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Nota Bene: La Necropoli di Anghelu Ruju ( ALGHERO) e' il più vasto sepolcreto di " domus de janas" ( case delle fate) della Sardegna centro-settentrionale.
Comprende ben 38 grotticelle artificiali pluricellulari e più di 300 stanzette scavate nella roccia.
Gli ipogei vennero escavati su una collinetta di arenaria calcarea da genti del Neolitico Recente che, non conoscendo metalli, per eseguirle utilizzarono picchi di pietra scheggiata.
Molti di questi picconi sono stati ritrovati all'esterno delle tombe e dentro una di esse venne in luce lo scheletro di un individuo circondato da numerose piccozze litiche.
Si tratta forse di ella sepoltura di un antico scalpellino che si portò nell'oltretomba gli strumenti del suo mestiere!



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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Bakis Inserito il - 25/09/2007 : 21:18:15
Indietro nei secoli quando la Sardegna si chiamava Atlantide

di Mario Tozzi

Ma com’era cominciato tutto? Da un toro bianco,dalle piccole corna
come gemme, che rapisce Europa o da due continenti che se la contendono: l’Asia e «la terra senza nome»? E dove affondano le radici i miti dei nostri antichi: in eventi solamente simbolici, carichi di significati psicoanalitici e di risvolti sociali e culturali,nei misteri religiosi oppure in avvenimenti realmente accaduti,in fenomeni naturali e nelle pieghe di una storia che è prima di tutto fisica?
A rispondere a queste domande non è più soltanto il raffinato cultore delle iniziazioni primordiali, ma un robusto archeologo e giornalista che ha le sembianze corpose e acute dell’outsider, Sergio Frau, con un libro che irriterà qualcuno e sconvolgerà molti altri: l’istruttoria per restituire le Colonne d’Ercole al Canale di Sicilia e il mito di Atlantide alla realtà tutta profana di Sardegna.
Proviamo a cambiare completamente angolo visuale e prepariamoci a stravolgere le nostre convinzioni sull’antichità più remota, quella di quando gli uomini avevano appena preso coscienza di essere
popoli e i fenomeni naturaliincidevano in profondità nella compagine sociale e neglianimi.
Frau istituisce una fantastica processione all’incontrario:
un flusso di leggende, di miti, di eroi e di mostri che riprendono possesso deiluoghi che Erotostene…….

P.Pala che ne dici ?

15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Bakis Inserito il - 26/09/2007 : 21:09:28
In antitesi a Tozzi…. Il prof.Pittau... che ha la sua età!

CONTESTATA L'IPOTESI CHE LA SARDEGNA FOSSE L'ANTICA ATLANTIDE
di Massimo Pittau

Con grande strombazza mento della stampa è stata di recente prospettata la tesi, secondo cui la Sardegna antica si identificava con l’Atlantide di cui ha parlato il filosofo greco Platone. Io sono dell’avviso che questa tesi sia del tutto campata in aria.
È abbastanza noto che Platone, anche per le sue doti di poeta, esemplificava e concretizzava le sue tesi filosofiche fondamentali con altrettanti miti o favole, che creava appositamente ex novo.
Il mito platonico più noto è quello della caverna,la quale rappresenta la realtà sensibile o delle ombre,mentre la vera realtà, quella intelligibile o delle idee (Iperuranio) è quella fuori della caverna.
E un altro famoso mito platonico è quello di Eros figlio dell’Ingegno e della Povertà.
Ebbene il mito dell’Atlantide è stato creato da Platone per sostenere la sua famosa tesi dello “Stato Ideale”.
C’è da premettere che Platone era un conservatore, il quale non sopportava il regime di democrazia che vigeva al suo tempo ad Atene. Ebbene – dice il filosofo nel dialogo «Timeo» – 9 mila anni prima ad
Atene vigeva invece un regime politico simile a quello da lui idealizzato, nel quale governavano i filosofi, difendevano lo Stato i guerrieri e lavoravano in tranquillità gli operai.
Proprio per merito di questo Stato Ideale vigente allora ad Atene,
gli Ateniesi furono in grado di respingere un poderoso attacco effettuato dagli abitanti di Atlantide, che era una grande isola situata al di là delle Colonne d’Ercole, nell’oceano Atlantico.
In un altro dialogo, il «Crizia», Platone riprese il mito e lo perfezionò nel modo seguente.
In origine anche in Atlantide vigeva uno Stato Ideale,con i filosofi-governativi,guerrieri-difensori, operai-lavoratori.
E tutto procedeva alla perfezione, anche perché l’isola possedeva in abbondanza tutte le ricchezze e la sua città capitale era stata organizzata minutamente nel migliore dei modi (poco mancava che i cani
vi fossero legati con le salsicce!);capitale che in seguito è servita ad altri filosofi per creare le linee di una loro perfetta“Città Ideale”.
Se nonché gli abitanti di Atlantide pian piano tralignarono e di peggioramento in peggioramento divennero quel popolo che attaccò con tracotanza, ma anche con totale insuccesso, la gloriosa e perfetta Atene di 9 mila anni prima (salvo che purtroppo anche Atene finì col tralignare,dando luogo alla disordinata democrazia del tempo presente).
In questo mito platonico di Atlantide sono particolarmente da sottolineare questi punti:
1) Platone da buon conservatore e quindi da quel buon lodatore del bel tempo antico che era, si rifugiava nel lontanissimo passato sia per mostrare di rifiutare il presente regime democratico di Atene, sia per non avere l’onere della prova per le cose da lui affermate;

