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Nota Bene: A Orani (Nuoro) si tesseva una singolare stoffa con ordito di lino e canapa e trama di lana nera di pecora, mediante una tecnica ,diversa da quella dell'orbace, che dava una superficie lucida e quasi iridescente. Il tessuto era utilizzato per la gonna nuziale e festiva ed era detto ISCARRAMAGNU , con termine che deriva dal bizantino " scaramanion" riferito a preziosi abiti di corte. La medesima stoffa si ritrova in costumi popolari spagnoli.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
guilcier Inserito il - 31/05/2007 : 23:27:43
questo semplice fatto l'ho letto su un libro e mentre leggevo mi fermavo perchè non riuscivo a proseguire la lettura; ridevo troppo.
E' il racconto di un tale(non ricordo il nome) che viene in sardegna ai primi dell'ottocento per conoscere gli usi e i costumi dei sardi.
comincio:
.....ellè una diavoleria da far spiritare.Pensate voi! A luna scema deono cominciar la trezena a questa foggia. In una cameretta, la più remota del casamento, affiggono l'immagine di santo Antonio, il quale abbia nella mano manca la fiammella che vi sogliono pignare i dipintori:il capuccio in capo, la mazza a gruccia nella mano ritta, e il porchetto da piedi, la baciano e la conficcan nel muro con quattro chiodini, mormorando certe orazioni ad ogni inchiodatura. Apparecchiano un piattel nuovo di terra pien d’acqua torbidiccia e nerastra: sette granella di sale, e un pocolin di fuoco di carbone; tredici candele, ed una lampada con tredici stoppini; e si le candele come li stoppini deono essere accesi con la fiamma che sorge dai carboni col soffiarvi dentro, di guisa però che il primo giorno si accenda una candela e uno stoppino, il secondo due , e così di mano in mano infino all’ultimo. L’uomo dee essere digiuno e dee porsi in orazione al primo levar del sole, scalzo e col capo coperto da un velo nero. Indi rivolto a santo Antonio, gli narra a buona fidanza d’amico tutti i carichi di ch’egli si reputa offeso da cotale, e di quali e quanti torti sia reo rispetto a lui e alla sua casa; e spezialmente d’avergli inchiodate in un letto per virtù di malìe, la moglie o la figliola o il tal suo congiunto, consumandoli di febbre, smugnendoli di forze, dissecando loro le carni addosso.
Di che lo supplica e scongiura d’avere in grado di sforzare detto suo nemico a pentirsi, a farlosi venir sino in casa e gittarglisi ai piedi e scioglier d’ogni legatura l’inferno acciochè gli possa fuggire di dosso il malore che lo sugge e discarna. E dopo aver narrato a santo Antonio tutti i suoi crucci, soffiato sul vivo carbone, desta la fiamma, e acceso il lume della candela e della lampada, esclama:”O glorioso santo Antonio, padre maggiore, padre minore,gran capitan del deserto, delle ceraste domatore supremo, e dei basilischi spegnitore possente, per la mirabile vostra visione dei tredici fuochi, deh soffiatevi dentro, attizzateli bene, incrudeliteli. Ne sien le fiamme divoratrici come quelle che piovvero sopra Sodomia e Gomorra; sien mordaci come quelle che traboccaron dagli abissi e incenerirono Datan e Abiron. Abbia ciascuno di questi tredici fuochi, l’intensità di quello dell’inferno, e riunitisi in uno, con tutto l’impeto si rovescino a torrenti sul capo del mio nemico, e gli penetrino le polpe e l’ossa, le viscere e il sangue, i nervi e le giunture. Investangli la lingua e non parli, gli orecchi e non oda, gli occhi e non vegga: arda nel cuore senza tregua; e l’affanno, l’angoscia, la smania, la rabbia, la furia lo tormenti e lo incalzi. Senta la morte e non muoia; non abbia mai riposo ne pace. Ne riposo ne pace abbia la sua famiglia; il fuoco la desoli e ruini: la moglie lo tradisca, i figlioli lo maledicano, gli amici l’abbandonino, i congiunti lo contrarino; non trovi ne difesa dagli avvocati, ne soccorso dai patroni, ne giustizia dai tribunali, ne tutela dalle leggi; ma si vegga cogli occhi propri ire in perdizione la roba, bruciate le messi, senza frutto gli arbori, senza acqua le cisterne, gli si inagri il vino, gli si ammuffi l’olio, gli si intignino i panni, gli si tarlin le travi del tetto e gli dirocchi in capo. Vegga perire di scabbia i maiali, di cimurro e di bolso le vacche, di pestilenza le pecore, le capre e gli agnelli. I vostri fuochi, santo Antonio mio caro, gli asciughino il sangue nelle vene, gli cuocano le cervella in capo, il fegato, la milza, e il budellame in corpo, gli manchi l’aria ai polmoni, l’acqua alla sete, il pane alla fame.
Insomma sia in continua tribolazione , vegliando, dormendo, in casa e fuori: gli sieno scannati i figlioli, si spenga il suo casato, si sperda la sua memoria” .
Paria:” Misericordia che cose indiavolate v’escono egli di bocca stamane: il sogno del profeta Isaia è un vezzo a queste maledizioni”
L’autore: “ Fossero compite! Inverocchè vomitati siffati deliri, l’imprecatore tuffa la candela nell’acqua torbida del piattello e mentr’essa si smorza friggendo, così , dice esecrando, si spegna la vita del mio nemico. Indi getta le pietruzze di sale negli accesi carboni e mentr’esse scoppiettando crepano, così, dice il maligno, crepi il cuore al mio nemico. Per ultimo versa l’acqua del piattello sulla brace, e mentr’essa fuma, cigola, e stride, così, dice, smorzi al mio nemico il calore del sangue, il moto delle membra, e gli esca l’anima stridendo se non mi rifà di tutti i danni e non toglie di dosso alla moglie, alla figliola , al congiunto la febbre e ogni doglia”


