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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Adelasia Inserito il - 20/07/2006 : 14:52:24
Alla ricerca della pepita d’oro…potrebbe intitolarsi così la storia dell’iglesiente, terra antichissima, la più antica del pur antico suolo sardo.
Tralasciando gli avi più avi, certamente quei mercanti di serie A quali erano i Fenici, la cui nomea per l’abilità nel vendere e forse anche nel rifilare “sole” e fregature è equivalente a quella dei napoletani in Italia e dei milesi e buddusoini in Sardegna (si sussurra che Colombo, sbarcato in America, sia stato in realtà preceduto da milesi che lo attendevano per vendergli le arance…) hanno fiutato l’affare raggiungendo anche l’iglesiente (ma non si può, neanche in un contesto così leggero, non pensare a quanto stia soffrendo in questi giorni la loro martoriata terra, il Libano, luminosa terra di cedri, di Tiro e Sidone, culla dell’intelligenza mediorientale, leggetevi le poesie di Khalil Gibran e poi mi dite!).
Non siamo sicuri fino a che punto i Fenici sfruttassero il sottosuolo, ma i pani di piombo ritrovati fanno pensare che non stessero a grattarsi...
L’ideuzza di metter su casa nella zona è piaciuta molto ai loro discendenti punici che, avendo già investito molto nella vicina città di Sulki(o Solki, così metto d’accordo tutti!), l’attuale Sant’Antioco, essersi costruiti le fortificazioni ad hoc e un camposanto con tanto di vista sul mare (Monte Sirai, vicino a Carbonia), si sono dati da fare anche nell’iglesiente, ingraziandosi Sid Addir Babai(preso in prestito dal nostro Sardus Pater, cantina sociale docet nel ripristino del suo ricordo) divinità e nume protettore con tanto di barba, con l’edificazione di un tempio in una amena vallata di Fluminimaggiore ( chi non l’avesse visto ci si appropinqui, ne abbiamo solo uno, mica siamo a Roma o ad Atene, e se il nuovo sindaco - che sono certa abbia la sensibilità giusta ed è pure psichiatra di fama internazionale, il che non guasta - sgancia, si potranno rimettere in piedi degnamente le belle notti estive di Antas. O lo ha già fatto??? Se così fosse bravo professore, verremo da te a farci psicanalizzare in massa, tutti i paradisolani!).

Come da storia, successivamente i Romani, che prima facevano neri i nemici e poi ne riciclavano abilmente il meglio, si insediarono tutti contenti in Sardegna: granai nelle valli del Tirso e nel campidano, metalli nell’iglesiente, “sardi venales ( sardi a basso costo)” a vagoni, da vendere come schiavi al mercato …. ecco creata una bella e redditizia colonia, con tanto di cure termali doc a Fordongianus (Forum Traiani) e villette ( si fa per dire) per riposarsi dopo le fatiche delle feste luculliane. E in che posticini! Faccio un esempio… credevate che il turismo ad Alghero sia stato inventato negli anni ’50? Macchè! Seppure dall’esterno, andate a vedere i resti di quello che hanno combinato a S. Imbenia, villa direttamente sul mare (corre voce che sia da allora che il nostro governatore Soru ha assunto quel cipiglio contrariato, da quando il TAR ha dato ragione ai romani, ma si sa, loro come avvocato si erano avvalsi di Cicerone!) con tanto di terme, affacciata su quello che fu chiamato dal geografo Tolomeo (lo stesso che ha battezzato Capo d’Orso, sempre lui!) Portus Nympharum ossia Porto delle Ninfe, meglio noto da noi, più sensibili ai titoli nobiliari e meno alla poesia , con il nome di Porto Conte. E chissà cosa e quanto è scivolato sotto il mare…

