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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
robur.q Inserito il - 01/12/2009 : 21:20:52
Sull'Unione Sarda di oggi è comparso un articolo
http://giornaleonline.unionesarda.i...colo=2405181
che riporta una notizia che cambia la topografia della Cagliari romana.
Durante uno scavo sono stati trovati nella città alta (Castedd''e susu) resti di epoca romana che dimostrebbero che la zona fosse edificata e stabilmente abitata in quel periodo.
Forse molti di voi conoscono il libro di Dionigi Scano "Forma Karalis" e le posizioni nettamente opposte di Evandro Putzulu (in un articolo apparso nel 1976 su Archivio Storico Sardo) sulla origine del quartiere.
La scoperta per la verità non mi sorprende, poichè la naturale "fortezza" del colle doveva essere sfruttata ben prima dei Pisani, fina ad ora considerati i fondatori del Castello e addiruttura, da alcuni (F.C. Casula), della moderna città di Cagliari, coincidente "casualmente" con la vecchia Caralis!!
Ero stato io stesso facile indovino su un articolo che pubblicai alcuni anni fa su Sardegna Antica (intitolato La Sardegna e il faggio), nel quale, partendo da considerazioni linguistiche, criticavo la teoria "dell'abbandono" della Caralis romana e sostenevo la continuità con la città moderna, Castello compreso!
MUNITUS VICUS KARALIS (Varrone Atacino - Chorographia - I sec. a.C.)
Detto fatto!!!
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
alfonso Inserito il - 12/12/2009 : 19:40:20
Mah, credo che i dati siano ancora troppo pochi per valutare cosa sia. Nei colli di Cagliari, anche in quelli extraurbani (rispetto alla città antica) c'erano strutture, ma probabilmente sono di ambito non urbano; a M. Urpinu c'era ad esempio una necropoli punica, pubblicata pochi anni fa, pertinente verosimilmente a strutture rurali. In un lavoro che sta per uscire su Cagliari fenicia e punica ipotizzo l'idea (molto in fieri) della presenza di una Megara, il quartiere rurale di Cartagine, anche a Cagliari. Ma bisogna cercare ancora e molto. Soprattutto perché continuano a farci scomparire pezzi interi di città, vedi il problema di Tuvixeddu - Tuvumannu.
robur.q Inserito il - 08/12/2009 : 21:54:40
alfonso ha scritto:

Non intendevo denigrare Dionigi Scano, ma segnalare che dopo la sua opera sono stati realizzati tanti scavi che ormai la conoscenza della città antica è lontanissima da quella che aveva lui. Così come l’ipotesi di Barreca sull’acropoli di Cagliari fenicia. All’epoca i dati potevano far avanzare quell’ipotesi, oggi non più. I limiti della città sono precisi e le prove da lui date su Castello sono state ormai lette come medievali. Bada non sto sottovalutando Barreca, è stato il capostipite della mia scuola di archeologia fenicio-punica, una scuola che ormai temo si estinguerà con me, nel senso che degli allievi sono quello che ha continuato quel tipo di studi e di impostazione; ma siamo stati una scuola minoritaria e senza sbocchi futuri, nel senso della possibilità di proseguimento.
Il mio articolo che ti ho consigliato ha il titolo “La città punica in Sardegna”, riprende nel titolo identico quello di un lavoro di Barreca degli anni ’60; era un lavoro rivoluzionario per l’epoca, anche se non trovò tantissimo seguito per i problemi che ho detto. Ho voluto riprenderlo per rivendicare la validità di quella impostazione. Ma i dati, quarant’anni dopo, ci portano a modelli diversi da quello da lui ipotizzato, compresa l’acropoli. E questo è naturale, quando lui scrisse di Cagliari si sapeva pochissimo, oggi, fortunatamente un po’ di più.


