V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
seddoresus pater |
Inserito il - 14/04/2011 : 15:34:43 | MirkoZaru ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
Sono d'accordo, Dedalo: il sito di S. Vittoria di Serri è una delle cose su cui credo esista il consenso unanime; uno dei posti indubbiamente più interessanti e magici, nel quale affondano le proprie radici le tradizioni sarde superstiti fino ad oggi, in modo ancora ben riconoscibile.
Sulla derivazione non azzardo tesi, perché non ho certezze da proporre.
Piuttosto: ditemi di più - per favore - su questa doppia ascia asimmetrica che sembra fatta di pani pintau: quanto è grande? Di che materiale è? Non la conoscevo affatto...
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Ho fatto un breve volumetto che parla del villaggio di Santa vittoria di serri, nuraghe Arrubiu, nuragheGoni e Pranu muteddu dove parlo anche di Labrys. Cmq quella che sembra di "pani pintau" la trovate al museo di Sardara ed è in piombo. Se posso metto un link di alcune pagine di quella pubblicazione.
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complimenti mirko,come sempre un ottimo lavoro,adesso non resta che ricostruirne qualche pezzo |
15 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
maurizio feo |
Inserito il - 01/05/2011 : 11:45:58 Parte III -
Il Bronzo.
Nel periodo del Bronzo iniziale, la popolazione umana non era molto numerosa in Europa. In Inghilterra si ipotizzano 0,5 abitanti/Kmq, equivalenti a 20,000 -100.000 (Brothwell 1972, 79); in Polonia e Germania, circa 0,86 ab/Kmq, il che per la Pomerania equivarrebbe a 30.000 (Ostoja-Zagòrski, 1982), e per la zona del Lausitz (79.443 Km2) a 97.000-195.000 (Buck, 1997). La zona nord Italiana delle Terramare conterebbe da 18.000 (Bronzo Medio 2) a 29.000 (BM 3), fino a 31.000 nel Bronzo Tardo. In genere si concede che la densità sia andata aumentando rapidamente tra il Bronzo Antico ed il Bronzo finale. In certe regioni (Slovacchia), nella parte iniziale del Bronzo Finale si sarebbe passati da una densità di 0,43 a 1,16 /Kmq(18) . Anche utilizzando medie di 2 ab/Kmq (sicuramente errate per eccesso, se applicate alla Sardegna, secondo quanto detto sopra, circa la qualità del terreno agricolo e le sue possibilità di produzione a fronte delle tecniche agricole di allora) si otterrebbe, per la Sardegna “nuragica” una cifra totale di soli 48.000 abitanti, che – pur essendo solamente indicativo – appare comunque molto più realistico di altri numeri proposti in precedenza altrove. Questo numero, per quanto ridotto, rappresenterebbe egualmente un notevole incremento rispetto alla popolazione sarda precedente: infatti, si calcola in 700 - 1800 individui il numero complessivo d’esseri umani precedentemente presenti in Sardegna, nel periodo del tardo Paleolitico(19) . L’incremento sarebbe dovuto al successo economico, sociale, alimentare, sanitario ed in ultima analisi demografico globale dei “Nuragici”. Il rilevante miglioramento da essi ottenuto nelle loro condizioni di vita ha definitivamente scongiurato l’estinzione della popolazione. Già nel Tardo Neolitico (S. Michele di Ozieri) le tracce archeobotaniche seppure scarse, vedono densità e localizzazione degli insediamenti deporre a favore della soluzione agricola: molti villaggi, con capanne di rami intrecciati, argilla, peli d’animale, sterco e fango (“wattle and daub”, una tecnica ancora in uso ai tempi di Sheakspeare); pestelli, mortai e macinelli, vasi e vari recipienti per conservare derrate, e falci confermano la tesi(20) . È questo il periodo in cui si ritiene inizi a formarsi una gerarchia sociale, differenziandosi così la popolazione da quella non stratificata ed ugualitaria del Neolitico Antico e Medio(21) . Si tratta, però, come si vede, di numeri oggettivamente esigui, per un territorio così vasto. Ecco, allora, che controllo visivo del territorio non può in alcun modo significare, in queste condizioni, anche controllo militare in senso stretto. Stiamo senz’altro parlando – ricordiamolo – d’epoche in cui i grandi numeri non erano mai grandi nel senso attuale del termine.
Alcuni esempi di “grandi numeri” (prima creduti tali, oggi dimostrati) errati.
§ Contrariamente a quanto riferito da Erodoto nel II libro delle Storie e dalla Bibbia le grandi piramidi di Giza non furono costruite da schiavi ma da uomini liberi. La sorprendente scoperta è dovuta all’individuazione di un’altra necropoli nelle immediate vicinanze delle tombe dei faraoni destinata ad ospitare coloro che avevano lavorato all'edificazione delle piramidi. Il fatto che “queste tombe siano costruite accanto alle piramidi dei re (tra quella di Cheope e quella di Chefren) indica che queste persone non potevano essere in alcun modo degli schiavi”, ha spiegato Zahi Hawass, il sovrintendente capo delle Antichità egiziane. Le prime sepolture d’operai vennero scoperte negli anni ‘90. Nel sito portato alla luce ora sono state ritrovate delle iscrizioni in cui gli operai si definiscono “amici di Cheope”, un ulteriore elemento per Hawass per avvalorare l'ipotesi che non si trattasse di schiavi. L’altra grande novità è che gli operai erano 10.000, un decimo di quelli indicati da Erodoto. Alla stima si è giunti grazie al ritrovamento del resoconto della fornitura giornaliera di cibo per i lavoratori: i contadini del delta del Nilo, in cambio dell'esenzione dalle tasse, inviavano ogni giorno 21 bufali e 23 pecore al campo.
