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.machiavelli.
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Inserito il - 11/04/2009 : 08:16:15
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Una riflessione che propongo:
Sapete che la storia dei Fenici è stata ricostruita da noi occidentali? L'archeologia in Fenicia (cioè nell'attuale Libano) ha rinvenuto qualche tomba, un paio di templi, qualche sarcofago antropomorfo (peraltro di fattura greca) e...basta, nient'altro. Per sapere cosa ha fatto questo strabiliante popolo bisogna cercare in Occidente dove, intorno al 800 a.C., iniziano a comparire piccoli centri di appoggio ai commerci dei Tiri (gli abitanti di Tiro che, spinti dagli Assiri che li sottoponevano a pesanti tributi, dovettero cercare alloggio altrove) che crearono dei fondaci a Cadice (Spagna), Cartagine (Africa del nord), Sardegna, Baleari (anzi no, solo ad Ibiza perché le Baleares erano sotto il controllo dei Talaiotici), Sicilia e Malta. Tutta la loro potenza (dei fenici) si manifestò solo quando Cartagine divenne una città che controllava militarmente i commerci navali. Non si hanno notizie (letterarie, Archeologiche o leggende) che parlano dei fenici come di una popolazione bellicosa. Si integravano sempre (e ripeto sempre) con gli indigeni offrendo manufatti finiti e anfore contenenti olio e vino in cambio di metalli. In sostanza...la civiltà fenicia è pacifica! Quella punica è ben altra cosa, allora propongo che si parli della differenza sostanziale che esiste tra i fenici, amici degli indigeni, e punici...militari agguerriti.
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Modificato da - kigula in Data 14/04/2009 17:25:42
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DedaloNur
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Inserito il - 11/04/2009 : 09:35:50
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ciao Mack.... voglio proprio seguire il tuo approccio costruttivo, quindi approfondiamo alcuni punti.
1) tu parli di scambio di prodotti finiti (talvolta di poco pregio) con metalli preziosi. Questo è ciò che gli archeologi chiamano: commercio diseguale. Per intenderci, è quello che gli spagnoli praticarono con gli amerindi quando in cambio di palline di vetro ricevevano grandi quantità d'oro. In Spagna per es. si dice che i fenici s'installaronono proponendo nuove tecniche metallurgiche, ma non solo in cambio di materie prime. Ma in Sardegna? Il commercio diseguale presuppone un enorme divario tra la civiltà che ne trae giovamento e la civiltà ospite che lo subisce. La Sardegna non sembra denotare agli inizi del IX sec. una situazione del genere. Anzi...
2) veniamo all'apporto culturale: il contributo linguistico dei fenici (ma pare anche dei punici) sembra nullo. per lo meno così afferma qualche glottologo. Sembra che essi non praticarono in sardegna una politica culturale così come più tardi fecero i romani. Qualcuno tempo fa aveva scritto in un forum che in genee le parole le parole fenice non vanno al di là delle 3 consonanti. Non ho la competenza per affermare che ciò sia corretto o meno (chi ne sa di più intervenga...) ma questo spiegherebbe il fatto che praticmaente tutte le città fenice in Sardegna non abbiano un nome fenicio, contrariamente a quanto avviene in spagna o sicilia o libia. La stessa parola SRDN non sarebbe fenicia.
3) Qual'è la prova principe dell'esistenza delle strutture urbane fenice in Sardegna? il Tophet. Quindi al riguardo vorrei introdurre anche uno spunto sui pithoi su cui volevo aprire un post a parte ma che tu mi dai modo d'introdurre qui. Strabone se non erro affermava che la tradizione di sotterrare in pithoi i bambini fosse indigena cioè dei baleari. Come tu fai notare i fenici non si stabilirono mai nelle baleari. Porro (inizi del 1900 )affermava che analoga tradizione si sia rinvenuta anche in Corsica. Di conseguenza e verosimilmente anche la Sardegna aveva una tradizione del genere (così ragiona sempre Porro). A Sulky che se non erro, è la più antica delle città fenice in Sardegna, il tophet inizia proprio con vasi sardi. Questo non confermerebbe quanto ipotizzava Porro?
volevo introdurre questi discorsi in questa discussione...sulle prime città sarde...ma poi ho visto che nessuno più partecipava... http://www.gentedisardegna.it/topic...PIC_ID=10133 magari si potrebbe riattivarla
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Modificato da - DedaloNur in data 11/04/2009 09:39:32 |
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.machiavelli.
