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McCurry
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/08/2009 : 19:50:21
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| laier ha scritto:
se voleto posto pure dove si parla del legname...
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Sarebbe meglio ... in quello che ho letto (ma posso sbagliare) mi pare si parli SOLO di CERA .... in quantità e qualità .... quindi, evidentemente .... di Ceri.
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laier
Salottino
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Inserito il - 11/08/2009 : 20:09:14
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qui parla del peso,del cero e di come disfare il candeliere e del legname
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McCurry
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/08/2009 : 20:22:37
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Parla (penso) di come liberare il cero dal legname che funge da centina .... e del fatto che la quantità di cera non venga a diminuire con il suo asporto .... ma posso ancora sbagliare io. Comunque grazie di avermi fatto leggere da dove (si presume) abbiano tratto spunto per la costruzione dei Ceri ... ops ... candelieri! Se mi aiuti a capire dove si parla dei candelieri .... mi farò una cultura.
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laier
Salottino
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Inserito il - 11/08/2009 : 21:01:56
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allora, candeliere come oggi è un'evoluzione, idem sassari se anche sassari è stata influenzata dai pisani, allora anche la loro è stata un'evoluzione, che nei secoli ha portato alla manifestazione che conosciamo oggi la persona che ha scritto l'articolo postato da te,non è uno studioso ma un lettore di documenti tutti sappiamo leggere ma pochi pure comprendere chi ha fatto lo studio sui candelieri ha 2 lauree,master partecipa a convegni ecc ecc e non è neppure iglesiente
http://www.readme.it/libri/Letterat...elieri.shtml qui si parla più in particolare
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laier
Salottino
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Inserito il - 11/08/2009 : 21:24:43
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tratto dal sito sopra citato
Lo storico Tola afferma che la Festa dei Candelieri fu istituita nel 1580, anno della peste, e rinnovata nel 1652, data in cui Quesada Pilo, la vuole iniziata. Angius concorda con Tola, ma obietta che il vero anno della peste è il 1583, non il 1580. Costa afferma. Sempre nella succitata opera: “… dopo mie ricerche personali, sono riuscito a persuadermi che i Candelieri e il voto, sono due avvenimenti ben distinti. I Candelieri sassaresi rimontano almeno al secolo XIII, al tempo del dominio pisano e per quanto s’attiene al voto pronunciato dalla città, è anch’esso d’origine remota; poiché cenno dei Candelieri io trovo nell’archivio municipale molto prima dell’anno 1580 indicato da Tola. Esporrò qui il risultato delle mie ricerche che si lasciano interamente all’apprezzamento dei lettori”. Prosegue Tola: “Fin dal 1902 (nel giornale La Nuova Sardegna) dimostrai l’origine pisana dei Candelieri, con documenti che riassumerò brevemente. Nella seconda metà del secolo XIII (1250-1290) la città di Sassari si trovava sotto il dominio dei pisani. Nell’Archivio Comunale non esistono più documenti di quell’epoca, ma si conservano però gli Statuti della Villa d’Iglesias, anch’essa pisana verso il 1285, perché sottoposta alla signoria dell’Ugolino Conte della Gherardesca. In codesti Statuti (confermati da Don Alfonso d’Aragona nel 1327), c’è un lungo Capitolo in cui si dettavano norme per costruire i candeli o candelecti (indubbiamente i candelieri odierni), che dovevano portarsi in chiesa da altrettante corporazioni o maestranze, nel giorno sacro alla Vergine Assunta (forse una trasposizione dell’antico culto alla Gran Madre: n. d. AA).Questo capitolo è scritto in volgare pisano e né riporto qualche brano: “Ordiniamo che