§ Si deve considerare che nel 2300 a.C. l’esercito del temutissimo Sargon d’Akkad rappresentava per dimensioni il massimo sforzo possibile ad una nazione, tanto da potere essere utilizzato solo per brevi periodi all’anno(22) . Contava solo 5.400 uomini! E rimase comunque un’eccezione mostruosa, in un mondo in cui la regola era e restò fatta di eserciti molto, molto più piccoli, ancora per lunghi secoli… Fino all’età del Ferro ed alle armate di 100.000 uomini dei Faraoni.
§ C’erano davvero 1184 navi greche dinnanzi a Troia, come sostiene Omero? Oppure 102.000 uomini a bordo, come asserisce Tucidide circa 400 anni dopo? E’ improbabile. Gli Ittiti avevano 47.500 uomini alla battaglia di Qadesh nel 1274 a.C. (si tratta di uno dei più grandi eserciti menzionati nell’Età del Bronzo dai testi storici). Per le forze navali, si dice che Ugarit avesse molte più di 150 navi nel 1187(23) . Conseguentemente, la flotta greca in Aulide poteva anche contare alcune centinaia di navi, ma non 100.000 uomini. Una stima più realistica valuta tale numero attorno a 15.000(24) . Un numero per cui circa 300 navi sono sufficienti.
Comparativamente, quindi, i riferiti numeri ridotti della popolazione globale sull’isola sarda, non devono stupire più di tanto: pur costituendo un’ipotesi, essi sono giustificati da assunti ragionevoli. E – cosa importante – non escludono affatto quello che da più parti si desidera affermare: la navigazione, i commerci, le capacità belliche ed altro ancora: riportano solamente i numeri a valori più credibili per l’epoca.
Questo potrebbe anche spiegare perché – anche a fronte di prove archeologiche (indirette, ma credibili)(25) dell’esistenza di una navigazione “Nuragica” – i Fenici siano egualmente riusciti, nell’800 – 900 a.C. circa a colonizzare le coste della Sardegna, stabilendo fondaci per la propria più efficiente navigazione commerciale, probabilmente un’iniziativa internazionale, aperta al reclutamento multietnico degli equipaggi. Ciò non è naturalmente in alcuna contraddizione con la grande vetustà della navigazione nel Mediterraneo Occidentale ed anche in Sardegna, che risale ancora a prima del commercio dell’ossidiana sarda(26) . Naturalmente, la cosa sembra del tutto impossibile a chi ipotizzi numeri molto più grandi di guerrieri nuragici armati fino ai denti e detentori di una flotta estremamente aggressiva e padrona del Mediterraneo(27) .
Note:
16)Lanfranchi,F. 1990 – “L’alimentatio des hommes prehistoriques.Preparation et consommation de quelques especes vegetales”. Archeologia Corsa 12-13 (1987-88):46-53. 17) A)Levine, M 1983. La fauna di Filiestru (Trincea D). In Trump, D.H., La grotta di Filiestru a Bonu Ighinu, Mara (SS): 109-31. Quaderni 13. Dessì Sassari. B)Vigne, J.D. 1988. Les Mammiferes Post-Glaciares de Corse, Etude Archeozoologique. Gallia Prehistoire Supplement 26. C.N.R.S., Paris. 18) A.F. Harding “Europeans Societies in the Bronze Age” – 2000 – Cambridge Univ. Press. 19) Numeri che rispondono alla definizione di “collo di bottiglia” e per i quali l’estinzione è una possibilità reale. 20) Lewthwaite, J. 1983 Neolithic societies and their Landscape 6000-2000 b.C. 146-83 Edimburgh Univ Press. – 1984a Animals and Archaeology 3: Early Herders and their flocks: 25-37. BAR Internat Series 202. Brit. Archaeol Reports, Oxford. – 1984b Progress in Mediterranean Studies Univ of Bradford. 21) Lewthwaite, J. 1984 c Pastore Padrone: the social dimensions of pastoralism in prenuragic Sardegna., The Deya Conference of Prehistory. Early settlements in the Western Mediterranean Islands and their peripheral Areas: 251-63 BAR International Series 229 Brit. Archaeol. Reports, Oxford. 22) Disattendere i confini nazionali rappresentava un rischio molto minore e certo di quanto non fossero invece l’abbandono del lavoro dei campi, l’allevamento e l’interruzione degli altri mestieri artigianali. 23) Texts from Ugarit pertaining to seafaring, in: Seagoing ships and seamanship in the bronze age levant, S. Wachsman , Texas A&M University Press, 1998. 24) Barry Strauss, La guerra di Troia, Ed Laterza, 2009, Bari. 25) Si tratta della presenza accertata, su coste spagnole ad esempio, di ceramica “nuragica” d’uso quotidiano e senza valore (quindi non oggetto di scambio commerciale), ma realizzata con impasto di terre locali. Un altro motivo logico per credere ad una navigazione “nuragica” risiede nel fatto che la distribuzione geografica stessa del Megalitismo ne dimostra la chiara vocazione marinara. 26) Di ciò si parlerà più dettagliatamente in un prossimo articolo, tutto dedicato alla navigazione. 27) Costoro ricorrono agli espedienti più vari: c’è chi scotomizza del tutto il problema, negando l’esistenza dei Fenici, e chi li sostituisce con gli indomiti e numerosissimi Shardana, talvolta identificati con i Nuragici, talaltra no; talvolta provenienti da Est, talvolta “nati” in Sardegna e poi destinati a viaggiare avanti ed indietro per il Mediterraneo.
