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Nota Bene: Proviene da Nule (Sassari) un bronzetto nuragico , unico nel suo genere, rappresentante un "toro androcefalo", ovvero un toro con testa umana, una sorta di minotauro. E' la probabile rappresentazione di una divinità o di una figura mitica dei nuragici.



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 Il Muto di Gallura - PARTE III - Gli amori

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Agresti Inserito il - 04/02/2009 : 19:10:45
La seconda parte del libro si conclude con la cerimonia della pace, fatto non molto gradito al nostro Bastiano, la cui personalità comincia a delinearsi nella lunga terza parte della storia.

Un raggio nelle tenebre
Gli effetti di una lusinga
Le piccole attenzioni
All'ombra delle spine
I regali del muto
Battaglia nelllo spirito
Il cugino Giuseppe
La domanda di matrimonio
Tra madre e figlia
Un giuramento
Cuor di madre
Si rompe ogni indugio
Vendetta
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
callas Inserito il - 17/03/2010 : 17:35:47
ohi ohi..mi piacerebbe fartelo....ma devo rispolverarlo un po..è una storia bellissima...
albe90 Inserito il - 17/03/2010 : 16:34:25
salve mi potreste fare il riassunto del muto di gallura per favore?
Pia Inserito il - 25/02/2009 : 20:01:20
Grazie Antonia del tuo intervento...


...e della telefonata...
Anto Inserito il - 25/02/2009 : 19:40:14
Vai sul Canonico Pes...Pia? "intendila' cussi e', intendila cussi' e' ...li nostri amori son vani son come l'alba a la mani...." Baci anto
Pia Inserito il - 25/02/2009 : 19:00:00
Bedda, palchì tanti peni
Senza mutiu mi dai?
Sarà forsi palchì m'hai
Siguru in li tò cateni?
santobevitore Inserito il - 24/02/2009 : 18:22:40
Hai ragione Pia, questo tipo di lettura, resa più critica dalle testimonianze di Petru e Ampuriesu, ha permesso di leggere il romanzo sotto una luce più vera, riuscendo ad apprezzare, quando c'erano, i passi di buona letteratura, senza cedere troppo al facile sentimentalismo (vero Pia? noi ne sappiamo qualcosa!), insomma, abbiamo apprezzato Costa quando meritava ma non ci siamo fatti trasportare eccessivamente dalle sue tirate sentimentali.
Un piccolo appunto: il personaggio Antoni Stevanu, buon uomo che cede alle chiacchiere delle donne (v. la moglie che prende in mano le redini dell'affare Gavina-Giuseppe), torna pari pari ne La Bella di Cabras: evidentemente Costa aveva qualche conto in sospeso con le donne perché la frase che fa pronunciare ad Antoni Stevanu morente sa tanto di "te l'avevo detto io..."
Pia Inserito il - 24/02/2009 : 17:38:19
Petru2007 ha scritto:
È chiaro che non voleva fare un resoconto dettagliato degli avvenimenti, ma soltanto avere lo spunto per un romanzo di quelli che andavano di moda in quel periodo...


Infatti è qui che volevo si arrivasse. Al di là delle mie romanticherie. Ho più volte ribadito che è un romanzo e come tale dobbiamo prenderlo.
Il riscatto per Bastiano il Muto?
Leggere il libro come abbiamo fatto noi finora, coscienti che si trattava di una società che emarginava i deboli e i disabili, che faceva i conti con le difficoltà della sopravvivenza, che era legata ad ataviche modalità tribali di giustizia, una società dove le nuove famiglie si costituivano per interessi patrimoniali e raramente per amore.
Tutti noi più volte siamo arrivati a queste conclusioni.
ampuriesu Inserito il - 24/02/2009 : 16:31:24
Petru... stavo morendo dalla voglia di dire ciò che hai detto tu da oltre una settimana ma non mi sembrava corretto in quanto conoscendo la storia non volevo levare la suspance agli altri. finalmente è venuta fuori la verità...il muto non è l'assassino di mio trisnonno e se ricordate, tante volte ho scritto che molti con la scusa della faida commettevano delitti o vendette per poi far ricadere il tutto sui Vasa e sui Mamia.
Petru2007 Inserito il - 24/02/2009 : 15:16:20
Il Costa (o chi per lui) raggiunge il vertice del suo malcelato sadismo nei confronti del Muto, con la descrizione dell’agguato al mancato suocero, per poi rivelarlo in pieno quando, al povero Anton Stefano, ormai morente, mette in bocca la frase: “Date uno scudo a San Gavino… Mi ha ucciso il muto… Dovevamo prevederlo!”

