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Nota Bene: La più antica attestazione delle launeddas ( il tipico strumento a tre canne della Sardegna) risale ad età nuragica.
Il notissimo "Suonatore Itifallico" ritrovato a Ittiri , oggi esposto al Museo Archeologico di Cagliari, infatti, suona un flauto a tre canne.
Questo fa presumere che i nuragici possedessero un sistema musicale che prevedeva l'accordo di tre note. Si pensi che il sistema musicale dei greci antichi accordava soltanto due note!



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 Container radioattivi sequestrati a Portovesme

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Jolao Inserito il - 30/01/2011 : 18:44:47
Qualche volta tocca anche al "Capo di Sotto" aver problemi.

"Un carico radioattivo è stato bloccato ieri sera all'ingresso della fabbrica Portovesme Srl, nel Sulcis Iglesiente. Tre tir container, che trasportavano circa 70 tonnellate di fumi d'acciaieria erano partiti la sera prima dalla Alfa Acciai di Brescia, e sono giunti in Sardegna dopo un viaggio in nave, passando indenni sia a Genova che all'arrivo nel Porto canale di Cagliari.

Il carico è stato bloccato, come da prassi, all'ingresso della fabbrica per gli accertamenti. Nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, i dispositivi radiometrici della Portovesme srl hanno rilevato livelli superiori alla norma. In particolare, è stata riscontrata una contaminazione da Cesio 137. Sul posto sono giunti i carabinieri del Noe e i tecnici dell'Arpas, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che hanno inviato un rapporto informativo alla Procura della Repubblica di Cagliari.

I CAMPIONI Per domani si attendono dalla Facoltà di Chimica e Fisica dell'Università di Cagliari i risultati degli esami sui campioni prelevati. Ma sino a ieri non era dato sapere quali siano stati gli elementi chimici (e soprattutto in che percentuale) che hanno fatto scattare l'allarme. In attesa dei riscontri, all'Arpas ipotizzano la presenza di radon o cesio.

Intanto, per precauzione, sono stati bloccati nei porti di Genova e di Cagliari altri quattordici container con fumi di acciaieria destinati alla Portovesme srl. In base ai primi accertamenti, sarebbero 'puliti'. Ma la vicenda rischia di avere uno strascico legale perché, benché si tratti di un atto dovuto, oltre ai carabinieri del Noe la Portovesme ha avvertito di quanto accaduto anche l'autorità giudiziaria di Brescia.

L'ACCIAIERIA Ci si pone, infatti, un interrogativo: come mai all'Alfa Acciai non si sono accorti che sono usciti tre container con un carico radioattivo superiore al fondo naturale? Quesito che i dirigenti della Portovesme srl faranno domani ai colleghi dello stabilimento lombardo, convocati per un incontro urgente: «Ci preme sottolineare - afferma Gianmario Callai, dell'Ufficio legale della Portovesme - che questa azienda otto anni fa è stata lungimirante nel decidere di installare il portale radiometrico». Dalla Rsu di fabbrica trapela comunque preoccupazione: «L'importante è che il sistema di controllo abbia funzionato - ribadisce Tore Cappai - anche se questo contrattempo arriva in un momento delicato per il polo industriale che punta al rilancio».

Fabio Enne, segretario della Cisl, sottolinea che sono stati gli stumenti di controllo installati dall'azienda su richiesta dei sindacati a neutralizzare qualsiasi pericolo perché «la sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente è ormai tra le nostre priorità». Analogo il commento del segretario della Uil Mario Crò. «Tutto quello che entra nello stabilimento è assolutamente controllato».


Domenica 30 gennaio 2011 14.55

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/211860
10   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Paola Sirigu Inserito il - 22/08/2011 : 23:05:43
Portovesme è l'esempio più lampante di come negli ultimi 60 anni si sia fatto di tutto per distruggere l'isola. I sardi non hanno mosso un dito per evitarlo.
Nostalgia Inserito il - 05/02/2011 : 20:56:35
sonos ha scritto:

antonellocor ha scritto:


In effetti la politica del "occhio non vede cuore non duole" sembra abbastanza diffusa. Peccato che a volte il pericolo invisibile è assai peggiore di quello visibile!