li candeli che si faranno a honoris et reverencia de la Nostra Donna Vergine Madonna sancta del mezo di gosto (sic) si devono fare candili octo di cera, in pratica, uno per l’Università di detta Villa (il Comune ossia il popolo) la quale possa gostare piò di libbre 25 d’Alfonsini minuti et quattro, vale a dire uno per ogni quartiere, di 40 Alfonsini … Li quali Candelecti debbiano venire in detta piassa della Corte la sera che si denno presentare et offerire all’Eclesia di Sancta Chiara. Et quando muoveranno de la ditta piassa per andare alla chiesa, vada innanzi, lo candelecto dell’Università (Comunità); secondo quello della Montagna (operai e minatori delle miniere): Poi quelli delle Corporazioni dei quattro quartieri cittàdini (in pratica di Santa Chiara, di Mezzo, di Fontana e di Castello) settimo, quello dei Vinajoli (tavernai), ottavo quello dei lavoratori (e tra essi i fonditori ed altri impiegati delle miniere) …”. Il Codice prescrive ancora di costruire quello della Montagna como a loro parrà piò bello e per tutti s’ordina che la cera sia lavorata a fioretti senza mistura alcuna, salvo colore da pingere, ma c’è di più: negli Statuti si fa menzione dei fusti vecchi da adoperarsi in luogo di li novi che fare si dovranno, e ceri da mettersi sopra le trabacche, le quali devono custodirsi quanto li candelecti che s’offriranno. È dunque certo che i “Candelecti” consistevano in ceri colorati ed a fioretti, da collocarsi sulle trabacche, (forse speciali piedistalli di legno) per essere trasportati a braccio, (mediante stanghe infilate nelle trabacche) ed offerti dalle otto Corporazioni alla Chiesa, precisamente come s’usava a Sassari nel secolo XVII. Rechiamoci però da Iglesias a Pisa nello stesso periodo. Lo storico Tronci, accennando all’impresa fallita dei fiorentini, che nel 1291 volevano invadere la città di Pisa, descrive le feste celebrate in quell’occasione: “Et avvicinandosi la Festa dell’Assunzione (antica resurrezione degli idoli pagani: (n. d. AA), della gloriosissima Vergine, solennissima nella città di Pisa, s’andava preparando per celebrarla con la solita magnificenza”. A questo punto scrive dei venti giovinetti che uscivano a cavallo, coperti di panno scarlatto, recanti due bandiere: quella della Comunità e quella del Popolo, quindi sono descritti i tre premi per la corsa dei barberi, due formati da drappi di velluto e di seta (da qui la denominazione di “palio o drappo” – n. d. a.) ed un terzo un premio di scherzo, vale a dire una coppia d’oche ed una resta d’aglio. Dopo di che, gli anziani si recavano al Duomo, preceduti dai donzelli e dai “trombetta”, accompagnati dai Capitani e le loro masnade; e dopo la funzione in chiesa avveniva la processione, con le Corporazioni, il Clero, L’Arcivescovo, gli Anziani, il Podestà e altri, tutti con li candeli accesi. “La mattina della festa dell’Assunta (dice ancora la relazione) s’offrivano i ceri sopra le trabacche, portate da giovani vestiti in livrea con pompa magna; seguivano gli Anziani, il Podestà, il Capitano, la masnada a cavallo, e poco dopo seguivano tutte le arti (Maestranze) portando ciascuno il suo grosso cero miniato …. Eseguita l’offerta, uscivano ad accompagnare la Cintura d’Argento, portata con gran pompa sopra una carretta ….Il giorno dopo, ognuno si procurava un posto a sedere per vedere correre i palii e c’erano numerosi concorrenti anche dai paesi vicini …”. Chi non trova un’intima relazione fra i Candelieri di Sassari, li candelecti, Trabacche d’Iglesias e di Pisa nella Festa dell’Assunta del mezo di gosto? (agosto). I Gremi sardi associarono più tardi la festa dell’Assunta al voto della peste: trovo, infatti, nei citati annali di Tronci, l’anno 1383 che la peste era scoppiata in Pisa, “et ognuno si raccomandava all’intercessione della Santissima Vergine, portando candele di cera accese, grosse o piccole, secondo la possibilità delle persone” (Negli Annali Pisani del Tronci s’afferma che la festa dei Candelieri pisani fu istituita nel 1291, quale ringraziamento alla Vergine per lo scampato pericolo dell’invasione della città da parte dei