2)il mitico attacco ad Atene proveniente dall’Atlantide, ossia dall’occidente, è chiaramente il corrispettivo di quello storico proveniente invece dall’oriente con le guerre persiane promosse da Dario e da Serse.
Ciò premesso, dico che, dato che l’Atlantide non è altro che un mito creato dalla fantasia di Platone, è semplicemente puerile connettere a questo mito, a questo parto della fantasia del filosofo-poeta, quella concreta realtà fisica, geografica, antropica e culturale che era la Sardegna antica. È come se un padre decidesse di maritare una sua figlia con un eroe dei romanzi a fumetti; come se gli Stati Uniti o la Russia lanciassero un’astronave per raggiungere l’Iperuranio; come se unostudioso di speleologia, nella serie delle grotte elencate e studiate, mettesse anche la platonica“caverna delle ombre”;come se un geografo, in una carta dell’emisfero antartico da lui nuovamente tracciata,mettesse anche la “montagna del Purgatorio”, che secondo la Fantasia di Dante esisteva agli antipodi di Gerusalemme...
D’altra parte, se si esamina la descrizione minuta che Platone fa sia dell’Atlantide come isola sia della civiltà che essaospitava, ci si accorge facilmente che non c’è nessuna corrispondenza di nessun genere
con la Sardegna come isola e con la civiltà nuragica che essa ospitava.
Inoltre è un fatto che Platone metteva l’Atlantide al di là delle Colonne d’Ercole, che al suo tempo erano indubitabilmente nell’attuale stretto di Gibilterra.
Ed è pure un altro fatto che Platone metteva l’Atlantide nell’oceano Atlantico, che anche allora era indubitabilmente al di là delle Colonne d’Ercole.
Ed un terzo fatto decisivo è che l’Atlantide è linguisticamente connessa con l’Atlantico, per cui è ancora puerile ipotizzare l’Atlantdide in un mare differente.
Ma allora la Sardegna non c’entra proprio nulla in questo discorso, perché essa non è un’isola dell’Atlantico o, viceversa, il mare in cui si trova la Sardegna non è stato mai chiamato Atlantico.
Per questa strettissima connessione linguistica fra l’Atlantico e l’Atlantide, è del tutto irrilevante sostenere che le Colonne d’Ercole potevano essere non nell’attuale stretto di Gibilterra, bensì altrove. Comunque c’è da rabbrividire di fronte all’affermazione che le Colonne d’Ercole fossero fra la Sicilia e l’Africa settentrionale,le quali in epoca geologiche lontanissime sembra che fossero molto più vicine di
adesso.
A distanza di centinaia e forse di migliaia di secoli, è assurdo ritenere che gli uomini– che forse neppure esistevano ancora nella faccia della terra – pensassero che le Colonne d’Ercole fossero tra
la Sicilia e l’Africa e che la loro credenza potesse arrivare di millennio in millennio fino all’epoca di Platone.
Ma c’è un’ultima considerazione, la quale di certo non è la meno importante: Platone nel suo racconto dice che l’Atlantide era scomparsa inghiottita dall’Atlantico – sempre per evitare l’onere della prova ed
anche eventuali controlli da parte di altri –, mentre non risulta affatto che la Sardegna abbia subito la medesima sorte.

kigula Inserito il - 26/09/2007 : 20:38:34
Archeologo S. Frau?
Bakis Inserito il - 26/09/2007 : 20:10:22

Mi scuso con P.P.Paba per avergli storpiato il nome; e per dare un senso compiuto alla “spallata “ di M.Tozzi in favore di Frau, posto integralmente e giustamente “il suo aiuto”.
La mia opinione in merito è che…parlano i fossili! Gli unici che sinora ho visto silicizzati sono quelli di qualche albero del lago Omodeo quando affiorati nei periodi di secca.