Perfettamente daccordo.
Tutti questi problemi nascono dal fatto che i rifiuti industriali tossici e pericolosi come quelli che arrivano a Portovesme, per questioni puramente economiche, son stati riclassificati materie prime secondarie così da poter eludere tutta la normativa inerente la gestione dei rifiuti speciali.
Purtroppo non è la prima volta che vengono trovate tracce radioattive nei fumi d'acciaieria alla Portovesme srl: nell'Ottobre 2007 un carico di fumi radioattivi proveniente dalle Acciaierie Venete di Sarezzo fu scoperto a Portovesme, senza che fossero intercettati nè a Genova nè a Porto Torres. E' anche doveroso sottolineare che la stessa Portovesme srl fino a pochi anni fa non era dotata di portale radiometrico e se si controllano i livelli di inquinamento dei fumi scaricati dai camini, non ci troviamo davanti a dei campioni di legalità.
Nel territorio sulcitano è da 25 anni che si denunciano i danni ambientali provocati dalle industrie pesanti, ma purtroppo gli interessi economici prevalgono su tutto.
Relegare il problema in oggetto solo alla nostra isola è però riduttivo: è più di interesse nazionale (ricordo che anche una parte dei nostri rifiuti continua ad essere inviata in Campania per lo smaltimento). Questi carichi viaggiano per mezza Italia su strade e mezzi pubblici talvolta con la consapevolezza delle diverse parti coinvolte.
Era già noto che alcune acciaierie del nord Italia hanno fuso in passato materiali ferrosi provenienti da centrali elettronucleari dell'est europeo (mi sembra romene ma non ne sono sicuro), fossi stato nei vertici della Portovesme srl avrei richiesto maggiori controlli alla fonte non quando i fumi son già a destinazione.
Ma l'interesse allo smaltimento è per entrambe le parti: l'acciaieria si sbarazza dei rifiuti pericolosi a costi decisamente inferiori ad uno smaltimento "regolare" (cioè seguendo le legislazioni canoniche sullo smaltimento dei rifiuti) e la Portovesme ovviamente guadagna due volte come beneficiario del recupero di metalli e come proprietario delle discariche (in territorio sardo) dove alla fine vengono depositati i "fumi" dopo il recupero (comunque un percentuale rilevante della quantità originaria)



Condivido in tutto !!
sonos Inserito il - 04/02/2011 : 15:31:09
antonellocor ha scritto:


In effetti la politica del "occhio non vede cuore non duole" sembra abbastanza diffusa. Peccato che a volte il pericolo invisibile è assai peggiore di quello visibile!

Perfettamente daccordo.
Tutti questi problemi nascono dal fatto che i rifiuti industriali tossici e pericolosi come quelli che arrivano a Portovesme, per questioni puramente economiche, son stati riclassificati materie prime secondarie così da poter eludere tutta la normativa inerente la gestione dei rifiuti speciali.
Purtroppo non è la prima volta che vengono trovate tracce radioattive nei fumi d'acciaieria alla Portovesme srl: nell'Ottobre 2007 un carico di fumi radioattivi proveniente dalle Acciaierie Venete di Sarezzo fu scoperto a Portovesme, senza che fossero intercettati nè a Genova nè a Porto Torres. E' anche doveroso sottolineare che la stessa Portovesme srl fino a pochi anni fa non era dotata di portale radiometrico e se si controllano i livelli di inquinamento dei fumi scaricati dai camini, non ci troviamo davanti a dei campioni di legalità.
Nel territorio sulcitano è da 25 anni che si denunciano i danni ambientali provocati dalle industrie pesanti, ma purtroppo gli interessi economici prevalgono su tutto.
Relegare il problema in oggetto solo alla nostra isola è però riduttivo: è più di interesse nazionale (ricordo che anche una parte dei nostri rifiuti continua ad essere inviata in Campania per lo smaltimento). Questi carichi viaggiano per mezza Italia su strade e mezzi pubblici talvolta con la consapevolezza delle diverse parti coinvolte.
Era già noto che alcune acciaierie del nord Italia hanno fuso in passato materiali ferrosi provenienti da centrali elettronucleari dell'est europeo (mi sembra romene ma non ne sono sicuro), fossi stato nei vertici della Portovesme srl avrei richiesto maggiori controlli alla fonte non quando i fumi son già a destinazione.
Ma l'interesse allo smaltimento è per entrambe le parti: l'acciaieria si sbarazza dei rifiuti pericolosi a costi decisamente inferiori ad uno smaltimento "regolare" (cioè seguendo le legislazioni canoniche sullo smaltimento dei rifiuti) e la Portovesme ovviamente guadagna due volte come beneficiario del recupero di metalli e come proprietario delle discariche (in territorio sardo) dove alla fine vengono depositati i "fumi" dopo il recupero (comunque un percentuale rilevante della quantità originaria)
antonellocor Inserito il - 04/02/2011 : 14:01:38
Resta da capire come mai i portali radiometrici dell'acciaieria bresciana, ma anche quelli dei porti di Genova e Porto Torres non abbiano suonato.


