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Nota Bene: L'unico capo del costume sardo confezionato con seta non importata dal continente e' la benda della veste femminile di gala di Orgosolo, detta " su lionzu".
Ancor oggi alcune donne si dedicano all'allevamento del baco da seta , che appartiene ad una varietà speciale, detta "Orgosolo" , i fili vengono tinti in trama con lo zafferano, che conferisce un bellissimo colore giallo ocra al caratteristico indumento.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
laier Inserito il - 16/06/2008 : 16:57:36
qualcuno di voi saprebbe dirmi che significato ha il simbolo su questra pietra?



questa foto l'ho scattata a Santulussurgiu, precisamente al lato della chiesa di Santa Maria degli angeli (e non era l'unica)
la mia curiosità sta nel fatto che una pietra praticamente uguale si trova all'esterno di una chiesa di Iglesias (appena posso faccio la foto)
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
laier Inserito il - 03/12/2010 : 21:41:30
ok...
dovrebbe essere una pietra di posa aragonese
Montearcosu Inserito il - 02/12/2010 : 19:07:16
laier ha scritto:

abbiamo scoperto grazie ai forumisti che sono segni messi dai costruttori
san marcello è stata ricostruita a 50m dalla posizione originale, non si sa la data della fondazione


io ho capito una decina di teorie diverse...
segni posti dai costruttori... ok, ma di quale epoca?
il fatto che sia stata ricostruita non aiuta certo la datazione, inoltre è una cosa comune a tutti gli edifici di una certa età
maurizio feo Inserito il - 29/11/2010 : 16:01:36
Molto interessante; grazie.
Ma questo (se ho capito bene) significa che non sono marchi d'interesse archeologico, anche se possono essere piuttosto vecchi e sono d'indubbio e grande interesse antroplogico e per la tecnica delle costruzioni.
E così?
laier Inserito il - 29/11/2010 : 13:28:41
abbiamo scoperto grazie ai forumisti che sono segni messi dai costruttori
san marcello è stata ricostruita a 50m dalla posizione originale, non si sa la data della fondazione
Montearcosu Inserito il - 25/11/2010 : 18:42:08
immagino sia impossibile usare la presenza di questo simolo a zampa di gallina o d'oca o otarda per datare il monumento per esempio
una domanda:
le chiese di san marcello e quella di santulussurgiu sono dello stesso periodo?