Il bello (o il brutto) è che, almeno dai resoconti ufficiali l’omicidio di Anton Stefano Pes, avvenuto la sera del 5 luglio 1857, non fu commesso dal Muto, come riportato dai nostri valenti scrittori (visto che è stato spesso citato ci metto anche il poeta Dettori) ma di tale delitto fu accusato il pastore Francesco Maria Carbini dello stazzo di Nigolaeddu, presso Trinità d’Agultu, che, arrestato il 1° settembre 1857, nel successivo processo celebrato in Assise a Sassari, dal 28 novembre al 2 dicembre 1861, ritenuto colpevole, per aver commesso personalmente il suddetto omicidio, fu condannato ai lavori forzati a vita, pena poi ridotta a trent’anni grazie al Regio Decreto di Grazia del 16 novembre 1873.
A tale processo parteciparono, in veste di ostinati accusatori, oltre ad una quindicina di equivoci personaggi della zona di Trinità d’Agultu, anche alcuni abitanti di L’Avru (in pratica tutti) e dintorni fra i quali Giovanni Antonio Casu, Martino Pes, Francesco Pes Cioncia, Leonardo Pruneddu, Giovanni Pes, Giovanni Antonio Spano (il Giuseppe del libro) Giorgio Spezzigu Toltu; Giovanni Piga e anche una donna, tale Duminiga Multina (all'anagrafe Domenica Oggiano Pes del fu Leonardo; Ampuriesu credo sappia benissimo chi era).
Il Costa, anche su consiglio del suo principale informatore, sorvola volentieri su questo avvenimento. Il Dettori invece lo ignora, in quanto riprende globalmente il Costa, per cui viene logico pensare che l’unica sua fonte di informazione fosse il libro del sassarese. Questo dà un’idea dell’importanza che ha assunto il libro, ormai diventato la verità ufficiale per quanto riguarda le vicende di quel periodo. Anche un fatto così importante come quello del processo sopra citato è stato completamente dimenticato.
All’epoca di quando il Costa scrisse il libro, erano ancora viventi sia alcuni fratelli del Muto che di Pietro Vasa, ma lo scrittore non attinse alcuna informazione da costoro. È chiaro che non voleva fare un resoconto dettagliato degli avvenimenti, ma soltanto avere lo spunto per un romanzo di quelli che andavano di moda in quel periodo...
babborcu Inserito il - 24/02/2009 : 14:23:53
ah!! l'amour !! gia' sei sentimentale pia ma un tempo i rapporti fra le persone mi sa che avevano poco di sentimentale... la lotta per la sopravvivenza ravvivava l'amore per l'interesse stretto e una sorta di classismo... fra poveri. cristi..
Pia Inserito il - 24/02/2009 : 13:51:29
Ah!

...e io che ci speravo ancora...almeno un pò...
babborcu Inserito il - 24/02/2009 : 12:21:35
molto semplice: il muto sapeva di essere fidanzato,, gavina no...
e' probabile che un povero essere come lui, per le persone "integre" fosse talmente lontano, davvero anni luce, che non ci si mettesse il problema delle conseguenze di certi comportamenti... perchè era inconcepibile, inimmaginabile un suo innamoramento..
Petru2007 Inserito il - 24/02/2009 : 11:26:49
Praticamente era un amore unilaterale... o meglio una illusione di amore da parte del Muto... magari interpretò male certi atteggiamenti della ragazza... dettati da un sentimento di solidarietà o compassione per quell'essere, bistrattato da tutti fin dal momento della sua nascita... e fino a dopo la sua morte... per molto tempo ancora...
babborcu Inserito il - 24/02/2009 : 11:18:39
no pia.. evidentemente non hai tradotto bene.. anche il dettori si domanda se gavina lo amasse e fa capire bene che forse era una cosa un po' seria e un po' no...
era il muto che si era legato tanto.. come ammanettato.. tanto che ci sarebbe voluta una chiavetta (ciaitta) per sciogliere il suo amore...
Pia Inserito il - 24/02/2009 : 09:23:26
20. In tutta la so ita Bastianu
No n’aia autu di punill’amori
Era attiratu da chissà fiori
Cu menti felma e sintimentu sanu
S’è fundatu l’amori no infritta
C’ha siparallu vi ho la ciaitta.


E a Bastianu viene negato questo amore puro e sano, amore che lo avrebbe redento. Ri-trasformato.

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