“Indietro nei secoli quando la Sardegna si chiamava Atlantide”
di Mario Tozzi

Ma com’era cominciato tutto?
Da un toro bianco,dalle piccole corna come gemme, che rapisce Europa o da due continenti che se la contendono: l’Asia e «la terra senza nome»?
E dove affondano le radici i miti dei nostri antichi: in eventi solamente simbolici, carichi di significati psicoanalitici e di risvolti sociali culturali,nei misteri religiosi oppure in avvenimenti realmente accaduti,in fenomeni naturali e nelle pieghe di una storia che è prima di tutto fisica?
A rispondere a queste domande non è più soltanto il raffinato cultore delle iniziazioni primordiali, ma un robusto archeologo e giornalista che ha le sembianze corpose e acute dell’outsider, Sergio Frau, con un libro che irriterà qualcuno e sconvolgerà molti altri: l’istruttoria per restituire le Colonne d’Ercole al Canale di Sicilia e il mito di Atlantide alla realtà tutta profana di Sardegna.
Proviamo a cambiare completamente angolo visuale e prepariamoci a stravolgere le nostre convinzioni sull’antichità più remota, quella di quando gli uomini avevano appena preso coscienza di essere popoli e i fenomeni naturali incidevano in profondità nella compagine sociale e negli animi.
Frau istituisce una fantastica processione all’incontrario:un flusso di leggende,di miti, di eroi e di mostri che riprendono possesso dei luoghi che Erotostene aveva fatto loro abbandonare quando decise di spostare a Gibilterra ciò che era sempre stato tra Africa e Sicilia.
Di prove a sostegno, in questa prima parte dell’inchiesta, se ne mostrano a decine: da quelle etimologiche (come il clamoroso rovesciamento dell’Eracles nel Milqart punico), a quelle toponomastiche (Tartesso, che in Spagna non si è mai trovata e che in Sardegna c’è ancora oggi),a quelle archeologiche (reperti
fittili decisamente identici in posti ritenuti antipodali) ai tempi di navigazione degli antichi (che proprio non tornano per arrivare a Gibilterra e che sono esatti per la Sirte), a quelle più concrete,quelle segnate dalla geologia.
Una modernissima carta dei fondali del Mediterraneo ci palesa com’è in realtà il Canale di Sicilia e quanto fangosi siano quei fondali: possibile che non ci avesse mai pensato nessuno prima?
Tutti gli antichi che parlano di Colonne d’Ercole, citano fondali bassi e fangosi ma il mare di Gibilterra possiede profondità superiori ai 300 metri,e di fango da quelle parti non se ne è mai visto.
Chiunque si sia mosso in Tunisia verso le isole Kerkenna lo sa: boe di segnalazione e una vera e propria «pista» obbligata da seguire per le imbarcazioni che ti conduconolì.
Attenzione, se cambiano di posto le Colonne d’Ercole cambia il mondo: gli dei del Tramonto, i miti dell’Occidente, Atlantide: tutto torna a essere qui vicino, nel vero Atlantico che non è mai stato Oceano.
La struttura del libro si innesta su descrizioni analitiche e minuziose alla luce di nuovi dati, reinterpretazioni e intuizioni, come se si stesse svolgendo un processo proprio
adesso, in un forum tra i grandi nomi dell’archeologia moderna, gli studiosi dei miti e i filologi insieme ai geografi e ai filosofi dell’antichità.
Lo stile di Frau procede per domande incalzanti e mescola lo stupore per la scoperta che si andava profilando con l’attenzione nel non fare passi meno che documentati.
