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Nota Bene: All’alba del 14 agosto di ogni anno a Guasila si tiene “sa cassa de s’acchixedda”, una sorta di gara a cavallo di significato beneaugurale di origine pagana la cui origine si perde nella notte dei tempi. Gli scapoli del paese, ostacolati dagli ammogliati, devono catturare con un laccio una giovenca “a corrus limpius” cioè il laccio deve prendere solo le corna. Al vincitore spetta un fazzoletto di seta ed una catenina d’oro. In passato le carni dell’animale catturato venivano cucinate e distribuite ai meno abbienti ora invece l'animale viene restituito indenne al proprietario.



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Barbaricina Inserito il - 12/02/2007 : 20:27:29

Sos Colonganos e S’Urtzu di Austis
(testo Dolores Turchi)


Rappresentano un’immagine fedele delle maschere del 1700, in quanto ricostruite secondo
le testimonianze del gesuita B. Licheri. Sulle spalle, anziché campanacci, portano un carico di ossi animali, sulla testa una pelle di volpe e il volto è ricoperto da fronde di corbezzolo. Un chiaro omaggio al dio della vegetazione. Vittima sacrificale è S’Urtzu con la testa di cinghiale.












15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
CodicediSorres Inserito il - 24/09/2008 : 17:24:07
babborcu ha scritto:

codice,,, ai tempi dei nostri babbi ( mi sa che il tuo è più giovane del mio) convivevano due tipi di carenevali,,, quello arcaico, rigidamente rituale , con scopi propiziatori del raccolto, molto maschile e quelli "moderni" con i balli , i veglioni ecc ai quali partecipavano le donne... e c'era un po' di uno e un po' dell'altro in molte località...
Si, certo, quando mio padre era giovanissimo convivevano due carnevali, però forse prevaleva già quello più moderno. Però io nel post precedente mi riferivo al nonno paterno di mio padre, il mio bisnonno, che era giovane tra il 1886 e il 1920. Mi riferivo ai riti carnevaleschi più antichi accompagnati anche, in molte località, dalle corse dei cavalli, le quali erano anche in concomitanza con inviti, per esempio pranzi o cene per festeggiare tali eventi. Di quei pranzi e cene dove, oltre a persone del paese, c'erano anche ospiti provenienti da altri centri. Ospiti che si "immergevano" nel clima di carnevale di un determinato posto. Si riferivano a ciò i racconti del mio bisnonno. Ma non credo che x es nel 1895 o ai primi del 900 esistesse un tipo di carnevale già moderno, almeno nell'isola.
babborcu Inserito il - 24/09/2008 : 14:40:17
codice,,, ai tempi dei nostri babbi ( mi sa che il tuo è più giovane del mio) convivevano due tipi di carenevali,,, quello arcaico, rigidamente rituale , con scopi propiziatori del raccolto, molto maschile e quelli "moderni" con i balli , i veglioni ecc ai quali partecipavano le donne... e c'era un po' di uno e un po' dell'altro in molte località... il carnevale rappresentava, in un mondo un po' chiuso, l'occasione per uscire, vedre, fare altro, corteggiare le donne (che sotto la maschera) perdevano spesso riserbo.., acquisire travestendosi un'altra identità e ruolo.... il tutto rappresentava un importante momento per allentare le tensioni accumulate durante l'anno,,, assicurando la pace sociale... scusa la sintesi in soldoni....
CodicediSorres Inserito il - 24/09/2008 : 13:50:18
Cmq anche da tali riti, dove il sacro si mischia al profano, si vede come il carnevale fosse uno degli eventi più antichi e più sentiti dagli abitanti della Sardegna, in tutte le classi sociali probabilmente. Mio padre ha detto che suo nonno paterno, nonostante lui abitasse a CA, durante il periodo di carnevale andava ad assistere ai vari riti di carnevale che si svolgevano nell'isola. E questo tutti gli anni, o quasi. Per es andava in alcune zone della Gallura, andava a Oristano, a S. Lussurgiu, in Barbagia, per es vicino a NU, e altri posti. Però non è che il carnevale era come ai nostri tempi, infatti lui andava con suoi conoscenti sia di CA, che dei vari posti dove si recava, e le eventuali mogli in genere non andavano, perché le donne certamente in qualche modo partecipavano emotivamente a tali riti, però non era come ora. E in tali riti un momento molto importante erano gli inviti che si facevano in relazione alle corse dei cavalli, in molti centri, in concomitanza con il carnevale. Questo è ciò che mio padre ha acquisito dai racconti di suo nonno.
CodicediSorres Inserito il - 24/09/2008 : 13:28:29
Ho capito. Dunque il fatto che tale strumento venisse chiesto in prestito ai parroci, era inerente a qualche legame esistente tra festa laica carnevalesca e mondo cristiano, legame creatosi durante i secoli. Dal sito sopra riportato ho visto le foto; molto interessante la forma e la lavorazione di tale piatto, e si vede anche la chiave.
babborcu Inserito il - 24/09/2008 : 10:59:38
comunque ho avuto modo di vedere alcuni affuentes.. alcuni di collezione privata... sono spesso di provenienza tedesca e sempre si fattura non sarda...

E stupefacente osservare come spesso le nostre tradizioni più ancestrali "sfruttino" oggetti di provenienza estera 8 è chiaro che provenivano tramite i flussi commerciali degli oggetti chiesastici) ciao
Petru2007 Inserito il - 24/09/2008 : 10:48:44
Anch'io avevo sentito parlare di questo strumento e dei fattori ad esso collegati... Quest'anno a carnevale ero ad Ottana... ho chiesto qualche notizia storica, presso l'ufficio informazioni, allestito in un chiosco nella piazza, dove si festeggiava, ma non mi hanno saputo dire niente di nuovo...