Si certo Alfonso, se ne sa di più, però, sarai d'accordo con me, la conoscenza è ancora molto lacunosa, proprio per la collina di Castello!!!
Quale è la tua opinione su questi ultimi ritrovamenti (di epoca romana)?
Sembrerebbero strutture di abitazioni civili
e sono decisamente separate dalla Marina....
mah, vediamo cosa ne esce fuori
alfonso Inserito il - 08/12/2009 : 18:00:24
Non intendevo denigrare Dionigi Scano, ma segnalare che dopo la sua opera sono stati realizzati tanti scavi che ormai la conoscenza della città antica è lontanissima da quella che aveva lui. Così come l’ipotesi di Barreca sull’acropoli di Cagliari fenicia. All’epoca i dati potevano far avanzare quell’ipotesi, oggi non più. I limiti della città sono precisi e le prove da lui date su Castello sono state ormai lette come medievali. Bada non sto sottovalutando Barreca, è stato il capostipite della mia scuola di archeologia fenicio-punica, una scuola che ormai temo si estinguerà con me, nel senso che degli allievi sono quello che ha continuato quel tipo di studi e di impostazione; ma siamo stati una scuola minoritaria e senza sbocchi futuri, nel senso della possibilità di proseguimento.
Il mio articolo che ti ho consigliato ha il titolo “La città punica in Sardegna”, riprende nel titolo identico quello di un lavoro di Barreca degli anni ’60; era un lavoro rivoluzionario per l’epoca, anche se non trovò tantissimo seguito per i problemi che ho detto. Ho voluto riprenderlo per rivendicare la validità di quella impostazione. Ma i dati, quarant’anni dopo, ci portano a modelli diversi da quello da lui ipotizzato, compresa l’acropoli. E questo è naturale, quando lui scrisse di Cagliari si sapeva pochissimo, oggi, fortunatamente un po’ di più.
robur.q Inserito il - 07/12/2009 : 18:23:46
Ieri sono andato in Castello a vedere gli scavi di cui ha parlato l'Unione: sono proprio sotto la terrazza più alta del bastione di San Remy, inequivocabilmente sulla collina di Castello: speriamo sia il primo di tanti ritrovamenti che completino la topografia della Caralis antica e gettino nuova luce sulla storia dell'isola e della sua capitale
gallosu Inserito il - 03/12/2009 : 20:41:37
In effetti, considerata l'orografia della città, sembra strano che non ne abbiano sfruttato le potenzialità difensive.
Purtroppo quando si ha a che fare con centri abitati con pluristratificazioni come Cagliari tutto diventa più complicato.
robur.q Inserito il - 03/12/2009 : 18:28:16
alfonso ha scritto:

