora, fra qualche anno a pronunciare il suo nome e cercarlo fra i dazi, mentre Erasmo conta ogni suo passo per dichiarare infame ogni cerchio lasciato aperto e pronunciato per centrare il rito mentre la normale azione non esprime più la normale congiura, ma la congiura normale nell’esporre il culo per dire a se stessi nel bene c’è solo bene l’altro è solo diverso, empio e previsto altro
4 [bozzetto1]
gesto fuso per intiepidire il rigido ripiegarsi in automatiche curie parole elette, popoli, e calce viva per restituirne la temperatura, gelida, di un principio gesto a fondere ogni organo della persona e farne canne per accompagnare feretri religioni che hanno perso la via del deserto
[cantano le persone rimaste orfane e i denti persi al bigliardo, sono reliquie al mercato del sale, cantano come rose private da spine in piazze prive di raccolto cantano come monaci nel loro orare verità a sostituire pietre nel costruire cerchi di giustezza e di alleanze non avevo visto i cavalli o i loro cavalieri pronti a imitare i primi, a confondersi ultimi e profanatori di credo non avevo visto i cavalli del devastare per costruire città non avevo apprezzato il cadere dei cavalieri sconfitte, chiuse nei lacrimatoi si mostrarono abbagliati , riflettori vocali ] … [ho dolori forti, il mio ventre dopo il parto morde la mano e l’accompagna ho dolori forti, e i rumori dei mantici riportano terreno alla soglia di dio un piccolo sasso morso fuso in parole]
abiuro i pensieri
in acido stomaco
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Inserito il - 27/10/2009 : 14:11:45
dopo la morte di mio padre un solco mostrò la terra pronta per altre mani mia madre lo seguì, era il suo modo di amarlo lo amo per i suoi occhi cerulei che continuavano a chiedere lo amò con la sua mano ferma e i capelli neri certa nel sapere certa nel tempo perpetuo di un figlio riconosciuto nella morte proprio e prima che il morire lo raccontasse vivo non riuscì a pronunciare per se dolore
dopo la morte di mio padre desiderai un orizzonte chiamato solo per il suo ciclico rappresentarsi uguale per il suo chiudersi e aggrumarsi come sangue munto colostro
dopo la morte di mio padre urlai... -alzati-, pica era l’impulso a mangiare qualsiasi cosa ma per lui era la gazza per me un racconto, prima della richiesta del dio inconosciuto
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oltre i limiti |
Inserito il - 21/10/2009 : 20:18:28 ho ripetuto a memoria il vento che porta il colore delle montagne e ho dipinto il dolce racconto del fruscio di un a lucertola attardatasi nella stagione invernale inarca la schiena per raddoppiare il peso ho salutato le orme delle cose che ho voluto sapere ma non dipende da me se la pioggia impone un fragore di foglie morte è solo il caso a indicare il caso in un periodo appena trascorso mentre io non sono qui ci sono stato
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Inserito il - 30/09/2009 : 15:43:44 la memoria in provvisoria quiete
Cadavere esposto come monito addita un albero è li da sempre [...] la memoria è solo immagine riflessa un sedere sfiorato e una mano persa al gioco
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