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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Flore Inserito il - 19/06/2009 : 08:28:36
Dal sito sardegna.blogosfere.it

Confermato: 3200 anni fa i Nuragici coltivavano la vite e producevano vino..
Pubblicato da Daniele Puddu alle 09:31 in Cultura e società, Enogastronomia, Storia e tradizioni

Ebbene si, i Sardi coltivano la vite da circa 3200 anni, un altro pezzo infatti si aggiunge al complesso puzzle storico-archeologico ed ora anche eno-gastronomico delle antiche popolazioni Nuragiche. Pare proprio ch'esse non solo conoscessero la vite, ma la coltivassero e producessero pure del buon vino..

Ciò contrasterebbe fortemente con le teorie tradizionali (ed ormai smentite dalle più moderne ricerche) che vogliono la vite e la viticoltura e l'arte della vinificazione come originarie del Medio Oriente ed importate di lì in Sardegna solo grazie ai Fenici.

Ma andiamo con ordine:



L'altro giorno è stata pubblicata sui giornali una notizia di grande importanza , durante gli scavi archeologici che hanno interessato il sito nuragico di ''Sa Osa'', in territorio di Cabras, nella golena del Tirso, sono emersi conservati con cura nel fondo di un pozzo d'epoca Nuragica, bronzo medio, 3200 anni fa, dei reperti alimentari e segnatamente dei semi di uva e di fico riposti, conservati con cura.. 3200 anni fa mentre i primi insediamenti fenici nell'isola si ebbero tra il nono e il settimo secolo avanti cristo, migliaia di anni dopo.. è un ulteriore conferma di ciò che già altre ricerche avevano detto in passato .

D'altronde i culti di Dioniso (il Bacco Romano) erano assai diffusi nell'isola, e pratiche religiose di tipo orgiastico venivano celebrate da un capo all'altro dell'isola, tantissimi i ritrovamenti archeologici tematici nell'isola da Cagliari a Tharros, da Bosa ad ogni angolo di Sardegna..

Altre fonti importanti:

«Grazie ad una serie di ritrovamenti archeologici in diverse località della Sardegna, come a Borore nel sito nuragico 'Duos Nuraghes', sono stati ritrovati semi di vite risalenti dal 1300 avanti Cristo al 300 dopo Cristo. Una prova dunque dell'esistenza di esperti viticoltori già in età antichissima e poi proseguita fino ai giorni nostri (Lovicu, ricercatore).

Proprio così: analizzare, per esempio, i semi degli acini d'uva ci può svelare qualche altro segreto. «La morfologia dei vinaccioli (presso il nuraghe di Villanovaforru, ndr) ci dice che si tratta di una vite tra selvatica e coltivata, il che significa che comunque è un vitigno locale» (Philippe Marinval, ricercatore francese). Per la precisione si tratterebbe di Cannonau, il vino più antico del Mediterraneo.

«Due laboratori enologici in eccezionale stato di conservazione, con vasche per la pigiatura, bacili, basi e contrappesi dei torchi, nonché recipienti di vario uso, in ceramica e vetro erano presenti nei livelli di riutilizzazione degli spazi in Età romana (può sembrare una contraddizione, in realtà si vuole dare l'idea della continuità nella produzione vitivinicola nell'area, ndr) nel grande complesso del Nuraghe Arrubiu di Orroli». Lo scavo ha permesso di recuperare anche una certa quantità di vinaccioli carbonizzati, rivelatisi appartenenti a un vitigno ancora coltivato nell'Isola, denominato a seconda delle diverse località «Bovale sardo» o «Muristellu» (Sangens ).



Insomma quando venite in Sardegna e degustate un buon bicchiere di vino locale ricordate che quello che state suggendo è il risultato di una tradizione vitivinicola millenaria, è il gusto pieno della nostra terra, la Sardegna.
5   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
francesco.guarducci Inserito il - 31/10/2010 : 23:35:22
E' questa una questione di grande importanza; perche' non si tratta di una semplice diatriba fra enologi. Se cosi fosse la sua rilevanza sarebbe marginale, ma non e' questo il caso, perche' e' questo un aspetto in grado di dare un surplus di valore alle produzioni tipiche. Non e' un qualche cosa di poco conto, perche' un prodotto tipico e' da intendersi anche come il prodotto culturale della storia di un popolo; un popolo antichissimo dal quale tutti noi, chi piu' chi meno discendiamo.
Flore Inserito il - 22/06/2009 : 12:18:37
Turritano, mi scuso per non aver visto il tuo post, altrimenti non avrei aperto questo appositamente. Ci tengo a sottolienare anche che non è farina del mio sacco, nel senso che essendo appassionata di vino, mi piace anche leggerne le curiosità, mi spiace solo che col copia/incolla non si possano leggere gli ulteriori approfondimenti dove ci sono le parole sottolineate dell'articolo originale e che lo completano ulteriormente. Vi inviterei quindi a seguire il link della notizia così leggere tutto
http://sardegna.blogosfere.it/2009/...-vino-1.html
gallosu Inserito il - 22/06/2009 : 09:59:52
Già da diversi anni le ricerche archeologiche hanno smentito la tesi dell'importazione (via via fenicia, cartaginese, romana, spagnola e chi più ne ha più ne metta) dei vini sardi ma purtroppo ormai si è talmente radicata questa convinzione che anche nelle schede delle singole cantine si continua a mettere i dati errati.