Caro Robur.q
Ti posso suggerire di rivolgerti a pubblicazioni un po’ più recenti di quella di Dionigi Scano (Forma Karalis); gli scavi dal dopoguerra a oggi hanno, infatti modificato radicalmente la visione della città di Cagliari. L’insediamento fenicio si posiziona nell’area della città-mercato S. Gilla e della vicina centrale elettrica. Ai bordi di questo piccolo promontorio si situava il porto, oggi completamente coperto dai fanghi derivanti dal disinquinamento di S. Gilla. È probabile che qui fosse presente un villaggio nuragico, come farebbe pensare qualche frammento ceramico dell’età del Ferro. Quindi anche per Cagliari, come abbiamo riscontrato in altri luoghi, il primo insediamento fenicio, fine VIII sec. avviene, in un ambito nuragico.
Non sappiamo ancora quando si passa alla vera e propria struttura urbana, ma l’ampiezza e la qualità della necropoli di Tuvixeddu-Tuvumannu, fanno pensare che già alla fine del VI sec. a.C., l’insediamento abbia acquisito lo status urbano. Anche se è molto probabile che si debba risalire ancora nel tempo. Purtroppo la città moderna occulta molto.
Il promontorio della città mercato-centrale elettrica doveva ospitare il tempio di Melqart, attestato da un’iscrizione e da una statua di Bes, oggi al Museo; Bes è normalmente associato a Melqart. L’abitato è stato rinvenuto nelle vie contigue, Brenta, Po, Simeto ecc. I limiti erano dati dal tophet, nell’area delle ferrovie e dal tempio di Eshmun rinvenuto (ed è visibile) sotto l’agenzia viaggi Orofino davanti alla chiesa dell’Annunziata.
In un qualche momento tra VI e IV sec. a.C. una seconda necropoli con tombe a camera è localizzata nella collina di Bonaria, collegata, probabilmente, con un secondo centro, periferico, o meglio, satellite, legato a uno scalo portuale, da collocarsi a San Bartolomeo e connesso con lo sfruttamento delle saline. Oggi il tutto è stato colmato e al di sopra hanno costruito il quartiere e lo stadio di Sant’Elia.
A partire almeno dalla fine del IV sec. a.C. si forma un quartiere satellite testimoniato da una terza necropoli, nella via Regina Margherita e collegata, secondo me, alla necessità di spostare il porto dall’area di S. Gilla ormai irrimediabilmente impaludata all’attuale collocazione in mare aperto. Non a caso questa necropoli proseguirà in piena età romana come attestano gli straordinari recenti scavi nella Scala di Ferro, e la stranota necropoli dei marinai della flotta di Misero.
La singolarità di Cagliari rispetto alle altre città sarde è proprio questo spostamento. Infatti la vecchia sede urbana di Santa Gilla resta in vita sino agli inizi del II sec. a.C., in età romano-repubblicana. In questo momento la città si sposta definitivamente nell’attuale centro, con fulcro in quello che sarà il foro, Piazza Carmine, sotto la protezione di un nuovo tempio, quello di via Malta, dietro le poste, dedicato a Venere e Adone, e realizzato da quella che ora è la comunità mista punico-romana. Tant’è che il tempio è effigiato in una moneta romana emessa dai due sufeti della città, Aristo e Mutumbal.
Da questo momento la città si estende nei quartieri di Stampace e Marina.
Castello in realtà non restituisce resti di acropoli come riteneva Barreca, ma, sinora situazioni o civili o, forse di culto; non è escluso che potesse esserci un tempio. Ma siamo già decisamente fuori della città. L’anfiteatro doveva segnarne i limiti.

Posso segnalare alcuni scritti recenti scaricabili dal sito della Regione, tra cui anche alcuni miei, visto che mi occupo proprio dell’urbanistica di Cagliari fenicia. Cito questi tre perché sono scaricabili. In questi lavori troverai ampia bibliografia.

C. Tronchetti – A.M. Colavitti, Guida archeologica di Cagliari, Sassari, Delfino 2003

Stiglitz Alfonso, "Osservazioni sul paesaggio costiero urbano della Sardegna punica: il caso di Cagliari", in L'Africa romana : lo spazio marittimo del Mediterraneo occidentale: geografia storica ed economica, Atti del XIV convegno di studio Sassari 7-10 dicembre 2000, a cura di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri, Cinzia Vismara. Roma 2000, 1129-1138 [file.pdf]

Stiglitz Alfonso, "La città punica in Sardegna : una rilettura, in Aristeo Quaderni del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche - Anno I - N. 1, 2004, pp. 57-112