Ma stiamo divagando, si torna nell’iglesiente, al nostro tempio, dove Caracalla , l’imperatore pazzo che aveva nominato senatore il suo cavallo, agli inizi del III secolo d.C. ci fece mettere mano in grande stile con tanto di firma.
I Romani, loro sì, sfruttarono le miniere, che diventarono tra l’altro una specie di campo di sterminio anti letteram : “ad metalla”, ossia condanna alle miniere, equivaleva a una condanna ai lavori forzati. Ci mandarono nel 235 anche un papa, poverino, Ponziano, in buona compagnia del concorrente antipapa Ippolito, almeno nessuno dei due era invidioso dell’altro e la questione si risolveva da sola. Il Costantino imperatore che avrebbe prima concesso libertà di culto ai cristiani , riconoscendoli poi come rappresentanti dell’unica religione di stato, che pur non essendo stato accreditato santo dalla chiesa cattolica è tanto venerato a Sedilo e a Pozzomaggiore, era ancora dentro la sfera di cristallo.
Papa Ponziano poi fu mandato all’isola di Molara, dove morì in esilio e dove pare vi siano, immersi nella vegetazioni, i ruderi di una chiesa a lui dedicata ( vi sono anche i resti dell’ antico borgo medievale di Gurguray); la vicina isola di Tavolara lo ricorda con la cosiddetta “Roccia del Papa”, Carbonia gli ha dedicato una chiesa e lo ha elevato a patrono della città.
Chi volesse andare oltre il tour sardo può seguirne le orme recandosi a Roma , nelle catacombe di San Callisto, dove è sepolto. Con l’efficienza della continuità territoriale che ci vuole??? (Mi sorge un dubbio: forse ci arrivate prima con il canotto ….o restate in Sardegna, il che è meglio.)

Ho ancora divagato, torniamo ai Romani e alle miniere iglesienti, dove vennero avviati lavori in nuovi filoni argentiferi: il ghiribizzo era quello di trovarci l’oro (come si può arguire la speranza è l’ultima a morire, da quel che consta essere successo migliaia di anni dopo a Furtei). Loro non lo sapevano, ma stavano dando l’idea ai posteri di fondare lì un insediamento, la città dell’argento, Iglesias, appunto.

Fine prima parte
(Intervallo……ma chi ha da aggiungere aggiunga!)
13   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
alamar34 Inserito il - 05/02/2008 : 16:46:42
vlady ha scritto:

Brava Adelasia...spiritosa ma col giusto "taglio" storico che regala attimi di lettura piacevoile e non stucchevole (come spesso accade) Agiungo che chiudi dicendo della mia Villa di Chiesa e mi aspetto ancora "chicche" sulla Città dell'Argento. Complimenti verie sentiti. Vlady


Ma ciao Tom!!! ma allora esisti ancora mi puoi ridare in privato il tuo indirizzo mail? da quando mi hanno cambiato il pc non ce l'ho + in rubrica
corsarosardo Inserito il - 05/02/2008 : 07:47:37
si infatti Caligola era cosi sopranominato perche' da piccolo portava le calzature tipiche dei legionari, infatti Caligola significa piccolo sandalo militare.
dany Inserito il - 05/02/2008 : 05:49:01
Adelasia ... com'è che mi era sfuggito questo meraviglioso pout pourì della storia dell ' iglesiente ...
Adelasia Inserito il - 05/02/2008 : 00:02:41
Hai perfettamente ragione, mica me ne ero accorta!!!
Chiedo venia, devo aver scambiato distrattamente il…. capo d’abbigliamento di due imperatori, che facevano entrambi molta tendenza (forzata, credo) tra i militari di allora, manco fossero stilisti moderni: mantello militare gallico (caracalla) anziché calzature da soldato (caligae, se non erro).
Però…hai letto il tutto con molta attenzione: complimenti!
corsarosardo Inserito il - 04/02/2008 : 20:50:27
Messaggio di adelasia

Alla ricerca della pepita d’oro…potrebbe intitolarsi così la storia dell’iglesiente, terra antichissima, la più antica del pur antico suolo sardo.
Tralasciando gli avi più avi, certamente quei mercanti di serie A quali erano i Fenici, la cui nomea per l’abilità nel vendere e forse anche nel rifilare “sole” e fregature è equivalente a quella dei napoletani in Italia e dei milesi e buddusoini in Sardegna (si sussurra che Colombo, sbarcato in America, sia stato in realtà preceduto da milesi che lo attendevano per vendergli le arance…) hanno fiutato l’affare raggiungendo anche l’iglesiente (ma non si può, neanche in un contesto così leggero, non pensare a quanto stia soffrendo in questi giorni la loro martoriata terra, il Libano, luminosa terra di cedri, di Tiro e Sidone, culla dell’intelligenza mediorientale, leggetevi le poesie di Khalil Gibran e poi mi dite!).
Non siamo sicuri fino a che punto i Fenici sfruttassero il sottosuolo, ma i pani di piombo ritrovati fanno pensare che non stessero a grattarsi...
L’ideuzza di metter su casa nella zona è piaciuta molto ai loro discendenti punici che, avendo già investito molto nella vicina città di Sulki(o Solki, così metto d’accordo tutti!), l’attuale Sant’Antioco, essersi costruiti le fortificazioni ad hoc e un camposanto con tanto di vista sul mare (Monte Sirai, vicino a Carbonia), si sono dati da fare anche nell’iglesiente, ingraziandosi Sid Addir Babai(preso in prestito dal nostro Sardus Pater, cantina sociale docet nel ripristino del suo ricordo) divinità e nume protettore con tanto di barba, con l’edificazione di un tempio in una amena vallata di Fluminimaggiore ( chi non l’avesse visto ci si appropinqui, ne abbiamo solo uno, mica siamo a Roma o ad Atene, e se il nuovo sindaco - che sono certa abbia la sensibilità giusta ed è pure psichiatra di fama internazionale, il che non guasta - sgancia, si potranno rimettere in piedi degnamente le belle notti estive di Antas. O lo ha già fatto??? Se così fosse bravo professore, verremo da te a farci psicanalizzare in massa, tutti i paradisolani!).