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Inserito il - 11/04/2009 : 10:18:33
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| DedaloNur ha scritto:
ciao Mack.... voglio proprio seguire il tuo approccio costruttivo, quindi approfondiamo alcuni punti.
1) tu parli di scambio di prodotti finiti (talvolta di poco pregio) con metalli preziosi. Questo è ciò che gli archeologi chiamano: commercio diseguale. Per intenderci, è quello che gli spagnoli praticarono con gli amerindi quando in cambio di palline di vetro ricevevano grandi quantità d'oro. In Spagna per es. si dice che i fenici s'installaronono proponendo nuove tecniche metallurgiche, ma non solo in cambio di materie prime. Ma in Sardegna? Il commercio diseguale presuppone un enorme divario tra la civiltà che ne trae giovamento e la civiltà ospite che lo subisce. La Sardegna non sembra denotare agli inizi del IX sec. una situazione del genere. Anzi...
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I fenici crearono dei bisogni "nuovi" presso le popolazioni incontrate. Mi spiego meglio: nella zona fenicia (in oriente) non c'erano più i presupposti per gli scambi in quanto i nuovi regni se volevano qualche oggetto di pregio semplicemente...se lo prendevano sottomettendo le città. I fenici di Tiro furono gli ultimi a resistere agli assiri perché essendo abili nel procurarsi metalli potevano pagare tributi e mantenere l'indipendenza. Ma il sistema crollò quando l'argento proveniente dalla Spagna creò un'inflazione tale che gli Assiri non furono più interessati a questo metallo e sottomisero i Tiri. Poi arrivarono Babilonesi e Persiani...ma questa è un'altra storia. Ritornando ai Fenici, diciamo che incrementarono i commerci in occidente dimostrandosi abilissimi intermediari e intelligentemente riuscirono a far desiderare prodotti esotici, avori e gioielli ai re indigeni incontrati nelle "nuove terre". Crearono una fitta ragnatela di piccoli approdi presso i quali iniziarono a sviluppare un'industria basata sulla lavorazione dei metalli (era più facile trasportarli se erano semilavorati), sulla conservazione del pesce e sulla tintura dei tessuti...abilità apprese nei secoli passati da..., ed ecco spiegata la diffusione di tanti villaggi in Andalusia. Poi si spostarono ad Ibiza e da lì commerciarono con la Catalogna. Non dimentichiamo che i grandi vasi in alabastro ritrovati in Spagna avevano impresso il cartiglio dei faraoni egizi. Ma non abbiamo notizie circa commerci di spagnoli con egizi quindi...questi vasi erano intermediati dai fenici (ovviamente pieni). Questi vasi sono più antichi delle sepolture nelle quali sono stati rinvenuti e ciò...spiega il periodo di intermediazione: Vasi costruiti nel 900 a.C. e ritrovati in tombe del 700 a.C. Dove erano in precedenza? semplicissimo: in Fenicia! E da lì furono trasportati in Spagna e scambiati con i metalli. O pensate che gli indigeni spagnoli fossero poveri? C'erano Re e Capi molto svegli...e gli scambi erano vantaggiosi per entrambi i popoli. La nostra ottica di scambi svantaggiosi nasce dai pregiudizi che nutriamo di fronte ai prodotti scambiati: chi dice che i metalli sono più preziosi dell'alabastro? Dipende da chi lo dice! Se l'ottica è fenicia certamente sì, se l'ottica è andalusa direi proprio di no!
Ogni scarafone è bello a mamma sua ma...l'erba del vicino è sempre la più verde, quindi...lo scambio era alla pari ed era garantito dalla presenza dei templi con tanto di divinità, prostitute sacre, sacerdoti e chi più ne ha più ne metta.