Per quanto concerne la nota 25) ripeto che date e definizioni sono importanti, proprio per il motivo per cui le "virgolette" vengono - oppure talvolta non vengono, ad arte - usate: "Navigazione nuragica" non significa nulla ed anzi è fuorviante, per una corretta comprensione da parte dei più. Le prove indirette risalgono a non prima del 1200 a.C. Prima di allora esistono numerosissime prove di navigazione altrui. Dopo tale data, esistono "prove indirette" di navigazione sarda, a fronte di numerosissime prove dirette di moderna ed abbondante navigazione altrui: questo, per la giusta prospettiva storica, in termini di navigazione. Poi, possiamo parlare finché vogliamo delle navicelle nuragiche e dei bronzetti. Ma essi restano sempre bronzetti...
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maurizio feo |
Inserito il - 01/05/2011 : 10:12:43 Parte II -
I villaggi. Sappiamo che esistono alcuni villaggi realmente Nuragici ed altri che – pur trovandosi intorno o presso i nuraghi – sono, senz’altro, posteriori ai nuraghi stessi e non devono quindi essere inclusi nel computo. Il numero d’abitanti ipotizzato per ciascun villaggio varia da 50 a 300 persone. Se dovessimo ipotizzare che tutti i Nuraghi conosciuti facessero capo ad un villaggio e che tutti i nuraghi ed i villaggi fossero stati contemporanei, otterremo un’ipotetica popolazione totale variabile da 300.000 a 1.200.000 unità, il che è sicuramente irrealistico ed eccessivo per l’epoca e per la sede, anche a confronto con quanto detto per le restanti zone dell’Europa studiate… Ora, noi sappiamo con certezza che alcuni nuraghi non avevano un proprio villaggio satellite, essendo essi stessi edificati forse per assolvere alcune particolari funzioni specifiche di controllo del territorio e di comunicazione con la sede più importante e “centrale”. Quest’ultima – invece sì – facente capo ad un villaggio. Una situazione del genere si riscontra (ad esempio) nel territorio di Orosei ed è relativa al grande nuraghe “centrale” più importante (Nuraghe Sa Linnarta - Osana), sito su un altopiano lavico declinante verso il mare con ampia vista sulla costa e non lontano dal passo (Iann ‘e Pruna) che conduce verso la valle del rio Berchida e poi Capo Comino e Siniscola. La zona è costituita da altopiani argillosi (detti “Golleis”), poco permeabili e – seppure non certo infertili – più adatti al pascolo che alle colture; essi tendono a trasformarsi in acquitrini in seguito a pioggia abbondante. Dal sito del Linnarta si possono facilmente vedere ad occhio nudo gli altri nuraghi minori della zona, in particolare il Rampinu (sul bordo dell’altopiano, poco più a sud), il Panatta (sulle pendici impervie di pietra bianca del Monte Tuttavista, ma già al di là del fiume Cedrino(14) ) e almeno la zona in cui si trovano il nuraghe Gulunie (detto anche Osala, perché sito sulla scogliera a picco sull’omonima spiaggia. Dal Linnarta si gode ottima visibilità che si estende anche sulla costa settentrionale, Marina Grande, Foce del Cedrino, Santa Maria, Fuile ‘e Mare, ed il territorio interno retrostante) ed il nuraghe ‘e Portu (anch’esso prospiciente il mare). In questo caso quindi, avremmo (anche ammettendo che detti cinque nuraghi – molto differenti tra loro per tipologie e per dimensioni – siano stati coevi ed usati contemporaneamente) un solo villaggio (di circa 200, forse anche 300 persone), a fronte di cinque nuraghi. (Ritorneremo a questo corsivo in seguito). Pertanto, già sappiamo di dovere ridurre di molto le nostre precedenti stime ipotetiche. Se poi consideriamo che tutti i nuraghi in genere, oltre a non essere coevi, non sono stati tutti in funzione contemporaneamente (e molto probabilmente possedevano scopi e funzioni differenti, come morfologia, dimensioni e localizzazioni lasciano facilmente ipotizzare, seppure non in modo conclusivo), possiamo legittimamente abbattere ulteriormente le cifre, fino ad un più realistico totale di 50.000 – 200.000 persone, includenti uomini, donne, vecchi e bambini… Ma esistono i già citati studi che si basano sulla presunta densità di popolazione di popolazioni di cacciatori-raccoglitori e dell’incremento dovuto all’inizio dell’allevamento e della coltivazione , che parlano di una densità stimata variabile da 1 a 5 abitanti per kmq.