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Nota Bene: Is Lorighitta - pasta tipica preparata a mano attorcigliando tra le dita un doppio filo di pasta fino a creare una treccina chiusa a formare un anello (loriga, in sardo), tipica del comune di Morgongiori



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 Vite di Paglia ed altro.. di Giovannino Serra

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Agresti Inserito il - 02/02/2007 : 12:26:51
Ho ritagliato questo piccolo spazio per farvi conoscere Giovannino Serra, il quale ha pubblicato il romanzo Vita di Paglia e altri titoli
come L'ombrello verde, Sinnus Segnali di confine, Racconti senza tempo.....

Visto che abbiamo la possibilità di averlo quì con noi, lascio la parola a lui direttamente




Della storia ci si dimentica e, puntualmente, riappare: cose risapute,
usate, comuni se vogliamo, ma sempre attuali. Da sempre il povero e il
ricco, il buono e il cattivo, come le stagioni, il giorno e la notte.
Ripetono gli uomini la stanchezza dei secoli, il peregrinare incessante
verso un traguardo: uno solo. In questo romanzo, l'autore ripropone il tema
usato nel breve tempo degli uomini: quello di vivere.
Personaggi che si alternano, ognuno col suo dolore, con la sua prepotenza,
col suo orgoglio, coi sentimenti umani che si scontrano tra loro, di cui non
esiste il vincente o il perdente. Tutti indistintamente, soggetti a
soccombere o per mano di Dio o dell'uomo.


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La mia religiosità consiste nel sentirmi parte di tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato, e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
F.De André
11   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Giovannino Inserito il - 17/02/2007 : 17:45:24
Grazie anche a te Agresti, sono contento che ti piaccia!
Purtroppo non mi è arrivata la tua email!
Forse bisogna aspettare un po'.. vediamo se entro domani non arriva ti mando un altro indirizzo email a cui mandarla, ok?
Agresti Inserito il - 17/02/2007 : 15:41:51
Mi piace moltissimo.... la curiosità di andare avanti con la lettura è grande!!

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La mia religiosità consiste nel sentirmi parte di tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato, e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
F.De André
Agresti Inserito il - 17/02/2007 : 15:00:44
Giovannino ha scritto:

Ingrid:
Grazie di cuore, vedrai che leggendo il libro scoprirai un vero e proprio universo di una Sardegna tra passato e presente!
Mi raccomando, dopo che lo leggi fammi sapere le tue impressioni, ci tengo!

Agresti:
Grazie per aver segnalato il link per l'acquisto. Volevo sapere anche se hai ricevuto l'email che ti ho spedito oggi, fammi sapere, è molto importante!

Ciao!


Giovannino, l'ho letta!! Appena posso ti rispondo

Rispostoo



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La mia religiosità consiste nel sentirmi parte di tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato, e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
F.De André
Giovannino Inserito il - 16/02/2007 : 21:51:22
Ingrid:
Grazie di cuore, vedrai che leggendo il libro scoprirai un vero e proprio universo di una Sardegna tra passato e presente!
Mi raccomando, dopo che lo leggi fammi sapere le tue impressioni, ci tengo!

Agresti:
Grazie per aver segnalato il link per l'acquisto. Volevo sapere anche se hai ricevuto l'email che ti ho spedito oggi, fammi sapere, è molto importante!

Ciao!
ingrid Inserito il - 16/02/2007 : 16:05:47
grazie lo leggerò molto volentieri sarà come essere in Sardegna
Agresti Inserito il - 16/02/2007 : 15:14:01
Ingrid da quì
http://www.stampalibri.it/ecommerce...dept_13.html

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La mia religiosità consiste nel sentirmi parte di tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato, e quindi nel rispettare tutti gli elementi, piante e minerali compresi, perchè secondo me l'equilibrio è dato proprio dal benessere diffuso in tutto ciò che ci circonda.
F.De André
ingrid Inserito il - 16/02/2007 : 13:37:39
leggendolo sembra di sentire i profumi e i rumori della natura e ci si sente più vicini alla terra, bello, ma dove lo posso trovare ..casa ed. ecc.
caio ingrid
Giovannino Inserito il - 16/02/2007 : 10:01:03
Salve a tutti!
Inserisco uno stralcio del mio "Vite di paglia", così potrete farvi un'idea del romanzo!