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alfonso
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Inserito il - 13/04/2009 : 19:06:52
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E si, lo confesso, sono uno di quei ricercatori sardi che, traditori, dedica la sua ricerca, pagata con soldi pubblici, ai Fenici, questi mercanti, fedifraghi, sottraendo risorse ed energie allo studio della superiore civiltà nuragica. Da un po’ di tempo nei blog e forum il tono inquisitorio è più o meno questo, in alcuni casi più crudo in altri più soft, ma con lo stesso obiettivo, abolire i Fenici dalla storia della Sardegna. Si è arrivati, pure, a chiedere un intervento accurato nei finanziamenti pubblici perché le ricerche siano indirizzate verso la giusta ricerca. Una riedizione, in sostanza delle direttive del Minculpop che, nel ventennio, decideva chi, come e che cosa doveva avvenire nel campo della ricerca; fortunatamente oggi viviamo nell’epoca della Costituzione repubblicana che garantisce la libertà di ricerca: compito di chi la fa è quello di avere la competenza specifica e di svolgerla secondo i dettami della scienza, quale che sia il risultato. Per cui continueremo a studiare questo importante pezzo della nostra storia e cultura. Quello che incuriosisce è che gli strali contro i Fenici e chi li studia prescindano totalmente dalla realtà dei dati scientifici o, addirittura, arrivano a crearne di nuovi totalmente falsi. Ad esempio uno dei preferiti nei settori antifenici è che, appunto, questi cattivi ricercatori abbiano definito come fenicie le statue di Monti Pramma, per poi tenerle nascoste per trent’anni per non dover ammettere che sono nuragiche: ovviamente basterebbe chiedere, o chiedersi dove diavolo sia questa pubblicazione feniciofila e chi sia il grande studioso che ha fatto tutto questo: ovviamente non esiste, essendo totalmente falso; si tratta solo di un articolo di giornale che scrisse questa sciocchezza appena scoperte le statue. Che poi nella prima pubblicazione scientifica fatta da un archeologo, G. Lilliu, a metà del 1977, appena finita la campagna di scavo svolta a gennaio dello stesso anno (un paio di mesi di tempo per pubblicarle con tanto di foto, schede, descrizioni e misure: pensate quanto sono state tenute nascoste), le abbia definite, con dovizia di analisi, nuragiche e che da allora la discussione, che ha visto protagonisti molti archeologi e molti tra loro siamo “feniciologhi”, non abbia messo in discussione questa appartenenza culturale, sembra ignorato dai blogghisti. Salvo entusiasmarsi al surreale libro di Pittau [caro Mirko hai ragione ad arrabbiarti, Pittau non solo non conosce il luogo ma neanche gli studi e i dati scientifici di Monte Pramma] o allo scippo Shardana delle statue. In questo forum si è portato l’esempio del villaggio nuragico di Tharros, come pietra di scandalo nei confronti dei “feniciologhi” che si dimenticherebbero della sua esistenza. E uno strano destino quello di questo villaggio strattonato da tutte le parti dagli improvvisati esperti, dapprima come prova dell’inesistente tzunami (anche se che il villaggio è stato abbandonato oltre un secolo prima e senza tracce di distruzione) e ora come prova della volontà di occultamento da parte dei “feniciologhi”. Peccato che il villaggio sia stato scoperto proprio dai “feniciologhi” durante lo scavo del tophet (santuario fenicio), regolarmente scavato con metodo scientifico, studiato e pubblicato, da un nuragologi, nella principale rivista italiana del settore (Rivista di Studi Fenici) e cosa incredibile, pubblicato proprio come villaggio nuragico e cosa ancora più incredibile è stato oggetto di studi sedimentologici, paleofaunistici, paleobotanici e palinologici; e questo trent’anni fa. Che sia un nuovo metodo per occultare la presenza nuragica a Tharros? Ci sarebbe da chiedere ovviamente che venisse citato l’autore, il lavoro, la pagina nella quale viene negata una presenza nuragica a Tharros. Altrettanto ovviamente non esiste. Il problema è che gli archeologi non scavano un periodo ma un sito, in tutte le sue fasi di vita da quelle più recenti (le prime a essere scavate, ovviamente) fino alle più antiche e non è colpa nostra se a Tharros ma anche a s’Urachi, per fare un esempio a me caro, le fasi del primo millennio sono caratterizzate per molti secoli dai Fenici; sono un pezzo della nostra storia; certo non parliamo fenicio, se è per questo neanche nuragico, ma veniamo anche da lì e da tutte le grandi culture che hanno contribuito a renderci Sardi.