Come da storia, successivamente i Romani, che prima facevano neri i nemici e poi ne riciclavano abilmente il meglio, si insediarono tutti contenti in Sardegna: granai nelle valli del Tirso e nel campidano, metalli nell’iglesiente, “sardi venales ( sardi a basso costo)” a vagoni, da vendere come schiavi al mercato …. ecco creata una bella e redditizia colonia, con tanto di cure termali doc a Fordongianus (Forum Traiani) e villette ( si fa per dire) per riposarsi dopo le fatiche delle feste luculliane. E in che posticini! Faccio un esempio… credevate che il turismo ad Alghero sia stato inventato negli anni ’50? Macchè! Seppure dall’esterno, andate a vedere i resti di quello che hanno combinato a S. Imbenia, villa direttamente sul mare (corre voce che sia da allora che il nostro governatore Soru ha assunto quel cipiglio contrariato, da quando il TAR ha dato ragione ai romani, ma si sa, loro come avvocato si erano avvalsi di Cicerone!) con tanto di terme, affacciata su quello che fu chiamato dal geografo Tolomeo (lo stesso che ha battezzato Capo d’Orso, sempre lui!) Portus Nympharum ossia Porto delle Ninfe, meglio noto da noi, più sensibili ai titoli nobiliari e meno alla poesia , con il nome di Porto Conte. E chissà cosa e quanto è scivolato sotto il mare…

Ma stiamo divagando, si torna nell’iglesiente, al nostro tempio, dove Caracalla , l’imperatore pazzo che aveva nominato senatore il suo cavallo, agli inizi del III secolo d.C. ci fece mettere mano in grande stile con tanto di firma.
I Romani, loro sì, sfruttarono le miniere, che diventarono tra l’altro una specie di campo di sterminio anti letteram : “ad metalla”, ossia condanna alle miniere, equivaleva a una condanna ai lavori forzati. Ci mandarono nel 235 anche un papa, poverino, Ponziano, in buona compagnia del concorrente antipapa Ippolito, almeno nessuno dei due era invidioso dell’altro e la questione si risolveva da sola. Il Costantino imperatore che avrebbe prima concesso libertà di culto ai cristiani , riconoscendoli poi come rappresentanti dell’unica religione di stato, che pur non essendo stato accreditato santo dalla chiesa cattolica è tanto venerato a Sedilo e a Pozzomaggiore, era ancora dentro la sfera di cristallo.
Papa Ponziano poi fu mandato all’isola di Molara, dove morì in esilio e dove pare vi siano, immersi nella vegetazioni, i ruderi di una chiesa a lui dedicata ( vi sono anche i resti dell’ antico borgo medievale di Gurguray); la vicina isola di Tavolara lo ricorda con la cosiddetta “Roccia del Papa”, Carbonia gli ha dedicato una chiesa e lo ha elevato a patrono della città.
Chi volesse andare oltre il tour sardo può seguirne le orme recandosi a Roma , nelle catacombe di San Callisto, dove è sepolto. Con l’efficienza della continuità territoriale che ci vuole??? (Mi sorge un dubbio: forse ci arrivate prima con il canotto ….o restate in Sardegna, il che è meglio.)

Ho ancora divagato, torniamo ai Romani e alle miniere iglesienti, dove vennero avviati lavori in nuovi filoni argentiferi: il ghiribizzo era quello di trovarci l’oro (come si può arguire la speranza è l’ultima a morire, da quel che consta essere successo migliaia di anni dopo a Furtei). Loro non lo sapevano, ma stavano dando l’idea ai posteri di fondare lì un insediamento, la città dell’argento, Iglesias, appunto.