fiorentini.) Avevo già esternato questa mia opinione fin dal 1902, quando, parecchi anni dopo, lessi in una lettera di Lodovico Balle, diretta a Don Pasquale Tola il 26 luglio del 1828 (Am.) “Io credo la festa dell’Assunzione anticamente pisana, ed è ciò che io scoprirò dal confronto delle loro circostanze … “. Non mi sembra dunque un giudizio avventato l’ammettere che i Candelieri di Sassari e quelli d’Iglesias furono copiati da quelli di Pisa, quando sotto i Pisani si trovava la Sardegna del secolo XIII. D’altra parte molte feste quasi simili a quella dei Candelieri si celebrano in molte parti d’Italia. Combatterò ora l’opinione di Tola, rilevando come i Candelieri di Sassari e con essi forse il voto, risalgono di là dal 1580, anno in cui Tola li interpreta istituiti. In un libro dell’Archivio Comunale trovai una preziosa Ordinazione del 5 agosto 1531, la quale stabilisce l’ordine da seguirsi nell’entrata degli otto Candelieri alla Chiesa di Santa Maria. La trascrivo integralmente: “Notacio gue se fa del modo los Candalers de N. S. de mij agost se offerensen costumen entrar en lla iglesia de Nuestra Senora de Betlè quescunm any; y se fa esta nota a IV (4) de agost de MDXXXI (1531) … El primo entra lo candaler del poble (agricoltori); el segon entra lo dels mercaders, el tercio lo dels satres (sarti). El quarto lo dels sabateres (calzolai) ”. Per questi ultimi due è detto anche che ogni anno devono alternarsi nella preminenza. Seguono poi i Candelieri del fusters (falegnami); pastors, ortholans y carradors. Aggiunge che quest’ordinazione si fa per le gare che ciascun anno avvengono sobra desta entrada, reggendo il Canceller en Cabo Don Juanne Manca (Am.).” Prosegue Tola: “Qui richiamo il lettore ad un’importantissima notizia da me accennata, parlando della Cattedrale. È che nel 1598 los massaios (agricoltori) avevano riottenuto una Cappella com’era stata posseduta dai loro predecessori della Confraria del Popolo per molti anni addietro e in tempi lontani, sotto l’invocazione della Madonna del Popolo, titolo dato alla Cattedrale per la Vergine che si venera ancora sull’Altare Maggiore. Non pare a voi, di trovare un nesso in questo gremio principale detto del popolo, con le maestranze dello stesso cui si concedeva un posto distinto in Iglesias e a Pisa? Consideri il lettore come sarebbe più facile ricostruire la storia se s’avessero tutti quei documenti che furono distrutti o andarono perduti nel volgere dei secoli e quanto sia difficile trovare le scarse e brevi notizie, collegarle e svolgerle senza alterarle. Quanto io ebbi la fortuna di trovare sui Candelieri per la cessazione delle peste fu fatto più volte, e più volte sospeso e da ciò l’errore di Quesada Pilo che li ritiene istituiti nel 1652. Certamente da qualche tempo, allora, la cerimonia votiva non si celebrava più e questo spiega forse il silenzio dello storico Vico che nel 1638 non ne fa nemmeno menzione e che i Candelieri esistessero prima del 1531 s’evince anche da una relazione del 1694, in cui si dichiara che mancano in Archivio le carte per stabilire la data della fondazione, ma si testifica che da un libro del 1504 (oggi perduto) era che in tale anno la città nominava los obreros de los Candaleros, o colunnas coronadas y bien aderocadas que llevan los pastores, los carradores, los sapateros, los ortholanos, los sastre, los alvaniles y carpintieros, los labradores y los mercaderes”. In molte relazioni dei Consiglieri di Sassari al Viceré, verso lo stesso anno 1694 io leggo: “Por mas de cien y cinquanta anos tiene esta ciudad per voto indispensable de festejar l’Assunzione llevando la vigilia alla chiesa di S. Maria octos colunnas o candeleros …”. È chiaro che con quel più di cento cinquant’anni, si risaliva già al 1540, ma quei consiglieri, anche retrocedendo di 40 anni la data di là dal tempo indicato da Tola, loro ignoravano la vera origine della cerimonia per le lunghe interruzioni avvenute. Dalle memorie del frate claustrale Spano, scritte nel 1693, Sisco toglie la notizia, che per la cessazione di due pesti il popolo recava a S. Maria otto