P.S. Caro Machiavelli la tua ricostruzione dei Fenici mercanti e dei Punici bellicosi è una storiellina, non ti offendere, ma riprende vecchissime mentalità ormai lontane dalla realtà. Gli scavi e le ricerche in oriente (non solo qualche tomba) hanno aperto nuovi orizzonti e nuovi quadri. Ci mancano gli annali di Tiro, è vero, ma altri dati li abbiamo. Nei rilievi Assiri le città fenicie (Achziv e Tiro in particolare) sono dotate di mura e assieme alle navi mercantili sono raffigurate quelle da guerra con tanto di rostro e armati. E’ nota la politica espansionista di Tiro a Cipro, con la soppressione delle rivolte, così come la città di Dor, città dei Shekelesh, viene distrutta dai fenici e ricostruita come città fenicia ecc. Altro che solo mercanti.
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.machiavelli.
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Inserito il - 13/04/2009 : 21:08:28
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Caro Alfonso...ma tu parli dei fenici d'Oriente! Rileggi bene ciò che ho scritto. Mi stupisce che una persona della tua saggezza definisca le mie parole una storiellina...quindi ti riscrivo i dati salienti:
I fenici che si spinsero verso occidente erano mercanti. Abbiamo tutte le prove archeologiche, vedi Cadice, Andalusia, Africa settentrionale, Ibiza, Sardegna e Sicilia.
Poi ci furono i cartaginesi...cioè i punici.
Ti pregherei di smentirmi con dati concreti oppure correggere la tua osservazione.
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DedaloNur
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Inserito il - 14/04/2009 : 13:09:58
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| P.S. Caro Machiavelli la tua ricostruzione dei Fenici mercanti e dei Punici bellicosi è una storiellina, non ti offendere, ma riprende vecchissime mentalità ormai lontane dalla realtà. |
Non so se sia una storiellina, o magari non vi stiate intendendo, ma anche io leggo che in Spagna fondarono vere e proprie colonie. Si espansero nel territorio oltre che per il commercio anche per fini agricoli legati alla sussistenza(ovviamente).
Così lo schema dovrebbe essere applicato anche in Sardegna.
per quel che vale anche io ho creduto sempre poco ai fenici "pacifici". Così come a rapporti equi e solidali tra sardi e fenici. Hanno tutte l'aria di esser descrizioni poco realistiche nella realtà antica, dove i rapporti pacifici esistevan solo tra eguali, cioè tra chi si temeva e rispettava reciprocamente. Era la legge della spada.
Detto questo in Spagna magari c'era terra dao occuapre, abbondanza di porti, c'eran gli accordi di commercio diseguale, ma in Sardegna? terra da occupare non tanta, e quanto al commercio diseguale non ho capito ancora in che cosa consisterebbe. Dubito fortemente che i sardi cedessero porti, rotte, metalli preziosi, in modo così svantaggioso.