io ho trovato questo simbolo nella chiesa di sant'andrea assemini

http://img716.imageshack.us/img716/...img2443y.jpg
lucio Inserito il - 10/10/2009 : 11:43:21
Prima di tutto, saludi e trigu a tottus!
Mi inserisco in punta di piedi su questo dibattito (anche se silenziosamente ne ho seguito tanti ed alcuni interessanti) per due semplici motivi. In primis per ribadire ancora una volta che l'Archeologia è si molta intuizione, ma basata soprattutto su riscontri di dati scientifici molto accurati. Ben vengano tutte le intuizioni quindi, ben vengano tutti i pareri di semplici appassionati o di addetti ai lavori. Intervengo in secondo luogo per dare "man forte" a Nuragica, che ha ben centrato l'importanza di quel simbolo e che tante volte ha visto, in quanto è nata e conosce molto bene uno dei territori frequentati stabilmente dall'uomo già 6-7000 anni fà. Un territorio il nostro con la più alta densità di siti archeologici di tutta la Sardegna. Quel simbolo postato (chiamato anche a zampa d'oca!) è chiaramente un segno che ci porta molto lontani nel tempo e che per la semplicità delle “Idee elementari”, appare nella cultura di popolazioni in epoche diverse e senza che queste avessero avuto un benché minimo rapporto tra loro. Un esempio per tutti la lavorazione dell’ossidiana…
Ma andiamo per ordine questo simbolo solitamente lo troviamo associato alla presenza di un altare coppellato, quasi sempre al di sopra dei 500 metri di altitudine e soprattutto in quei luoghi la cui “sacralità” è riconosciuta tradizionalmente e continuativamente dalle popolazioni locali. Non di rado in queste aree sacre si trovano dai pozzi sacri alle chiese campestri. Anche qui la continuità del culto in un certo qual modo è garantita.
Agli occhi di quella gente il Monte aveva un fascino particolare, la attirava, la costringeva a salire in esso per incidere, scavare, quasi fosse stato eletto a "santuario".
Le incisioni forse sono solo un aspetto di quei riti religiosi e di magia propiziatoria , di quelle antiche cerimonie, di quelle assemblee di gente, di capi, sacerdoti e stregoni. Ben altri misteriosi gesti, danze, cerimonie, hanno visto quelle rocce, mentre a noi hanno conservato il risultato di gesti ripetitivi eseguiti con strumenti litici in forme per noi spesso incomprensibili, ma certamente per loro cariche di significato.
La gente su quelle aree non ha inciso per passatempo e se questo ha fatto, l'ha fatto in età recente. E non ha inciso solo per rappresentare, ma ha inciso perché l'atto di incidere era un gesto magico-propiziatorio, perché scavare la nuda pietra era un rito, una esigenza religiosa, una forma di preghiera. Incidere e scavare erano modi per comunicare con il soprannaturale, un modo per proiettarsi da un mondo materiale in cui si muore, in un mondo soprannaturale nel quale si credeva si potesse continuare a vivere. L'incidere, come la preghiera di un qualsiasi fedele di una qualsiasi religione, è stato nella preistoria dell'uomo un modo per avvicinarsi alle forze soprannaturali, un modo per vincere, per intercessione di tali forze, le ostilità, la paura, le avversità della vita. L’uomo che frequentava queste zone, imparò sin da subito che non esiste il bene senza il male e che da quest’ultimo può nascere il bene (la pioggia fondamentale è quasi sempre preceduta da tuoni e fulmini!). Ecco che alla luce di queste spiegazioni, appaiono più chiare e più ricche di significato anche quelle tracce, quelle linee, quei segni che apparentemente si distribuiscono senza ordine sulle rocce.
Ogni segno è finalizzato, ogni composizione costruita; nulla è frutto del caso, nulla è privo di significato. Le croci rappresentano la figura umana stilizzata se antiche, se recenti invece, spesso indicano il confine di una proprietà, ma non quel segno!
Quel segno a “zampa d’oca” invece indica la presenza di un altare con coppelle, di un luogo sacro, dedicato a culti lustrali associati al culto della Dea Madre (della grande madre terra!)! Nel nostro Paese, tutto questo si è conservato bene (simbolo, altari, coppelle, chiesa ecc) in altri, come nel caso preso in esame da voi, è rimasta solo la pietra col segno identificativo che come spesso accade è stata murata nella chiesa più vicina. Posso citarvi decine di questi esempi, ma uno per tutti a Sardara: la chiesa di Santa Anastasia. Nel corso dei millenni questo simbolo è divenuta persino una lettera: la K nell’alfabeto Greco e latino e la Kaf (uno dei significati è “Protezione”) in quello ebraico .
Molti di questi luoghi sono stati distrutti perché considerati pagani e spesso portano oggi nomi inquietanti: “S’inferru” (qui da noi), “Il sasso del diavolo”, “Su passu e s’Aremigu”, ecc. Invece si tratta dell’esaltazione massima della natura umana, semplice e misteriosa allo stesso tempo, fertilità e fecondità, come può dimostrare benissimo il raffronto tra una delle nostre incisioni ed un dipinto presso la grotta di Lascaux in Francia.
Ci sarebbe molto altro ancora da dire, mi limito invece a sottolineare quanto poco si studia la Preistoria in Sardegna. Non vi deve sorprendere sapere che prima della Sovrintendenza questo sito (quello del filmato di Nuragica per intenderci) è stato visitato e studiato da gente come il Professor Emanuele Anati (direttore del Museo della Valcamonica) e da scrittori come Robert G.Bauval e Grahaam Hanckoch. Non vi deve neanche sorprendere che dell’Archeologia Sarda c’è ancora molto da scoprire e soprattutto da imparare! Infine un ultimo richiamo al culto della Dea Madre, in questa zona sentitissimo e testimoniato dalle tante forme artistiche che lo ricordano come, in una logica successione, incisioni sulle rocce e coppelle, statuine litiche e marmoree, pozzi sacri e nuraghi. Le grandi Dee Madri del Mediterraneo (ivi comprese le nostre) non nascono con le civiltà agricole, che fornirono solo nel nostro caso, una felice condizione di particolare sviluppo, ma preesistono ad esse. Sono infatti oggetto di culto da parte di popoli dati unicamente alla caccia, alla pesca ed alla rudimentale raccolta di prodotti che nascevano spontaneamente dalla terra. In altre parole se le genti che vissero nella nostra zona adoravano una grande dea, che nella nudità si rivelava essenzialmente feconda, ciò vuol dire ch’essi avevano intuito e colto il divino già nelle loro donne, proiettandolo ed esaltandolo nelle forme e negli aspetti di una immensa e potentissima femmina che fu poi la Potnia del mondo mediterraneo. Quel segno, se trovato nel contesto giusto, è un grande segno che precede una grande civiltà. Quella Shardanica prima e quella Nuragica dopo! Bea ha visto giusto.