Esistono controlli radiometrici nei porti di Genova e Porto Torres???

Comunque, poco fa, al TG di Videolina è stata data la notizia che la ditta di Brescia si riprenderà in camion per lo smaltimento.
Jolao Inserito il - 04/02/2011 : 13:54:15
Io non commento, pensateci voi.

Fumi radioattivi, contaminato uno dei 3 container in Sardegna
IL CASO ALFA ACCIAI. Trovato dall'Università di Cagliari un quantitativo di poco superiore al limite dei mille becquerel
Resta da capire perchè i portali dell'acciaieria bresciana e dei porti di Genova e Porto Torres non abbiano segnalato l'anomalia.

Il piazzale dell'Alfa di San Polo, da cui sono partiti i fumi «incriminati»
Radioattività di poco superiore ai limiti di legge nei fumi dell'Alfa Acciai contenuti in un camion fermato giovedì scorso in Sardegna, alla Portovesme srl. I risultati delle analisi eseguite dall'università di Cagliari su 14 campioni prelevati dalle 70 tonnellate di fumi dell'acciaieria bresciana sono stati comunicati ieri: un container è contaminato da isotopi di cesio 137 in quantitativi di poco superiori ai mille becquerel (che è il limite per un chilo di polveri). Su un secondo il limite raggiungerebbe i 700 becquerel, mentre un terzo carico è risultato non contaminato. Resta da capire come mai i portali radiometrici dell'acciaieria bresciana, ma anche quelli dei porti di Genova e Porto Torres non abbiano suonato. Con questi risultati la procura di Brescia quasi certamente aprirà un'inchiesta per approfondire il corretto funzionamento di tutte le operazioni.
Lunedì mattina in prefettura a Brescia è fissato un vertice tra Alfa Acciai, Arpa e Carabinieri dei Noe per fare il punto sulla situazione (vertice simile è in programma questa mattina a Cagliari). Per questo la stessa Alfa Acciai preferisce «non rilasciare dichiarazioni prima del tavolo istituzionale». No comment nemmeno dal direttore dell'Arpa Brescia, Giulio Sesana, che preferisce prima «visionare e approfondire i risultati delle analisi».
Non si fa attendere la reazione degli ambientalisti bresciani: domani pomeriggio (dalle 15 alle 18) il Comitato spontaneo contro le nocività ha organizzato un presidio fuori dall'Alfa contro il rischio di inquinamento radioattivo, che si somma al grave inquinamento da pcb e diossine presente a San Polo.
I VALORI RISCONTRATI. Il limite legislativo (legge di riferimento è la 241 del 2000) è stato superato di pochissimo. La radioattività riscontrata nei fumi dell'impianto di abbattimento di Alfa Acciai non è in grado di provocare rischi per la salute pubblica. Non siamo di fronte alla contaminazione rilevata sempre all'Alfa Acciai nel 1997 (radioattività centinaia di volte superiore ai limiti). Ma la vicenda va vista come un tassello da inserire in un mosaico già ricco di criticità ambientali (soprattutto a San Polo). Resta il fatto che il risultato delle analisi stride oggettivamente con le dichiarazioni rilasciate i giorni scorsi dai vertici dell'acciaieria, che garantivano il corretto funzionamento dell'impianto radiometrico e assicuravano l'assenza di contaminazione radioattiva all'interno dell'azienda. Lo stesso direttore dell'Arpa di Brescia Giulio Sesana ribadiva (a seguito di accurati controlli fatti in sinergia con vigili del fuoco e Carabinieri dei Noe) la presenza di tracce bassissime di radioattività all'interno dell'Alfa Acciai e il corretto funzionamento dei portali radiometrici. Ma con isotopi del cesio superiori ai mille becquerel/kilogrammo l'impianto avrebbe dovuto suonare.
Altro interrogativo degli ambientalisti: se sono uscite scorie radioattive significa che è entrato nell'acciaieria rottame contaminato. Ed è stato fuso. E non è detto che tutte le emissioni siano state assorbite dall'efficiente impianto di abbattimento fumi. Qualche particella del pericoloso cesio 137 potrebbe essersi sparsa nell'aria già malata di San Polo. Nessun allarmismo, s'intende. Con questi valori non c'è alcun rischio di contaminazione per la popolazione. Ma l'episodio va appunto contestualizzato e «storicizzato».
LA VICENDA. L'allarme nell'azienda sarda (che fonde i fumi delle acciaierie di mezza Italia per ricavare ancora piombo e zinco) scatta giovedì 28 gennaio. Un camion di fumi proveniente dall'Alfa Acciai di Brescia, entrando nello stabilimento fa scattare l'allarme radioattività. L'impianto radiometrico installato all'ingresso suona all'impazzata. Scattano le procedure previste dai protocolli.
Sul posto arrivano i carabinieri dei Noe di Cagliari, i tecnici Arpas coordinati dal direttore del dipartimento iglesiente, l'ingegner Giorgio Tore. I tre tir vengono posti sotto sequestro e parcheggiati in uno spiazzo antistante l'azienda. Vengono effettuati prelievi, inviati all'università di Cagliari. Per una settimana le istituzioni sarde e bresciane hanno cercato di non creare allarmismi, dichiarando che le tracce di radioattività, ad un primo controllo con contatori geiger, sembravano sotto i limiti di legge.
Purtroppo non è così. Adesso sarà compito di Alfa Acciai provvedere alla bonifica dei carichi, che dovranno essere portati in siti specializzati (presumibilmente in Germania).
LE REAZIONI IN SARDEGNA. Secondo la stampa sarda la Portovesme srl sarebbe intenzionata a chiedere danni d'immagine all'azienda bresciana. Soprattutto perché la stessa Portovesme è inquisita per un precedente caso di smaltimento di rifiuti nocivi nella campagna di Settimo San Pietro. Furenti gli ambientalisti sardi: il comitato di Portoscuso e il social forum di Cagliari ha organizzato per l'8 febbraio una manifestazione di protesta nel capoluogo sardo «per dire basta al traffico di rifiuti radioattivi e tossici sull'isola, alle relative discariche in relazione alle drammatiche condizioni della salute pubblica».
Pietro Gorlani