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Modificato da - DedaloNur in data 14/04/2009 13:11:38 |
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alfonso
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Inserito il - 14/04/2009 : 13:18:19
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Caro machiavelli mi dispiace se ti ho urtato, non era la mia volontà. Entrando nel merito, tu parli di Fenici e tali sono in oriente come in occidente; non è che quelli che vengono in occidente sono i buoni amici degli indigeni. È chiaro che le attività iniziali in occidente sono di tipo mercantile nell’ambito dello scambio di beni, in cambio soprattutto di materie prime, in cui pare centrale il ruolo del potere politico e religioso (il tempio di Melqart di Tiro riceve le decime dalle colonie, compresa Cartagine). Un fenomeno non esclusivo dei fenici ma anche di altri elementi levantini, tra cui i ciprioti. Quello che caratterizza il modello fenicio è il crearsi di insediamenti stabili, che se inizialmente in alcuni casi sono all’interno di villaggi nuragici (vedi S. Imbenia di Alghero o s’Urachi di San Vero Milis) in altri casi sembrano più specificamente fenici e nei quali, talvolta, si inurbano alcuni nuragici (da qui alcuni vasi di tradizione nuragica dal tophet di Sulky, che è santuario fenicio e non nuragico). Ma l’insediamento stabile è frutto anche della necessità di controllo delle risorse e del territorio, soprattutto quando, con il VII sec. l’arrivo di nuove ondate di fenici da oriente a seguito dell’impatto assiro favorisce l’ingrandirsi delle città e delle loro necessità. Questo presuppone l’uso del potere, che emerge all’interno di una tipologia di scambio che è palesemente ineguale (beni di prestigio in cambio di materie prime trasformate) e che è foriero di cambiamenti non necessariamente pacifici. Il controllo del territorio in questi casi è centrale. Non mi pare un caso che dal VII secolo scompaia qualsiasi elemento culturale autonomo nuragico e che la stessa società nuragica non evolva, come avviene per le altre società contemporanee, verso la forma urbana. Questo deriva da vari elementi: una forte acculturazione, il controllo politico della costa e del territorio fertile e probabilmente, in qualche caso, anche l’uso della forza: il villaggio nuragico di Nuraxinieddu potrebbe esserne la prova, con il suo abbandono /distruzione. Su questo aspetto, quello della violenza nell'insediamento fenicio in Sardegna è in atto un dibattito piuttosto ampio, lontano ancora dalla soluzione. Quanto ai “cattivi” punici. Sono fenici come gli altri, ne più ne meno, semplicemente siamo in un’altra epoca che risponde ad altri meccanismi, il formarsi delle potenze mediterranee della seconda metà del I millennio; ma è altra storia. Vorrei riuscire a rendere pacato il tono di questo e degli altri interventi; ma mi riesce meglio a parole che non con un testo scritto.
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.machiavelli.
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Inserito il - 14/04/2009 : 20:31:55
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Diciamo che le due idee si sono avvicinate molto. Per mia superficialità non ho specificato i periodi. I fenici di Tiro nei tre secoli fra X e VII a.C. svilupparono contatti commerciali e allargarono notevolmente gli interessi toccando gran parte dei territori costieri di Spagna, Nord Africa e Isole, non prima di essere passati da Creta e Cipro. Dal VII, proprio per la forte spinta Assira (che ho segnalato nel mio primo intervento), si insediarono stabilmente nei vari territori occidentali, talora con accordi non proprio pacifici. Proprio questo lasso di tempo nel quale i fenici si evolvettero in punici (fammi passare il concetto) ha creato l'incomprensione fra le nostre idee. Quando ho parlato di fenici pacifici e punici bellicosi intendevo quel popolo che fra il 900 e il 520 a.C. cambiò progressivamente il modo di agire. I luoghi interessati non erano brulli e spopolati: Tartessi, Berberi, Talaiotici, Nuragici...erano ben insediati e controllavano le risorse. Col tempo i fenici si accordarono con gli indigeni ottenendo benefìci reciproci, come accadde ad esempio in Sardegna con lo sviluppo delle tecniche agricole e industriali che migliorarono notevolmente la qualità di vita.
I fenici d'oriente (quelli di Tiro, Sidone, Biblo...) furono via via cancellati dagli imperi che si contendevano le fertili terre della mezzaluna mesopotamica. D'altro canto vivere fra Egitto, Anatolia, Persia e Mediterraneo impone un'unica scelta intelligente: la via del mare!
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DedaloNur
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Inserito il - 15/04/2009 : 17:49:01
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| Col tempo i fenici si accordarono con gli indigeni ottenendo benefìci reciproci, come accadde ad esempio in Sardegna con lo sviluppo delle tecniche agricole e industriali che migliorarono notevolmente la qualità di vita. |
Questo non mi è chiaro. Ne nell'esposizione di Alfonso ne in quella di te caro Mack. Mi chiedo se questa di sopra e la questione del commercio non sia un "pregiudizio", per cui le innovazioni arrivino da Oriente.