Qualche immagine la si può trovare qui:
http://www.catturalasardegna.it/dis...um=41&pos=21
babborcu Inserito il - 24/09/2008 : 10:36:57
codice.., leggo solo adesso.. credo che anche a ottana avvenisse così... e credo che il ballo in origine fosse legato alla liturgia religiosa... per cui è rimasto il collegamento dell'ormai profano con il sacro... è anche possibile che la chiave della chiesa , sul vassoio venisse consegnata al priore. a colui che organizzava sacro e profano,come le chiavi delle città nel medioevo ( sto scrivendo mentre mi vengono ideee a caldo) il ballo era importantissimo nella nostra cultura e spesso connesso, anche come spazi fisici, con la chiesa.. ciao!!
CodicediSorres Inserito il - 16/09/2008 : 14:36:12
Si, ho controllato. Anche a Ghilarza tale strumento prendeva il nome di Affuente, ed era impiegato per i riti della Settimana Santa. Però c'è anche scritto che la comunità chiedeva in prestito, al parroco, tale oggetto, in relazione ad altri eventi, specie per i balli. E per carnevale c'era un suonatore che percuoteva un piatto simile; però appunto non c'è scritto il nome nel sito che parla del carnevale. Però non ho capito perché lo chiedevano in prestito al parroco tale oggetto. Perché le comunità non ne ordinavano la costruzione ad un artigiano?
babborcu Inserito il - 16/09/2008 : 11:39:45
Magari da noi non c'era quel termine... a Ittiri ( tanto vicino ad alghero) si chiamava : su piattu 'e sas animas...
osil Inserito il - 16/09/2008 : 11:32:22
babborcu:io non avevo letto le considerazioni precedenti e quindi quello che sapevo ho scritto riguardo a s'affuente.Questo termine è rimasto nella sardegna centrale mentre nel logudoro è scomparso,che io sappia che ne dici tu?
babborcu Inserito il - 16/09/2008 : 11:07:06
Osil: grazie delle notizie!! ancora al'ischire fui!! ( acherzo naturalmente ..mi posso permettere questo tono con te perchè sei un amico

quel che dici è stato gia detto nel corpo degli interventi precedenti... azzardo che nell'affuente si nasconda una simbologia sessuale... .. riproduttiva, aspetto ben presente nel ballo tradizionale,, pensa ad una chiave che batte e sfrega un recipiente,,, il tutto 2 santificato2 dalla sua proveninza dal mondo chiesastico.. ciao!!
osil Inserito il - 16/09/2008 : 08:49:44
il termine affuente è di origine catalana perche ad alghero chiamano i vassoi per tenere i chiodi del desclavament(iscravamentu per il resto della sardegna).Si usa anche ad Ottana ghilarza per scandire le note del ballo sardo.
saluti
babborcu Inserito il - 16/09/2008 : 08:39:47
l'affuente... si tratta di piatti di ottone,, spesso importati da fabriche tedesche e per questo preziosi,, nelle chese servivano per le elemosine, per tenere i chiodi e la corona del cristo nell'iscravamentu... all'occasione accompagna il ballo... oltre che ad ottana è in uso a ghilarza e circondario,,, non credo sia uno strumento specifico del carnevale e del amscheramento.. infatti dubito che ogni maschera disponesse di uno strumento cosi "raro" ... è probabile, comunque che i burrones avessero sonafli, isquillas, campanacci, ossa...
CodicediSorres Inserito il - 15/09/2008 : 18:45:25
Ho provato a cercare il nome dello strumento che si suonava a Ghilarza per i rituali di carnevale, ma nel sito che avevo visionato c'è solo la descrizione dello strumento, ma non il nome. E così in altri siti; proverò a cercare ancora. Però ho trovato che a Ottana si usava uno strumento identico o cmq molto simile, chiamato S'Affuente, descritto appunto come un piatto di rame, lavorato a sbalzo e con motivi decorativi; tale piatto viene consegnato dal parroco la sera di S. Antonio, per i rituali di carnevale. E lo stesso piatto veniva impiegato per dare il ritmo al ballo di Ottana, percuotendo verticalmente il piatto con una grossa chiave. Proprio come a Ghilarza, dove esiste un ballo il cui ritmo è dato da uno strumento simile; e a Ghil. a carnevale il piatto viene percosso anche orizzontalmente per generare suoni caratteristici e violenti. Non è da escludere che anche a Ghilarza lo strumento abbia lo stesso nome caratteristico di Ottana.
CodicediSorres Inserito il - 15/09/2008 : 14:59:54
babborcu ha scritto:

Il rituale dei thurpos ( ricostruito anch'esso ... mi pare da un'insegnate in tempi non lontanissimi) ha come pantomima principale la cattura del bue. il sui ferramento, l'aggiogamento e l'aratura ( vengono esibiti l'aratro e attrezzi da fabbro) ... in cosa consiste l'arnese metallico che fa rumore di ghilarza???? ho gia detto che i campanacci ( stano vero??) per la sardegna non sono un oggetto atavico... ciaoo!!
Più tardi provo a vedere se riesco a ritrovare il sito dove avevo letto dello strumento, per vedere quale era il suo nome. Cmq mi ricordo che c'era scritto che a Ghilarza usavano produrre un rumore caratteristico strofinando una specie di chiave o asta metallica, sopra una superficie di rame, lavorata in maniera opportuna. Che appunto era un rumore finalizzato al rituale di carnevale, per esorcizzare le entità negative.

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