(15). Per quanto concerne la Germania, ad esempio, la media riscontrata è di solo 2 abitanti per km2, in zone definite come molto adatte all’agricoltura. (Aldenhoven Platte, periodo della Cultura della ceramica lineare, Bandkeramik). Applicando questa media eccezionalmente alta a tutta l’estensione dell’Europa si ottengono numeri che sono evidentemente errati e smentiti dagli scavi, perché il resto dell’Europa non presentava affatto condizioni altrettanto favorevoli all’agricoltura ed all’allevamento. Anche la Sardegna, per le sue scarse precipitazioni, per il forte stress termico-idrico estivo e per le sue caratteristiche orografiche, va esclusa dalle zone considerate favorevoli ad un raggiungimento di densità così elevate in quell’epoca. Alcune obiezioni possono essere legittimamente mosse a quest’ultima affermazione: sembra accertato che in passato le precipitazioni sull’isola fossero più abbondanti e meglio distribuite nel tempo di quanto non siano oggi, realizzandosi così un clima più umido. Questo può senz’altro essere vero, anche grazie alla presenza di foreste molto più estese. Si sa che le grosse concentrazioni di piante arboree contribuiscono molto al clima ed alle precipitazioni, producendo da sé nuvole sopra se stesse, di cui si servono per la propria esistenza e sopravvivenza. Ma va da sé che – una volta ridotte le grandi distese di piante arboree – la questione sicuramente è destinata a cambiare. Il ritrovamento di grandi asce di pietra in siti Corsi e Sardi del Neolitico Medio (Bonu Ighinu) suggeriscono il progressivo abbattimento di foreste e strumenti per la macina indicano l’agricoltura cerealicola come l’obiettivo finale dell’opera (16). Resta comunque il fatto che le caratteristiche di bontà del suolo e l’orografia generale non facilitano la coltivazione e non permettono colture come quelle della Mitteleuropa. Malgrado ciò, i ritrovamenti di resti di maiale, di pecora e capra, oltre che prolagus, testimoniano la presenza crescente di pastori ed allevatori, tra i cacciatori .
Note
(14) Anche un occhio inesperto non può fare a meno di notare l’estrema feracità dell’altopiano lavico da una parte, contrapposto alla scarsa e più lenta accoglienza che il Monte Tuttavista offre alla colonizzazione vegetale. Sicuramente osservazioni del genere erano molto più facili per coloro la cui vita dipendeva da esse. (15) Ammerman, A.J. e Cavalli Sforza, L.L. “La Transizione Neolitica e la Genetica di Popolazioni in Europa” – 1986 – Boringhieri, Torino. (16) Lanfranchi, F. 1990 – “L’alimentatio des hommes prehistoriques.Preparation et consommation de quelques especes vegetales”. Archeologia Corsa 12-13 (1987-88):46-53.
NB: potrei aggiungere altra ed abbondante bibliografia, sarda ed internazionale, dimostrante che i Sardi erano pastori ed allevatori, laboriosi ed onesti e non pirati da fumetti, come qualcuno insiste. Nell'articolo originale essa non figurava. Mi limito solamente a citare qui una fonte sarda: International Journal of Modern Anthropology Int. J. Mod. Anthrop. 1 : 1-121 (2008) Available online at www.ata.org.tn Review Synthetic Article Sardinian Population (Italy): a Genetic Review C.M. Calò , A. Melis , Guiseppe Vona , I.S. Piras In modo che non si pensi che la mia esterofilia mi abbagli al punto da seguire solamente piste ideologizzate e non sarde. Traggo solamente qualche frase, dal lavoro (che risale al 2008, ma che non conoscevo al momento della composizione del mio lavoro): "Thus, even from a linguistic point of view, Sardinia appears to be extremely subdivided. The greatest constant in the history of Sardinia is the persistent shortage of humans (Day, 1988). The demographic history of Sardinia is that of a population which over the centuries has battled against extinction".
"Sardinia and Corsica appear clearly isolated in this context by a strong genetic boundary (Vona et al., 2002)".
"Autosomic molecular data show Sardinians as the most differentiated population in the Mediterranean basin and Europe. The genetic peculiarity of Sardinians was interpreted as the result of genetic drift and geographic isolation, with a limited genetic impact from conquests of the islands during history (Moral et al., 1994; Calò et al., 2001)".
"The Sardinian population had a slower growth and an independent evolutionary history, due to its isolation".
"Sardinia seems to maintain an Upper Palaeolithic mitochondrial background, sharing with the Iberian Peninsula the presence of haplogroup V and the highest incidence of haplogroup H".
"The examined villages present a limited number of mitochondrial lineages, indicating a reduced female gene pool."
Quindi i Sardi erano pochissimi, tanto da ricorrere forzatamente all'inbreeding, con conseguente elevato grado di consanguineità. Erano isolati. erano pastori ed allevatori. Erano (ed in parte sono ancora) discendenti diretti di alcuni progenitori del Paleolitico. L'apporto genetico dei nuovi arrivi (archeologicamente dimostrai come stranieri, perché non c'è traccia di navigazione sarda prima del 1200 a.C.) è inconsistente e non significativo... Si potrà anche chiedere il perché di questa strana questione. Io non conosco la risposta. Sono state fatte numerosissime ipotesi, ma sono solo ipotesi e come tali possono essere discusse. Alcune ipotesi le ho azzardate anche io, nel mio piccolo: ma è presto per discuterle, ora, per non cambiare discorso ed uscire dal tema..
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maurizio feo |
Inserito il - 01/05/2011 : 10:01:52 | Lessa ha scritto:
L'Illustrissimo Prof Pittau è ormai molto fuori dai binari. La storia dei telamoni è la ciliegina sulla torta (marcia).
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Confesso che anche a me non è piaciuto gran che, in quel particolare caso...