http://www.bresciaoggi.it/stories/C...in_sardegna/
antonellocor Inserito il - 04/02/2011 : 13:07:11
Turritano ha scritto: Ma a chi interessa? Anche qui mi sembra che la gente giri la testa dall'altra parte, interessata com'è a parlare di belle coste, costumi sardi e di tante altre cose. Insomma, siamo in pochi a guardare oltre l'uscio di casa nostra, quello che succede qualche km più avanti non è affar nostro, non ci riguarda Siamo sempre i soliti:
Pocos, locos y malunidos


In effetti la politica del "occhio non vede cuore non duole" sembra abbastanza diffusa. Peccato che a volte il pericolo invisibile è assai peggiore di quello visibile!
Però permettetemi un'altra considerazione: parlare di inquinamento da radiazioni è oggettivamente più difficile che parlare, per esempio dell'inquinamento da petrolio. Nella discussione su Platamona c'erano da una parte la versione ufficiale della E.On , dall'altra la versione di fonti di informazione indipendenti, ma in mezzo tutta una serie di considerazioni fatte grazie ad esperienze personali, fotografie, commenti di persone che sono state sul posto a vedere di persona ecc. Tutti questi elementi agiscono da filtro, animano la discussione e aiutano ad avere, forse un'idea più chiara del problema. Se parliamo di radiazioni a parte le versioni ufficiali e quelle ufficiose, chi ha elementi o conoscenze per andare oltre la semplice notizia così come ci viene data? Sicuramente non tantissime persone.

Tornando in tema, come ha già detto Jolao, almeno è un fattore positivi che i controlli hanno funzionato. Altra considerazione da profano: se una ditta ha una procedura di controllo contro le radiazioni significa che la possibilità/rischio che arrivi materiale radioattivo è messa in conto, di conseguenza esisterà anche una procedura per gestire questo materiale se dovesse arrivare davvero?