"La carretta imboccò lo stradone ciottoloso, reso più scuro da due fitte ali di canne. Un tenue chiarore s'intravedeva sopra di esse: non era l'alba ma la luna nascente da Monte Arci. In lontananza si udivano altri carri calpestare la ghiaia in un fracasso ineguale di colpi ora secchi, ora striscianti, attutiti dal vociare violento dei conducenti. A quell'ora, quando il sole ancora dormiva dietro le interminabili distese di grano, alle spalle della spianata di S'Isca, i dannati della campagna, aprivano i chiusi, scaricavano i cani e iniziavano il loro lento, duro e infinito lavoro. Colpivano il suolo con rabbia, percuotendo il terreno per punire l'ingrata stagione e loro stessi per le inutili speranze accumulate in anni di fatiche e rinunce.
Non per Zuannantoui che, sentendo il cigolio delle ruote, si animava di un attesa gioiosa per se', solleticando carezzevolmente il cavallo, senza la fretta di quando si recava al podere. Dimoniu capiva e trottava vizioso, accompagnato dalla luce lunare che andava aumentando man mano che il carro usciva dall'ombra di canne sempre più rade dopo il Nuraghe Urigu.
Giunse all'oliveto ove s'era impiccato Tredeo Bulina, il giorno di San Silvestro, ed ebbe un sentimento di raccapriccio e pietà. Rabbrividì e incitò con forza Dimoniu per lasciare il più in fretta possibile quel tratto maledetto da Dio e dagli uomini. Vide i rovi intrecciati sopra i rami d'ulivo in una sorta di abbraccio malevolo: Giuda che bacia Cristo. I ceppi scorticati dal tempo, rifugio di volpi e biacchi. Tredeo Bulina lavorava un podere poco distante dall'oliveto, scapolo, sempre allegro, disponibile per qualunque occasione.
“Serviva messa, confratello, priore per tanti anni, forse qualche fattura”. La gente credeva ai sortilegi e pensava a Balloa Piredda, biliosa, lo sguardo cattivo, scomunicata da Monsignor Bua. Un fattaccio, la vergogna del mondo: Balloa si era infatuata di Andria Sennoris. Per un castigo divino perse il figlio in grembo, e voleva vestire l'abito delle Clarisse! Gridava la sua innocenza correndo invasata per i sentieri fangosi di S'Isca e scorticandosi i piedi sulle pietraie di Monte Arci. Le dicerie le avvelenarono l'anima già preda del diavolo, ma era vero il peccato consumato con Andria Sennoris. Prese a odiare il mondo e se stessa, davanti al riso beffardo di Andria. “Vagava nelle notti di vento per le campagne, rasentando i nuraghi, le siepi spinose, mormorando preghiere peccaminose rivolte a Satana”. Così ricordava di lei Zuannantoui. “La casa è zeppa di strane figure, statuine, spilloni, medaglie e nemmeno un crocifisso. Che se la porti l'inferno”. Incitò Dimoniu, seccato. Un diafano chiarore tingeva leggermente la linea dell'orizzonte. Il carro giunse alle prime case di Donigala, basse, coi tetti rossi, e gli ampi cortili ospitanti galline bianche striate di nero, anatre dal becco giallo sguazzanti nel rivolo d'acqua proveniente dal pozzo.
Legati alle finestre, a fianco dei davanzali oscillavano i lauri recisi ornanti i muri, le strade, e spandevano un dolce profumo di festa.
Un razzo scoppiò in cielo annunciando la prima messa: quella dei vecchi e dei massai.
Zuannantoui riprese a cantare la solita ottava, contento e giulivo per ciò che avrebbe goduto durante il giorno. “La pala e il forcone, testa di acqua bollita”. Le parole di Maria Boy rintronavano ancora come campane stonate.
La piazza, davanti alla Chiesa gli apparve alla svolta della via principale, fumante di fuochi, e pellegrini accorsi dai paesi vicini.
Sistemò Dimoniu sotto gli olivi secolari, appartenenti agli Arcais, e si avviò da Balloui il Fordongianese, prima che si ricordasse solo ed unicamente dello stazzo di Antoui Donnigallesu. Comprò due roncole per lui, la pala e il forcone da forno. Acquistò i bottoni per la camicia di Maria Boy che indossava nei giorni di festa. Una sorpresa pensata all'istante. Almeno si rabboniva e avrebbe esclamato, quando l'avesse visto un po' ebbro di vino: “La bevuta non gli ha tolto il senno”. Come poteva Zuannantoui scordarsi di quei bottoni? Sentiva in testa il ronzare insistente della consorte: “Potessi trovarli, colore dell'oro o d'argento”. Dai Siliesi acquistò un otre di terracotta, smaltato di verde. Avrebbe buttato il vecchio, ereditato dal nonno Toreddu, ormai fatiscente.