Nella nota (1) mi accorgo adesso che le parole omofone con Sardegna (Sardò, Sandon, Sandaliotin etc), non sono "passate", probabilmente perché scritte in greco: me ne scuso... |
Lessa |
Inserito il - 30/04/2011 : 23:24:29 L'Illustrissimo Prof Pittau è ormai molto fuori dai binari. La storia dei telamoni è la ciliegina sulla torta (marcia). |
maurizio feo |
Inserito il - 30/04/2011 : 18:38:05 | kigula ha scritto:
Non vi sembra che state uscendo troppo dai binari?
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Se questa domanda è rivolta anche a me, ti rispondo di no, kigula. Anzi, per restare proprio in tema, ti accontento, certo di fare anche cosa grata a chi non risiede in Sardegna e non ha potuto procurarsi il numero della rivista sulla quale è uscito l'articolo... Parte I dell'articolo - “Nuragici”. Noi li chiamiamo così. Loro sicuramente chiamavano se stessi in modo diverso, con un nome a noi ignoto (1). Forse, come diversissimi gruppi umani hanno fatto in passato (mostrando una ripetitiva e comune propensione all’autocelebrazione), usavano un’espressione come “uomini liberi”, oppure “uomini eletti”. In uno studio genetico ormai non più recentissimo (1998), L. L. Cavalli Sforza descrive un albero filogenetico in cui la Sardegna si separa dalle altre popolazioni già alla seconda divisione (2). Questo implica già le grandi differenze che descriveremo meglio. La data di separazione sembra essere 16.000 anni fa (3) (e non è in disaccordo sostanziale con quella archeologica al radiocarbonio, riportata più sotto: 9.500 anni fa). Si tratta di un’isola, la Sardegna, di circa 23.800 km2, che dista circa 200 km sia dalle coste italiane che da quelle africane. È molto vicina alla Corsica, ma le due popolazioni isolane sono diverse dal punto di vista etnico e dal punto di vista delle vicende storiche in cui si sono formate. Ma proprio la posizione geografica della Corsica può avere avuto un ruolo importante nel primo popolamento della Sardegna, in quanto, grazie alla posizione dell’arcipelago toscano, dalla penisola si può anche tuttora “navigare a vista”. Chi furono i primi abitanti della Sardegna? Non furono quelli che chiamiamo “Nuragici”. Probabilmente i primi abitanti furono uomini pre-neolitici. Questo già costituisce un’eccezione, nel Mediterraneo, nel quale l’occupazione permanente di isole – seppure possibile, per quanto attiene alle capacità marinare (4) – non fu diffusamente praticata per via delle scarse attrattività e possibilità di sussistenza offerte, salvo che per Sardegna, Corsica, Cipro e, forse, Maiorca (5). Parliamo di un periodo nel quale si valuta il numero globale degli abitanti di tutta l’Europa (allo stato di cacciatori raccoglitori) essere compreso tra i valori di 200.000 e 700.000 unità, prevalentemente raccolti nelle zone meridionali, essendo le settentrionali ancora piuttosto fredde. Si calcola che la transizione Neolitica attraverso l’Europa sia durata circa 4000 anni (con termine presunto attorno al 4.500 a.C.). La diffusione degli agricoltori fu molto lenta, eppure non uniforme; certamente favorì un incremento della popolazione, anche se non precisamente quantizzabile. Pur trattandosi di studi che vanno presi con beneficio d’inventario (in fin dei conti sono ipotesi ricostruttive), le cifre globali fornite sono sorprendentemente basse, per la popolazione Europea: poco più di 2 milioni d’individui nel 3.000 a.C.; circa 5 milioni nel 2.000 a.C.; circa10 milioni nel 1.000, con un incremento che parla di attività agricola sempre crescente (6). Si deve ammettere che le stime sulle comunità di cacciatori sono più difficili da effettuare, per via dell’estrema scarsità di resti archeologici: il cacciatore è nomade, si sposta spesso e non costruisce ripari cospicui né duraturi. Talvolta, anzi, costruisce abitazioni temporanee multiple per le diverse stagioni dell’anno. Questo fatto è fuorviante e può condurre a soprastime, se i siti non sono stati studiati a sufficienza e correttamente interpretati. Malgrado ciò, rifacendosi agli avanzi di cacciagione rinvenuti, si è risaliti ad una densità di popolazione globale Inglese di circa 0,02 – 0,07 abitanti per kmq nel Paleolitico superiore (7). Nella zona centro-settentrionale dell’isola sarda i più antichi insediamenti umani risalgono a circa 10.000 anni fa (precisamente: 9.120 ± 380) (8). Questa, si noti, è la datazione più antica di popolamento accertato, in un’isola mediterranea (9). Non è certamente opportuno qui discutere in dettaglio i monumenti più caratteristici e numerosi dell’isola: i Nuraghi, che mostrano alcuni richiami architettonici con strutture analoghe rinvenute in altre isole del mediterraneo o zone costiere di esso (10). Ma non si può non citarli. Si ritiene oggi che i nuraghi siano stati edificati non prima del 1500 - 1600 a.C. (11) e poi per un periodo che alcuni portano fino all’Età del Ferro, mentre altri lo vorrebbero fare proseguire più oltre. Anche sul numero totale dei nuraghi esiste qualche divergenza: si suppone che essi fossero 6.000 – 7.000, distribuiti inegualmente su tutta la vasta superficie isolana, seppure con densità variabili (12). Se si sovrappongono le cartine mostranti la bontà del suolo e la densità attuale dei nuraghi, si può facilmente osservare come esista una significativa corrispondenza tra la massima concentrazione e la migliore qualità del suolo: la Sardegna vi appare grossolanamente distinta in due zone: una occidentale globalmente più ricca e l’altra orientale, generalmente più povera. Come regola generale, tale osservazione – se da una parte non esclude affatto l’edificazione di nuraghi in terreni poco fertili – spinge a credere che non sia giusto ipotizzare un’alta concentrazione di nuraghi in quelle zone che, probabilmente, non la ebbero mai. Questa è obiezione sufficiente a certi numeri in eccesso. Sembra credibile che da ciascun nuraghe se ne potesse vedere ad occhio nudo almeno un altro, per cui non è affatto improbabile che una delle diverse funzioni del nuraghe fosse la comunicazione rapida attraverso il territorio (13). La questione della funzione del nuraghe resta aperta comunque, come anche molte altre. Circa il numero totale della popolazione “Nuragica” molti saggi sono stati tentati e diverse sono le opinioni.