ceri, e per comune allegria, portavano anche (?) una colonna con nastri, e che questa funzione era celebrata per le tre pesti del 1504, 1514 e 1652. Si noti la peste del 1504, com’è dal documento originale accennato dal Municipio nel 1694; e più i candelieri, indipendenti dai cerei che si recavano a parte. Tanto Tola che Angius, come pure altri, scrisse che in origine i Candelieri erano di cera, e che in seguito si costruirono di legno, fino al 1848 in cui si riprese l’antica usanza, ma ciò non è esatto e, anche nel 1718 si trattò di tornare alla vecchia usanza. In seduta del 22 febbraio, il Consiglio deliberò a maggioranza di far chiamare tutti gli operai dei Candelieri, perché invece del solito oggetto, comprassero ciascuno un sirio de sinco libras per offrirlo alla Madonna, el dia che il Magistrato Civico soleva recarsi a Santa Maria. Certo è che ben presto si fece ritorno alle colonne di legno perché la festa riusciva più bella ed attraente, e perché la cera costava quanto un occhio a Sassari e, d’ordinario si faceva venire dal Continente. Naturalmente i frati erano scontenti poiché i cerei s’offrivano sul serio alla Chiesa, mentre le colonne si portavano via.
con questo scritto qui sopra dovrebbe chiudersi il discorso...semèpre che anche questo signore non sia un lettore di pagine a caso
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McCurry
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/08/2009 : 21:50:28
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Per me era già chiuso dalla lettura delle fotocopie .... che effettivamente (come tra l'altro questo signore certifica) erano ceri. Che poi in seguito siano diventati altro, lo apprendo con un minimo di certezza solo ora. Ciò non dimostra (non lo leggo in nessun posto) che quello trovato fosse un candeliere o un "porta cero pasquale"
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McCurry
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/08/2009 : 22:17:01
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Dimenticavo .... al sito del tuo "amico" ci sono arrivato dal link "candelieri" del sito istituzionale di Iglesias .... evidentemente ... Loro .... hanno per lui un concetto diverso dal tuo!
Argomento chiuso ok?
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laier
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Inserito il - 12/08/2009 : 10:14:05
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il signore qui in città parla pure di "toponomastica" scrivendo la storia delle vie vittadine,forse non sa che dovrebbe parlare di "odonomastica"... sicuramente i nostri rappresentanti ne sanno ancora meno di lui
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Nellina
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Inserito il - 15/08/2009 : 17:19:03
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Dal “Breve Villa di Chiesa” XIII secolo:
Et quando li dicti si moveranno da la dicta passa (piazza della Corte) per andare alla decta ecclesia di Sancta Chiara, vada inantse quello della Università, apresso de la Montagna, apresso quello di Sancta Chiara, apresso quello di Mezo, apresso quello di Fontana, apresso quello di Castelli, apresso di li Vinajuoli, et apresso quello de' Lavoratori; et così si picchino in Sancta Chiara.
Stasera ad Iglesias!!
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laier
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 16/08/2009 : 14:05:33
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alcune immagini.
i ceri dopo la benedizione vengono sistemati sopra i candelieri
candeliere del quartiere castello
stendardo del quartiere Fontana
la Vergine dormiente
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Nellina
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 16/08/2009 : 14:33:59
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Ke belle foto Laier!!! Complimenti!!!
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Nellina
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Inserito il - 16/08/2009 : 14:44:58
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