afabica |
Inserito il - 07/05/2007 : 00:21:46 http://album.foto.alice.it/afabica/986220/foto.php san francesco di lula non è una sagra, non è una ricorrenza, non è una manifestazione, non è una festa, ovvero è anche tutto questo ma principalmente san francesco di lula è devozione. la leggenda-verità dice che il santuario fu costruito in territorio di lula presumibilmente da dei banditi che si votarono a san francesco , il quale riconoscendo la loro estraneità ai fatti dei quali erano accusati, intercesse facendo in modo che questi fossero prosciolti. Si hanno notizie certificate dal 1604 e da allora si ripete ogni anno il ringraziamento al santo. Il 30 maggio alle ore 24 il priore, nominato dal vescovo, parte a cavallo con il suo seguito di cavalieri e di devoti dalla chiesa del rosario in nuoro per raggiungere il santuario la mattina del 1 maggio. Prende possesso del santuario e da disposizioni per i riti di commemorazione. A tutti i noveranti che ne hanno fatto richiesta viene assegnata una “cumbessia” (locale di soggiorno) che occupano con i loro familiari per tutti i nove giorni. Il priore come ringraziamento ai devoti organizza a dovere il soggiorno al santuario in modo da non creare disagi durante tutto il periodo. Dispone inoltre l’accoglienza di chiunque devoto o no venga al santuario a rendere omaggio al santo. ” Attraversato il cancello del santuario di san Francesco di Lula , ai piedi di monte albo, diventi come nessuno, o meglio uno dei tanti a cui nessuno domanda nome e cognome, di dove venga, cosa sia venuto a fare alla festa dei nuoresi. Perché a san Francesco si è tutti uguali, tutti sardi della stessa Sardegna dura e faticosa da vivere come la strada che si arrampica da Marreri e Isalle; di un popolo che per la festa uccide agnelli e i porcetti lattanti quasi, ancora, esponendo con essi al fuoco vivo di odoroso ginepro la sua fatica, la sua speranza in un futuro difficile. Perché a san Francesco si lasciano le macchine, i cavalli, le motorette fuori dal recinto e si entra a piedi, diritti fino alla casa del priore, per iniziare con il rito ospitale il soggiorno al santuario. E quando sei entrato, e ti fanno sedere come un vecchio amico nella stanza in cui, su un tavolo , la piccola statua del santo sembra fare gli onori di casa, avverti subito di essere tornato a casa tua , di essere fra la tua gente, subito pronta a comprenderti e a offrirti il ristoro dal sapore di casa: il caffè fumante insieme al biscotto, il bicchierino di rosolio con l’amaretto. Poi devi entrare in cucina e ti serviranno la minestra più bella del mondo, più antica di tutte le altre minestre, che si è tramandata per uno di quei miracoli di continuità in una tradizione secolare di cui ancora la gente di Sardegna è capace. Ma “su filindeu” è più di una minestra, è un’opera di artigianato e di cucina insieme, è un simbolo del lavoro e dei frutti del lavoro. Un intreccio sottile di pasta di semola, una stuoia alimentare, cotta nel brodo e condita con abbondante formaggio fresco, dal gusto genuino e familiare, come un ricordo di altri tempi più felici, offerta nell’intimità del focolare domestico a chiunque capiti nel santuario durante la novena. Non importa lo scopo del tuo viaggio, la durata della tua permanenza fra i noveranti: perché qui sei ospite del priore, e per suo tramite, di tutta la gente nuorese che nel corso dell’anno ha impegnato i frutti migliori del gregge, del campo, della vigna in onore di Santu Franciscu.”da La sagra di san Francesco di lula di M. Del Piano
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