Ciao, Sezzidì!
Interessante, ma non sarà un po troppo "ricamato"?
é documentato che i mastri muratori, sia catalani che di altra provenienza, facevano uso di segni di riconoscimento sulle pietre edificatorie, compresa la zampa d'oca. Le chiese ed altre costruzioni antiche in arenaria, ad Oristano, sono piene di questi segni. Non mi pare che i nuragici avessero una predilezione per l'arenaria!
laier Inserito il - 10/10/2009 : 11:06:55
ultimamente mi è stato detto che quella pietra è un segno di posa, serviva ai mastri muratori per la posizione della pietra da mettere in opera (come diceva preziosa)
ne ho vista un'altra uguale in una parete esterna alla chiesa di S. Francesco, si trova in un cortile
Tharros Inserito il - 10/10/2009 : 06:05:59
Come ha detto katia potrebbe essere un chrismon. da quanto avuto occasione di sentire le pietre erano poste prevalentemente all' esterno e ad un' altezza tale da poter essere toccate. Un certo numero di chiese facevano parte di circuiti religiosi percorsi dai pellegrini in penitenza.
quattromori Inserito il - 09/10/2009 : 23:52:53
vorrei riprendere quest'interessante ed "enigmatico" post perchè ho trovato un articolo dell'Almanacco Gallurese 2001/2002 che tratta dell'argomento e come a suo tempo ci aveva segnalato Lucio, effettivamente questi sono simboli che segnalano tecniche costruttive dei picapedres catalani. sarebbero da interpretare come "segni di utilità", per la progettazione o per l'assemblaggio dei pezzi, e come "segni di identità" che richiamano a firme, stemmi, segnali di cottimo.
Molti non sono nella posizione originaria e proverrebbero da altre costruzioni e molti altri sono nascosti dagli intonaci

ecco due immagini dall'articolo





Sitzikid Inserito il - 16/09/2008 : 01:33:05
Scusate ancora per gli incovenienti tecnici, ma non conosco bene il programma. Comunque reinserisco le ultime tre foto, giusto per completare l'argomento e dare un senso logico al tutto. Come dicevi bene tu Bea, questo tema è stato ospitato in alcune riviste ed alcuni giornali. Altri a breve lo faranno, vista l'importanza dell'argomento. I pezzi gli ho firmati e devo dire inaspettatamente hanno riscosso un notevole successo. I collegamenti col mondo scientifico nel nostro incredibile paese non mancano di certo. E non ho mai saputo il perchè di tanta attenzione. Comunque...nella prima foto una piccolissima figurina (un pendaglio?) che si richiama alla Dea Madre. Nella seconda uno dei 12 altari coppellati ed infine, nella terza, una ricostruzione di un rito lustrale su altare coppellato.
Mi piacerebbe tanto sapere il vostro parere, con una piccola riflessione finale: tempo fa quando il mio amico Leonardo Melis parlava di "Popoli del Mare" in tanti storcevano il naso. Era un dato archeologico importante, ma non fine a se stesso. Oggi con orgoglio a Cagliari abbiamo firmato, con i governanti delle Baleari, il primo progetto di alleanza delle Isole del Mediterraneo. Presto seguiranno le altre firme! Ecco, chi l'ha detto che queste discussioni non servono? Quei tempi stanno veramente tornando...grazie anche a Voi!


Saludi e trigu a tottusu.