Ho segnalato in neretto la frase dove tu dici "sinora", ed in effetti a tutt'oggi ritrovamenti di strutture difensive non ve ne sono. Tuttavia, tenendo conto che nella zona sono stati fatti ben pochi sondaggi, che tu stesso dici che la città si fermava (in epoca romana) all'anfiteatro, la recente scoperta scombina un po' le carte!! Perchè quelle trovate sotto la scuola sembrerebbero strutture civili!!! Che fino ad oggi erano, credo, negate.
Faccio nuovamente riferimento al Caralis Panegyricus del Baeza nella traduzione di Alziator:"In mezzo vi era il colle e su di esso la rocca; ma ben poco, dopo tanto volgere di secoli, deve essere rimasto (periodo punico) - Sullo stesso colle era la rocca e da essa una via dritta detta Sacra o di Apollo discendeva al mare (periodo romano".
Questa testimonianza è oggettivamente molto tarda, ma non possiamo dimenticare che le pendici del colle furono interessate da lavori grandiosi proprio in epoca prima spagnola e sabauda poi (ma anche pisana) che hanno sicuramente obbliterato le strutture più antiche, che magari lo scrittore aveva sott'occhio (ed in effetti la sua descrizione è piuttosto circostanziata).
E il ritrovamento sotto Sant'Eulalia di quell'importante arteria stradale che sale dal porto, attraverso le scalette arriva in via Principe Amedeo e, attraverso via Mazzini, si ricollega con via Lamarmora (s'arruga deretta), sembra, e sottolineo sembra, confermare le parole del Baeza.
Ora, se permetti, ti faccio io una domanda: le città puniche potevano avere delle Acropoli? E se si, come immagino sia la tua risposta, non ti fa insospettire la rassomiglinza della planimetria di Monte Sirai col Castello? Certo, il Castello potrebbe essere una città-fuso medioevale (ciò confermerebbe la neo-fondazione sostenuta da Francesco Cesare Casula, ottimo conoscitore della documentazione medioevale), ma a me sembra quantomai strano che Cartaginesi e Romani non abbiano sfruttato a fini difensivi la rocca. Ricordati: VICUS MUNITUS CARALIS!!!
Quindi, forse, dire che la città non si estendeva sul colle, mi sembra azzardato; naturalmente il condizionale è d'obbligo, ma andrebbe contro la logica. E d'altronde il sottosuolo continua a dare informazioni che aggiungono ogni giorno nuovi tasselli. I ritrovamenti fenicio-punici di Santa Gilla potrebbero essere di un centro secondario, come è sempre stato Sant'Avendrace: lo spostamento di cui parli, e che tu stesso dici particolare (e... pendolare visto che S.Gilla sarebbe rinata nell'alto medioevo) è semplicemente ciò che è evidente oggi. Tu sai meglio di me che un'area pluristratificata come il centro di Cagliari può dare solo frammenti di informazioni. Incollare i frammenti non è facile, ma la mancanza di informazioni non è una prova contraria a ipotesi che si basano su considerazioni logico-strategiche.
p.s. Grazie Alfonso dei consigli, ti assicuro che non sono fermo al buon vecchio Dionigi Scano, il quale, da buon ingegniere, da comunque spunti che non dovrebbero essere sottovalutati.
Ne approfitterò per leggere i tuoi articoli, che, purtroppo, non conoscevo.
Ursec Curter Inserito il - 03/12/2009 : 13:05:02
@ Alfonso
perchè dici che "Castello in realtà non restituisce resti di acropoli come riteneva Barreca, ma, sinora situazioni o civili o, forse di culto"?
con il termine Acropoli intendi solo un "luogo alto e fortificato per scopi militari" e non semplicemente la parte alta di una città, come la più famosa Acropoli di Atene che è stata prima luogo d'uso civile, poi militare e infine di culto?
l'attuale Castello non era quindi un acropoli?
alfonso Inserito il - 03/12/2009 : 10:20:19
Caro Robur.q
Ti posso suggerire di rivolgerti a pubblicazioni un po’ più recenti di quella di Dionigi Scano (Forma Karalis); gli scavi dal dopoguerra a oggi hanno, infatti modificato radicalmente la visione della città di Cagliari. L’insediamento fenicio si posiziona nell’area della città-mercato S. Gilla e della vicina centrale elettrica. Ai bordi di questo piccolo promontorio si situava il porto, oggi completamente coperto dai fanghi derivanti dal disinquinamento di S. Gilla. È probabile che qui fosse presente un villaggio nuragico, come farebbe pensare qualche frammento ceramico dell’età del Ferro. Quindi anche per Cagliari, come abbiamo riscontrato in altri luoghi, il primo insediamento fenicio, fine VIII sec. avviene, in un ambito nuragico.
Non sappiamo ancora quando si passa alla vera e propria struttura urbana, ma l’ampiezza e la qualità della necropoli di Tuvixeddu-Tuvumannu, fanno pensare che già alla fine del VI sec. a.C., l’insediamento abbia acquisito lo status urbano. Anche se è molto probabile che si debba risalire ancora nel tempo. Purtroppo la città moderna occulta molto.
Il promontorio della città mercato-centrale elettrica doveva ospitare il tempio di Melqart, attestato da un’iscrizione e da una statua di Bes, oggi al Museo; Bes è normalmente associato a Melqart. L’abitato è stato rinvenuto nelle vie contigue, Brenta, Po, Simeto ecc. I limiti erano dati dal tophet, nell’area delle ferrovie e dal tempio di Eshmun rinvenuto (ed è visibile) sotto l’agenzia viaggi Orofino davanti alla chiesa dell’Annunziata.
In un qualche momento tra VI e IV sec. a.C. una seconda necropoli con tombe a camera è localizzata nella collina di Bonaria, collegata, probabilmente, con un secondo centro, periferico, o meglio, satellite, legato a uno scalo portuale, da collocarsi a San Bartolomeo e connesso con lo sfruttamento delle saline. Oggi il tutto è stato colmato e al di sopra hanno costruito il quartiere e lo stadio di Sant’Elia.
A partire almeno dalla fine del IV sec. a.C. si forma un quartiere satellite testimoniato da una terza necropoli, nella via Regina Margherita e collegata, secondo me, alla necessità di spostare il porto dall’area di S. Gilla ormai irrimediabilmente impaludata all’attuale collocazione in mare aperto. Non a caso questa necropoli proseguirà in piena età romana come attestano gli straordinari recenti scavi nella Scala di Ferro, e la stranota necropoli dei marinai della flotta di Misero.
La singolarità di Cagliari rispetto alle altre città sarde è proprio questo spostamento. Infatti la vecchia sede urbana di Santa Gilla resta in vita sino agli inizi del II sec. a.C., in età romano-repubblicana. In questo momento la città si sposta definitivamente nell’attuale centro, con fulcro in quello che sarà il foro, Piazza Carmine, sotto la protezione di un nuovo tempio, quello di via Malta, dietro le poste, dedicato a Venere e Adone, e realizzato da quella che ora è la comunità mista punico-romana. Tant’è che il tempio è effigiato in una moneta romana emessa dai due sufeti della città, Aristo e Mutumbal.
Da questo momento la città si estende nei quartieri di Stampace e Marina.
Castello in realtà non restituisce resti di acropoli come riteneva Barreca, ma, sinora situazioni o civili o, forse di culto; non è escluso che potesse esserci un tempio. Ma siamo già decisamente fuori della città. L’anfiteatro doveva segnarne i limiti.