E ammesso che anche fosse così, mi chiedo e vi chiedo, se la Sardegna gia prima dei fenici non si sia giovata, della cultura orientale. Sia tecnica che culturale, religiosa. Se in Spagna la tecnologia orientale era sconosciuta,per cui il c.d. commerciale si giustifica appieno, in Sardegna questse "novità orientali" ritengo che fossero molto meno eclatanti. La Sardegna ha sempre avuto rapporti con l'oriente.
Basta riflettere un attimo e si nota che per tutta l'età del bronzo, (ma anche dal neolitico) la Sardegna con l'oriente ha sempre mantenuto una sorta di cordone ombellicale. Quali specifiche innovazioni orientali dunque, giustificano un accordo con i Fenici per far sì che i sardi cedessero ad essi terre, porti (fondamentali), rotte, commerci, e via dicendo?
a me non basta, forse perchè voi siete archeologi, sentirmi dire, ci fu il commercio diseguale, vorrei apprendere di più se possibile.. in Spagna per esempio introdussero una particolare lavorazione dell'Argento, ed in Sardegna?
| alcuni vasi di tradizione nuragica dal tophet di Sulky, che è santuario fenicio e non nuragico) |
Ma la sepoltura in vaso, non è fenicia tout court. Anche nella cultura di El Argar esiste. Ed è una cultura occidentale. Quello che intendevo dire è che se quanto riferisce Strabone sulle Baleari è corretto (spero per lo meno di ricordarmi bene) e se è vero che un esempio di tale sepoltura (come riferiva Porro )è stato ritrovato anche in Corsica (cosa sulla quale vorrei conferme o meno) i vasi nuragici di Sulky nel tophet possono significare sincretismo religioso oppure la riattivazione di una precedente pratica, magari anche di origine orientale ma ben più anteriore ai fenici, dovuta a nuovi contatti con gli orientali.
Perchè dei Nuragici dovevano partecipare ad una pratica religiosa così particolare se era ad essi totalmente estranea?
Del resto come sottolinea Alfonso a partire dal VII secolo non c'è più autonoma espressione di cultura Nuragici. Dunque idiscendenti dei Nuragici che misero i propri vasi nel tophet, successivamente utilizzarono i vasi di fattura fenicia. Anche in altre città potrebbe essersi verificata la medesima situazione.
Non mi sembra impossibile. In realtà il punto è che non sappiamo quanti sardi andarono ad abitare nelle città fenice, perchè essi (come scrive alytrove Alfonso medesimo) non si dotavano di corredo alcuno. Da qui nasce la controversia sul chi fossero gli abitanti delle città in Sardegna. Se i più fossero i fenici o i più fossero sardi.
Dunque a causa di questa mancanza, secondo me, il dubbio che i sardi fossero prevalenti (unico presupposto che giustifichi in modo logico il nome sardo di quelle città) non è asslutamente da scartare. il tophet può esser solo una di quelle pratiche religiose orientali (come ill betile) conosciuto dai sardi gia in precedenza e diffusosi maggiormente con l'arrivo di nuove e ulteriori genti orientali.
vediamo quanti colpi di lupara esplode contro di me il buon Alfonso...
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Modificato da - DedaloNur in data 15/04/2009 17:56:34 |
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.machiavelli.
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Inserito il - 15/04/2009 : 21:22:55
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Bravo Dedalo, queste riflessioni sono molto interessanti e si può creare un dibattito costruttivo che chiarisca al meglio i rapporti pre-fenici dei sardi con l'oriente. Stiamo procedendo a grandi passi verso la consapevolezza che i sardi-nuragici siano stati un popolo importante e all'avanguardia in molti campi: tecniche di fusione, architetture, scambi commerciali e di cervelli...per non parlare della struttura sociale che indubbiamente, sia stata una casta di guerrieri piuttosto che una comunità pacifica o un'aggregazione di clan familiari, certamente trovò il modo di popolare l'isola e di controllare il territorio e le risorse. I fenici di Tiro trovarono un territorio governato da gente importante e sono certo che non fossero intenzionati ad una conquista militare. Non conveniva a loro e non conveniva ai sardi.
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DedaloNur
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Inserito il - 15/04/2009 : 22:03:16
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| un dibattito costruttivo che chiarisca al meglio i rapporti pre-fenici dei sardi con l'oriente. |
ecco che cosa intendo caro Mack, quando parlo di "questione Shardana... "; come ho gia scritto, cercare di risolvere la "questione fenicia" in Sardegna senza prima risolvere questo problema è un po come provarsi a interpretare il medio regno in Egitto, senza capire l'antico Regno.