[URL=http://imageshack.us][/URL]
[URL=http://g.imageshack.us/img178/deadj6.jpg/1/][/URL][URL=http://imageshack.us][/URL]
[URL=http://g.imageshack.us/img225/rito2ni9.jpg/1/][/URL]
[URL=http://imageshack.us][/URL]
[URL=http://g.imageshack.us/img225/disegnoritomp6.jpg/1/][/URL]
Nuragica Inserito il - 15/09/2008 : 23:07:04
Benvenuto Sitzikid!!

Grazie per il tuo prezioso intervento, e per essermi venuto in soccorso.
Hai detto bene, la zona delle coppelle e di quelli che io chiamo "strani segni" la conosco molto bene,
da quando da ragazzina ho cominciato a partecipare
alle allora meravigliose feste campestri e a girovagare fra is caronasa de su monti .
Da appassionata ho sempre letto nozioni di archeologia o ascoltato chi ne sapeva piu' di me,
per questo mi son permessa pur essendo profana in materia di asserire cio' che anche tu hai confermato.
Ora sarebbe bello se altri utenti esperti o semplici appassionati che siano.. intervenissero per dire la loro a tal proposito.
Se non erro sull'argomento è stata scritta qualcosa anche in una rivista di cui mi sfugge il nome..
kigula Inserito il - 13/09/2008 : 13:20:31
Scusami Sitzikid ma l'ultima immagine era veramente enore e l'ho dovuta eliminare. Se vuoi ripostarla ridimensionala.
Sitzikid Inserito il - 12/09/2008 : 22:27:12
Prima di tutto, saludi e trigu a tottus!
Mi inserisco in punta di piedi su questo dibattito (anche se silenziosamente ne ho seguito tanti ed alcuni interessanti) per due semplici motivi. In primis per ribadire ancora una volta che l'Archeologia è si molta intuizione, ma basata soprattutto su riscontri di dati scientifici molto accurati. Ben vengano tutte le intuizioni quindi, ben vengano tutti i pareri di semplici appassionati o di addetti ai lavori. Intervengo in secondo luogo per dare "man forte" a Nuragica, che ha ben centrato l'importanza di quel simbolo e che tante volte ha visto, in quanto è nata e conosce molto bene uno dei territori frequentati stabilmente dall'uomo già 6-7000 anni fà. Un territorio il nostro con la più alta densità di siti archeologici di tutta la Sardegna. Quel simbolo postato (chiamato anche a zampa d'oca!) è chiaramente un segno che ci porta molto lontani nel tempo e che per la semplicità delle “Idee elementari”, appare nella cultura di popolazioni in epoche diverse e senza che queste avessero avuto un benché minimo rapporto tra loro. Un esempio per tutti la lavorazione dell’ossidiana…
Ma andiamo per ordine questo simbolo solitamente lo troviamo associato alla presenza di un altare coppellato, quasi sempre al di sopra dei 500 metri di altitudine e soprattutto in quei luoghi la cui “sacralità” è riconosciuta tradizionalmente e continuativamente dalle popolazioni locali. Non di rado in queste aree sacre si trovano dai pozzi sacri alle chiese campestri. Anche qui la continuità del culto in un certo qual modo è garantita.
Agli occhi di quella gente il Monte aveva un fascino particolare, la attirava, la costringeva a salire in esso per incidere, scavare, quasi fosse stato eletto a "santuario".
Le incisioni forse sono solo un aspetto di quei riti religiosi e di magia propiziatoria , di quelle antiche cerimonie, di quelle assemblee di gente, di capi, sacerdoti e stregoni. Ben altri misteriosi gesti, danze, cerimonie, hanno visto quelle rocce, mentre a noi hanno conservato il risultato di gesti ripetitivi eseguiti con strumenti litici in forme per noi spesso incomprensibili, ma certamente per loro cariche di significato.
La gente su quelle aree non ha inciso per passatempo e se questo ha fatto, l'ha fatto in età recente. E non ha inciso solo per rappresentare, ma ha inciso perché l'atto di incidere era un gesto magico-propiziatorio, perché scavare la nuda pietra era un rito, una esigenza religiosa, una forma di preghiera. Incidere e scavare erano modi per comunicare con il soprannaturale, un modo per proiettarsi da un mondo materiale in cui si muore, in un mondo soprannaturale nel quale si credeva si potesse continuare a vivere. L'incidere, come la preghiera di un qualsiasi fedele di una qualsiasi religione, è stato nella preistoria dell'uomo un modo per avvicinarsi alle forze soprannaturali, un modo per vincere, per intercessione di tali forze, le ostilità, la paura, le avversità della vita. L’uomo che frequentava queste zone, imparò sin da subito che non esiste il bene senza il male e che da quest’ultimo può nascere il bene (la pioggia fondamentale è quasi sempre preceduta da tuoni e fulmini!). Ecco che alla luce di queste spiegazioni, appaiono più chiare e più ricche di significato anche quelle tracce, quelle linee, quei segni che apparentemente si distribuiscono senza ordine sulle rocce.