Turritano Inserito il - 03/02/2011 : 20:56:50
Jolao ha scritto:

Finalmente qualcuno si indigna anche per il sud.
Scusate, non voglio fare polemica, ma pensavo che ci fosse stata più partecipazione......
J

E' vero Jolao, anch'io mi aspettavo maggior partecipazione. La cosa è grave.
Le scorie radiative non sono come il petrolio che essendo una sostanza organica nel giro di qualche anno viene metabolizzata dalla natura (microrganismi che se ne nutrono). Qui si tratta di elementi radioattivi che permangono nell'ambiente per migliaia di anni, non c'è modo di eliminarli. E gli operai degli stabilimenti interessati, chi ci pensa alla loro salute? La cosa è paragonabile a quello che sta avvenendo nella base militare del Salto del Quirra (Perdas de Fogu): l'inquinamento lì interessa pascoli e corsi d'acqua. L'incidenza dei tumori (sp. linfomi e leucemie) è enormemente superiore alla media. Ma a chi interessa? Anche qui mi sembra che la gente giri la testa dall'altra parte, interessata com'è a parlare di belle coste, costumi sardi e di tante altre cose. Insomma, siamo in pochi a guardare oltre l'uscio di casa nostra, quello che succede qualche km più avanti non è affar nostro, non ci riguarda Siamo sempre i soliti:
Pocos, locos y malunidos
Turritano
PS Adesso vedrai, è probabile che, dopo quello che ho scritto, la discussione si riscaldi: interverrà qualcuno a dirmi che sono il solito estremista…
Jolao Inserito il - 03/02/2011 : 10:31:29
Finalmente qualcuno si indigna anche per il sud.
Scusate, non voglio fare polemica, ma pensavo che ci fosse stata più partecipazione. Partendo dal caso Platamona, che E' inquinamento, danno materiale, commerciale e turistico, si è forse ecceduto nell'allarmismo ma, come è giusto, se ne è discusso. Leggendo varie discussioni ormai passate, ho notato una vena antinucleare. Perchè? Per paura delle radiazioni e sopratutto per le scorie. E qui arriviamo all'argomento.
Erano o non erano scorie radiattive? Pare di si. E' un pericolo per la nostra terra e per la salute pubblica? Ancora si.
La fortuna (o sfortuna per i criminali che hanno inviato i materiali) è che la struttura fosse dotata di controlli seri. Questa forse, nel complesso, è la buona notizia. Una cosa ci insegna: se si tiene alta l'attenzione, possiamo evitare qualsiasi pericolo. Non saranno certo le nostre accese discussioni a migliorare la condizione, ma fa piacere condividere notizie e tenere sotto osservazione l'evoluzione delle cose.
J
Turritano Inserito il - 02/02/2011 : 19:48:33
La cosa tragica è che quel carico lo hanno scoperto per caso o per lo zelo degli addetti al controllo dell società di destinazione
Ma siamo proprio sicuri che altri container, con ferro contaminato, non siano precedentemente arrivati in Sardegna dalla "cara madreparia" (?) e quanti ne arriveranno ancora senza che "nessuno" (o almeno noi, poveri e comuni mortali) ne sappia mai niente?
"Pingi la legna e portala in Sardegna": era un modo per "sistemare" roba scadente che nessuno voleva: bastava mandarla in Sardegna. Tempos passados? pare ki come est mel' e peus!
Turritano
PeppeLuisiPala Inserito il - 31/01/2011 : 12:35:52
[:

...los aiant depidos torrare a ispedire in daesegus luego,...
chena istentare meda meda,...
imbetzes oramai sunt inoghe,...
e inoghe abarrant...
Miserabiles sos chi permitint custas cosas e sas ledzes chi issos rapresentant...
.........e galu pius miserabiles ,canes de isterdzu e de suta mesa,dzente indinna,...
sos chi ant fatu faddire su referendum...
po nachi sarbare su postu de tribagliu,...
cun s'iscuja de nde recuperare pagos chilos de dzingu,...
e imbetzes serrant sas minieras de su dzingu...
Postos de tribagliu po su cale sunt issos perdinde sos cordzos...
e nois Sardos ,fatu insoro...
in ora 'ona chi andent...
[:

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