Note (1) Esistono numerose ipotesi, tutte indimostrate. Le più diffuse si basano sull’omofonia tra il termine “Sardegna” e #931;#945;#961;#948;#969;, #931;#945;#957;#948;#959;#957; e #931;#945;#957;#948;#945;#955;#953;#959;#964;#953;#957;. (2) Dopo avere eliminato molte popolazioni poco studiate, l’analisi dell’albero filogenetico è stata condotta su 26 popolazioni, con un 26,4 % di dati mancanti ed un numero medio di geni pari ad 88. (3) Non è possibile riportare qui i metodi analitici genetici ed i calcoli che portano a questa data: un’ottima esposizione si trova in: “Storia e Geografia dei Geni Umani”, pp 45 – 180 - L.C. Sforza, Ed. Adelphi – 1997. (4) La Navigazione Antica sarà argomento di un prossimo articolo. (5) A) Cherry, J.: “The first colonization of the mediterranean islands: a review of recent research”. Journal of Mediterranean Archaeology, 3 (2):145-221 - 1990. B) Vedi anche più oltre. (6) Mc Evedy, C. e Jones, R. “Atlas of World Population History” – 1978 – Penguin Books, New York. (7) Clark, J.G.D. “Starr Carr: A case study in Bioarchaeology”- 1972 – Menlo Park, Calif., Vol X, pp. 1-42. (8) Spoor, C.F. e Sondaar, P.Y. (1986) Human fossils from the endemic island fauna of Sardinia, in “Journal of Human Evolution”, 15, pp 399-408. (9) Si trascurano volutamente qui i ritrovamenti precedenti ancora controversi, oppure non riguardanti con certezza la presenza di H. Sapiens Sapiens (Sondaar 1995 e 1998; Arca 1982; Bonifay 1994; Martini 1992; Hofmeijer e Sondaar 1992 e 1993). (10) Ed anche fuori di esso: i Broch scozzesi (Torri dell’Età del Ferro) ad esempio, per i quali esiste la stessa diatriba circa la funzione d’uso, la tecnica di costruzione, etc. La più antica torre mai costruita appartenne probabilmente alle mura di Gerico (8.000 a.C.). La somiglianza tra le varie torri è un semplice fenomeno di convergenza (per esempio: due orecchie ed un naso determinano sempre occhiali con due lenti, che si appoggiano su naso ed orecchie, anche tra popolazioni che non si sono culturalmente influenzate). (11) Ma la questione è ancora aperta: è stato recentemente proposto di spostare tale data al 1.800 a.C. secondo i ritrovamenti di Santadi (G. Tanda). (12) Naturalmente, esistono ipotesi con cifre due, tre, persino dieci volte multiple di queste. (13) Con fumo, fuoco (utile di notte), oppure segnali con panni (colorati e no) o riflessione dei raggi solari su superfici lisce riflettenti, ad esempio di bronzo.
Faccio solamente presente due cose: A) Non ho cambiato il testo dell'articolo. Per questo motivo, il nome Nuragico compare tra virgolette. Probabilmente, per quieto vivere, se l' avessi scritto adesso avrei forse cercato anche di ometterlo, non so... Comunque, mi riferisco qui ai Costruttori, di cui certamente ignoriamo il nome vero. Per cui - a rigore - mettere il nome tra virgolette non è illogico. B) Il professor Pittau ci ha tenuto a rimproverarmi personalmente per avere anche solamente ipotizzato una possibile funzione di "controllo visivo" del territorio: secondo lui, il fatto che i nuraghi siano uno in vista dell'altro è questione casuale e del tutto accessoria. Malgrado il fatto che io gli confermassi che non credo affatto che tale funzione fosse inclusa nel progetto iniziale, bensì si sia eventualmente aggiunta in seguito, con il crescere delle esigenze e della complessità sociale della popolazione, per tutta risposta mi ha rimproverato nuovamente. Il seguito a dopo...
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kigula |
Inserito il - 30/04/2011 : 16:58:30 Non vi sembra che state uscendo troppo dai binari? |
DedaloNur |
Inserito il - 29/04/2011 : 17:37:45 io chiedo semplicemente che certi indici - non inventati da me - siano applicati ai nuragici così come lo sono per altre evidenze di warfare in giro per il mondo. chiaramente accuso di ideologia chi viceversa vuol fare del nuragico un eccezione in ambito mondiale.
prendo atto della stanchezza: adiosu.