Se poi il termine Shardana suonasse troppo "fantarcheologico", allora usiamo anche le tue parole e si analizzino i rapporti con l'Egeo, Creta, Cipro e la Sardegna. E visto che si parla di Cipro non si sottovaluti la possibile esistenza di rapporti con le città canaanitiche come Ugarit ecc. ; Suggerirei anche la Frigia....... insomma i sardi frequentarono cmq i luoghi del fattaccio del 1200 a.C. Che fossero o non fossero gli shardana, con il macello del 1200 a.C. hanno cmq qualcosa a che fare...
il post di sopra è pieno di sgrammaticature ed errori di battitura...perdonatemei..ma vedo che capite uguale...
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Trambuccone
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Inserito il - 15/04/2009 : 22:26:11
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Posso? Ma a nessuno è passato per la testa che il primo impatto dei Fenici con gli indigeni fosse di tipo molto "amichevole"? Erano commercianti e certo si otteneva molto di piu' con le contrattazione che con le spade. Quanto al commercio diseguale, è un concetto ambiguo, falsato dal nostro modo di pensare moderno. Bisognerebbe poter entrare nella testa delle parti in gioco. Oggigiorno un impianto stereo di marca ha lo stesso valore monetario di un piccolo brillante. Ma abbiamo un metro di misura. Cinque vasi di ceramica fine, perfettamente lavorati e impermeabili hanno lo stesso valore di cinque di anfore di vino? Al giorno d'oggi, forse si. Allora, dipendeva dai bisogni primari da soddisfare da ambo le parti. T.
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Modificato da - Trambuccone in data 15/04/2009 22:27:56 |
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DedaloNur
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Inserito il - 15/04/2009 : 22:55:31
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puoi..... ! ma non allargarti troppo!....
anche il primo impatto tra Romani e Cartaginesi fuassai amichevole...... ; ma l'amicizia non giustifica...un così grande in passo indietro dei "nuragici" dalla storia........ per favorire i fenici...
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Trambuccone
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Inserito il - 15/04/2009 : 23:26:12
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No che non mi allargo, è una questione di economizzare le risorse, qualsiasi esse siano. Beni o.... vite umane. T.
P.S. Sei certo che nell'VIII secolo si possa ancora parlare di "Nuragici"?
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Modificato da - Trambuccone in data 15/04/2009 23:27:43 |
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DedaloNur
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Inserito il - Ieri : 09:07:12
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credo che ci stiamo creando da soli paletti mentali, che solo la mania moderna chiamata "spaccare il capello" può giustificare. Per me ha gia poco senso la dicotomia, fenici pacifici-guerrieri. Erano un popolo dell'antichità, come tale agivano. Utilizzavano tutte le strategie e le tattiche di allora.
una cosa però è chiara, nessuna società spontaneamente o per accordo, fa un "passo indietro" simile a quello postulato dall'archeologia per i rapporti sardo-fenici, senza spargimento di sangue. Io, imbevuto come sono di storie di guerre e battaglie, non riesco davvero a concepirlo. . Se poi i rapporti all'inizio eran pacifici e a Sant'imbenia c'è un quadro di collaborazione, non esclude affatto quanto sopra.
il termine "nuragico" è solo un termine convenzionale.
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.machiavelli.
Utente Medio
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Inserito il - Ieri : 13:08:33
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Faccio un esempio da leggera fra le righe:
Cosa ricorderanno i posteri del XX secolo?
Le due guerre in primis, il ventennio fascista, la Costituzione e il computer! In sostanza 3 dati politici e uno tecnologico.
Dal passato arrivano gli stessi esempi, pensate un secolo a caso e sforzatevi di ricordare gli avvenimenti.
Dall'antichità arrivano quasi esclusivamente le guerre ed è per questo che le nostre barriere mentali suggeriscono i nuraghi interpretati come fortezze, i fenici come popolo di colonizzatori, gli Ittiti e gli Assiri come grandi impero guerrieri...
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