Posso segnalare alcuni scritti recenti scaricabili dal sito della Regione, tra cui anche alcuni miei, visto che mi occupo proprio dell’urbanistica di Cagliari fenicia. Cito questi tre perché sono scaricabili. In questi lavori troverai ampia bibliografia.

C. Tronchetti – A.M. Colavitti, Guida archeologica di Cagliari, Sassari, Delfino 2003

Stiglitz Alfonso, "Osservazioni sul paesaggio costiero urbano della Sardegna punica: il caso di Cagliari", in L'Africa romana : lo spazio marittimo del Mediterraneo occidentale: geografia storica ed economica, Atti del XIV convegno di studio Sassari 7-10 dicembre 2000, a cura di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri, Cinzia Vismara. Roma 2000, 1129-1138 [file.pdf]

Stiglitz Alfonso, "La città punica in Sardegna : una rilettura, in Aristeo Quaderni del Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche - Anno I - N. 1, 2004, pp. 57-112
robur.q Inserito il - 02/12/2009 : 21:03:06
Ursec Curter ha scritto:

robur.q ha scritto:

sinora non si era trovato un riscontro archeologico, e ciò aveva autorizzato molti (imprudentemente secondo me) a immaginare che il primo utilizzo del colle a fini difensivi non potesse andare oltre il periodo pisano, sancendo la discontinuità della Caralis antica con la Cagliari moderna. Il difficile ricamo dela lavoro archeologico ci sta lentamente dando risposte diverse.