In ogni caso ecco un articolo su un convegno tenutosi qualche tempo fà:

DAL SITO http://www.acquabuona.it
Vino e vitigni antichi. Convegno internazionale
di Adele Illotto
BITTI (NU) - Il 15 dicembre 2007 si è tenuto un interessante convegno internazionale dal titolo "Vino e Vitigni Antichi". Durante il convegno coordinato da Gianni Lovicu dell'AGRIS Cagliari, i relatori Attilio Scienza e Osvaldo Failla dell'Università di Milano, Massimo Labra dell'Università di Milano Bicocca, David Maghradze dell'Università di Tbilisi della Georgia, Rafael Ocete Rubio dell'Università di Siviglia, Mario Sanges della Sopraintendenza archeologica di Nuoro, si è riferito sui recenti studi delle antiche origini della vite e del vino.
E' emerso che la Sardegna è da ritenersi uno dei centri di domesticazione secondaria della vite selvatica (Vitis Vinifera spp.silvestris). Infatti, i gruppi di lavoro delle due Università Milanesi e dell'AGRIS, dopo aver censito e campionato, in diverse località sarde, numerosi individui di vite selvatica, raggruppati in popolazioni di oltre 15 - 20 esemplari, hanno evidenziato un rapporto di parentela genetica tra questi individui e alcuni vitigni sardi.
Attraverso indagini ampelografiche e l'analisi del DNA, i due gruppi di lavoro hanno creato una banca dati, contenente i profili genetici di vari vitigni sardi, che permette di confrontare i diversi vitigni facendo luce su omonimie, sinonimie, ed errate attribuzioni. Gianni Lovicu ha illustrato la ricostruzione storica della presenza in Sardegna del vitigno cannonau che, anche se affine geneticamente al garnacha spagnolo e al grenache francese compare nella storia due secoli prima.
In passato, per una serie di citazioni sbagliate, si attribuiva al cannonau un'origine spagnola, ma le recenti ricerche documentali hanno portato al ritrovamento, a Cagliari, di un atto notarile del 1549, dove è citato il vino Cannonau, mentre la prima citazione, come vino rosso, del Garnacha, si trova in un dizionario spagnolo del 1734. Da ciò s'ipotizza che il Cannonau sia stato esportato dalla Sardegna in Spagna e non viceversa.
Sono molti i vitigni sardi, che per dei pregiudizi culturali, sono stati ritenuti d'origine esterna, come il bovale sardo o muristellu, il cui DNA è molto simile a quello dei vinaccioli carbonizzati ritrovati nel grande complesso del nuraghe Arrubiu di Orroli (NU) dall'archeologo Mario Sanges.
Fino a qualche anno fa, diversi studiosi ritenevano che l'arrivo della vite e del vino in Sardegna risalisse al periodo iniziale della colonizzazione fenicia (IX-VIII sec. a.C.), ma le recenti campagne di scavo coordinate dal dottor Sanges, in cui si sono utilizzati i più moderni sistemi di indagine archeologica e minuziose analisi scientifiche, hanno consentito di datare la presenza della vite e del vino in Sardegna alla fine dell'Età del Bronzo Medio (XV sec. a.C.).
Nell'ambito del convegno hanno suscitato molto interesse anche le relazioni dei professori David Maghradze e Rafael Ocete Rubio, rispettivamente sulla particolarissima viticoltura ed enologia della Georgia, centro di domesticazione primaria della vite selvatica, e sulla domesticazione della vite e sui vitigni autoctoni dell'Andalusia, ritenuta come la Sardegna un centro di domesticazione secondaria
9 gennaio 2008

Turritano Inserito il - 19/06/2009 : 23:35:03
Messaggio di Flore

Dal sito sardegna.blogosfere.it

Confermato: 3200 anni fa i Nuragici coltivavano la vite e producevano vino..
Pubblicato da Daniele Puddu alle 09:31 in Cultura e società, Enogastronomia, Storia e tradizioni

Ebbene si, i Sardi coltivano la vite da circa 3200 anni, un altro pezzo infatti si aggiunge al complesso puzzle storico-archeologico ed ora anche eno-gastronomico delle antiche popolazioni Nuragiche. Pare proprio ch'esse non solo conoscessero la vite, ma la coltivassero e producessero pure del buon vino..
....

Brava Flore. é quanto sostenevo io nella discussione "Vini di Sardegna".
Ciò è un'altra prova che molta della Storia del Mediterraneo, e della Sardegna in particolare, andrebbe riscritta.
Noi dovremmo essere orgogliosi di tutto questo e cercare di preservare le nostre tradizioni in proposito e il nostro patrimonio vitivinicolo. Prima di tutto sarebbe ora di dire basta a frase tritte e ritritte, come: il Cannonau è stato portato dagli spagnoli, la Malvasia dalla Grecia, questo dalla Francia, quell'altro da... ! ma possibile che in Sardegna, terra con una storia vtivinicola antichissima, non ci sia più un vitigno auctotono, fatta eccezione per il "Nuragus", naturalmente!
Turritano
maurizio feo Inserito il - 19/06/2009 : 18:22:27
Mi sembra di potere aggiungere, a quello che tu hai già splendidamente detto, che la parola Sarda per "Bacco" sia in realtà più antica di quella Latina "Baccus" e di quella greca "Bacchos". D'altronde anche nel panorama Mitico greco, Bacco è una divinità tardiva. Pittau trova che la forma "Baki", da cui deriva l'attuale Bachis (cioé Bachisio) abbia un analogo antico Anatolico "Baki", che non ricordo più se sia Luvio oppure altro.
Anche la divinità del vino in Sardegna è precedente a quelle classiche.
Saluti
Maurizio

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