Disseminate in tutto il corpo del testo, figure, fotografie, diagrammi (e perfino disegni di buchi) a sfondare la geometria già violentata delle pagine per restituirci il procedere spesso turbinoso delle conoscenze, il mescolarsi dei ricordi,il prendere corpo dei sospetti che ci abbiano finora raccontato un mondo che invece era disposto in un’altra maniera.
Frau ci rivela che Delfi, con Apollo e gli oracoli, era una specie di servizio segret dell’antichità, necessità di riservatezza sulle notizie che i navigatori riportavano dalle rotte commerciali e capacità di tenerle segrete per secoli e trasmetterle solo a coloro che ne erano degni: se anche Platone fosse stato a conoscenza della vera posizione di Atlantide non l’avrebbe certo rivelata nei suoi dialoghi.
E se ci fosse un errore — e invece di 9.000 si trattasse di 900 anni —, non sarebbe da porsi la scomparsa di Atlantide in concomitanza con l’abbandono della Sardegna da parte dei popoli del mare che l’avevano abitata per secoli?
Non aveva forse Atlantide mura circolari di bronzo e metallo,e qual è il più importante distretto minerario del Mediterraneo se non il Sulcis-Iglesiente?
Altro che Cassiteridi e «isole dello stagno» da confinare in un mondo iperboreo che nessuno fra gli antichi si era mai sognato di collocare al di là della Manica.
Questo è forse il punto più sconvolgente dell’inchiesta:per secoli gli uomini hanno cercato Atlantide in giro per gli oceani — da Santorini alle Azzorre, dalla Turchia al Giappone —,oppure hanno deciso che si trattava solo di una metafora platonica, ma invece era lì, davanti ai loro occhi, proprio dove si apre la pianura del Campidano, mare di terra fra i bastioni del Sulcis e la Sardegna sud orientale.
Lì si fanno tre raccolti l’anno e il clima è eccezionalmente dolce, lì ci sono piombo,zinco, argento e la società era metallurgica fino dagli albori,lì ci sono i Thyrsenoi, cioè i «costruttori di torri» — i nuraghes —, cioè gli antenati degli Etruschi e magari pure dei Fenici e dei Cartaginesi, già sfuggiti da Oriente quando sulla Turchia imperavano gli Ittiti e poi rimbalzati, dopo un evento misterioso,fino in Egitto a fare da serviai faraoni, ormai noti come Shardana. Ancora lì infine, la catastrofe: un terremoto e un maremoto che hanno colpito il Campidano distruggendo i nuraghes meridionali e ricoprendoli di fango,una melma che ha reso poi malsana l’aria e ha costretto a umilianti migrazioni quelli che, in definitiva,sono i progenitori di tutti noi.
Affascinante — e per molti aspetti clamoroso —, il libro di Frau è prima di tutto una conferma dell’applicazione del metodo scientifico alla storia degli uomini e perfino ai miti più antichi, con buona pace di chi pensava che i sardi non sapessero navigare e che di viaggi solo psichici si
dovesse trattare. In secondo luogo è un assoluto godimento della mente che ricompone quella dicotomia fra scienziati e umanisti che troppi danni ha già causato in un paese guastato, all’origine, dall’anatema crociano contro la scienza.
Magari occorrono ancora altre prove — sondaggi geologici nel Campidano che trovassero tracce di antichi terremoti convincerebbero anche i più scettici — forse, ci saranno resistenze da parte di chi ha finora ricostruito la storia dei miti come una introspezione onirica, ma a pensarci bene, anche questo nasce da un sogno, solo che resta lì quando ti svegli e a farcii conti sono le nostre radici: è come se un pezzo di noi tornasse finalmente al posto che aveva, verso le terre del tramonto da cui siamo venuti.