Fine prima parte
(Intervallo……ma chi ha da aggiungere aggiunga!)


l'imperatore che fece senatore un cavallo mi pare fosse CALIGOLA e non CARACALLA
Agresti Inserito il - 24/07/2006 : 12:30:09
Adelasia , complimenti per il tuoi racconti...


_______________________________________________________________________________
Paradisola Inserito il - 24/07/2006 : 01:08:49
Qualche foto del Tempio di Antas
http://www.paradisola.it/foto-sarde....asp?iCat=39
Nuragica Inserito il - 23/07/2006 : 21:35:36
Adelasia , finalmente oggi (con un po' di frescolino
a mio favore.. ovvero due ventilatori a tutto spiano),
son riuscita a leggere la prima parte della "tua" storia su Iglesias e dintorni. Devo dire che il tuo divagare è molto
piacevole e quella punta di humor/ironia che accompagna tutto
il racconto rende piacevolissima la lettura . Complimenti!!
Anche io come gli altri aspetto con ansia la seconda parte.


____________________________________________________________
... vegno del loco ove tornar disio
Adelasia Inserito il - 23/07/2006 : 21:35:32
Incanto è una parola che adoro, ne comprende 10! Grazie a Quattromori e Vlady, mi sono divertita molto a scrivere il "racconto"...
Ciao Grande Capo Paradisola, ottima l'idea delle foto: ne avrai certamente di bellissime, daranno colore e accompagneranno degnamente il tutto, ti prego di inseririrle appena possibile.

4mori, purtroppo non ho foto dei ruderi della chiesa: qualche anno fa li avevo visti in un libello il cui titolo mi pare richiamasse Gurguray, dove si narrava la storia dell'isola di Molara e del suo ospite illustre. Da allora non l'ho più dimenticata! Con mio disappunto però non ricordo nè il titolo esatto del testo nè l'autore, che mi pare comunque essere olbiese.Farò una ricerca, magari lo ritrovassi!
quattromori Inserito il - 22/07/2006 : 22:42:10
hai anche la foto dei ruderi della chiesa di san ponziano?

www.bandierasarda.it
www.chiesecampestri.it
Paradisola Inserito il - 22/07/2006 : 00:50:06
sono qui che aspetto il prosieguo..va bene se inseriamo qualche foto dei luoghi incontrati?
vlady Inserito il - 21/07/2006 : 08:27:28
Brava Adelasia...spiritosa ma col giusto "taglio" storico che regala attimi di lettura piacevoile e non stucchevole (come spesso accade) Agiungo che chiudi dicendo della mia Villa di Chiesa e mi aspetto ancora "chicche" sulla Città dell'Argento. Complimenti verie sentiti. Vlady

Citazione:
Messaggio inserito da adelasia

Alla ricerca della pepita d’oro…potrebbe intitolarsi così la storia dell’iglesiente, terra antichissima, la più antica del pur antico suolo sardo.
Tralasciando gli avi più avi, certamente quei mercanti di serie A quali erano i Fenici, la cui nomea per l’abilità nel vendere e forse anche nel rifilare “sole” e fregature è equivalente a quella dei napoletani in Italia e dei milesi e buddusoini in Sardegna (si sussurra che Colombo, sbarcato in America, sia stato in realtà preceduto da milesi che lo attendevano per vendergli le arance…) hanno fiutato l’affare raggiungendo anche l’iglesiente (ma non si può, neanche in un contesto così leggero, non pensare a quanto stia soffrendo in questi giorni la loro martoriata terra, il Libano, luminosa terra di cedri, di Tiro e Sidone, culla dell’intelligenza mediorientale, leggetevi le poesie di Khalil Gibran e poi mi dite!).
Non siamo sicuri fino a che punto i Fenici sfruttassero il sottosuolo, ma i pani di piombo ritrovati fanno pensare che non stessero a grattarsi...
L’ideuzza di metter su casa nella zona è piaciuta molto ai loro discendenti punici che, avendo già investito molto nella vicina città di Sulki(o Solki, così metto d’accordo tutti!), l’attuale Sant’Antioco, essersi costruiti le fortificazioni ad hoc e un camposanto con tanto di vista sul mare (Monte Sirai, vicino a Carbonia), si sono dati da fare anche nell’iglesiente, ingraziandosi Sid Addir Babai(preso in prestito dal nostro Sardus Pater, cantina sociale docet nel ripristino del suo ricordo) divinità e nume protettore con tanto di barba, con l’edificazione di un tempio in una amena vallata di Fluminimaggiore ( chi non l’avesse visto ci si appropinqui, ne abbiamo solo uno, mica siamo a Roma o ad Atene, e se il nuovo sindaco - che sono certa abbia la sensibilità giusta ed è pure psichiatra di fama internazionale, il che non guasta - sgancia, si potranno rimettere in piedi degnamente le belle notti estive di Antas. O lo ha già fatto??? Se così fosse bravo professore, verremo da te a farci psicanalizzare in massa, tutti i paradisolani!).