Minnìa
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
maragda Inserito il - 02/06/2007 : 08:28:57
Sì...è impegnativo leggerlo..ma troppo togo...perchè non ambientato in una bettola...ma legato ai riti per il santo!!!!!!!!...che spropositi...davvero da gustare!!!!!!!
Tranquillo Inserito il - 01/06/2007 : 23:36:31

Quanta concentrazione per leggere i frastimmi italiani e sardi,

ma ne è valsa la pena: che fantasia maligna...

Baroniesa Inserito il - 01/06/2007 : 23:14:55
ALLA FACCIA!!! troppo simpatici però quello che ha trascritto Albertina è un vero e proprio poema Ricordo che anche i tenores di fonni, molti anni fa cantavano un'intera canzone composta praticamente da maledizioni. Peccato, è passato troppo tempo e ricordo solo che finiva dicendo:

Pompia chi deo vrastimande non ti sò
oje t'accates e pusticras no

http://www.hobby.diablogando.it/mai...?blogid=1177
guilcier Inserito il - 01/06/2007 : 22:57:02
eppure il nostro modo di fare(parlo dei tempi andati) era un continuo confronto con la fortuna e scalogna e perciò queste maledizioni erano all'ordine del giorno. C'erano più nemici che amici, quindi c'era da pensare che il male avesse nel quotidiano un peso maggiore del bene. I nostri avi si saranno abituati a maledire con molta facilità riuscendo addiritura a mettere queste maledizioni in forma endecasillaba........accidenti, dobbiamo dire che erano davvero bravi e noi(odierni) ora li vediamo sotto una luce che da forma al sorriso, perchè non crediamo a queste cose. Una domanda... chi , ancora, crede in queste cose?
Ajiòòòòòòòòòòòòòò

Minnìa
Barbaricina Inserito il - 01/06/2007 : 21:29:58

Frastimu ma no isciu frastimai
Ca Deus no m’hat donau su talentu......



Albertina.....
e meno male..che non ha il talento pro frastimmai!!!!!

sarò pazza....ma mi piacciono come sono espresse le parole.....
Albertina Inserito il - 01/06/2007 : 21:16:06
Poesia di Melchiorre Mereu tradotta in campidanese

Frastimu ma no isciu frastimai
Ca Deus no m’hat donau su talentu.
Ancu si pesit unu fogu tentu
E no ndi dhu studit s’acua de su mari!
Su palatzu torrit fundu a susu
Cun sa teulada a fundamentu
E su fundamentu a pat’e susu.
Sa ruxi potint ainanti e a tui avatu!

----------- (contro un ignoto)

A su chi mi nd’hat furau su tascapani
No d’abastit sa vida po dhu spaciai
Bessendi sa limosina a cicai
De pota in pota. Dhi ‘onganta su pani
Ma totus dhu tengant a ischivu
E i si dhu ‘etint a terra che a cani
Siat cussu feti s’impiegu
E cichit de si prandi sendi intzegu!

Gei dhu scìat ca po mei est unu dannu
Si mi ndi furat tascapani e cantzoni.
Sa vida passit in penas e affannu
E torrit màturu in totu sa personi.
Sa giustitzia dhu serrit in presoni
Condennau a vida o a trint’annus
De ndi bessiri siat isfiduciau
E a s’acabu de is trinta, impiccau!

Giai chi fuedhu, fuedhu mali
Poita ca sentu meda su dolori:
Sa vida passit in manus de dottori
E de s’unu a s’ateru spidali,
no agatinti mexina po’ su mali,
no si cumprendat mancu chi est tumori
né cali est sa vera maladìa
e dhu depant sumeti a s’autopsìa!