alfonso Inserito il - 26/09/2007 : 17:55:25
Per Paradisola
la tua domanda si riferiva al libro di Frau o a quello di Vidal-Naquet?
alfonso
alfonsostiglitz@libero.it
MarcelloS Inserito il - 26/09/2007 : 17:37:41
EdoSardo ha scritto:

Io credo che nessuno abbia rubato teorie al caro Paolo Valente Poddighe, personaggio assai bizzarro...sostiene che Monte d' Accoddi era un nuraghe (!) e che l' altare preistorico con rampa e corpo parallelepipedo sia stato costruito da Ercole Contu!


Non ci credo.
Ma povero Ercole, così buono ed umile...

Raba da matti!
Ammutadori Inserito il - 26/09/2007 : 17:04:41
ora che ricordo un bel pò di tempo fa comprave un articolo su un giornale regionale ( non ricordo quale) in cui Poddighe si lamentava del fatto riportato da PPaolo.
era un articolo bello grande

Saludi e Trigu
http://www.contusu.it
http://www.3stops.com
http://www.contusantigus.org
http://www.flickr.com/photos/amuttau/
EdoSardo Inserito il - 26/09/2007 : 17:00:35
Io credo che nessuno abbia rubato teorie al caro Paolo Valente Poddighe, personaggio assai bizzarro...sostiene che Monte d' Accoddi era un nuraghe (!) e che l' altare preistorico con rampa e corpo parallelepipedo sia stato costruito da Ercole Contu!
Grodde Inserito il - 26/09/2007 : 15:57:46
L'argomento di Atlantide è indubbiamente un argomento estremamente affascinante che mi aveva appassionato anni fa, tanto da farmi leggere una montagna di libri al riguardo, e sul quale non c'è niente di sicuro.

Comunque, analizziamo quello che sappiamo :

Il primo a parlarne fu Platone, nel dialogo intitolato "Timèo", dove racconta del viaggio del suo antenato Solone in Egitto, dove avrebbe appreso la storia di Atlantide, che era un'isola molto grande situata oltre le colonne d'Ercole, dalla quale si potevano raggiungere le isole e le terre dall'altra parte del mare (l'America?), gli abitanti di Atlantide erano un popolo molto potente militarmente, che dominava un territorio molto vasto sia in Europa, in Africa, che nelle altre terre (l'America?), Platone dice che Atlantide sprofondò in mare in una sola notte, punita dagli dei per l'arroganza dei suoi abitanti, secondo Platone questo avvenne circa 9000 anni prima della sua epoca, secolo più, secolo meno; quindi in un periodo compreso all'incirca tra l'anno 9.500 e il 10.500 avanti Cristo (tenete bene a mente questa data, perchè ricorre molto spesso).


Dal punto di vista delle prove storiche non abbiamo nulla, ci sono però molte incongruenze che fanno sorgere molti dubbi sulla datazione di alcuni monumenti:

La Sfinge

Secondo l'archeologia ufficiale fu scolpita su una roccia affiorante nel 2500 a.C.; questa datazione le è stata attribuita solamente dal fatto che il suo volto abbia l'aspetto di quello del faraone Chefren, che visse appunto nel 2500 a.C. circa.
Le teorie alternative invece, basandosi anche su sistemi di indagine scientifica, sono arrivate a una datazione diversa, il 10.500 a.C.; ma come sono arrivati a questa data?
Facendo esaminare la sfinge da dei geologi ci si è resi conto che i segni di erosione sulla sfinge sono segni causati dall'acqua e non segni causati dalla sabbia come credevano gli archeologi; i segni di erosione da sabbia sono orizzontali, mentre quelli della sfinge sono verticali, come se la sfinge fosse stata sotto piogge torrenziali per lunghissimo tempo.
Il problema è che l'altopiano di Giza è un deserto, cosi com'era anche nel 2500 a.C., e a Giza non piove mai; l'unico periodo dove a Giza avrebbero potuto verificarsi simili piogge era il 10.500 a.C. alla fine della grande glaciazione, dove il clima era molto umido e le piogge torrenziali duravano mesi; questo significherebbe che la sfinge in quella data era già li.
Inoltre esaminando la scultura ulteriormente ci rese conto che la testa è sproporzionatamente piccola, come se la testa fosse stata riscolpita a immagine di Chefren, modificandone l'aspetto originario; le teorie non ufficiali ipotizzano che la testa fosse quella di un leone; curiosamente facendo calcoli astronomici ci si rese anche conto che nel 10.500 a.C. la sfinge guardava verso la costellazione del leone che tramontava sull'orizzonte. e tutto questo ci fa un pò dubitare che gli Egizi ne siano gli autori, inoltre in una stele rinvenuta presso la sfinge, e chiamata stele dell'inventario è scritto che il faraone Cheope restaurò la sfinge e le piramidi, che quindi esistevano da prima.
Una dubbio simile c'è anche per il tempio di fronte alla sfinge, le cui pareti originarie furono coperte da dei pannelli di granito nell'epoca di Cheope, e le pareti al di sotto di questi pannelli presentano gli stessi segni di erosione da acqua che ha la sfinge, per non parlare dello stile architettonico del tempio, completamente diverso da quello egizio, ha uno stile quasi megalitico, enormi colonne quadrate sormontate da architravi enormi, e anche qui come nelle piramidi e nella sfinge nemmeno l'ombra di un geroglifico.