Come da storia, successivamente i Romani, che prima facevano neri i nemici e poi ne riciclavano abilmente il meglio, si insediarono tutti contenti in Sardegna: granai nelle valli del Tirso e nel campidano, metalli nell’iglesiente, “sardi venales ( sardi a basso costo)” a vagoni, da vendere come schiavi al mercato …. ecco creata una bella e redditizia colonia, con tanto di cure termali doc a Fordongianus (Forum Traiani) e villette ( si fa per dire) per riposarsi dopo le fatiche delle feste luculliane. E in che posticini! Faccio un esempio… credevate che il turismo ad Alghero sia stato inventato negli anni ’50? Macchè! Seppure dall’esterno, andate a vedere i resti di quello che hanno combinato a S. Imbenia, villa direttamente sul mare (corre voce che sia da allora che il nostro governatore Soru ha assunto quel cipiglio contrariato, da quando il TAR ha dato ragione ai romani, ma si sa, loro come avvocato si erano avvalsi di Cicerone!) con tanto di terme, affacciata su quello che fu chiamato dal geografo Tolomeo (lo stesso che ha battezzato Capo d’Orso, sempre lui!) Portus Nympharum ossia Porto delle Ninfe, meglio noto da noi, più sensibili ai titoli nobiliari e meno alla poesia , con il nome di Porto Conte. E chissà cosa e quanto è scivolato sotto il mare…

Ma stiamo divagando, si torna nell’iglesiente, al nostro tempio, dove Caracalla , l’imperatore pazzo che aveva nominato senatore il suo cavallo, agli inizi del III secolo d.C. ci fece mettere mano in grande stile con tanto di firma.
I Romani, loro sì, sfruttarono le miniere, che diventarono tra l’altro una specie di campo di sterminio anti letteram : “ad metalla”, ossia condanna alle miniere, equivaleva a una condanna ai lavori forzati. Ci mandarono nel 235 anche un papa, poverino, Ponziano, in buona compagnia del concorrente antipapa Ippolito, almeno nessuno dei due era invidioso dell’altro e la questione si risolveva da sola. Il Costantino imperatore che avrebbe prima concesso libertà di culto ai cristiani , riconoscendoli poi come rappresentanti dell’unica religione di stato, che pur non essendo stato accreditato santo dalla chiesa cattolica è tanto venerato a Sedilo e a Pozzomaggiore, era ancora dentro la sfera di cristallo.
Papa Ponziano poi fu mandato all’isola di Molara, dove morì in esilio e dove pare vi siano, immersi nella vegetazioni, i ruderi di una chiesa a lui dedicata ( vi sono anche i resti dell’ antico borgo medievale di Gurguray); la vicina isola di Tavolara lo ricorda con la cosiddetta “Roccia del Papa”, Carbonia gli ha dedicato una chiesa e lo ha elevato a patrono della città.
Chi volesse andare oltre il tour sardo può seguirne le orme recandosi a Roma , nelle catacombe di San Callisto, dove è sepolto. Con l’efficienza della continuità territoriale che ci vuole??? (Mi sorge un dubbio: forse ci arrivate prima con il canotto ….o restate in Sardegna, il che è meglio.)

Ho ancora divagato, torniamo ai Romani e alle miniere iglesienti, dove vennero avviati lavori in nuovi filoni argentiferi: il ghiribizzo era quello di trovarci l’oro (come si può arguire la speranza è l’ultima a morire, da quel che consta essere successo migliaia di anni dopo a Furtei). Loro non lo sapevano, ma stavano dando l’idea ai posteri di fondare lì un insediamento, la città dell’argento, Iglesias, appunto.

Fine prima parte
(Intervallo……ma chi ha da aggiungere aggiunga!)


quattromori Inserito il - 20/07/2006 : 22:54:11
il tuo racconto è un incanto. aspetto con trepidazione il prosieguo

www.bandierasarda.it
www.chiesecampestri.it

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