scusa se faccio il Bastian Contrario ma... F. Barrecca in "la civiltà fenicio punica in Sardegna" pag. 68 e altre (non ho voglia di sfogliarmi tutto il libro), parlando delle città e delle fortificazioni fenicio-puniche ,dice che "... nel luogo dell'attuale Cattedrale, ove si è trovata una sfinge di età romana...", supponendo quindi (con prove archeologiche) la frequentazione "viva" romana del colle e ipotizzando un impianto urbano pisano ricalcante quello dell'Acropoli Punica (pag. 70)...ecc...

non sei affatto bastian contrario
in effetti Barreca è uno dei pochi che aveva intuito la somiglianza della planimetria del Castello con Monte Sirai;
non so esattamente come e quando fu fatto il ritrovamento della sfinge che credo si trovi al museo archeologico: probabilmente fu fatta fuori contesto, o comunque al di fuori di scavi archeologici. In effetti credo che questo di cui ha dato notizia l'Unione sia il primo scavo nell'intera area. Alcuni, non ricordo se lo stesso Barreca, avevano ipotizzato la provenienza punica di alcuni bugnati alla base delle torri di S.Pancrazio e dell'Elefante. Ma in effetti sul colle non sono mai stati identificate fino ad oggi strutture nè di epoca punica nè di epoca romana e, tantomeno di epoca nuragica (a parte alcune cisterne romane credo).
In proposito ricordo di aver letto molto tempo fa (non ricordo dove) di tracce di una torre nuragica sul monte Urpinu. Ovviamente non ne esiste più traccia da qualche secolo, credo che fosse una testimonianza antica. Ma non mi stupirei che prima o poi se ne trovasse qualche rudere; in un area fortemente urbanizzata da almeno 2500 anni come Cagliari, le pietre sono state usate e riusate; ma nel territorio ci sono domus de janas (a S.Elia) e ovviamente le tombe di Monte Claro: la frequentazione umana stabile è assai antica, a maggior ragione per una società complessa come quella nuragica. E a Cartaginesi, Romani e Bizantini non sarà sfuggita l'occasione di edificare strutture difensive su un colle naturalmente scosceso e a ridosso del principale porto isolano.
maurizio feo Inserito il - 02/12/2009 : 14:46:37
Io non mi stupisco troppo, anche se devo forzatamente continuare a proclamare la mia ignoranza al riguardo dell'argomento in generale, per ciò che concerne il nuovo ritrovamento che tu hai portato all'attenzione. Un argomento che sarà senz'altro opportuno approfondire e di cui mi piacerà sapere di più.
Ma vorrei affermare un paio di cose.
- In fin dei conti è sempre stata una delle caratteristiche dei popoli antichi quella di cercare di stabilirsi in luoghi alti e fortificarli. Anche nel caso in cui fosse utile e nel caso in cui fosse utile frequentare la costa di un mare o il punto guadabile di un fiume. In particolare, questa è sempre stata una caratteristica di coloro che chiamiamo Indoeuropei. (Non che con questo desideri sostenere o proporre qui un'appartenenza degli antichi sardi a gruppi indoeuropei).
- Inoltre, non sarebbe affatto strano che si fosse verificata una confluenza di più pagi o vici inizialmente separati. Oggi, quello che anticamente era un'acerrima nemica di Roma, la città di Veio, è quasi tutt'uno con la Capitale: e la rivalità sembra nascesse proprio dal fatto che le due città erano, già allora, troppo vicine.
E ancora oggi esistono - proprio in Sardegna - paesini incredibilmente vicini che restano volontariamente separati , magari parlando con parole ed accenti un po' differenti. Non faccio esempi, perché ognuno di noi ne conosce.