Le piramidi

più o meno stesso discorso della sfinge, le piramidi sono diverse dal punto di vista architettonico da ogni altro edificio egizio, sia nello stile sia nelle decorazioni, che nelle piramidi sono totalmente assenti, nemmeno un geroglifico, mentre negli altri edifici egizi i geroglifici sono ovunque, fino alla cima delle colonne; gli egizi erano un popolo che amava raccontare le cose sulle pareti dei monumenti; come mai nelle piramdi non c'è nulla?
E poi lo stile architettonico completamente diverso, e il fatto che le piramidi presentino due fasi costruttive, la prima fase con blocchi enormi, e la parte più alta con blocchi più piccoli e squadrati con una diversa tecnica, come se le piramidi fossero incomplete e qualcuno le avesse terminate dopo lunghissimo tempo; questo dettaglio sarebbe compatibile con quanto detto nella stele dell'inventario, cioè che Cheope restaurò le piramidi; altro dettaglio, le piramidi viste dall'alto riproducono la disposizione delle tre stelle della cintura di Orione, che nella mitologia egizia era assimilato a Osiride, uno degli dei più importanti già molti secoli prima dell'epoca delle dinastie.
La cosa curiosa è che le piramidi non sono in corrispondenza della posizione in cielo delle tre stelle, ma eseguendo i calcoli adatti gli astronomi si sono resi conto che le tre stelle erano a perpendicolo sulle piramidi esattamente nel 10.500 a.C.; quindi qualcuno avrebbe potuto costruirle 8000 anni prima della civiltà egizia. A questo aggiungiamo anche il fatto che le piramidi di Giza sono quelle con la tecnica costruttiva più perfetta, mentre quelle successive sono dei cumuli di macerie, come se gli egizi avessero tentato di costruire delle piramidi a imitazione di quelle di Giza, e non vi fossero riusciti perchè non sapevano come costruirle.



Allora ci si chiede, come mai ricorre sempre questa data? Secondo la scienza in quel periodo finiva la grande glaciazione; un epoca in cui i ghiacci ricoprivano buona parte dell'emisfero nord della Terra; con lo scioglimento dei ghiacci il mare si alzò di 150 metri cancellando moltissime terre. Ma può un evento che in teoria dovrebbe essere lunghissimo aver cancellato una civiltà in una notte?
Un evento cosi rapido potrebbe spiegarsi con un cambiamento di inclinazione dell'asse terrestre, o un inversione dei poli magnetici della Terra, che secondo i ricercatori Rand e Rose Flem-Ath, autori del libro la Fine di Atlantide, avrebbe potuto causare uno slittamento dell'intera crosta terrestre sopra gli strati fluidi del magma.
Se un disastro simile si fosse verificato, delle regioni che prima avevano un clima temperato, nel giro di un giorno potrebbero essersi trovate spostate di migliaia di km ad una latitudine molto più bassa e coprirsi di ghiaccio in pochissimo tempo. Mentre i vecchi poli si sarebbero trovati spostati a latitudini con clima caldo e i ghiacci si sarebbero sciolti in pochissimo tempo causando un innalzamento improvviso del mare.
I due ricercatori sono arrivati a questa conclusione studiando i ghiacci dell'Antartide, e si sono resi conto che la parte orientale dell'Antartide ha una calotta di ghiaccio molto antica e spessa quasi 4km, mentre la parte occidentale ha una calotta che in certi punti è spessa meno di 1km, segno evidente che il ghiaccio in quel punto si è formato molto dopo; inoltre una cosa che potrebbe avvalorare questa teoria è la scomparsa di moltissime specie animali avvenuta nel 10.500 a.c. circa; come ad esempio i Mammuth della Siberia, che sono stati trovati perfettamente conservati nel terreno ghiacciato e senza tracce di decomposizione , come se fossero morti nel giro di pochi minuti e immediatamente congelati a causa di un improvviso e rapido raffreddamento del clima.
Infatti, se diamo per buona la teoria dello slittamento della crosta terrestre, la Siberia prima dell'evento aveva un clima come quello dell'Europa centrale (come confermano tutti i ritrovamenti fatti), e dopo lo slittamento della crosta si sarebbe trovata a migliaia di km più a nord e con 60, 70° in meno di temperatura, causando la morte istantanea degli animali non abituati a un simile clima e il loro istantaneo congelamento.