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maurizio feo |
Inserito il - 29/04/2011 : 17:23:01 Non proseguo per stanchezza. Sentirsi accusare di essere "ideologico" da un teorico della Nuragicità offensiva, ad oltranza e contro ogni evidenza, mi stanca davvero: non interverrò più.. Così si potrà dire - con grande soddisfazione da chi conosce davvero la storia ed i suoi modi - che ho torto e che l'ho sempre avuto.
Ho di molto meglio da fare |
Trambuccone |
Inserito il - 29/04/2011 : 01:12:27 Concreto? Mi sbaglierò, ma proprio stasera mi sa che mi è piombata sul collo una gatta molto concreta, direi granitica, molto areste, tutta da pelare, pelo per pelo...
T. |
Trambuccone |
Inserito il - 29/04/2011 : 00:23:01 Ho capito perfettamente cosa intendeva il Prof. Rendeli. Credo ritenga anche lui sia buona norma ricontrollare, sempre e comunque, non fosse altro per evitare di ricascarci. Una volta che si è nel Sancta Sanctorum, due minuti a controllare non lo ritengo uno spreco. T.
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DedaloNur |
Inserito il - 28/04/2011 : 23:47:49 Trambuccone, come ben dovresti sapere io apprezzo chi non molla mai, ma se vuoi un consiglio spassionato: 1) molla la questione del 2000 a.C. a S.Imbenia perchè era solo un analisi sedimentologica, e non riguardava ne il villaggio, ne il nuraghe. te lo dico disinteressatamente per evitarti sprechi di tempo.
2) il post-non-"nuragico" è una semplice chimera, tu che hai conoscenza del nuragico occupati di qualcosa di più concreto.
Poi ovviamente, sta a te. se vorrai ancora travisare il nuragico con il non-nuragico...nessuno te lo impedirà. |
Trambuccone |
Inserito il - 28/04/2011 : 23:34:57 Si ringrazia il Prof. Rendeli per aver fornito una chiave di lettura. Sarà verificata e... soppesata alla prima occasione.
Sfondamento: sì alla prima. La seconda è conseguenziale. T.
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DedaloNur |
Inserito il - 28/04/2011 : 20:06:19 | Dalle statuine votive (peraltro tarde) non si deduce che una società fosse guerriera. |
questa regola (?) pare fatta apposta ed esclusivamente per i nuragici. perchè per tutte le altre culture in giro per il mondo vale la soluzione elementare secondo cui, una figurina di guerriero significa guerra, e società guerresca: soprattutto quando l'iconografia è reiterata come nel caso nuragico.
Ma come detto, se si vuol disdegnare la logica elementare si è liberi di farlo, poi però non ci si lagni se si riceve l'accusa di atteggiamento ideologico.
- quanto i bronzetti siano tardi, si vedrà prossimamente. intanto abbiamo le statue stele corse, e la tomba dei guerrieri di iroxi, su cui riflettere attentamente. esse non sono mere speculazioni.
- una fortificazione ha il ruolo che le danno quelli che ci si fortificano dentro. serve tanto per difendersi da aggressori esterni, quanto per opprimere un territorio: in questo caso serve per offendere. Obiezione forzosa e antistorica come sempre, questa delle fortezze solo difensive...
- un popolo guerriero non necessariamente fa guerra di conquista, o è stanziale nella conquista al fine (?) di diffondere il proprio "seme", e il proprio dna. la storia è colma di popoli nomadi che attaccano, per depredare e ritirarsi. ed è probabilmente questa il tipo di guerra attuato dai sardi dell'epoca; poi c'è il mercenariato di piccoli guarnigioni il quale anch'esso non prevede in sè lo stanziamento di grossi contingenti e dunque la propalazione del dna. Dunque anche questa è una obiezione alquanto forzosa.
In generale posso dire: il concetto secondo cui un azione di guerra debba o dovrebbe avere un marcatore genetico a suo riscontro, è una assurdità
- warfare è un termine appropriato in quanto la guerra viene necessariamente portata altrove, ossia, a casa del nemico: non ho mai visto alcun popolo fare la guerra a se stesso; a meno che non si divida in fazioni, ma anche in questo caso le due fazioni portano la guerra altrove, ovvero nel territorio della fazione nemica.
- è solo nell'ultimo ventennio che le ceramiche nuragiche vengono riconosciute in giro per l'Europa. si dia tempo al tempo. io del resto aspetto volentieri la datazione dei nuraghi al 4800 a.C.; quando, usciranno altre tracce se ne discuterà. intanto sappiamo che ebbero rapporti con i popoli occidentali e levantini a loro coevi.
| E - fino a prova contraria - si è pienamente autorizzati a considerare l'oplolatria alla stessa stregua dell'odontoiatria nuragica. |
questa puerilità la si rigiri a Perra, vediamo cosa risponde.
| perché la Storia procede per la sua strada, dove e quando vuole, indipendentemente da che se ne pensi, sempre e comunque, ineffabilmente e senza curarsi dei giudizi di chi crede di potervela imbrigliare. |
Retorico, ma ben detto. però non è cercare il pelo dell'uovo, in quanto è ormai assodato che la storia non abbia uno sviluppo lineare, così come le società: le quali dunque non si evolvono ineluttabilmente da meno gerarchia a un più di gerarchia.