Certo, l'uso militare e strategico - come tu riferisci - rappresenterà forse per alcuni una realtà precedentemente negata con forza ed una sorpresa. E qui devo tornare sulla mia ignoranza: non conoscendo le diatribe precedenti sull'argomento, io non mi stupisco affatto, anzi accolgo con piacere questa notizia.
Così come con anche maggiore piacere accoglierei la notizia provata ed inconfutabile di un alfabeto paleosardo (ti giuro che già uno solo mi basterebbe!). Ma prima - pur essendo una bella notizia, il cui annuncio è tanto desiderato e sperato - si devono presentare prove provate, non velleità.
MF
Ursec Curter Inserito il - 02/12/2009 : 14:41:07
robur.q ha scritto:

sinora non si era trovato un riscontro archeologico, e ciò aveva autorizzato molti (imprudentemente secondo me) a immaginare che il primo utilizzo del colle a fini difensivi non potesse andare oltre il periodo pisano, sancendo la discontinuità della Caralis antica con la Cagliari moderna. Il difficile ricamo dela lavoro archeologico ci sta lentamente dando risposte diverse.


scusa se faccio il Bastian Contrario ma... F. Barrecca in "la civiltà fenicio punica in Sardegna" pag. 68 e altre (non ho voglia di sfogliarmi tutto il libro), parlando delle città e delle fortificazioni fenicio-puniche ,dice che "... nel luogo dell'attuale Cattedrale, ove si è trovata una sfinge di età romana...", supponendo quindi (con prove archeologiche) la frequentazione "viva" romana del colle e ipotizzando un impianto urbano pisano ricalcante quello dell'Acropoli Punica (pag. 70)...ecc...
Lessa Inserito il - 02/12/2009 : 13:59:22
ci sarà un motivo se l'antico nome è Castrum Karalis?
robur.q Inserito il - 02/12/2009 : 11:06:40
si certo, in effetti la città medioevale era costituita da quattro quartieri ben distinti topograficamente e amministrativamente.
e la Carales romana era con molta probabilità formata da più VICI però non troppo distanti, sempre nella stessa area urbana odierna, non oltre.
E' anche probabile che nel periodo di maggior floridezza i VICI si siano fusi senza soluzione di continuità;
Tuttavia la questione che questi ritrovamento pongono con forza è l'uso in funzione militare-strategica del colle del Castello;
La cosa sembra ovvia dal punto di vista logico, ma sinora non si era trovato un riscontro archeologico, e ciò aveva autorizzato molti (imprudentemente secondo me) a immaginare che il primo utilizzo del colle a fini difensivi non potesse andare oltre il periodo pisano, sancendo la discontinuità della Caralis antica con la Cagliari moderna. Il difficile ricamo dela lavoro archeologico ci sta lentamente dando risposte diverse.
maurizio feo Inserito il - 02/12/2009 : 10:26:02
Non so nulla al riguardo, ma mi piace la teoria che qualcuno (non ricordo chi) ha formulato in passato circa la pluralità, insita nel nome stesso, latino, Karales, che è di per sè proprio un plurale.
Le Cagliari.
Potevano essere differenti città, nel golfo ed anche sulle alture?.
Che ne dite?
MF
gallosu Inserito il - 02/12/2009 : 09:41:01
Faccio una domanda banale. E se invece i centri abitati fossero più di uno?

Noi oggi siamo abituati a vedere Cagliari come un tutt'uno ma sappiamo bene, e basta considerare la localizzazione degli insediamenti medioevali nel suo territorio, che in passato i centri abitati erano molto più numerosi e ravvicinati rispetto ad oggi. Se non sbaglio nell’area della città attuale erano situati una decina di villaggi.
Per chiarire meglio, a causa della scarsa mobilità è naturale che si tendeva a realizzare gli insediamenti quanto più prossimi alle attività produttive (specialmente se queste erano legate all’agricoltura, alla pastorizia o anche a quelle estrattive) tant’è che abbiamo evidenza di villaggi distanti appena 7-800 metri l’uno dall’altro proprio per evitare antieconomici spostamenti.

Non potrebbe essere un’altra chiave di lettura?

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