Quindi, se mai questi disastri si sono verificati, è se esistita Atlantide o un'altra civiltà avanzata, i resti si troverebbero sotto 150 metri d'acqua coperti dai sedimenti marini, o sotto i ghiacci dell'Antartide come sostengono i coniugi Flem-Ath.
Sta di fatto che di sicuro non conosciamo tutta la storia della Terra, e a volte dalle leggende e dagli antichi testi si può intuire un passato che forse esisteva realmente.
Come ad esempio nei testi indù chiamati Ramayana e Mahbarata, che descrivono le guerre combattute tre gli dei Rama e Ravana con l'ausilio di strane armi e strumenti, e che sembrano le descrizioni di guerre combattute con armi tecnologicamente avanzate, descrizioni però scritte molte migliaia di anni dopo gli eventi, e da un autore che non sapeva nulla di tecnologia.

In questi antichi testi vengono descritte le armi utilizzate dagli dei, ecco un elenco delle armi usate nella guerra degli dei, alcune simili ad armi attuali, altre sembrano delle armi fantascientifiche :

vimana = un mezzo volante in grado muoversi velocissimo e di colpire i nemici dall'alto

lakshia = la potente freccia che può essere seguita nel suo corso (sembra la descrizione di un missile teleguidato, ma fatta da una persona che non sa cosa sia un missile teleguidato)

darana = arma che spezza e fa tremare la terra (un arma in grado di causare terremoti?)

jambaka = la nebbia piena di spiriti maligni (un gas allucinogeno?)

murchdana = l'arma che sospende tutte le sensazioni e può condurre alla morte, e che non può essere utilizzata dai nemici che se ne impadroniscono (sembra la descrizione di un arma col potere di stordire o uccidere, e che è personalizzata sul suo padrone, magari tramite riconoscimento genetico come molte armi della fantascienza?)

soumanva = arma che controlla la mente (una sorta di arma ipnotica)

modana = l’arma dell’inebriazione

tvashtar = arma del chaos, che possiede il potere dell'architetto degli dei (sembra la descrizione di un arma nucleare)

moha = l’arma che fa perdere conoscenza (un'arma stordente?)

nandana = arma che produce gioia (gas esilarante?)

prasvapana = arma che causa il sonno (gas soporifero?)

pratiharatara = arma che neutralizza l’effetto delle altre armi (uno scudo protettivo?)

shatagni = l’arma che uccide a centinaia per volta (un arma chimica? , una bomba?)

vidhuta = l’arma che vibra fortemente

vinidra = l’arma che causa sonnolenza (altro tipo di gas?)

sanvarta o sandarta= l’arma che copre, appartiene a Kala (tempo) che la usa per distruggere i mondi (arma di distruzione di massa?)


Come vedete sembrano armi uscite da un libro di fantascienza, o prese pari pari dalla nostra epoca, e non di certo armi uscite da un libro scritto almeno 2.500 anni fa.

p.s.

una nota curiosa, stando a quanto scritto nel Ramayana, Ravana (il malvagio) usò il Tvashtar contro le città della valle dell'Indo, alleate di Rama (il buono), distruggendole completamente.
Stando a quanto abbiamo visto il Tvashtar nella descrizione ricorda una nostra arma nucleare; l'arma che possiede il potere dell'architetto degli dei (l'atomo?).
La cosa curiosa però è che le rovine archeologiche presenti nella valle dell'Indo e appartenenti a una civiltà non ancora identificata, dissimile da tutte le altre civiltà della regione, sono radioattive, una radioattività molto più alta della norma, e di origine non naturale, data l'assenza di minerali radioattivi nella zona. Inoltre secondo quanto scoperto dagli scavi nel sito di Mohenjo Daro, all’interno della città esiste una striscia di diverse decine di metri di mattoni esposti ad una forte radiazione calorica (più di 900 gradi centigradi per pochi secondi, come hanno stabilito le analisi fatte a suo tempo all’Università di Roma). Ci sono solo scheletri di animali, mentre solo pochissimi resti umani (meno di dieci) tutti raggruppati in un solo sito e soprattutto scaraventati, più che accasciati al suolo, come se fossero stati colpiti da una forte onda d’urto.
La mitologia indiana parla di una guerra che si sarebbe svolta nei cieli dell’antica Lanka, guerra preannunciata agli abitanti che avrebbero così potuto mettersi in salvo: va ricordato che tutte le suppellettili presenti nel sito sembrano essere state abbandonate in una situazione di emergenza, incluse le tavole ancora apparecchiate.