Po’ frastimai, nci bessu a sa deretta
Ca Deus m’hat donau su talentu:
Ancu dhi pungiant is ossus a saetta,
Abruxau siat che santu Larentu
Ndi dhu potint a arrogus a carruciu
De logh’e bidha o de una tzitadi
E apustis motu no agatit piedadi!

Sa moti dhi fatzat malu giogu
E no dhi lessit bisur’e cristianu.
Acantu bivit dhui passit fogu.
Coiau siat, giovunu o antzianu,
no si cumprendat mancu in cali logu,
apparixau e torrau in cinìxu,
sa moti est passada che malu manìxu.

De frastimai, no hap’a ismitti mai,
A su chi m’hat furau is iscrittus:
De lampus, làndiri e tronus
Dh’agàtinti sententziau.
De custus malis intendant is sonus,
Cun pressi manna e a lèsturu,
In bidha siat o in su campu
Dh’agatint abruxau de unu lampu!

( R. Boi )
guilcier Inserito il - 01/06/2007 : 20:41:32
questo era su un libro dell'altro secolo e sicuramente il mio amico che abita a Roma deve ancora averlo, ma io mi limitai a leggere dalla pagina che lui mi disse e non andai oltre e sinceramente alla fine della lettura ero .....sfinito. Forse seppi leggere così bene il raccontino che sia il mio amico che la moglie ridevano oltre a me , naturalmente; o forse era la forza del racconto che anche riascoltandolo era di una ironia(io la chiamo così, che vi piaccia o meno) che faceva ridere ancora. Presi una pagina da un quaderno e ci scrissi il raccontino, non sapevo dove lo tenevo, ora l'ho ritrovato e proposto alla vostra attenzione. Purtroppo non ho altro di così ironico, perciò perdonatemi se ora diventerò più serio.

Minnìa
Barbaricina Inserito il - 01/06/2007 : 20:19:26
guilcier ha scritto:

dovrebbe significare " a luna calante" suppongo.
Minnìa


caspita....potevo ragionarci un secondo in più.... "scemare...scema...."

comunque Grazie guilcier....


p.s. se trovii ancora racconti così particolari ....postali!!!
maragda Inserito il - 01/06/2007 : 20:19:13
E' uno spasso....le travi che cadano dal soffito in testa al nemico...i panni che si riempiano di tigna...ohiohi...davvero uno scritto eccezionale...e come dice Tinuccia...per tutte queste maledizioni si chiederebbe pure l'aiuto di un santo...e itta maneraaaaaaaaaaa!!!!
Grazie Guilcier...anch'io l'ho riletto un paio di volte...ihihihihi...
ma...continua???
non lasciarci sulle spine...s eil testo continua...mandaceloooooooooooo...troppu togu!!!!!
ehmmmmm...e che ci faceva su una bancarella a Roma???
ciauMAa :-)
guilcier Inserito il - 01/06/2007 : 20:10:24
monnyy ha scritto:

non ho voglia di leggerlo!!!

non sai che ti perdi!!! dico io....e allora, o sei poltrone oppure hai paura delle maledizioni e in questo caso sei esonerato.
Ajiòòòòòòòòòòòò

Minnìa
guilcier Inserito il - 01/06/2007 : 19:57:44
dovrebbe significare " a luna calante" suppongo. Comunque Albertina ha detto bene:" l'espressione linguistica è esplosiva". ciauuuuuuuuuuuuuu

Minnìa
Barbaricina Inserito il - 01/06/2007 : 19:51:16


Ciao guilcier.....
ho riletto ancora una volta il racconto....è veramente unico....

però....era leggermente incavolato...per mandare così tante maledizioni....
le trovo simpatiche...per come vengono esposte!!!!


p.s. un aiutino...che significa "a luna scema"...non ho mai sentito questa espressione....

monnyy Inserito il - 01/06/2007 : 19:45:42
non ho voglia di leggerlo!!!
Albertina Inserito il - 01/06/2007 : 15:36:36

L'espressione linguistica è esplosiva, ma la cosa più comica è che si chieda l'intercessione di S. Antonio!!!
guilcier Inserito il - 01/06/2007 : 12:40:10
ero andato a trovare un amico, lui non vede nel senso che è cieco e mi ha detto che passando per uno dei mercati di Roma gli era stato consigliato questo libro perchè parlava della Sardegna. Lo ha comprato e la moglie gli ha letto alcuni passi. Quando giunsi a casa sua mi disse:" la ca appo agattau unu libru chi faedda de sos avos nostros, letzimmi de pazina tale". Cominciai a leggere, ma ti giuro che per leggere solo questo passo mi ci volle almeno 20 minuti d'orologio, ridevo e poi riflettevo e mi immaginavo la scena e ridevo ancora , poi continuavo......insomma anche io ero in continua....... tribolazione

Minnìa

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