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Nota Bene: La prima ferrovia della Sardegna - Congiungeva la miniera di San Leone al pontile della maddalena (Capoterra) dove il minerale era imbarcato su appositi velieri con destinazione Marsiglia e Corsica. La ferrovia che aveva una lunghezza totale di 15 chilometri e 400 metri fu inaugurata il 20 novembre 1862 dal principe Umberto di Savoia.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Agresti Inserito il - 09/09/2008 : 22:38:10




Guasila
6 dicembre
presso il Teatro Montegranatico.


PRESENTAZIONE DEL LIBRO

[b]PRIMA DELLA PIOGGIA DI SETTEMBRE”
DI MARIO MEREU


ORE 18.00

INGRESSO LIBERO

PRESENTAZIONE:

È un inizio d’estate, un’estate calda che profuma di pane appena sfornato e risuona del tintinnare di campanelle. Un piccolo paese stretto «saldamente nelle mani di Dio» accoglie Nanni al suo arrivo dalla città. Durante il suo soggiorno il giovane giornalista cagliaritano, impegnato in un’inchiesta sullo sviluppo economico dell’entroterra, si trova ad assistere a misteriosi rituali che sembrano avere radici molto lontane nel tempo.
All’ombra della Croce Santa che domina la piazza del paese si mescolano credenze religiose, tradizioni popolari e antichi culti pagani. Sopraffatto dal fascino di danze ancestrali ballate sulla terra nuda, Nanni si spingerà oltre i limiti della prudenza.
Perché un incubo ricorrente dell'infanzia si riaffaccia fra i suoi sogni? Perché tutti in paese portano al collo delle campanelle? Perché i black out sono così frequenti? La Sardegna è una terra misteriosa e ostinata, che sa come custodire i propri segreti.

ALCUNI STRALCI:

«il pranzo è pronto?»
«Ancora cinque minuti, metto due fettine a cuocere. Ah, pensi di andare a trovare tuo zio prima di partire? Lo sai che ci tiene.»
«Non ho tempo, stasera devo lavorare. Gli manderò una mail dal paese domani.»
«Ormai vi parlate solo tramite il computer.»
«Le mail servono proprio a questo, mamma, a comunicare con le persone quando non hai tempo per vederle.»
«Ma come fai a capire come sta una persona se non la vedi?»
«Se sta bene o se sta male lo scrive, non è così complicato.»
«Se uno sta bene o sta male lo capisci veramente solo se lo guardi negli occhi. Le fettine come le vuoi, arrosto o impanate?»
Riesce sempre a spiazzarmi, mia madre.

*

Ho sempre odiato la pioggia di settembre, che si ruba l’estate. Da bambino piangevo quando mia madre iniziava a prepararmi all’idea che dovevamo rientrare in città. Il giorno della partenza ero sempre l’ultimo a salire sul furgone di Peppineddu. A volte mi nascondevo in qualche angolo della casa sperando di far trascorrere quel momento, proprio quel momento preciso. Ero sicuro che se non ce ne fossimo andati da Donigala l’estate non sarebbe mai finita.

*

Non so perché sono salito fin quassù.
Forse perché da queste vecchie mura del castello si vede il mare fino a dove si riesce a immaginare, e le navi della Tirrenia salpare dal porto.
O forse per il vento.
Ci venivo spesso con una ragazza, quassù, qualche anno fa. Lei amava il vento, aveva i capelli lunghissimi e, a volte, chiudeva gli occhi e lasciava che il vento li prendesse e li facesse volare.
E io restavo a terra.
Aveva i capelli gonfi di vento anche il giorno che mi ha lasciato, proprio qui.
Non so perché.
Non so perché si deve morire.

*

Mi rendo conto d'improvviso che tutte le voci tacciono e mi volto. Il suspu mudu sta per avere inizio.
Il campo di gara è delimitato da un ampio cerchio di pali di castagno che reggono delle corde tese da cui pendono dei campanacci. Al centro dodici coppie di uomini immobili, riunite in quattro file parallele, si fronteggiano in silenzio.
A petto nudo, indossano dei pantaloni neri, sorretti in vita da una larga cinta di stoffa rossa, e una fila di piccole campanelle luccicanti, stretta attorno alle caviglie con una striscia di cuoio scuro.
Silenzio.
Con gesto lento, ruotando su sé stessi, in ciascuna coppia uno degli uomini porge le spalle all'avversario, che gli lega alla bocca un fazzoletto bianco, stringendo forte, poi si volta, e il rituale si ripete all'inverso. Alla fine, ogni uomo è di nuovo di fronte all'avversario e lo osserva con occhi fermi.
Silenzio.
È il fratello di Adele quell'ombra scura, ritta al centro delle file di uomini, con un bastone d'olivo in mano?
È lui che solleva quel bastone al cielo, poi lo appoggia sulla terra, graffiandola?
D'improvviso, simultaneamente, un uomo per ciascuna coppia, con gesto rapido e deciso del piede sinistro, traccia nella polvere una linea divisoria fra sé e l'avversario.
Inizia la gara.
Muti i corpi danzano senza sfiorarsi, gli sguardi fissi a terra, a quei segni arcani che poi tracciano rapidi nell'aria con le mani, spostandosi con grazia felina ora di qua ora di là della linea tracciata, ora cavalcandola con le gambe nervose, già disposte al prossimo movimento. Non c'è suono di labbra per questi segni, solo il ritmo metallico delle campanelle che accompagna i gesti antichi.




lo trovi tra i libri sardi di Paradisola
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Pia Inserito il - 03/12/2008 : 12:26:16
In bocca al lupo Mario! Facci sapere come è andata!

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