A voi le conclusioni


salute, alla prossima
Ammutadori Inserito il - 26/09/2007 : 14:10:27
ah bho... io avevo letto un suo articolo in cui dichiarava ciò...
grazie per la segnalazione del libro.

Saludi e Trigu
http://www.contusu.it
http://www.3stops.com
http://www.contusantigus.org
http://www.flickr.com/photos/amuttau/
Paradisola Inserito il - 26/09/2007 : 13:28:21
alfonso ha scritto:

L'aggressivitè e gli insulti con i quali si rivolge verso chiunque la pensi diversamente da lui fa propendere più per certezze che non per ipotesi; d'altra parte le ipotesi per essere tali devono basarsi su dati scientifici, che in quel testo, con tutto il rispetto, mi sembrano latitare. Se siete interessati c'è sull'ultimo numero di "archeologia viva" un mio testo sul tema.

Comunque su Atlantide vi consiglio la lettura di un libro di uno dei maggiori storici dell'antichità e profondo conoscitore dei greci:
P. Vidal-Naquet, Atlantide, breve storia di un mito, edito da Einaudi nel 2006. Contiene una rigorosa analisi del tema, con la definitiva chiarificazione che Atlantide non è altro che la stessa Atene e che non esistono né fantasiose isole scomparse, né altrettanto fantasiosi terremoti/maremoti.

alfonso
alfonsostiglitz@libero.it


grazie per la segnalazione del libro Alfonso, ma quanto c'è scritto qui è invece supportato da dati scientifici?

Ciao, Domenico
alfonso Inserito il - 26/09/2007 : 13:21:24
L'aggressivitè e gli insulti con i quali si rivolge verso chiunque la pensi diversamente da lui fa propendere più per certezze che non per ipotesi; d'altra parte le ipotesi per essere tali devono basarsi su dati scientifici, che in quel testo, con tutto il rispetto, mi sembrano latitare. Se siete interessati c'è sull'ultimo numero di "archeologia viva" un mio testo sul tema.

Comunque su Atlantide vi consiglio la lettura di un libro di uno dei maggiori storici dell'antichità e profondo conoscitore dei greci:
P. Vidal-Naquet, Atlantide, breve storia di un mito, edito da Einaudi nel 2006. Contiene una rigorosa analisi del tema, con la definitiva chiarificazione che Atlantide non è altro che la stessa Atene e che non esistono né fantasiose isole scomparse, né altrettanto fantasiosi terremoti/maremoti.

alfonso
alfonsostiglitz@libero.it
Ammutadori Inserito il - 26/09/2007 : 11:58:18
Frau cmq ha sempre detto di aver scritto ipotesi e non certezze....

Saludi e Trigu
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shardanaleo Inserito il - 26/09/2007 : 11:49:17
tra l'altro - dalle parole di Leonardo Melis e Paolo Valente Poddighe - sapiamo che il nostro Sergio Frau abbia copiato dagli appunti scritti dal Poddighe facendoli propri.... (sconcertante)...

Più che altro credo sia Paolo valente POddighe a dire che frau ha copiato da lui (pare abbiano avuto anche qualche... scambio di vedute piuttosto acceso...) ... ma a MELIS non gliene può fregar di meno. Infatti Melis scrive nel suo libro (Shardana i popoli del Mare N.d.R.) che "ATLANTIDE NON E' LA SARDINIA", figurarsi dire che frau avrebbe copiato... ... OH PIER PAOLO!!! E poi queste cose sul forum non si scrivono... un poco di delicatezza perbacco! nenache Paolo valente le ha scritte, quindi anche se le avesse dette in qualche contesto, non possiamo attribuirgliele... sono FATTI LORO!
SHAR

"SOS SHARDANA RIBELLES KI NEMOS PODET BINKERE" (RAMESSU II)
www.shardana.org
kigula Inserito il - 26/09/2007 : 11:35:43
In effetti io parto da una buona base storica. Quel libro è una miscela di dati storici, dati geografici, mitologia.
E' comunque una teoria, ma non è storia.
Crilo Inserito il - 26/09/2007 : 11:31:33
sei un buon esempio;io invece quando si tratta di storia,cerco di seguire i discorsi piu' attendibili,in effetti qiu si sta parlando di mito,o misto tra mito e storia,o chissa' cos'altro,il problema e' che alla fine,si rischia di perdersi,o di non trovare piu' una linea conduttrice ,che ti schiarisca le idee.


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