è questo concetto che si sta ignorando, e se fosse da considerarsi un pelo nell'uovo come si pretende di farlo passare, non penso che la storiografia internazionale se ne sarebbe occupata in modo così accanito.
resta il fatto che i neolitici coi nuragici non hanno nulla a che spartire, e che pertanto la gerarchizzazione della società nuragica non c'entri nulla con la gerarchizzazione di quella neolitica, spero che questo concetto smetta di essere oscuro...per alcuni. |
maurizio feo |
Inserito il - 28/04/2011 : 19:19:56 Dalle statuine votive (peraltro tarde) non si deduce che una società fosse guerriera.
Da statue probabilmente altrettanto sacrali e simboliche che sono state distrutte forse anche subito dopo essere state prodotte, per motivi rituali (anche se enfaticamente chiamate "giganti" pur essendo a dimensione naturale o poco più che naturale; e riferite come provenienti da un "monte" anziché una collina, come in realtà è: l'entusiasmo in eccesso produce spesso effetti criticabili) le conclusioni dovrebbero essere altrattanto prudenti.
Le probabili fortificazioni, in loco, saranno più probabilmente difensive, certamente non offensive, o sbaglio? Dimostrano, semmai, la necessità di difendersi da estranei: cosa che certemente richiede armi e guerrieri, di cui si può anche essere fieri e fiduciosamente oploiatri.
Warfare è veramente una parola grossa ed inadeguata: si riferisce (significato della parola inglese) al "portare la guerra altrove" contro il/i nemico/i, e per traslato a tutte le metodiche e gli strumenti con cui ciò viene perpetrato. Non c'è nulla che sia stato identificato come Nuragico, in giro per il Mediterraneo antico, salvo qualche stoviglia per uso quotidiano, che non può certamente indicare conquista e dalla quale si deduce che qualche nuragico abbia attraversato il mare. Molto bene. Ci tengo a aggiungere che anche di materiale genetico non ce n'é, fuori della Sardegna. (mentre invece è presente materiale genetico Fenicio, guarda un po'!). Strano, per un popolo di conquistatori.
Un po' troppo poco per dedurne che vinsero battaglie di conquista. Fino ad oggi, si può sostenere che i nuragici non conquistarono proprio nulla. Almeno, fino a prova contraria è l'ipotesi speculativa vincente, al confronto in verosimiglianza con quella della conquista.
E - fino a prova contraria - si è pienamente autorizzati a considerare l'oplolatria alla stessa stregua dell'odontoiatria nuragica.
Non è affatto problematico capire cosa tale società guerresca fece, perché non fece proprio nulla di guerresco. Almeno, fino a quando qualcuno non scoprirà che fece qualche cosa.
La gerarchizzazione e l'incremento della complessità sociale proseguì - dimostratamente - proprio attraverso il periodo eneolitico, che non si è citato solo per brevità. Cercare certosinamente i peli nell'uovo farà forse anche piacere, ma in questo caso non serve alcuno scopo pratico, salvo che quello di perdere inutilmente tempo: perché la Storia procede per la sua strada, dove e quando vuole, indipendentemente da che se ne pensi, sempre e comunque, ineffabilmente e senza curarsi dei giudizi di chi crede di potervela imbrigliare.
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DedaloNur |
Inserito il - 28/04/2011 : 18:19:03 come preventivato: i casini
l'iconografia (bronzetti, statue), le probabili fortificazioni, le armi, finanche l'oplolatria del citato Perra (di cui però non si cita questo punto...) sono tutti indici archeologici del warfare e di una società guerresca. Chi vuol considerare questi indicatori delle mere speculazioni, è libero di farlo. ma gli altri sono obbligati ad intendere questo atteggiamento come affatto ideologico. poichè io riconosco solo all'ideologia la forza di impedire di riconoscere evidenze così solari.
è dunque tutt'altro che speculativo parlare di società guerriera;semmai è problematico capire cosa tale società guerresca fece. ma questo è un altro paio di maniche e vale sempre e per tutte le culture preistroriche quando non ci sono fonti scritte.
a me poi non torna il ragionamento deduttivo secondo il quale: siccome la società neolitica era gerarchica, lo era a maggior ragione anche quella nuragica. la storia non procede in modo così lineare. Posso anche convenire sulla struttura gerarchica di entrambe le società (anche se come detto sono più per il grigio, che per il solo nero), ma è il modo, il nesso usato, da cui si trae tale deduzione a crearmi problemi.
perchè tra i neolitici sardi e i nuragici non c'è alcun nesso diretto, poichè sono culture molto lontane temporalmente e dunque anche culturalmente, trarre simili deduzioni in siffatto modo, questo sì, è completamente speculativo.
Se mi si dicesse che si è scritto male, e che invece di Neolitici s'intendeva parlare di Eneolitici, sarebbe un altro paio di maniche. Ma ho il presentimento che non sarà così.
PS: | "In quell'articolo c'è una semplice ricostruzione ambientale ma non archeologica e per una data così alta non vi è alcun elemento materiale che possa far pensare a una presenza umana nell'area del nuraghe." |
questa frase è del Prof Rendeli, in risposta alla mia domanda su una datazione più antica di S'Imbenia al 2000 a.C.
avevo ragione a dubitare, la citazione di Phoinikes b shrdn di un altro saggio attestante il nuraghe Imbenia al 2000 a.C. è sbagliata.
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