Poi, entrò nello stazzo di Antoui Donnigallesu: finalmente, per San Sisinnio ed i Santi del paradiso! Al diavolo i pensieri scomodi, le reminiscenze, i rimorsi e Andria Sennoris con le sue carte. Già quelle carte! Andria Sennoris un giorno avrebbe rivendicato il vigneto di Terra de Utturu e il terreno di S'Isca. Maledette chiudende! Al diavolo i beni e i poderi del mondo. Ora doveva onorare San Sisinnio, dimenticare i sacrifici di un anno, gli acciacchi, il lavoro e la stessa Maria Boy. Lo avesse saputo! “Oggi può sbraitare per tutta l'estate.” Ne aveva sentite di ogni colore, ogni volta, al rientro. Un'abitudine biasimata. “Una volta fatta, la bevuta, resta tale, non la si cambia”. E che, si chiedeva risentito, di fronte alla Chiesa lavorando con la pioggia d'autunno, il freddo d'inverno e il caldo di luglio doveva, poi, fare il Santo? Gli anni passavano in fretta, irripetibili, senza ritorno alla vigoria e al giovanile entusiasmo. Ma sentiva la colpa cadergli addosso e bruciava, scottava l'animo, ora, che Maria Boy, una donna che, nel bene e nel mare lo considerava, lo accudiva, lo sgridava, insomma, in qualche modo in certi momenti sentiva la sua mancanza o s’indispettiva della presenza. Doveva dargli ragione in qualche modo? Ma lui era uomo, ch'ella accudisse i lavori di casa, del cortile e lasciasse gli affari ed i divertimenti a chi li sapeva condurre. Ma ella gli rinfacciava quelle vergogne!
Ogni volta alla stessa maniera: rientrava inerte sul fondo del carro, sballottato, in un sonno profondo, incosciente dell'ora tarda, a notte avanzata o all'alba, musicato dal canto dei grilli della palude e del suo stesso russare.
Ogni volta ringraziava Dimoniu: egli sapeva a memoria le strade, tutte le strade, e ritornava dritto dritto alla stalla. Un santo animale, meglio di certa gente, di quegli attaccabrighe alle feste, dei bestemmiatori e delle bagasce. Dimoniu obbediva e andava comandato dall’esperienza degli anni passati, dalle bizzarrie del padrone, dall'abitudine solita di percorrere sentieri e vie abituali e per grazia di Dio non si inebriava col vino: così pensava Zuannantoui al risveglio, sotto i lauri dei Sanna Muntoui.
[...]
"Cosa c'è in questa zucca in questo giorno di festa?” Pensò avvicinandosi allo stazzo di Antoui Donnigallesu. “Il passato è passato, la neve sciolta diventa acqua e scorre via. Invece il futuro … si può solo pensare”. Si disse mentre si avvicinava al tavolaccio dell'oste. Lo stazzo fumava di lenti vapori ed effluvi vinosi.
A Zuannantoui gli si fece incontro Sidoru Mallus, Bonarcadese. Questi prese a discorrere sulle annate, una brutta e l'altra ben peggio.
«Un ditale, in fretta in fretta, il prete è vestito.» Lo avvisò Zuannantoui indisposto verso di lui sentendo l'ultimo tocco delle campane per la messa cantata.
«Cosa cambia se no, Cristo ha risorto Lazzaro, poteva lasciarlo morto, dalla morte non scampa nessuno, che senso ha? Un imbroglio, ne convieni, o Zuannantoui?» Lo interrogò Sidoru insistente, con gli occhi lacrimosi e velati dal vino.
«Un male non è.» Zuannantoui uscì infastidito.
In Chiesa la gente assiepata, compita, pregava in attesa del prete.
[...]
"In fondo, cos'era, poi, ascoltare una messa? Un dovere cui non recava danno ad alcuno e concordava con Maria Boy e Don Argiolas. Poi, ancora, s'incantava sentendo “Is Coggius” inneggianti la vita vissuta dei santi, i loro miracoli e le sofferenze patite. Da ragazzo serviva all’altare, scalzo, seguiva le processioni, l'odore d'incenso, la statua col baldacchino e il prete davanti, coi confratelli e… basta! Gli lacrimava il cuore a ricordare.
Ed usciva leggero da Chiesa, assaporava soddisfatto i torroni, i pesci arrosto e la paglierina vernaccia: dono della Madonna.
Dai portali transitavano le carrozze dei Prinzipales, col seguito dei servi a piedi in un gran sfavillio di bottoni dorati, di costumi nuovi, camicie istoriate da trine d'oro e d'argento, distanti, scolpiti in pose di padronanza, superiori verso la gente assiepata sotto gli olmi ed i muri che chiudevano le ampie tenute.
Dimoniu scacciava le mosche a colpi di coda, per nulla distratto dal viavai incessante di gente e animali. C'era avvezzo alle baraonde festive in quegli anni e ai capricci di Zuannantoui.
Dimoniu sapeva che il padrone avrebbe onorato a lungo la festa e masticava lento il fieno dal sapore di menta, odorando l'incenso che il vento leggero di maestrale spandeva fra i lauri ed i centenari ulivi degli Arcais."

Si accettano commenti, critiche e rflessioni!
Agresti Inserito il - 07/02/2007 : 09:39:08
Bentornato Giovannino, quando ci dedichi un pò del tuo tempo??

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F.De André
Giovannino Inserito il - 02/02/2007 : 21:56:27
Ringrazio, prossimamente inserirò una presentazione completa delle mie varie opere!
Vi invito a visitare il mio sito all'indirizzo: www.giovanninoserra.it e a segnalarmi le vostre impressioni!
Ciao a tutti!
Agresti Inserito il - 02/02/2007 : 19:49:37
Ciao Giovannino!!

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F.De André

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