Ogni segno è finalizzato, ogni composizione costruita; nulla è frutto del caso, nulla è privo di significato. Le croci rappresentano la figura umana stilizzata se antiche, se recenti invece, spesso indicano il confine di una proprietà, ma non quel segno!
Quel segno a “zampa d’oca” invece indica la presenza di un altare con coppelle, di un luogo sacro, dedicato a culti lustrali associati al culto della Dea Madre (della grande madre terra!)! Nel nostro Paese, tutto questo si è conservato bene (simbolo, altari, coppelle, chiesa ecc) in altri, come nel caso preso in esame da voi, è rimasta solo la pietra col segno identificativo che come spesso accade è stata murata nella chiesa più vicina. Posso citarvi decine di questi esempi, ma uno per tutti a Sardara: la chiesa di Santa Anastasia. Nel corso dei millenni questo simbolo è divenuta persino una lettera: la K nell’alfabeto Greco e latino e la Kaf (uno dei significati è “Protezione”) in quello ebraico .
Molti di questi luoghi sono stati distrutti perché considerati pagani e spesso portano oggi nomi inquietanti: “S’inferru” (qui da noi), “Il sasso del diavolo”, “Su passu e s’Aremigu”, ecc. Invece si tratta dell’esaltazione massima della natura umana, semplice e misteriosa allo stesso tempo, fertilità e fecondità, come può dimostrare benissimo il raffronto tra una delle nostre incisioni ed un dipinto presso la grotta di Lascaux in Francia.
Ci sarebbe molto altro ancora da dire, mi limito invece a sottolineare quanto poco si studia la Preistoria in Sardegna. Non vi deve sorprendere sapere che prima della Sovrintendenza questo sito (quello del filmato di Nuragica per intenderci) è stato visitato e studiato da gente come il Professor Emanuele Anati (direttore del Museo della Valcamonica) e da scrittori come Robert G.Bauval e Grahaam Hanckoch. Non vi deve neanche sorprendere che dell’Archeologia Sarda c’è ancora molto da scoprire e soprattutto da imparare! Infine un ultimo richiamo al culto della Dea Madre, in questa zona sentitissimo e testimoniato dalle tante forme artistiche che lo ricordano come, in una logica successione, incisioni sulle rocce e coppelle, statuine litiche e marmoree, pozzi sacri e nuraghi. Le grandi Dee Madri del Mediterraneo (ivi comprese le nostre) non nascono con le civiltà agricole, che fornirono solo nel nostro caso, una felice condizione di particolare sviluppo, ma preesistono ad esse. Sono infatti oggetto di culto da parte di popoli dati unicamente alla caccia, alla pesca ed alla rudimentale raccolta di prodotti che nascevano spontaneamente dalla terra. In altre parole se le genti che vissero nella nostra zona adoravano una grande dea, che nella nudità si rivelava essenzialmente feconda, ciò vuol dire ch’essi avevano intuito e colto il divino già nelle loro donne, proiettandolo ed esaltandolo nelle forme e negli aspetti di una immensa e potentissima femmina che fu poi la Potnia del mondo mediterraneo. Quel segno, se trovato nel contesto giusto, è un grande segno che precede una grande civiltà. Quella Shardanica prima e quella Nuragica dopo! Bea ha visto giusto.









quattromori Inserito il - 07/09/2008 : 00:31:08
se è così, tutto torna. la chiesa è una nave e nella pietra è incisa l'ancora di salvezza per il popolo cristiano.
sulla natura nuragica o prenuragica, avete interrogato qualche archeologo? sono sicuro che smentirebbero subito l'ipotesi.
Tzinnigas Inserito il - 06/09/2008 : 18:56:45
Il segno era identico a questo

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